Testo
Introduzione
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Si fa vicino il giorno nel quale la Chiesa
greco-cattolica di Ucraina celebrerà il quarto centenario dell'unione tra i
Vescovi della Metropolia della Rus' di Kiev e la Sede Apostolica. L'unione fu
attuata nell'incontro dei rappresentanti della Metropolia di Kiev con il Papa,
che ebbe luogo il 23 dicembre 1595 e venne solennemente proclamata a
Brest-Litovsk sul fiume Bug il 16 ottobre 1596. Papa Clemente VIII, con la
Costituzione apostolica Magnus Dominus et laudabilis nimis [cfr. Bullarium
Romanum V/2 (1594-1602), 87-92], ne diede l'annuncio alla Chiesa intera e con
la Lettera apostolica Benedictus sit Pastor [cfr. A. Welykyj, Documenta
Pontificum Romanorum Historiam Ucrainae illustrantia, t. I, p. 257-259] si
rivolse ai Vescovi della Metropolia, comunicando loro l'avvenuta unione.
I Papi seguirono con sollecitudine ed affetto il cammino,
spesso drammatico e doloroso, di questa Chiesa. Vorrei qui ricordare, in modo
particolare, la Lettera enciclica Orientales omnes di Papa Pio XII, il quale,
nel dicembre 1945, scrisse parole indimenticabili, per ricordare il 350
anniversario del ristabilimento della piena comunione con la Sede di Roma [cfr.
AAS 38 (1946), 33-63].
L'Unione di Brest aprì una nuova pagina della storia di
quella Chiesa [cfr. Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinale Myroslav I. Lubachivsky
Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini (25 marzo 1995), 3: L'Osservatore
Romano 5 maggio 1995, p. 6]. Oggi essa vuole cantare con gioia l'inno di
ringraziamento e di lode a Colui che, ancora una volta, l'ha riportata dalla
morte alla vita e rimettersi in cammino con slancio rinnovato sulla strada
segnata dal Concilio Vaticano II. Ai fedeli della Chiesa greco-cattolica
ucraina si uniscono, nell'azione di grazie e nella supplica, le Chiese
greco-cattoliche dell'emigrazione che si richiamano all'Unione di Brest,
insieme con le altre Chiese orientali cattoliche e con tutta la Chiesa. Ai
cattolici di tradizione bizantina di quelle terre voglio unirmi anch'io,
Vescovo di Roma, che per tanti anni, al tempo del mio ministero pastorale in
Polonia, ho sentito la vicinanza fisica, oltre che spirituale, con quella
Chiesa allora così duramente provata e che, dopo la mia elezione alla Sede di
Pietro, ho avvertito pressante il dovere, in continuità con i miei
Predecessori, di levare la voce per difendere il suo diritto all'esistenza ed
alla libera professione della fede, quando entrambe le erano negate. Ora ho il
privilegio di celebrare assieme ad essa con commozione i giorni della
riacquistata libertà.
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