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NORME PRINCIPALI PER UN REGOLAMENTO INTERNO NELLA PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA IN COMO (1894) Parte seconda DEL COMPARTIMENTO FEMMINILE DELLA PICCOLA CASA <Capitolo secondo> DELLE DIVERSE FAMIGLIE |
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DELLA FAMIGLIA DELL'ANGELO CUSTODE
120123DELLE TRE FAMIGLIE DI RELIGIOSE NELLA PICCOLA CASA
125126COME LE SUORE DEVONO ASSISTERE GLI INFERMI
129DELLA CURA CHE LE SUORE DEVONO AVERE PER I VECCHI DELLA PICCOLA CASA
131QUARTIERE DELLE "BUONE FIGLIE"
DELLE PERSONE CRONICHE, CIECHE E SIMILI
132133<< < > >><Capitolo secondo> DELLE DIVERSE FAMIGLIE
I superiori attendono per ben dirigere in famiglie distinte i ricoverati della Piccola Casa.
Ogni famiglia si denomina sotto la protezione di un santo particolare.[24] I membri di una famiglia generalmente non corrispondono con i membri di altra famiglia. Ogni famiglia deve avere una sezione parziale di casa e di cortile. Un'assistente ed una viceassistente accudiscono alla sorveglianza ed ai vari bisogni delle singole famiglie.
DELLA FAMIGLIA DELL'ANGELO CUSTODE
Questa famiglia si compone delle figliolette di tenera età dagli anni tre ai dodici circa, che sono orfane abbandonate ovvero figlie di genitori inutili. Per essere ricevute recano le raccomandazioni del proprio parroco e gli attestati di nascita, di battesimo, di buona condotta per le più adulte.[25] Si desidera pure il certificato di vaccinazione e l'attestato medico circa la salute delle ricoverande. Non si potrebbero ricevere figlie affette da malattia pericolosa, prima che per esse sia costituita una sezione a parte. Ogni orfanella ed ogni ricoverata in genere mantiene presso la Piccola Casa persona garante, alla quale si possa la stessa Piccola Casa indirizzare per il caso di licenziamento e per ogni maggior occorrenza.
Le figlie povere ricoverate vengono educate secondo la classe di figlie povere. Si istruiscono nel leggere e[26] nello scrivere fino al programma della seconda elementare e sino al programma della terza quelle figlie che sono più industriose e di età più adatta. Si ha poi cura di istruirle in un'arte professionale fra le più comuni e atte al loro stato. Si addestrano pure negli uffici di cucina, di pulizia nella casa, per renderle atte ai diversi servizi in una famiglia.
Si cura perché, ben - 121 -istruite nelle verità del catechismo, crescano soprattutto nel timor di Dio e nell'esercizio della pietà cristiana.
Se un'orfanella mostri buone disposizioni e lasci credere di tornare poi utile alla Piccola Casa, si potrà iniziare negli studi di maestra elementare[27] ovvero nell'esercizio di un'arte professionale speciale.
In questa famiglia si ricevono le novizie della Piccola Casa.
I titoli per essere accettate sono come si espone:
1) indizi chiari di vocazione, dimostrati dal parroco o da sacerdote esperto;
3) attitudine per essere utile nei diversi uffici della Piccola Casa;- 122 -
4) si desidera il consenso dei genitori o tutori;
5) versano alla Piccola Casa cinquanta lire a fondo perduto;
6) presentano garanzia che, non[28] essendo atte per la Piccola Casa, possano essere di nuovo ricevute in grembo alla propria famiglia;
7) recano pure un discreto corredo personale e, potendo, il proprio letto;
8) le figlie che possono portare una dote superiore alle lire cinquanta si ammoniscono a disporre in coscienza l'offerta migliore possibile, perché non deve vivere dell'altrui chi ha del proprio;
9) in questo caso e per il tempo che dura nel noviziato si valutano a centesimi cinquanta per ogni giorno le spese di alimentazione e di ricovero, nel caso che per qualunque ragione una figlia si assentasse dalla stessa Piccola Casa;
10) [29]nel tempo del noviziato si studiano diligentemente i caratteri delle figlie e si curano le loro propensioni deboli, finché non siano poi più tardi religiose di minor edificazione nella Piccola Casa;
11) una volta nel mese ed anche più sovente se fa uopo, le assistenti alle novizie riferiscono sull'andamento delle postulanti;
12) si consiglia pure alle suore più anziane e più provette a riferire sulle buone o cattive qualità delle novizie;
13) con queste si usa un tratto schietto ed un sistema di educazione che ne valga a trarre delle religiose piene di affetto all'opera, di gratitudine alle proprie istitutrici;
14) [30]curino sovrattutto nelle novizie le propensioni all'amor proprio, al contentamento della propria volontà; caratteri permalosi e incostanti son di difficile cura e si propende ad eliminarli;
15) novizie che promettono bene per lo studio o per un'arte professionale di piena indole della casa, potendolo vi si applicano;
16) lo studio delle suore giunge alla patente di grado superiore; le arti sono le più comuni e le più proprie di casa povera;
17) si badi che la Piccola Casa è specialmente opera di beneficenza; le arti e le industrie occupano un posto secondario;
18) [31]le novizie avranno un orario proprio di preghiera, di lezione spirituale, di studio, di applicazione manuale;
19) procurino nondimeno occuparsene così da rendersi all'atto pratico capaci a disimpegnare diversi uffici nella Piccola Casa;
20) passato così il primo anno di noviziato nella Piccola Casa, il Consiglio superiore, sentito alla generale almeno anche il parere delle suore della casa, le ammette alla vestizione.
