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Charles Dickens
Dickens- Cantico di Natale

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  • Strofa Terza - Il secondo dei tre spiriti
    • II
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II

Brillò una luce alla finestretta di una capanna e subito andarono verso di quella. Attraversando il muro di sassi e mota, trovarono una gaia brigata raccolta intorno a un bel fuoco. Un vecchio decrepito e la sua donna, co' loro figli, e i figli de' figli, e un'altra generazione per giunta, rilucevano tutti nei loro abiti di festa. Il vecchio, con una voce che di rado levavasi sui sibili del vento all'aperto, cantava loro una canzone di Natale, una canzone già antica di molto quando egli era ragazzo; di tanto in tanto, gli altri a coro ripetevano il ritornello. Alzandosi le voci loro, si alzava anche e diveniva più gioconda la voce del vecchio; finito il ritornello, cadeva insieme la voce di lui.

Non s'indugiò lo Spirito fra quella gente, ma imponendo a Scrooge di tenerglisi forte alla veste, varcò tutta la palude e si librò... sul mare, forse? Sì, proprio, sul mare. Voltandosi indietro, Scrooge ebbe ad inorridire vedendo lontano le rive, una fila spaventevole di scogli; e lo intronava il tuono dei flutti furiosi che fra le atre caverne scavate avvolgevansi, muggivano, infuriavano, fieramente si sforzavano di minar la terra.

Eretto sopra un banco di roccie basse, una lega all'incirca dalla riva, contro le quali rompevansi le acque per quanto lungo era l'anno, stava solitario un faro. Aderivano alla base enormi viluppi di alghe, e gli uccelli della tempesta - partoriti forse dal vento come l'alga del mare - vi svolazzavano intorno alzandosi e abbassandosi come le onde che sfioravano con l'ala.

Ma anche qui, due guardiani aveano acceso un loro fuoco, e questo traverso alla feritoia del muro massiccio mandava un raggio lucente sulle tenebre del mare. Strigendosi le mani callose di sopra alla rozza tavola e al loro boccale di ponce, si davano l'un l'altro il buon Natale; e il più vecchio dei due, dalla faccia accarnata e cicatrizzata dalle intemperie come una di quelle teste scolpite che sporgono dalla prua di una vecchia nave, intuonò una selvaggia canzone che poteva parere una raffica.

E lo Spirito andava, andava sempre sulle onde cupe e anelanti, fino a che, lontani da ogni riva, com'ei disse a Scrooge, raccolsero il volo sopra un bastimento. Qua il pilota alla sua ruota, lassù nella gabbia la vedetta, più in gli ufficiali di quarto: figure fantasticamente immobili: ma ciascuno di loro canticchiava una canzone di Natale, o pensava a Natale, o di qualche passato Natale parlava basso al compagno con soavi speranze di ritorno. E ciascuno a bordo, desto o dormiente, buono o malvagio, aveva avuto per l'altro una parola più gentile che in qualunque altro giorno dell'anno; avea partecipato in una certa misura alla festa; avea ricordato i cari lontani, pensando con dolcezza al loro memore affetto.

Fu per Scrooge una gran sorpresa, mentre badava ai gemiti del vento e pensava alla terribilità del muoversi fra le tenebre vaneggianti sopra una ignota voragine, profonda e segreta come la morte, fu per Scrooge una gran sorpresa, così assorto com'era, l'udire una risata squillante. E crebbe la sorpresa a mille doppi, quand'ei riconobbe la voce del proprio nipote e si trovò in un salottino ben rischiarato, ben caldo, aggiustato, con accanto lo Spirito che sorrideva e che fissava quel medesimo nipote con uno sguardo di compiacenza.

- Ah, ah! - rideva il nipote di Scrooge. - Ah, ah, ah! -

Se mai, per un caso poco probabile, vi capitasse d'incontrare un uomo che ridesse più cordialmente del nipote di Scrooge, io vi dico che sarei lietissimo di farne la conoscenza e di cercarne la compagnia. Vogliate presentarmelo, ve ne prego.

