Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione Bosatta
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Deposizione sulla serva di Dio suor Chiara Bosatta (1912)

Speranza

Sessione XI - 20 agosto 1912

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Sessione XI - 20 agosto 1912
XLIII.
a) [138r] Ho già deposto sulla somma pazienza con la quale tollerava i suoi mali interni e ‹quelli› delle operazioni chirurgiche, nella sua ricognizione di ciò che meritava di soffrire di più e di ciò che veniva a guadagnare per la vita eterna, onde già dissi come sotto le aspre sue traversie interne e quelle [138v] dei suoi mali fisici, rivolgendosi a Dio esclamasse: « Accrescete pure le mie piene ma moltiplicatemi la vostra grazia ».
b) Ho già dichiarato che quanto ad essere sana od ammalata la Serva di Dio in tutto si rimetteva a ciò che Dio disponeva di lei, e confessò ella stessa, come dice sua sorella suor Marcellina e come so io pure, che a questa indifferenza pervenne dopo aver superata la sua riluttanza nel non più pensare al convento delle canossiane di Gravedona e nel durarla a fare la scuola impostale a Dongo. Voglio anche aggiungere che, per quello che a me risultava dal vederla e per quello che la stessa Serva di Dio mi fece capire, le pene ed i martirii interni erano di gran lunga superiori agli strazii del corpo.
c) Mi risulta che la Serva di Dio non avrebbe mai voluto che la casa si sobbarcasse a spesa veruna per la cura della sua malattia, e anche quando le veniva regalato qualche cibo più delicato la Serva di Dio pregava che esso fosse invece distribuito ad [139r] altri, specialmente ad un vecchio ottuagenario Raimondo Masanti, da parecchi anni immobile nel suo letto e poverissimo, al quale poteva riuscire gradito ed utile.
d) Di medici so che la Serva di Dio non ne avrebbe mai chiamato, li rispettava e li obbediva per la necessità21 e per l’obbedienza, avvegnaché ella fosse consapevole e desiderosa che non le medicine giovassero al suo corpo ma che potesse affrettarsi il compimento del suo sacrificio. Circa la sua gioia al giudizio del medico della sua prossima fine, ho già deposto.




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Cfr. Sir 38, 1.


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