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Charles Dickens
Dickens- Cantico di Natale

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  • Strofa Quarta - L'ultimo degli Spiriti
    • II
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II

Il Fantasma distese un momento la scura veste davanti a lui come un'ala; e ritraendola scoprì una stanza rischiarata dalla luce del giorno, dov'erano una madre co' suoi bambini.

Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù per la stanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla finestra; guardava all'orologio; si provava invano a lavorare di ago; sopportava a stento le voci dei bambini che facevano il chiasso.

S'udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corse incontro al marito; un uomo dal viso emaciato e triste, benché giovane ancora. Vi si notava ora una singolare espressione; una specie di soddisfazione malinconica, della quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.

Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo presso i fuoco; e quando la donna, dopo un lungo silenzio, gli domandò timidamente che notizie portava, ei parve impacciato a rispondere.

- Sono buone o cattive? - disse ella, per aiutarlo.

- Cattive, - rispose.

- Siamo rovinati affatto?

- No. C'è speranza, Carolina.

- S'egli si è commosso, - disse la moglie tutta sorpresa, - allora sì! Tutto si può sperare, se è accaduto un miracolo come questo.

- Oramai, - rispose il marito, - non si può più commuovere. È morto. -

Se il viso diceva il vero, ella era una creatura mite e prudente; e nondimeno, udendo quella nuova, strinse insieme le mani, ringraziando il cielo. Ne domandò subito perdono e fu dolente della disgrazia; ma il primo movimento era stato del cuore.

- Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quella donna mezzo brilla, di cui t'ho parlato ieri, quando feci per vederlo e per ottenere la dilazione di una settimana. Io mi figuravo che fosse una scusa. Non solo stava molto male, ma era a dirittura moribondo.

- A chi sarà trasferito il nostro debito?

- Non so. Ma prima d'allora, il danaro sarà pronto; e se mai, non avremo la mala sorte d'inciampare in un creditore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire col capo fra due guanciali, Carolina! -

Sì. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori erano più leggieri. I visini dei bambini, che si stringevano loro intorno per udire quel che così poco capivano, brillavano più del solito; e tutta la casa, per la morte di quell'uomo, era più felice! L'unica emozione che lo Spirito gli potesse mostrare come effetto di quell'evento, era di piacere.

- Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che si leghi all'idea della morte, - disse Scrooge; - se no, Spirito, quella buia camera testé lasciata mi sarà sempre davanti. -

Lo Spirito lo menò per varie vie che gli erano familiari; e via facendo, Scrooge guardava di qua e di per trovare sé stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarono nella casetta, già prima visitata, del povero Bob Cratchit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intorno al fuoco.

Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoli Cratchit se ne stavano a sedere in un cantuccio, muti come statue, e guardando a Pietro che leggeva in un libro. La mamma e le figliuole attendevano a cucire. Ma erano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!

- "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo a loro."

Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le aveva già sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad alta voce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E perché non andava avanti?

La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì la faccia con le mani.

- Il colore, - disse, - mi fa male agli occhi. -

Il colore? Ah, povero Tiny Tim!

- Adesso stanno meglio, - disse la moglie di Cratchit. - Si vede che il lume della candela stanca la vista; e per nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre, quando torna, che ho gli occhi affaticati. Dev'essere vicino a tornare.

- È anzi passata l'ora, - rispose Pietro chiudendo il libro. - Se non sbaglio, mamma, da qualche sera in qua mi par che il babbo cammini meno svelto del solito. -

Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella disse, con voce forte e allegra, che un sol momento tremò:

- Mi ricordo quando camminava portando in collo... mi ricordo quando camminava portando in collo Tiny Tim, e andava svelto davvero.

- Anch'io me ne ricordo, - esclamò Pietro. - Spesso.

- E io pure! - venne su un altro. Tutti se ne ricordavano.

- Gli è che il bambino era leggiero, - riprese ella, tutta china sul lavoro, - e il babbo gli voleva tanto bene che non gli dava niente fastidio: niente. Ah, eccolo! -

Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo - ne aveva bisogno, poveraccio! - entrò. Il thè lo aspettava accanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo. Poi i due piccoli Cratchit gli montarono sulle ginocchia, e gli posarono le piccole guance di qua e di sul viso, come per dire: "Via, babbo, non ci pensare, non t'affliggere!"

Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio a tutta la famiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e lodò la bravura e la sollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze. Avrebbero terminato molto prima di domenica, disse.

- Domenica! - esclamò la moglie. - Sicché, ci sei andato oggi?

- Sì, cara, - rispose Bob. - Ti ci avrei voluta anche te. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde. Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che di Domenica ci avrei fatto una passeggiatina. Caro piccino! caro caro piccino! -

Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Se avesse potuto, non avrebbe forse sentito così vicino il suo figlioletto come se lo sentiva.

Lasciò la stanza e andò nella cameretta di sopra, che era tutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C'era una sedia accanto al letto del bambino, e si vedeva a più segni che qualcuno c'era stato di fresco. Il povero Bob vi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato, baciò quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto era accaduto, e tornò da basso del tutto felice.

Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mamma e le ragazze lavoravano sempre. Bob narrò loro della straordinaria bontà del nipote del signor Scrooge, che appena una volta avea visto, e che incontrandolo per via e vedutolo un pochino... "un pochino giù, vedete" disse Bob, gli avea domandato che dispiacere avesse. "Al che" disse Bob "visto ch'egli è la persona più affabile del mondo, gli dissi la cosa. - Me ne duole assai, signor Cratchit, disse lui, e anche per la vostra buona signora. - A proposito, come abbia fatto a saper questo, non lo so davvero.