È un bel compenso, ed è anche giusto e consolante nell'ordine delle cose umane, che se il dolore e il malanno si attaccano, non ci sia al mondo cosa più contagiosa del buonumore e del riso. Il nipote di Scrooge rideva, tenendosi i fianchi, scotendo il capo, facendo col viso le più strane contorsioni; la moglie, anch'essa nipote di Scrooge, rideva con la stessa espansione; tutti gli amici raccolti ridevano sgangheratamente, con tutto il cuore e con un fracasso indicibile.

- Ah, ah! Ah, ah, ah, ah!

- Ha detto, figuratevi, che Natale è una sciocchezza! - gridava il nipote di Scrooge. - Com'è vero che son vivo, l'ha detto. E lo pensava pure!

- Due volte vergogna per lui, Federigo! - esclamò tutta accesa la nipote di Scrooge. Benedette coteste donne; non fanno mai niente a mezzo. Pigliano tutto sul serio.

Era graziosa, molto graziosa. Un visino tutta ingenuità, stupore e pozzette; un bocchino maturo, che pareva fatto per esser baciato, e lo era di certo; ogni sorta di fossettine intorno al mento, le quali confondevansi insieme quando ella rideva; il più raggiante par d'occhi che abbia mai illuminato fronte di fanciulla. In complesso, una certa figurina provocante, capite; ma anche pronta a dar soddisfazione. Oh, altro che pronta!

- È buffo davvero il vecchio - disse il nipote di Scrooge, - questa è la verità. Niente di male se fosse un tantino meno scontroso. Fatto sta che i suoi stessi difetti sono il suo malanno, ed io non ho niente da dire contro di lui.

- Scommetto ch'è ricco sfondato, - venne su la nipote di Scrooge. - Sei tu stesso, Federigo, che me lo dici sempre.

- E che vuol dire, cara mia! La ricchezza sua non gli serve a niente; non fa un briciolo di bene, nemmeno per sé. Non ha nemmeno la soddisfazione di pensare... ah, ah, ah!... che ce la serba a noi tutta quanta, proprio a noi.

- Io non lo posso vedere, - affermò la nipote di Scrooge. Le sorelle di lei e tutte le altre signore espressero lo stesso sentimento.

- Oh, io sì invece! - disse il nipote. - Me ne dispiace per lui; se pure mi vi provassi, non riuscirei a volergli male. Chi è che ne soffre pei suoi capricci? Lui, nessun altro che lui. Ecco, per esempio, ora s'è fitto in capo di guardarmi di traverso e non vuol venire a desinare con noi. Che ne viene?... ogni lasciato è perso. È vero però che un gran pranzo non lo ha perduto...

- Niente affatto, - interruppe la moglie, - io credo invece che ha perduto un pranzo eccellente. - Tutti a coro dissero lo stesso, e ne aveano da saper qualche cosa, perché appunto si alzavano di tavola e si stringevano intorno al fuoco.

- Tanto meglio, ci ho gusto! - disse il nipote di Scrooge, - perché davvero non ho una fede straordinaria in questa donnetta di casa. Che ne dite voi, Topper? -

Topper, si vedeva chiaro, aveva adocchiato una sorella della nipote di Scrooge, perché rispose che uno scapolo era una disgraziata creatura incapace di emettere un parere in proposito: Al che la sorella della nipote di Scrooge - quella pienotta col fazzoletto di pizzi, non quell'altra con le rose - si fece rossa come una ciliegia.

- Continua, Federigo - disse la nipote di Scrooge, battendo le mani. - Questo benedetto uomo lascia sempre i discorsi a mezzo! -

Il nipote di Scrooge dette in un'altra risata, e poiché non si poteva evitare il contagio, quantunque la ragazza pienotta lo tentasse a furia di aceto aromatico, l'esempio fu seguito da tutti.

