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Ioannes Paulus PP. II
Per il IV centenario dell'unione di Brest

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    • Tra persecuzione e fioritura
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Tra persecuzione e fioritura

 

3. Dopo l'unione, la Chiesa greco-cattolica ucraina visse un periodo di fioritura delle strutture ecclesiastiche, con riflessi benefici sulla vita religiosa, sulla formazione del clero, sull'impegno spirituale dei fedeli. Grande importanza fu attribuita, con notevole lungimiranza, all'educazione. Con il prezioso contributo dell'Ordine basiliano e di altre Congregazioni religiose, mirabile incremento fu dato allo studio delle discipline sacre e della cultura patria. Nel secolo attuale, una figura di straordinario prestigio fu, in questo senso oltre che nella testimonianza della sofferenza patita per Cristo, il metropolita Andrea Szeptyckyj, che alla preparazione ed alla finezza spirituale della persona, seppe unire eccellenti doti di organizzatore, fondando scuole e accademie, sostenendo gli studi teologici e le scienze umane, la stampa, l'arte sacra, la custodia delle memorie.

Eppure, tanta vitalità ecclesiale fu sempre percorsa dal dramma dell'incomprensione e dell'opposizione. Ne fu vittima illustre l'arcivescovo di Polock e Vitebsk, Giosafat Kuncevyc, il cui martirio fu coronato con l'immarcescibile corona della gloria eterna. Ora il suo corpo riposa nella Basilica vaticana, ove di continuo riceve l'omaggio commosso e grato di tutta la cattolicità.

Le difficoltà e i travagli si ripeterono senza sosta. Pio XII li ha ricordati nella Lettera enciclica Orientales omnes, nella quale, dopo essersi soffermato sulle persecuzioni precedenti, già presagisce quella drammatica del regime ateistico [cfr. AAS 38 (1946), 54-57. Quei timori avrebbero trovato angosciante conferma alcuni anni dopo, come il medesimo Pontefice puntualmente rilevava nell'Ep. enc. Orientales Ecclesias (15 dicembre 1952): AAS 45 (1953), 7-10].

Tra gli eroici testimoni non solo dei diritti della fede, ma anche della coscienza umana, che si distinsero in quegli anni difficili, spicca la figura dell'allora metropolita Josyf Slipyj: il suo coraggio nel sopportare l'esilio e la prigionia per diciotto anni e l'indomita fiducia nella risurrezione della sua Chiesa ne fanno una delle figure più possenti di confessori della fede del nostro tempo. Né vanno dimenticati i suoi numerosi compagni di pena, in particolare i vescovi Gregorio Chomyszyn e Giosafat Kocylowskyj.

Questi tempestosi eventi travolsero la Chiesa nella Madrepatria. Ma già da tempo la Provvidenza divina aveva predisposto che numerosi figli di quella Chiesa potessero trovare una via d'uscita per sé e per il loro popolo: essi, a partire dal secolo XIX, cominciarono infatti a diffondersi numerosi oltre oceano, in flussi migratori che li portarono soprattutto in Canada, negli Stati Uniti d'America, in Brasile, in Argentina e in Australia. La Santa Sede volle essere loro vicina, assistendoli e istituendo per loro strutture pastorali nelle nuove dimore, fino a costituire vere e proprie Eparchie. Nel momento della prova, durante la persecuzione atea nella terra d'origine, la voce di questi credenti poté così levarsi, in piena libertà, con forza e coraggio. Il loro grido rivendicò nel forum internazionale il diritto alla libertà religiosa per i fratelli perseguitati, rafforzando in tal modo l'appello che si è levato dal Concilio Vaticano II a favore della libertà religiosa [cfr. Dich. sulla libertà religiosa Dignitatis humanae] e l'azione svolta in questo senso dalla Santa Sede.

 

4. Alle vittime di tante sofferenze va il ricordo commosso dell'intera Comunità cattolica: i martiri e i confessori della fede della Chiesa in Ucraina ci offrono una stupenda lezione di fedeltà a prezzo della vita. E noi, testimoni privilegiati del loro sacrificio, siamo coscienti che essi hanno contribuito a mantenere nella dignità un mondo che sembrava travolto dalla barbarie. Essi hanno conosciuto la verità, e la verità li ha resi liberi. I cristiani d'Europa e del mondo, chini in preghiera sul limitare dei campi di concentramento e delle prigioni, devono essere riconoscenti per quella loro luce: era la luce di Cristo, che essi hanno fatto risplendere nelle tenebre. Queste, agli occhi del mondo, sono apparse per lunghi anni vincenti, ma non hanno potuto spegnere quella luce, che era luce di Dio e luce dell'uomo offeso ma non piegato.

Tale eredità di sofferenza e di gloria si trova oggi ad una svolta storica: cadute le catene della prigionia, la Chiesa greco-cattolica in Ucraina è tornata a respirare l'aria della libertà ed a riacquistare in pieno il proprio ruolo attivo nella Chiesa e nella storia. Questo compito, delicato e provvidenziale, richiede oggi una riflessione particolare, perché sia svolto con sapienza e lungimiranza.

 




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