Alla ricerca dell'unità
2. Le celebrazioni dell'Unione di Brest
vanno collocate nel contesto del Millennio del Battesimo della Rus'. Sette anni
fa, nel 1988, quell'evento fu celebrato con grande solennità. Per l'occasione
pubblicai due documenti: la Lettera apostolica Euntes in mundum, del 25 gennaio
1988 [cfr. AAS 80 (1988), 935-956], per l'intera Chiesa, e il Messaggio Magnum
Baptismi donum, del 14 febbraio dello stesso anno [cfr. ibid., 988-997],
indirizzato ai cattolici ucraini. Si trattava infatti di celebrare un momento
fondamentale per l'identità cristiana e culturale di quei popoli, con un valore
del tutto particolare derivante dal fatto che le Chiese di tradizione bizantina
e la Chiesa di Roma vivevano ancora in piena comunione.
Dal tempo della divisione che ferì l'unità fra Occidente ed
Oriente bizantino, furono frequenti ed intensi gli sforzi per ricostituire la
comunione piena. Voglio ricordare due avvenimenti particolarmente
significativi: il Concilio di Lione nel 1274 e soprattutto il Concilio di
Firenze nel 1439, quando furono sottoscritti protocolli d'unione con le Chiese
Orientali. Purtroppo, varie cause impedirono che le potenzialità contenute in
tali accordi portassero il frutto sperato.
I Vescovi della Metropolia di Kiev, nel ristabilire la
comunione con Roma, si riferirono esplicitamente alle decisioni del Concilio di
Firenze, dunque ad un Concilio che aveva la partecipazione diretta, fra gli
altri, dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli.
In questo contesto, risplende la figura del metropolita
Isidoro di Kiev che, fedele interprete ed assertore delle decisioni di quel
Concilio, ebbe a sopportare l'esilio per le sue convinzioni.
Nei Vescovi che promossero l'unione e nella loro Chiesa
rimaneva molto viva la coscienza dello stretto legame originario con i loro
fratelli ortodossi, oltreché la consapevolezza piena dell'identità orientale
della loro Metropolia, da salvaguardare anche dopo l'unione. Nella storia della
Chiesa cattolica è di grande valore il fatto che tale giusto desiderio sia
stato rispettato e che l'atto di unione non abbia significato il passaggio alla
tradizione latina, come pure alcuni pensavano dovesse avvenire: la loro Chiesa
vide riconosciuto il diritto di essere governata da una propria gerarchia con
una specifica disciplina e di mantenere il patrimonio liturgico e spirituale
orientali.
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