- Stavo per dire - riprese il nipote di Scrooge - che per dato e fatto del suo guardarci di traverso e della sua cocciutaggine di non stare allegro con noi, egli si perde dei momenti piacevoli, che non gli farebbero niente di male. È certo ch'ei si priva di una compagnia meno uggiosa di quanti pensieri può trovare in quella stamberga umida del suo banco o nelle sue camere polverose. Per me, tutti gli anni, voglia o non voglia, gli farò la stessa offerta, perché mi fa pena. Padronissimo di schernire il Natale fino al giorno del giudizio, ma non potrà fare a meno di pensarne un po' meglio, sfido io, quando mi vedrà ricomparire tutti gli anni sempre di buon umore, per domandargli: Come si va, zio Scrooge? Se questo servisse nient'altro che a fargli venir l'idea di dar cinquanta sterline a quel diavolaccio del suo commesso, tanto per far cifra tonda, sarebbe già qualche cosa. E se non mi sbaglio, debbo averlo scosso ieri. -

Adesso toccò agli altri a ridere, all'idea di cotesto scotimento: Ma essendo egli un bravo ragazzocurandosi di che ridessero, purché ridessero, gl'incoraggiò nella loro espansione, facendo allegramente circolare la bottiglia.

Dopo il thè, si fece un po' di musica. Perché davvero tutta la famiglia era musicale e sapeva il fatto suo quando intuonava un'arietta o un ritornello; Topper in ispecie, il quale pigliava ogni sorta di note di basso profondo, senza gonfiar le vene della fronte e senza farsi rosso come un gambero. La nipote di Scrooge suonava l'arpa assai benino; e, fra le altre, suonò un'arietta semplicissima (una cosa da nulla, che in due minuti avreste imparato a zufolare), la quale era stata familiare alla bambina che veniva a prendere Scrooge alla scuola, come gli avea ricordato lo Spirito dell'altro Natale. Suonandogli dentro le note di quella cantilena, tutte le cose mostrategli dallo Spirito gli tornavano in mente. Via via si sentì rammollire; e pensò che se avesse potuto udirle spesso, tanti anni fa, avrebbe forse coltivato con le proprie mani e per la propria felicità le gentilezze affettuose della vita, anzi che ricorrere per conforto alla vanga del becchino che avea scavato la fossa di Giacobbe Marley.

Ma non tutta la sera fu dedicata alla musica. Dopo un po', vennero i giuochi di penitenza; perché fa bene a momenti tornar bambini, e più che mai a Natale, ch'è una festa istituita da Dio fattosi anch'egli bambino. Aspettate! Si giocò prima di tutto a mosca cieca: Era naturale. Ed io credo tanto che Topper fosse cieco davvero per quanto posso credere che avesse gli occhi negli stivali. A parer mio, c'era una tacita intesa tra lui e il nipote di Scrooge; e anche lo Spirito n'era a parte. Il suo modo di correr dietro alla sorella pienotta dal fazzoletto di pizzi era proprio un oltraggio alla umana credulità. Inciampando nelle seggiole, facendo cader le molle, urtando contro il pianoforte, soffocandosi nelle tende, dovunque ella andava, Topper andava appresso. Sapeva sempre dove trovavasi la ragazza pienotta. Se gli andavate addosso, come qualcuno facea, e gli stavate davanti, egli fingeva di volervi afferrare facendo così un affronto alla vostra perspicacia, e subito sgusciava di fianco nella direzione della sorella pienotta. Ella gridava spesso che non istava bene; ed avea ragione, poverina! Ma quando alla fine l'afferrò; quando, a dispetto dei guizzi di lei e del fruscio della sottana di seta, ei la incalzò in un cantuccio donde non c'era più scappatoia; allora la sua condotta fu a dirittura esecrabile. Perché infatti quel suo pretendere di non conoscerla, e che era necessario di toccarle la pettinatura, e che si dovea assicurare dell'identità stringendo non so che anello al dito di lei e palpando non so che catena ch'ella portava al collo, fu davvero una mostruosa vigliaccheria! E non c'è dubbio che la ragazza gli disse il fatto suo, quando, venuta in mezzo un'altra persona bendata, si dettero insieme a bisbigliare con tanto accaloramento dietro le tende.