La vestizione si fa con rito sacro come verrà descritto in appendice all'attuale Regolamento. Per le vestizioni si attendono[32] festività più divote dell'anno nella Piccola Casa. Si premette almeno un triduo di devota preparazione. I giorni di vestizione sono giorni di spirituale allegrezza per tutti i - 123 -membri della Piccola Casa. Nella solennità di vestizione o di professione si fa invito a qualche sacerdote distinto protettore dell'opera.
Trascorsi anni due di noviziato, le postulanti si ammettono alla professione, previo il voto del Consiglio superiore e quello delle suore professe esistenti nella casa in cui la novizia emette i suoi voti di professione religiosa.[33] I voti sono quattro: povertà, castità, obbedienza e quello di assistenza ad infermi contagiosi secondo il consiglio del superiore generale, il quale alla sua volta e per casi speciali sarà bene che ne interroghi il vescovo proprio e in altre diocesi gli ordinari di quelle. I voti sono semplici. Sono rescindibili dal volere del superiore generale. I voti si rinnovano di anno in anno. Le religiose rimangono così legate da voto di religione e da legame di carità simultaneamente.
Il rito della professione si descrive in appendice a questo Regolamento.
DELLE SUORE
[34]Le suore sono tutte buone figlie della Piccola Casa e fra di loro sorelle dilette, che vogliono aiutarsi spiritualmente e temporalmente in Domino nella vita e di poi per la beata eternità. Le religiose rimangono così legate da voto di religione e da legame di carità simultaneamente. A tale scopo si amano e si aiutano come figlie che, avendo per amor di Dio lasciato patria e parenti, ora in grembo alla Piccola Casa e nello esercizio delle opere di carità e misericordia attendono con tutto il cuore a fare il bene per Iddio e per lo acquisto della vita eterna. Le sorelle si amano, ma guardansi da ogni affetto sensibile e da particolari amicizie. Parlano raro fra di loro e per solo motivo di utilità. Nel conversare si guardano da soverchie parole.[35] Sono allegre ma non scomposte, di facile parola ma non ciarliere, composte ma non affettate, modeste nel tratto ma non stentate, nelle vestimenta pulite ma non accurate.
Sono use a passare con eguale tranquillità di spirito dall'azione all'orazione e nell'azione - 124 -a passare con indifferenza da opera ad opera e nei diversi esercizi di preghiera ad occuparsi variamente secondo gli impulsi della grazia ed il merito dell'obbedienza.
Benché le suore rinnovino di anno in anno i propri voti, come per lo passato così in avvenire è da pregare il Signore che una figlia, ricevuta una volta alla professione, si faccia degna di rimanere perseverante in quella sino alla morte. [36]Le suore come conferiscono fra di loro con sobrietà, così si limitano a conferire coi superiori o con i sacerdoti della casa solo per necessità relativamente grave e potendo dopo essere passate per il tramite delle suore assistenti o della superiora generale. Sono pure schive in esporre per iscritto i sentimenti del proprio cuore od i diversi casi di coscienza. Appena si può permettere poche volte nell'anno alle suore lontane che, non potendo conferire personalmente, sentono di dover dare un resoconto proprio. Una volta nel mese le suore danno il resoconto morale alle proprie assistenti o meglio alla superiora generale, ma senza accennare a fatti di coscienza. [37]Né le assistenti o superiore devono punto credere di poter aver diritto a scrutare nei segreti di coscienza, che anche da lontano possano benché indirettamente menomare le prerogative dei sacerdoti confessori. In questo proposito e una volta nell'anno la superiora legge a tutte le sorelle il contenuto letterale delle lettere pontificie che vi si riferiscono8 e che in appendice a questo Regolamento si trascrivono testualmente. Una volta nell'anno compiono gli spirituali Esercizi nel modo e tempo che si dirà. Una volta nel mese compiono l'Esercizio di buona morte9, come pure dirassi. Ed una volta nella settimana la sacramentale Confessione con le norme che pur si aggiungeranno in appresso.
