II. – Il
Dottore
Mi
sono intrattenuto un poco sui punti essenziali della conversione di Agostino,
perché da essa vengono tanti utili insegnamenti non solo per i credenti ma
anche per tutti gli uomini di buona volontà: come sia facile deviare nel
cammino della vita e come sia difficile ritrovare la via della verità. Ma
questa mirabile conversione ci aiuta inoltre a capire meglio la sua vita
successiva di monaco, sacerdote, vescovo. Egli restò sempre il grande folgorato
della grazia: «Ci avevi bersagliato il cuore con le frecce del tuo amore e
portavamo le tue parole confitte nelle viscere». Soprattutto ci aiuta a
penetrare più facilmente nel suo pensiero, che fu così universale e profondo da
rendere a quello cristiano un servizio incomparabile e imperituro, tanto che
possiamo chiamarlo, non senza fondamento, il padre comune dell'Europa
cristiana.
La
molla segreta della sua insonne ricerca fu la stessa che l'aveva guidato lungo
l'itinerario della conversione: l'amore per la verità. Infatti, dice egli
stesso: «che cosa desidera l'uomo più fortemente che la verità?». In un'opera
di alta speculazione teologica e mistica, scritta più per bisogno personale che
per esigenze esterne, ricorda questo amore e scrive: «Ci sentiamo rapiti dall'amore
di indagare la verità». E questa volta l'oggetto dell'indagine era l'augusto
mistero trinitario e il mistero di Cristo rivelazione del Padre, «scienza e
sapienza» dell'uomo: nacque così la grande opera su «La Trinità».
L'orientamento
della ricerca, che l'amore incessante nutriva, ebbe due coordinate:
l'approfondimento della fede cattolica e la sua difesa contro coloro che la
negavano, come i manichei e i pagani, o ne davano interpretazioni errate, come
i donatisti, i pelagiani, gli ariani. È difficile inoltrarsi nel mare del
pensiero agostiniano, e tanto più difficile riassumerlo, se pur questo è
davvero possibile. Mi si consenta però di ricordare, a comune edificazione,
alcune luminose intuizioni di questo sommo pensatore.
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