Prospettive
11. Guardando al futuro, varie sono le sfide alle
quali la Liturgia è chiamata a rispondere. Nel corso di questi quarant'anni, infatti, la società ha subito profondi
cambiamenti, alcuni dei quali mettono fortemente alla prova l'impegno
ecclesiale. C'è davanti a noi un mondo in cui, anche nelle regioni di antica tradizione cristiana, i segni del Vangelo si vanno
attenuando. E' tempo di nuova evangelizzazione.
Da tale sfida la Liturgia è direttamente interpellata.
A prima vista, essa sembra messa fuori gioco
da una società ampiamente secolarizzata. Ma è un dato
di fatto che, nonostante la secolarizzazione, nel nostro tempo riemerge, in
tante forme, un rinnovato bisogno di spiritualità. Come non vedere, in questo,
una prova del fatto che nell'intimo dell'uomo non è possibile cancellare la
sete di Dio? Esistono domande che trovano risposta solo in un contatto
personale con Cristo. Solo nell'intimità con Lui ogni esistenza acquista
significato, e può giungere a sperimentare la gioia che fece dire a Pietro sul
monte della Trasfigurazione: "Maestro, è bello per noi stare qui" (Lc 9,33 par).
12.
Dinanzi a questo anelito
all'incontro con Dio, la Liturgia offre la risposta più profonda ed efficace. Lo
fa specialmente nell'Eucaristia, nella quale ci è dato
di unirci al sacrificio di Cristo e di nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue.
Occorre tuttavia che i Pastori facciano in modo che il senso del mistero
penetri nelle coscienze, riscoprendo e praticando l'arte "mistagogica", tanto cara ai Padri della
Chiesa31. E' loro compito, in particolare, promuovere
celebrazioni degne, prestando la dovuta attenzione alle diverse categorie di
persone: bambini, giovani, adulti, anziani, disabili. Tutti debbono
sentirsi accolti all'interno delle nostre assemblee, così da poter respirare
l'atmosfera della prima comunità credente: "Erano assidui nell'ascoltare
l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e
nelle preghiere" (At 2,42).
13.
Un aspetto che occorre coltivare con
maggiore impegno all'interno delle nostre comunità è l'esperienza
del silenzio. Di esso abbiamo bisogno "per
accogliere nei cuori la piena risonanza della voce dello Spirito Santo, e per
unire più strettamente la preghiera personale con la Parola di Dio e con la
voce pubblica della Chiesa"32. In una società che vive
in maniera sempre più frenetica, spesso stordita dai rumori e dispersa
nell'effimero, riscoprire il valore del silenzio è vitale. Non a caso,
anche al di là del culto cristiano, si diffondono
pratiche di meditazione che danno importanza al raccoglimento. Perché non avviare, con audacia pedagogica, una specifica educazione
al silenzio dentro le coordinate proprie dell'esperienza cristiana? Sia davanti
ai nostri occhi l'esempio di Gesù, che "uscito
di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mc
1,35). La Liturgia, tra i diversi suoi momenti e segni, non può trascurare
quello del silenzio.
14.
La pastorale liturgica, attraverso
l'introduzione alle varie celebrazioni, deve instillare il gusto della
preghiera. Lo farà, certo, tenendo conto delle capacità dei singoli
credenti, nelle loro diverse condizioni di età e di
cultura; ma lo farà cercando di non accontentarsi del ‘minimo’.
La pedagogia della Chiesa deve saper ‘osare’. E' importante introdurre i fedeli alla celebrazione
della Liturgia delle Ore che, "in quanto
preghiera pubblica della Chiesa, è fonte di pietà e nutrimento della preghiera
personale"33. Essa non è un'azione individuale o
"privata, ma appartiene a tutto il Corpo della Chiesa [...] Se dunque i fedeli vengono
convocati per la Liturgia delle Ore e si radunano insieme, unendo i loro cuori
e le loro voci, manifestano la Chiesa che celebra il mistero di
Cristo"34. Questa attenzione privilegiata alla
preghiera liturgica non si pone in tensione con la preghiera personale, anzi la
suppone ed esige35, e ben si coniuga con altre forme di
preghiera comunitaria, soprattutto se riconosciute e raccomandate dall'Autorità
ecclesiale36.
15.
Irrinunciabile, nell'educazione alla preghiera e in particolare nella
promozione della vita liturgica, è il compito dei Pastori. Esso implica un dovere di discernimento e di guida.
Ciò non va percepito come un principio di irrigidimento,
in contrasto con il bisogno dell'animo cristiano di abbandonarsi all'azione
dello Spirito di Dio, che intercede in noi e "per noi, con gemiti
inesprimibili" (Rm 8, 26). Attraverso la
guida dei Pastori si realizza piuttosto un principio di ‘garanzia’,
previsto dal disegno di Dio sulla Chiesa ed esso stesso governato
dall'assistenza dello Spirito Santo. Il rinnovamento liturgico realizzato in
questi decenni ha dimostrato come sia possibile
coniugare una normativa che assicuri alla Liturgia la sua identità e il suo
decoro, con spazi di creatività e di adattamento, che la rendano vicina alle
esigenze espressive delle varie regioni, situazioni e culture. Non rispettando
la normativa liturgica, si giunge talvolta ad abusi anche gravi, che
mettono in ombra la verità del mistero e creano sconcerto e tensioni nel Popolo
di Dio37. Tali abusi non hanno nulla a che vedere con l'autentico
spirito del Concilio e vanno corretti dai Pastori con un atteggiamento di
prudente fermezza.
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