La nipote di Scrooge non giuocava con gli altri a mosca cieca, e si raggomitolava tutta in poltroncina, con uno sgabelletto sotto i piedi, in un cantuccio dove lo Spirito e Scrooge le stavano alle spalle. Ma alle penitenze prese parte e rispose d'incanto al "Come vi piace?" con tutte le lettere dell'alfabeto. Così pure nel gioco del "Come, quando e dove", si dimostrò grande a dirittura, e con represso giubilo del marito, sgominò tutte le sorelle; benché anche queste fossero furbe parecchio, come Topper l'avrebbe potuto dire. In tutti erano una ventina, tra giovani e vecchi; ma tutti giuocavano, e Scrooge con essi; il quale, scordandosi per la foga improvvisa del sollazzarsi che la voce sua non potea da loro essere udita, gridava alto la parola dell'indovinello, e più di una volta imbroccava anche; perché l'ago più sottile non era più sottile di Scrooge, con tutta la sua smania di far lo gnorri.

Lo Spirito era molto lieto in vederlo così disposto, e con tanta benevolenza lo guardava, ch'ei pregò come un bambino gli si permettesse di rimanere fino in fondo. Ma a questo lo Spirito si oppose.

- Ecco un altro giuoco - disse Scrooge. - Una mezz'oretta, Spirito, solo una mezz'oretta! -

Era il giuoco del Sì e del No. Il nipote di Scrooge pensava una cosa, gli altri doveano indovinare, rispondendo egli soltanto sì o no, secondo il caso. Il fuoco vivace delle domande gli cavò di bocca ch'egli pensava a un animale, a un animale piuttosto brutto, a un animale selvaggio, a un animale che grugniva qualche volta e qualche altra volta parlava, che stava a Londra, e girava per le vie, e non si mostrava in una baracca, e non era portato attorno da nessuno, e non viveva in un serraglio, e non era mai trascinato al macello, e non eracavallo, né somaro, né vacca, né toro, né tigre, né cane, né porco, né gatto, né orso. A ogni nuova domanda, codesto nipote si sganasciava dalle risa; e così forte ei si spassava, che a momenti si dovea alzare dal canapè e batteva i piedi in terra. Alla fine la sorella pienotta, presa dalla stessa convulsione d'ilarità esclamò:

- L'ho trovato! so quel che è, Federigo! so quel che è!

- E che è? - domandò Federigo.

- È vostro zio Scro-o-o-oge! -

E così era infatti. L'ammirazione fu universale, benché qualcuno obbiettasse che alla domanda: "È un orso?" bisognava rispondere: "Sì" visto che bastava la risposta negativa a frastornarli da Scrooge, caso mai ci avessero pensato.

- Ci ha fatto divertire un mondo, - disse Federigo, - questo è certo, e noi saremmo ingrati a non bevere alla sua salute. Ecco appunto un bicchiere di vino caldo, pronto per tutti. Alla salute dello zio Scrooge!

- Ebbene! - gridarono tutti, - alla salute dello zio Scrooge!

- Un allegro Natale e un buon capo d'anno al vecchio, checché egli sia! - disse il nipote di Scrooge. - Da me non se lo piglierebbe questo augurio, ma io glielo fo lo stesso. Alla salute dello zio Scrooge! -

Lo zio Scrooge era diventato a poco a poco così gaio e leggiero di cuore, che avrebbe risposto volentieri al brindisi della brigata e ringraziato con un discorso inaudibile, se lo Spirito glien'avesse dato il tempo. Ma tutta quanta la scena, nello spegnersi dell'ultima parola detta dal nipote, si dileguò; e Scrooge e lo Spirito viaggiavano come prima.

