b) La lettura della Parola di Dio
8. Il secondo principio è la presenza
della Parola di Dio.
La costituzione «Sacrosanctum Concilium» ha voluto anche
ripristinare «una lettura più abbondante, più varia e più adatta della Sacra
Scrittura» («Sacrosanctum Concilium», 35). La ragione profonda di questa
restaurazione è espressa nella costituzione liturgica, «affinché risulti
evidente che, nella liturgia, rito e parola sono intimamente connessi»
(«Sacrosanctum Concilium», 35), e nella costituzione dogmatica sulla divina
rivelazione: «La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come ha fatto
anche per il corpo stesso del Signore, non cessando mai, soprattutto nella
sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita alla mensa sia della Parola di
Dio, sia del corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli» («Dei Verbum», 21).
L'incremento della vita liturgica e, di conseguenza, lo sviluppo della vita
cristiana non si potranno realizzare, se non si promuove continuamente nei
fedeli e, prima di tutto, nei sacerdoti, una «soave e viva conoscenza della
Sacra Scrittura» («Sacrosanctum Concilium», 24). La Parola di Dio è adesso più
conosciuta nelle comunità cristiane, ma un vero rinnovamento pone ancora e
sempre nuove esigenze: la fedeltà al senso autentico della Scrittura da tenersi
sempre presente, specie quando essa viene tradotta nelle differenti lingue; il
modo di proclamare la Parola di Dio perché possa essere percepita come tale,
l'uso dei mezzi tecnici adatti, l'interiore disposizione dei ministri della
Parola, al fine di svolgere bene la loro funzione nell'assemblea liturgica
(cfr. «Dominicae Cenae», 10), la accurata preparazione dell'omelia attraverso
lo studio e la meditazione, l'impegno dei fedeli nel partecipare alla mensa
della Parola, il gusto di pregare con i salmi, il desiderio di scoprire il
Cristo - come i discepoli a Emmaus - alla mensa della Parola e del pane (cfr.
«Liturgia Horarum», Feria II Hebdomadae IV, Oratio ad Vesperas»).
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