Coesione affettiva tra Vescovi e religiosi
23. Il fomentare una salda e organica
coesione affettiva tra i religiosi ed i Vescovi è di primaria importanza in una
ecclesiologia di comunione che si ispiri alla dottrina conciliare (cfr. Mutua
Relationes; cfr. Orientaciones sobre la formación en los institutos religiosos,
94-97). Infatti l'autonomia dei religiosi cui abbiamo accennato ha come
fondamento l'obbedienza degli stessi al Sommo Pontefice e alla Santa Sede, e come
finalità una maggiore e più generosa collaborazione nella sollecitudine per il
bene di tutte le Chiese. Inoltre, tale autonomia suppone in ogni caso la dovuta
sottomissione ai Vescovi in campo pastorale (cfr. Christus Dominus, 35).
Ora, la collaborazione dei religiosi nella sollecitudine per
tutte le Chiese non può esercitarsi senza la comunione organica con il
ministero pastorale dei Vescovi e il rispetto delle loro disposizioni in ciò
che concerne il culto divino, l'evangelizzazione e la catechesi, secondo quanto
il diritto canonico prescrive.
E' chiaro, dunque, che le iniziative pastorali dei religiosi
e dei loro organismi di coordinamento a livello diocesano, nazionale o
internazionale devono esprimere senza ambiguità né reticenze una perfetta
comunione con i Pastori della Chiesa nelle loro rispettive istanze, giacché i
Vescovi sono «dottori autentici e testimoni della verità divina e cattolica» e
per questo corrisponde a loro vegliare con responsabilità sui religiosi «in ciò
che riguarda l'insegnamento della dottrina della fede, sia nei centri che ne
coltivano lo studio, sia nell'utilizzazione dei mezzi per trasmetterla» quali
sono le pubblicazioni e le stesse case editrici (cfr. Orientaciones sobre la
formación en los institutos religiosos, 96).
Quanto più grande sia l'influsso che possono avere i
religiosi nella diffusione della dottrina, tanto più responsabili essi devono
essere nella trasmissione integrale della verità e nella comunione con la
gerarchia, evitando ogni possibile disorientamento nei fedeli o deformazione
del messaggio rivelato.
Deve esserci dunque l'impegno di tutti per evitare qualsiasi
rottura tra i Vescovi e i religiosi, che potrebbe provocare un grave danno a
tutta l'opera evangelizzatrice. Per questo chiedo agli uni e agli altri che «si
stringano di più i vincoli di comunione e si fomentino, con i mezzi opportuni,
la conoscenza reciproca, l'apprezzamento sincero e la testimonianza di unità;
che i Vescovi sappiano valorizzare e promuovere, come è dovuto, il dono immenso
della vita consacrata, con tutta la sua varietà di carismi, senza dimenticare
che essi devono essere anche promotori della fedeltà alla vocazione religiosa
secondo lo spirito di ogni Istituto (cfr. Ibid). Parimenti, chiedo ai religiosi
ed alle religiose che si sforzino di mantenere viva la comunione e la
collaborazione con i Vescovi, così come il necessario rispetto della loro
autorità pastorale.
Questo spirito di rinnovata comunione tra i Vescovi e i
religiosi in America Latina sarà uno dei temi di studio e riflessione della IV
Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, in preparazione per il
1992. Questo si rende necessario sia per l'elevato numero di religiosi e
religiose che vivono nel Continente, sia per l'indispensabile presenza dei loro
carismi, istituzioni e nuove vocazioni, necessarie per l'opera
evangelizzatrice. «Senza l'apporto generosa della vita consacrata non potrà
realizzarsi il grande compito della rinnovata semina del Vangelo».
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