«Ricordare»
per «santificare»
16.
Il comandamento del Decalogo con cui Dio impone l'osservanza del sabato ha, nel
Libro dell'Esodo, una formulazione caratteristica: «Ricordati del giorno di
sabato per santificarlo» (20, 8). E più oltre il testo ispirato ne dà la
motivazione richiamando l'opera di Dio: «perché in sei giorni il Signore ha
fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il
giorno settimo. Perché il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha
dichiarato sacro» (v. 11). Prima di imporre qualcosa da fare, il
comandamento segnala qualcosa da ricordare. Invita a risvegliare la
memoria di quella grande e fondamentale opera di Dio che è la creazione. E
memoria che deve animare tutta la vita religiosa dell'uomo, per confluire poi
nel giorno in cui l'uomo è chiamato a riposare. Il riposo assume così
una tipica valenza sacra: il fedele è invitato a riposare non solo come
Dio ha riposato, ma a riposare nel Signore, riportando a lui tutta la
creazione, nella lode, nel rendimento di grazie, nell'intimità filiale e
nell'amicizia sponsale.
17.
Il tema del «ricordo» delle meraviglie compiute da Dio, in rapporto al riposo
sabbatico, emerge anche nel testo del Deuteronomio (5, 12-15), dove il
fondamento del precetto è colto non tanto nell'opera della creazione, quanto in
quella della liberazione operata da Dio nell'Esodo: «Ricordati che sei stato
schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là
con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di
osservare il giorno di sabato» (Dt 5, 15).
Questa
formulazione appare complementare alla precedente: considerate insieme, esse
svelano il senso del «giorno del Signore» all'interno di una prospettiva
unitaria di teologia della creazione e della salvezza. Il contenuto del
precetto non è dunque primariamente una qualunque interruzione del
lavoro, ma la celebrazione delle meraviglie operate da Dio.
Nella misura in
cui questo «ricordo», colmo di gratitudine e di lode verso Dio, è vivo,
il riposo dell'uomo, nel giorno del Signore, assume il suo pieno significato.
Con esso, l'uomo entra nella dimensione del «riposo» di Dio e ne partecipa
profondamente, diventando così capace di provare un fremito di quella gioia che
il Creatore stesso provò dopo la creazione, vedendo che tutto quello che aveva
fatto «era cosa molto buona» (Gn 1, 31).
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