- A saper che cosa?

- Che tu sei una buona moglie.

- Tutti lo sanno! - disse Pietro.

- Bravo ragazzo, ben detto! - esclamò Bob. - Lo spero bene. "Mi duole assai, dice, per la vostra buona signora. Se in qualunque modo posso esservi utile, dice dandomi il suo biglietto, eccovi l'indirizzo di casa. Dirigetevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclamò Bob, non era già pei favori che ci potea rendere, ma quella sua affabilità facea veramente piacere. Pareva proprio che avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasse al nostro dolore.

- Ha un buon cuore, questo è certo, - disse la signora Cratchit.

- Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, - rispose Bob. - Non mi farebbe nessuna meraviglia, vedi, s'ei trovasse a Pietro un posto migliore.

- Senti, Pietro, senti? - disse la madre.

- E allora, - esclamò una delle ragazze, - Pietro s'accasa e si stabilisce per conto suo.

- Eh via! - ribatté Pietro con una smorfia.

- Prima o dopo, - disse Bob, - può anche darsi, benché ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo mio. Ma, comunque la cosa vada, io son sicuro che nessuno di noi dimenticherà mai il povero Tiny Tim, no, non è vero? e nemmeno questa prima separazione in famiglia.

- Mai, babbo, mai! - gridarono tutti ad una voce.

- E io so pure - disse Bob, - io so, cari miei, che quando ci ricorderemo com'egli fosse buono e paziente, benché così piccino, non ci lasceremo andare a questionar fra di noi, se no sarebbe lo stesso che scordarci di quel poveretto.

- No, babbo, mai! - di nuovo esclamarono tutti.

- Sono contento, - disse Bob, - oh, sono contento! -

La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ragazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano. Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva da Dio!

- Spirito - disse Scrooge, - sento non so come, che il momento della nostra separazione è prossimo. Dimmi, chi era quell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto di morte? -

Lo Spirito di Natale di da venire lo trasportò come prima - benché in un tempo diverso; e in verità queste ultime visioni non erano ordinate e soltanto apparivano tutte nel futuro - nelle vie frequentate dagli uomini d'affari, ma non gli mostrò l'altro sé stesso. Non si fermava lo Spirito; correva, correva diritto alla meta designata, finché Scrooge non lo pregò di arrestarsi un momento.

- Questo cortile che ora attraversiamo, - disse, - è da molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa. Lasciami un po' vedere quel che sarò un giorno. -

Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennava altrove.

- è la casa, - esclamò Scrooge. - Perché mi fai segno da quell'altra parte? -

Il dito inesorabile stette saldo.

Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra del suo banco. Sempre banco era, ma non più il suo. Erano mutati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli somigliava. Il Fantasma accennava sempre allo stesso modo.

Ei lo raggiunse, e ruminando perché e dove se ne fosse andato, lo accompagnò fino a un cancello di ferro. Prima di entrare, si guardò attorno.

Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato di cui gli sarebbe stato svelato il nome, qui giaceva sottoterra. Un bel posto davvero. Circondato da case, ingombro di erbe e cespugli, una morte anzi che una vita di vegetazione, soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea. Un bel posto davvero!

Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il dito segnandone una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lo stesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensiero nuovo e terribile nella solennità della sua forma.

- Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni, - disse Scrooge, - rispondi a una sola domanda. Son queste le immagini delle cose future o soltanto delle cose possibili? -

Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso la tomba vicina.

- Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. Dimmi che così è, dimmelo, in queste scene che mi vai mostrando! -

Lo Spirito era immobile sempre.

Scrooge si trascinò a quella volta, tremando; e seguendo il dito, lesse sulla pietra della tomba negletta il proprio nome: EBENEZER SCROOGE.

- Son io, io quell'uomo che giaceva sul letto? - gridò cadendo in ginocchio.

Il dito accennò dalla tomba a lui e da lui alla tomba.

- No, Spirito! Oh no, no! -

Il dito non si moveva.

- Spirito! - gridò egli abbracciandosi alla sua veste, - ascoltami! Io non son più lo stesso uomo di prima. Io non sarò l'uomo che sarei stato, se non t'avessi seguito. Perché mostrarmi tutto questo, se per me non c'è più speranza? -

Per la prima volta la mano parve agitarsi.

- Buono Spirito, - ei proseguì, sempre prostrato - tu ti commuovi perché sei buono, tu hai pietà di me. Dimmi, assicurami ch'io posso ancora, mutando vita, cangiar queste scene che m'hai mostrate! -

La mano tremò di nuovo in atto di conforto.

- Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l'anno. Vivrò nel passato, nel presente e nell'avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti. Non mi scorderò delle loro lezioni. Oh, dimmi, dimmi che mi sarà dato cancellare lo scritto di questa pietra! -

Afferrò, nell'angoscia che lo straziava, la mano dello Spirito. Questi cercò divincolarsi dalla stretta, ma Scrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, più forte di lui, lo respinse.

Alzando le mani in una estrema preghiera di veder mutato il suo fato, ei notò una trasformazione nella veste e nel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sé, si rannicchiò, si rassodò, divenne una colonna di letto.

 




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