b) Adattamento
16. Un altro compito importante per
l'avvenire è quello dell'adattamento della liturgia alle differenti culture. La
costituzione ne ha enunciato il principio, indicando la procedura da seguire da
parte delle conferenze episcopali (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 39).
L'adattamento delle lingue è stato rapido, anche se talvolta difficile da
realizzare. Gli ha fatto seguito l'adattamento dei riti, cosa più delicata, ma
egualmente necessaria. Resta considerevole lo sforzo di continuare per radicare
la liturgia in talune culture, accogliendo di esse quelle espressioni che
possono armonizzarsi con gli aspetti del vero ed autentico spirito della liturgia,
nel rispetto dell'unità sostanziale del rito romano, espressa nei libri
liturgici (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 37-40). L'adattamento deve tener
conto del fatto che nella liturgia, e segnatamente in quella dei sacramenti,
c'è una parte immutabile, perché è di istituzione divina, di cui la Chiesa è
custode, e ci sono parti suscettibili di cambiamento, che essa ha il potere, e
talvolta anche il dovere di adattare alle culture dei popoli recentemente
evangelizzati (cfr. «Sacrosanctum Concilium», 21). Non è un problema nuovo
della Chiesa: la diversità liturgica può essere fonte di arricchimento, ma può
anche provocare tensioni, incomprensioni reciproche e anche scismi. In questo
campo, è chiaro che la diversità non deve nuocere all'unità. Essa non può esprimersi
che nella fedeltà alla fede comune, ai segni sacramentali che la Chiesa ha
ricevuto da Cristo ed alla comunione gerarchica. L'adattamento alle culture
esige anche una conversione del cuore e, se è necessario, anche rotture con
abitudini ancestrali incompatibili con la fede cattolica. Ciò richiede una
seria formazione teologica, storica e culturale, nonché un sano giudizio per
discernere quel che è necessario, o utile, o addirittura inutile o pericoloso
per la fede. «Uno sviluppo soddisfacente in questo campo non potrà essere che
il frutto di una maturazione progressiva nella fede, che integri il
discernimento spirituale, la lucidità teologica, il senso della Chiesa
universale in una larga concertazione» («Allocutio ad Zairenses Episcopos
occasione oblata "ad Limina" visitationis coram admissos», 5, die 12
apr. 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI, 1 [1983] 931).
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