Conclusione
Il
ruolo eccezionale svolto da Caterina da Siena, secondo i piani misteriosi della
provvidenza divina, nella storia della salvezza, non si esaurì col suo felice
transito alla patria celeste. Ella, infatti, ha continuato ad influire
salutarmente nella Chiesa sia con i suoi luminosi esempi di virtù, sia con i
suoi mirabili scritti. Perciò i sommi pontefici, miei predecessori, ne hanno
concordemente esaltata la perenne attualità, proponendola continuamente
all'ammirazione ed all'imitazione dei fedeli.
Il
sommo pontefice Pio II, nella bolla di canonizzazione, la chiamò con parole
quasi profetiche: «Illustris et indelebilis memoriae virginem» (Pii II
«Misericordias Domini: Bullar. Roman.», V, a. 1860, p. 165). Pio IX la proclamò
(1866) seconda patrona di Roma. San Pio X la propose come modello alle donne di
Azione Cattolica, nominandola loro patrona. Pio XII proclamò san Francesco
d'Assisi e santa Caterina da Siena primari patroni d'Italia, con la lettera
apostolica «Licet Commissa» del 18 giugno 1939; e, nel memorabile discorso in
onore dei due santi, tenuto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva il 5
maggio 1940, il Papa tributò alla santa senese questo splendido elogio: «In
questo servizio della Chiesa voi ben comprendete, diletti figli, come Caterina
precorra i nostri tempi, con un'azione che amplifica l'anima cattolica e la
pone al fianco dei ministri della fede, suddita e cooperatrice nella diffusione
e difesa del vero e della restaurazione morale e sociale del vivere civile»
(Pio XII «Discorsi e Radiomessaggi», II [1949] 100). Né meno palpitanti di
attualità sono state le ripetute lodi che alla figura e all'attività apostolica
di Caterina, tributò il sommo pontefice Paolo VI, in occasione della festa
annuale di lei. Mi sembrano, fra le altre, altamente significative per i tempi
nostri le seguenti parole del mio venerato predecessore. «Santa Caterina, disse
egli il 30 aprile 1969, ha amato la Chiesa nella sua realtà che, come sappiamo,
ha un duplice aspetto: uno mistico, spirituale, invisibile, quello essenziale e
fuso con Cristo redentore glorioso, il quale non cessa di effondere il suo
sangue (chi ha parlato tanto del sangue di Cristo, quanto Caterina?), sul mondo
attraverso la sua Chiesa; l'altro umano, storico, istituzionale, concreto, ma
non mai disgiunto da quello divino. V'è da chiedersi se mai i nostri moderni
critici dell'aspetto istituzionale della Chiesa siano capaci di cogliere questa
simultaneità» («Insegnamenti di Paolo VI, VII [1969] 941). Ma Paolo VI
testimoniò con ancor maggiore autorità la sua stima per il perenne valore della
dottrina ascetica e mistica di santa Caterina, allorché la elevò, insieme a
santa Teresa d'Avila, alla dignità di dottore della Chiesa e ne celebrò la
sovrumana sapienza nella Basilica di san Pietro, il 4 ottobre 1970
(«Insegnamenti di Paolo VI, VIII [1970] 982-988)
Nella
vita e nell'attività, sia letteraria che apostolica, di santa Caterina da Siena
si è in realtà verificato quanto ho avuto l'occasione di ricordare a un gruppo
di Vescovi nella loro visita «ad limina». «Lo Spirito Santo è attivo
nell'illuminare le menti dei fedeli con la sua verità, e nell'infiammare i loro
cuori col suo amore. Ma queste intuizioni di fede e questo «sensus fidelium»
non sono indipendenti dal magistero della Chiesa, che è uno strumento dello
stesso Spirito Santo ed è assistito da lui. Solo quando i fedeli sono stati
nutriti della parola di Dio, fedelmente trasmessa nella sua purezza ed
integrità, i loro carismi propri diventano pienamente operativi e fecondi»
(cfr. Ioannis Pauli PP. II «Allocutio Indorum Episcoporum coetui habita,
occasione oblata eorum visitationis "ad limina"», die 31 maii 1979:
«Insegnamenti di Giovanni Paolo II», II [1979] 1354-1358).
Possa,
dilettissimi fratelli e figli, l'esempio di santa Caterina da Siena, la cui
vita fu così mirabilmente attiva e feconda per la sua patria e la Chiesa,
perché docile all'«instinctus» dello Spirito Santo e guidata dal magistero
della Chiesa, suscitare in moltissime anime una più viva ammirazione e
desiderio;o di imitazione delle sue eroiche virtù. Avremo così una nuova
conferma che la sua morte fu veramente - ed è tuttora - «preziosa al cospetto
del Signore», com'è «la morte dei suoi santi» (Sal 116,15).
Con
tali sentimenti nostro animo, a voi, venerabili fratelli e figli diletti
d'Italia, nonché a tutti coloro che ovunque nel mondo ricordano tale ricorrenza
centenaria del transito di santa Caterina da Siena, e in particolare all'ordine
dei frati predicatori e alle monache e sorelle consacrate a Dio secondo la
regola di vita della sua famiglia religiosa, imparto benevolmente la
benedizione apostolica.
Dato
a Roma, in san Pietro, il 29 aprile, nella memoria di santa Caterina da Siena,
vergine e dottore della Chiesa, nell'anno 1980, secondo del nostro Pontificato.
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