Tra
Parola ed Eucaristia
10.
Il monachesimo in modo particolare rivela che la vita è sospesa tra due
vertici: la Parola di Dio e l'Eucaristia. Ciò significa che esso è sempre,
anche nelle sue forme eremitiche, al contempo risposta personale a una chiamata
individuale ed evento ecclesiale e comunitario.
È la Parola
di Dio il punto di partenza del monaco, una Parola che chiama, che invita, che
personalmente interpella, come accadde agli Apostoli. Quando una persona è
raggiunta dalla Parola, nasce l'obbedienza, cioè l'ascolto che cambia la vita.
Ogni giorno il monaco si nutre del pane della Parola. Privato di esso egli è
come morto, e non ha più nulla da comunicare ai fratelli, perché la Parola è
Cristo, al quale il monaco è chiamato a conformarsi.
Anche quando
canta con i suoi fratelli la preghiera che santifica il tempo, egli continua la
sua assimilazione della Parola. La ricchissima innografia liturgica, della
quale vanno giustamente fiere tutte le Chiese dell'Oriente cristiano, non è che
la continuazione della Parola letta, compresa, assimilata e finalmente cantata:
quegli inni sono in gran parte delle sublimi parafrasi del testo biblico,
filtrate e personalizzate attraverso l'esperienza del singolo e della comunità.
Di fronte
all'abisso della divina misericordia al monaco non resta che proclamare la
coscienza della propria povertà radicale, che diviene subito invocazione e
grido di giubilo per una salvezza ancora più generosa, perché insperabile
dall'abisso della propria miseria27. Ecco perché l'invocazione di
perdono e la glorificazione di Dio sostanziano gran parte della preghiera
liturgica. Il cristiano è immerso nello stupore di questo paradosso, ultimo di
una infinita serie, tutta magnificata con riconoscenza nel linguaggio della
liturgia: l'Immenso si fa limite; una vergine partorisce; attraverso la morte
Colui che è la vita sconfigge per sempre la morte; nell'alto dei cieli un corpo
umano si asside alla destra del Padre.
Al culmine di
questa esperienza orante sta l'Eucaristia, l'altro vertice indissolubilmente
legato alla Parola, in quanto luogo nel quale la Parola si fa Carne e Sangue,
esperienza celeste ove essa torna a farsi evento.
Nell'Eucaristia
si svela la natura profonda della Chiesa, comunità dei convocati alla sinassi
per celebrare il dono di Colui che è offerente ed offerta: essi, partecipando
ai santi Misteri, divengono "consanguinei"28 di Cristo,
anticipando l'esperienza della divinizzazione nell'ormai inseparabile vincolo
che lega in Cristo divinità e umanità.
Ma
l'Eucaristia è anche ciò che anticipa l'appartenenza di uomini e cose alla
Gerusalemme celeste. Essa svela così compiutamente la sua natura escatologica:
come segno vivente di tale attesa, il monaco prosegue e porta a pienezza nella
liturgia l'invocazione della Chiesa, la Sposa che supplica il ritorno dello
Sposo in un "marana tha" continuamente ripetuto non solo a parole, ma
con l'intera esistenza.
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