Indirizzo ai cattolici
13. Terminando, desidero rivolgermi in
modo tutto particolare ai pastori e ai fedeli della Chiesa cattolica.
Abbiamo or ora ricordato una delle guerre più omicide della
storia, nata in un continente di tradizione cristiana.
Una tale constatazione non può che incitarci ad un esame di
coscienza sulla qualità dell'evangelizzazione dell'Europa. La caduta dei valori
cristiani, che ha favorito gli errori di ieri, deve renderci vigili circa la
modalità con cui oggi il Vangelo è annunciato e vissuto.
Dobbiamo purtroppo osservare che in molti ambiti della sua
esistenza l'uomo moderno pensa, vive e lavora come se Dio non esistesse. Esiste
qui lo stesso pericolo di ieri: l'uomo consegnato al potere dell'uomo.
Mentre l'Europa si appresta ad assumere un nuovo volto,
mentre sviluppi positivi hanno luogo in certi paesi della sua parte centrale ed
orientale e mentre i responsabili delle nazioni collaborano sempre più alla
soluzione dei grandi problemi dell'umanità, Dio chiama la sua Chiesa a portare il
proprio contributo all'avvento di un mondo più fraterno.
Con le altre Chiese cristiane, malgrado la nostra imperfetta
unità, noi vogliamo ridire all'umanità d'oggi che l'uomo è vero solo quando si
riconosce di Dio, come creatura; che l'uomo è cosciente della sua dignità solo
quando riconosce in sè e negli altri l'impronta di Dio che l'ha creato a sua
immagine; che egli è grande solo nella misura in cui fa della sua vita una
risposta all'amore di Dio e si mette al servizio dei fratelli.
Dio non dispera dell'uomo. Cristiani, neppure noi possiamo
disperare dell'uomo, perché sappiamo che egli è sempre più grande dei suoi
errori e delle sue colpe.
Ricordandoci della beatitudine un tempo pronunciata dal
Signore: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), desideriamo invitare tutti gli
uomini a perdonare e a mettersi gli uni a servizio degli altri, a causa di
colui che, nella sua carne, ha una volta per tutte «ucciso l'odio» (Ef 2,16).
A Maria, regina della pace, affido questa umanità,
raccomandando alla sua materna intercessione la storia di cui noi siamo gli
attori.
Affinché il mondo non conosca più la disumanità e la
barbarie, che l'hanno devastato cinquant'anni fa, annunciamo senza stancarci il
«Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione»
(Rm 5,11), pegno della riconciliazione di tutti gli uomini tra di loro.
Che la sua pace e la sua benedizione siano con tutti voi!
Dal Vaticano, il 27 agosto dell'anno
1989, undicesimo di Pontificato.
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