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Ioannes Paulus PP. II Dies Domini IntraText CT - Lettura del testo |
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IV – Dies Hominis - La domenica giorno di gioia, riposo e solidarietà
La «gioia piena» di Cristo
55. «Sia benedetto Colui che ha elevato il grande giorno della domenica sopra tutti i giorni. Il cielo e la terra, gli angeli e gli uomini s'abbandonano alla gioia».99 Questi accenti della liturgia maronita ben rappresentano le intense acclamazioni di gaudio che da sempre, nella liturgia occidentale e in quella orientale, hanno caratterizzato la domenica. Del resto, storicamente, prima ancora che come giorno di riposo — oltre tutto allora non previsto dal calendario civile — i cristiani vissero il giorno settimanale del Signore risorto soprattutto come giorno di gioia. «Il primo giorno della settimana, siate tutti lieti» si legge nella Didascalia degli Apostoli. 100 E questo era ben sottolineato anche nella prassi liturgica, attraverso la scelta di gesti appropriati. 101 Sant'Agostino, facendosi interprete della diffusa coscienza ecclesiale, mette appunto in evidenza tale carattere della Pasqua settimanale: «Si tralasciano i digiuni e si prega stando in piedi come segno della risurrezione; per questo inoltre tutte le domeniche si canta l'alleluia». 102
56. Al di là delle singole espressioni rituali, che possono variare nel tempo secondo la disciplina ecclesiale, rimane il dato che la domenica, eco settimanale della prima esperienza del Risorto, non può non portare il segno della gioia con cui i discepoli accolsero il Maestro: «I discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20, 20). Si realizzava per loro, come poi si attuerà per tutte le generazioni cristiane, la parola detta da Gesù prima della passione: «Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia» (Gv 16, 20). Non aveva forse pregato egli stesso perché i discepoli avessero «la pienezza della sua gioia» (cfr Gv 17, 13)? Il carattere festoso dell'Eucaristia domenicale esprime la gioia che Cristo trasmette alla sua Chiesa attraverso il dono dello Spirito. La gioia è appunto uno dei frutti dello Spirito Santo (cfr Rm 14, 17; Gal 5, 22).
57. Per cogliere dunque in pienezza il senso della domenica, occorre riscoprire questa dimensione dell'esistenza credente. Certamente, essa deve caratterizzare tutta la vita, e non solo un giorno della settimana. Ma la domenica, in forza del suo significato di giorno del Signore risorto, nel quale si celebra l'opera divina della creazione e della «nuova creazione», è giorno di gioia a titolo speciale, anzi giorno propizio per educarsi alla gioia, riscoprendone i tratti autentici e le radici profonde. Essa non va infatti confusa con fatui sentimenti di appagamento e di piacere, che inebriano la sensibilità e l'affettività per un momento, lasciando poi il cuore nell'insoddisfazione e magari nell'amarezza. Cristianamente intesa, è qualcosa di molto più duraturo e consolante; sa resistere persino, come attestano i santi, 103 alla notte oscura del dolore, e, in certo senso, è una «virtù» da coltivare.
58. Non c'è tuttavia alcuna opposizione tra la gioia cristiana e le vere gioie umane. Queste anzi vengono esaltate e trovano il loro fondamento ultimo proprio nella gioia di Cristo glorificato (cfr At 2, 24-31), immagine perfetta e rivelazione dell'uomo secondo il disegno di Dio. Come scrisse nell'Esortazione sulla gioia cristiana il mio venerato predecessore Paolo VI, «per essenza, la gioia cristiana è partecipazione alla gioia insondabile, insieme divina e umana, che è nel cuore di Gesù Cristo glorificato». 104 E lo stesso Pontefice concludeva la sua Esortazione chiedendo che, nel giorno del Signore, la Chiesa testimoniasse fortemente la gioia provata dagli Apostoli nel vedere il Signore la sera di Pasqua. Invitava pertanto i Pastori ad insistere «sulla fedeltà dei battezzati a celebrare nella gioia l'Eucaristia domenicale. Come potrebbero essi trascurare questo incontro, questo banchetto che Cristo ci prepara nel suo amore? Che la partecipazione ad esso sia insieme degnissima e gioiosa! È il Cristo, crocifisso e glorificato, che passa in mezzo ai suoi discepoli, per trascinarli insieme nel rinnovamento della sua risurrezione. È il culmine, quaggiù, dell'alleanza d'amore tra Dio e il suo popolo: segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la festa eterna». 105 In questa prospettiva di fede, la domenica cristiana è un autentico «far festa», un giorno da Dio donato all'uomo per la sua piena crescita umana e spirituale.
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99 Proclamazione diaconale in onore del giorno del Signore: cfr il testo siriaco nel Messale secondo il rito della Chiesa di Antiochia dei Maroniti (edizione in siriaco e arabo), Jounieh (Libano) 1959, p. 38. 100 V, 20, 11: ed. F. X. Funk, 1905, 298; cfr Didachè 14, 1: ed. F. X. Funk, 1901, 32; Tertulliano, Apologeticum 16, 11: CCL 1, 116. Si veda, in particolare, l'Epistola di Barnaba 15, 9: SC 172, 188-189: «Ecco perché celebriamo come una festa gioiosa l'ottavo giorno nel quale Gesù è risuscitato dai morti e, dopo essere apparso, è salito al cielo». 101 Tertulliano, ad esempio, ci informa che nelle domeniche era vietato l'inginocchiarsi, in quanto questa posizione, essendo allora colta soprattutto come gesto penitenziale, sembrava poco opportuna nel giorno della gioia: cfr De corona 3, 4: CCL 2, 1043. 102 Epist. 55, 28: CSEL 342, 202. 103 Cfr S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Derniers entretiens, 5-6 Juillet 1897, in: Oeuvres complètes, Cerf-Desclée de Brouwer, Paris 1992, pp. 1024-1025. 104 Esort. ap. Gaudete in Domino (9 maggio 1975), II: AAS 67 (1975), 295. 105 Ibid., VII, l.c., 322. |
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