[38]A conservare il fervore religioso si animano in ogni giorno colla meditazione, con la frequenza alla santa Messa, alla santa Comunione e osservano il silenzio almeno per - 125 -quattro ore nella giornata, come pure si dirà a suo luogo. Pregano e offrono di continuo la propria vita al Signore per la prosperità della Piccola Casa. Allargano i pii desideri finché il Signore mandi alla istituzione vocazioni illuminate e operose, onde per loro mezzo si operi il bene nella Chiesa. Si consigliano le suore a radunarsi in conferenza fra loro, specie quelle che occupano come assistenti i primi uffici nella Piccola Casa, sotto la presidenza della superiora o di chi per essa,[39] affine di trattare sul miglior andamento dell'opera. Nondimeno le loro deliberazioni devono poi essere approvate anche dal superiore generale, il quale una volta nel mese raduna le suore a generale conferenza. Nelle conferenze private si guardano tutte le suore dalle tentazioni di invidia e di preminenza. In esporre poi le proprie osservazioni si guardano come peste dal senso dell'amor proprio, finché se non ascoltate o contraddette non si inquietino menomamente.
<< < > >>DELLE TRE FAMIGLIE DI RELIGIOSE
Le tre famiglie di religiose nella Piccola Casa sono egualmente[40] suore legate dagli stessi vincoli di carità e di religione. Sono egualmente care nei diversi uffici della Piccola Casa. Si devono le tre famiglie considerare come un cuore ed una mente sola, che intende lodare Iddio e assicurarsi il paradiso beato. Non devono tampoco credere di poter in progresso10 passare da famiglia in famiglia, perché hanno a persuadersi che ottima è la condizione nella quale la Provvidenza le ebbe collocate. La diversità delle famiglie nella stessa Piccola Casa fu ammessa per diverse ragioni di attitudine, di età, di convenienza, per le diverse incombenze nella Piccola Casa, non che per fare il bene più alla generale nelle particolari circostanze dei tempi.[41] Le suore che per caso mostrassero inquietudine costante nella famiglia cui appartengono e volessero- 126 - salire alle prime, per questo stesso mostrerebbero di non essere comprese dello spirito della Piccola Casa e correrebbero pericolo di essere eliminate. Un passaggio da famiglia a famiglia appena rara volta si può concedere dai superiori immediati della Piccola Casa per gravi ragioni da motivarsi. Avanti la professione possono le figlie esporre i loro desideri per quella famiglia che loro sembra più atta, ma assegnata per una volta e d'altra parte accettata di buon animo la destinazione propria, ogni pensiero in contrario è da scacciarsi come tentazione funesta.
[42]I voti delle suore sono specialmente tre e sono i comuni di povertà, di castità, di obbedienza. Il quarto voto di assistere ai mali contagiosi piuttosto che voto è un buon proposito, perché nella miglior parte dipende dalla prudenza dei superiori immediati della Piccola Casa e dal consiglio del vescovo.
Si rinnovano di anno in anno, benché nella pratica fin dalle prime fondazioni nel 187111 le figlie che si ascrissero al pio sodalizio si sono congiunte col fermo proposito di perseverare in quello fino alla morte; così fermamente si giudica che faranno le suore in seguito e[43] mal si potrebbe riposare sulla persona di quella che anche da lontano lasciasse dubbio di volere poi in qualche epoca ritrarsene. Per ogni miglior norma è da notare qui che, ad ogni evenienza, una suora giammai può da sé dispensarsi dal voto, ma ben può dispensarla il superiore generale della Piccola Casa.
Le suore della Piccola Casa, in argomento al loro voto di povertà, si intende che conservino un distacco totale dalle proprie case, dalle proprie sostanze, che punto attacchino il - 127 -cuore nemmeno alle vestimenta proprie, all'abitazione o ad altro checchessia che valga a ritardarle nel progresso[44] della virtù e nello esercizio fedele dei propri uffici.
Possono possedere ed ereditare, ma non usare di sostanza veruna senza il beneplacito dei propri superiori immediati.
Dovendo una figlia professa allontanarsi dall'istituto per sempre, le si restituisce la dote che ha portato, ma deducendo centesimi cinquanta al giorno per il tempo del noviziato di due anni, se ha recato in dote almeno lire mille o meno, e di lira una al giorno se abbia potuto recare somme maggiori.
L'esercizio della povertà religiosa le suore il praticano nel vitto, nelle vestimenta, nello alloggio, in modo che nulla sia di superfluo come si dirà anche a suo luogo. [45]Per altro le suore, che per agiatezza maggiore di stato avessero portato maggior dote e potessero disporre di mezzi attuali, potranno con il consenso dei superiori valersene per onesto uso proprio ed a scopi utili nella Piccola Casa.