Molto videro, molto andarono lontano, molte case visitarono, ma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette al capezzale degl'infermi, e gl'infermi sorrisero; presso i pellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino la patria; con gli uomini combattuti dalla sventura, e quegli uomini si rassegnarono in una più alta speranza; con la povertà, e la povertà si sentì doviziosa. Nell'ospizio, nell'ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della miseria, dove l'uomo superbo nella sua breve autorità non avea potuto sbarrar la porta allo Spirito, ei lasciò la sua benedizione e insegnò a Scrooge i suoi precetti di amore.

Fu una lunga notte, se pure fu una notte; ma Scrooge ne dubitava un poco, perché gli pareva di veder condensate molte feste di Natale nel rapido tempo passato insieme. Notò anche, ma non ne fece motto, che mentre egli rimaneva sempre lo stesso, lo Spirito si faceva manifestamente più vecchio. La cosa era strana, ed ei non si poté più tenere, quando lasciando una brigata di fanciulli che solennizzavano la Befana, si accorse che i capelli dello Spirito s'erano imbiancati.

- Così breve - domandò - è la vita degli Spiriti?

- La mia vita su questa terra - lo Spirito rispose - è brevissima. Termina stanotte.

- Stanotte! - esclamò Scrooge.

- A mezzanotte. Ascolta! l'ora si avvicina. -

In quel punto i tocchi degli orologi battevano tre quarti dopo le undici.

- Perdonami se sono indiscreto, - disse Scrooge guardando fiso alla veste dello Spirito, - ma io vedo venir fuori dal lembo della tua veste non so che di strano che non t'appartiene. È un piede o un artiglio?

- Potrebbe essere un artiglio, per la poca carne che lo ricopre, - rispose malinconico lo Spirito. - Guarda. -

Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambini stremenziti, abietti, spaventevoli, ributtanti, miserabili. Caddero ginocchioni ai piedi di lui e si attaccarono saldi ai lembi della veste.

- Guarda, uomo! - esclamò lo Spirito. - Guarda, guarda qui, per terra! -

Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cenciosi, arcigni, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltà loro. Dove la grazia della gioventù avrebbe dovuto fiorir rigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa, come quella del tempo, gli avea corrosi, torti, tagliuzzati. Dove gli angeli doveano sedere in trono, ascondevansi i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamento, nessuna degradazione, nessun pervertimento del genere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della maravigliosa creazione, ha mai partorito mostri così orrendi.

Scrooge indietreggiò, atterrito. Tentò di dire allo Spirito, il quale glieli additava, che quelli erano due bei bambini; ma le parole gli fecero groppo, anzi che partecipare alla enorme menzogna.

- Spirito! son figli tuoi? - potette appena domandare Scrooge.

- Sono figli dell'Uomo - rispose lo Spirito chinando gli occhi a guardarli. - E a me s'attaccano, accusando i padri loro. Questo bambino è l'Ignoranza. Questa bambina è la Miseria. Guàrdati da tutti e due, da tutta la loro discendenza, ma soprattutto guardati da questo bambino, perché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazione", se la parola non è presto cancellata. Negalo! - gridò lo Spirito, protendendole mani verso la città. - Diffama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, carezzalo, pei tuoi fini perversi. Ma bada, bada alla fine!

- Non hanno un rifugio? - domandò Scrooge; - non c'è per loro un sollievo?

- E non ci son forse prigioni? - ribatté lo Spirito, ritorcendogli contro le sue proprie parole. - Non ci son forse case di lavoro? -

L'orologio batté le dodici.

Scrooge si guardò intorno cercando lo Spirito e non lo vide più. Squillando l'ultimo colpo, gli sovvenne la predizione del vecchio Giacobbe Marley, e alzando gli occhi, scerse un solenne fantasma, ammantato e incappucciato, il quale avanzavasi, come nebbia che sfiori il terreno, alla sua volta.

 

 




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