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Ioannes Paulus PP. II
Per il III centenario dell'unione della Chiesa Greco-Catt. di Romania...

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Segno dell'unità

11. Grazie alla presenza dello Spirito Santo, la multiformità nella Chiesa può risplendere di bellezza ineffabile senza recare pregiudizio all'unità. A questo riguardo, il Concilio Vaticano II ha parlato dei tesori delle Chiese orientali in comunione con Roma: "In esse, infatti, poiché sono illustri per veneranda antichità, risplende la tradizione che deriva dagli Apostoli attraverso i Padri e che costituisce parte del patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale" (Orientalium Ecclesiarum, 1). L'intera ecumene cristiana ha quindi bisogno della loro voce e della loro presenza: "La Chiesa santa e cattolica, che è corpo mistico di Cristo, si compone dei fedeli che sono organicamente uniti nello Spirito Santo dalla stessa fede, dagli stessi sacramenti e dallo stesso governo e che, unendosi in vari gruppi congiunti dalla gerarchia, costituiscono le Chiese particolari o riti. Vige tra loro una mirabile comunione, di modo che la varietà nella Chiesa non solo non nuoce alla sua unità ma, anzi, la manifesta" (ibid. n. 2).

La Chiesa cattolica sostenuta dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II, s'è impegnata con ogni determinazione, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, nel cammino della ricerca dell'unità fra i discepoli di Cristo. I miei immediati predecessori, a cominciare da Giovanni XXIII di venerata memoria, hanno moltiplicato gli sforzi in favore della riconciliazione ecumenica, in particolare con le Chiese ortodosse, ravvisando in ciò una precisa esigenza derivante dal Vangelo ed una risposta alle spinte insistenti dello Spirito Santo. Sotto lo sguardo misericordioso del suo Signore, la Chiesa fa memoria del suo passato, riconosce gli errori dei suoi figli e confessa la loro mancanza di amore nei confronti dei fratelli in Cristo e, di conseguenza, chiede perdono e perdona, cercando di ristabilire la piena unità tra i cristiani.

12. Il tentativo di ricercare la piena comunione è inevitabilmente condizionato dal contesto storico, dalla situazione politica e dalla mentalità dominante di ogni epoca. In questo senso, l'Unione transilvana si conformò al modello di unità che prevaleva dopo i Concili di Firenze e di Trento. In quel tempo, fu il desiderio ardente dell'unità a portare i Romeni di Transilvania all'unione con la Chiesa di Roma e di questo dono tutti siamo profondamente grati a Dio. Poiché, tuttavia, la comunione tra le Chiese non può mai considerarsi un traguardo definitivamente raggiunto, al dono dell'unità offerto dal Signore Gesù una volta per tutte deve corrispondere un costante atteggiamento di accoglienza, frutto della conversione interiore di ciascuno. Le mutate circostanze del presente richiedono, infatti, che si persegua l'unità in un orizzonte ecumenico più largo, nel quale occorre rendersi disponibili all'ascolto dello Spirito e ripensare con coraggio i rapporti con le altre Chiese e con tutti i fratelli in Cristo nell'atteggiamento di chi sa "sperare contro ogni speranza" (cfr Rm 4, 18).
Proprio a proposito del dono dell'unità, nella Lettera ap. Tertio millennio adveniente annotavo: "A noi è chiesto di assecondare questo dono senza indulgere a leggerezze e reticenze nella testimonianza della verità" (n. 34). Sarà pertanto necessario riconsiderare la tre volte secolare storia della Chiesa greco-cattolica di Romania con animo nuovo, mediante un approccio pacato e sereno alle vicende che ne hanno segnato il cammino.

Come ho incoraggiato il processo di revisione delle modalità di esercizio del servizio petrino all'interno dell'ecumene cristiana, fatte salve le esigenze derivanti dal volere di Cristo (cfr Enc. Ut unum sint, 95), così esorto ad avviare un aggiornamento ed un approfondimento della vocazione specifica delle Chiese orientali in comunione con Roma nel nuovo contesto, facendo appello al contributo di studio e di riflessione di tutte le Chiese. Le Commissioni teologiche stabilite dai Pastori della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse nel loro insieme si sforzino di operare in questa complessa prospettiva. Attualmente, di fronte ai cristiani si pone il problema di "come recepire i risultati sino ad ora raggiunti. Essi non possono rimanere affermazioni delle Commissioni bilaterali, ma debbono diventare patrimonio comune. Perché ciò avvenga e si rafforzino così i legami di comunione, occorre un serio esame che, in modi, forme e competenze diverse, deve coinvolgere il popolo di Dio nel suo insieme" (Enc. Ut unum sint, 80). Perché "questo processo ... dia esito favorevole, è necessario che i suoi risultati siano opportunamente divulgati" (Ibid., 81). La ricerca dell'unità tra i cristiani, nell'amore e nella verità, è elemento fondamentale per una più incisiva evangelizzazione. Per volontà di Cristo, infatti, la Chiesa è una e indivisibile. Un ritorno autentico alle tradizioni liturgiche e patristiche, tesoro che voi condividete con la Chiesa ortodossa, contribuirà alla riconciliazione con le altre Chiese presenti in Romania. In questo spirito di riconciliazione è da incoraggiare caldamente il proseguimento del dialogo tra la vostra Chiesa e la Chiesa ortodossa, sia a livello nazionale sia a livello locale, nella speranza che presto tutti i punti controversi siano chiariti in spirito di giustizia e di carità cristiana.

Lo spirito del dialogo richiede, nello stesso tempo, che la vostra Chiesa scopra sempre di più con azione di grazie il volto di Cristo Gesù, che lo Spirito Santo dipinge nella Chiesa sorella ortodossa ed altrettanto è da attendersi da quest'ultima nei vostri confronti. Darete così la testimonianza alla quale l'apostolo Paolo invita i cristiani di Roma (cfr Rm 12,9-13).




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