Le suore osservano il più stretto voto di castità nel senso
1) di evitare qualsiasi colpa grave;
2) di evitare qualsiasi colpa veniale deliberata;
3) di guardarsene dalle sentimentalità, dalle amicizie private fra suora e suora o con chicchessia;
4) di usare la più stretta sobrietà di vitto, di riposo;
5) [46]di fuggire in genere qualsiasi pericolo od occasione che in qualsiasi modo possa non essere di pieno buon esempio.
Le suore, che nello esercizio della carità con infermi o con chicchessia ragionevolmente fossero esposte a pericolo di perdere la castità, tosto sono da rimuovere da quell'ufficio. Le religiose in questo proposito devono esporre schiettamente l'animo proprio.
I mezzi in uso poi nella Piccola Casa per conservare nelle religiose la bella virtù, oltre la preghiera, gli esercizi divoti e la fuga d'ogni pericolo, sono la sobrietà del vitto e del riposo ed una occupazione seria, continuata, efficace- 128 - quanto comportano le forze delle potenze fisiche al lavoro, delle potenze mentali al[47] retto disimpegno delle proprie mansioni.
Del voto di obbedienza Mercé di questo voto le religiose si obbligano
1) ad obbedire per amor di Dio ai propri superiori immediati e mediati;
2) ad obbedire ciecamente in tutto e sempre, bene intendendosi che nulla si comandi contro la legge di Dio o di Chiesa santa.
3) In obbedire devono anche far atto di sommissione dell'intelletto e persuadersi che ogni cosa comandata loro è voluta o permessa da Dio per il migliore perfezionamento delle anime.
4) Ricevuta una obbedienza,[48] possono e devono le religiose osservare se nulla in contrario secondo la loro coscienza sia o se altra cosa migliore per caso sia, ma poi tosto e di cuore si acquietano a quello che per ultimo l'obbedienza sarà per suggerire.
5) Riflettano le religiose che l'obbedienza costa certamente sacrificio e che le opere, fatte con maggior merito di abnegazione, più e più ottengono presso il Signore. La vera obbedienza deve mettere in cuore alle religiose della Piccola Casa di sacrificarsi benanche per essa e devono parlarne e praticarne gli atti in modo esemplare di vittime che si offrono al divino servizio.[49] Indole della Piccola Casa è di far passare le suore da ufficio a ufficio per poterle in ogni ufficio saviamente ammaestrare e per rompere in esse i moti della volontà propria.
Il voto o proposito, che secondo il consiglio dei superiori si ha nella Piccola Casa di assistere ai morbi contagiosi, deve essere regolato dai seguenti criteri.- 129 -
1. Il consiglio o desiderio o comando dei superiori deve essere chiaramente espresso.
2. Le religiose devono chiaramente ed espressamente esporre il proprio animo in proposito.
L'animo poi della suora in[50] questo argomento deve essere proprio di chi sentesi di esporsi a qualsiasi pericolo, anche della vita, purché ne venga gloria a Dio, salvezza alle anime e profitto spirituale allo spirito proprio. Nel resto è necessario che con tutto il cuore si accinga all'opera di cura, che in essa adoperi ragionevolmente quelle attenzioni che prudenza vuole per prevenire mali possibili o probabili, che cioè si curi quanto si può e che rimetta poi dopo tutta e intera la cura di sé in mano alla Provvidenza santa.
3. Ritornando poi d'aver assistito a persone infette, starà con quelle precauzioni che le verranno dai superiori e dalle regole suggerite.
4. [51]Nei casi comuni di malattie contagiose, la pratica esperienza della Piccola Casa, nel seno proprio ed anche di malati assistiti fuori, ne conforta a sperare bene, ad adoperarsi ed a metter in Dio la confidenza, ché il Signore giammai non manca.
5. Nei casi più comuni e facili di assistenza a mali privati e parziali sarebbe inopportuno e impossibile il consiglio del vescovo; basterà in tal caso il consiglio dei superiori propri immediati.
6. Nella Piccola Casa poi, per quanto si può, conviene adoperarsi per ben allestire un quartierino per i casi di malattia contagiosa nei confini della stessa Piccola Casa e per uso dei membri della stessa.
<< < > >>COME LE SUORE DEVONO ASSISTERE
GLI INFERMI
[52]Gli infermi si possono dividere in più classi.
1. Degli infermi intimi della casa, che sono le suore e in genere le persone addette definitivamente alla casa; queste si devono curare con molta carità e pazienza e usare loro quelle- 130 - attenzioni e dispendi che sono conformi a ragione ed a religione. Si adoperano cioè le cure ordinarie di famiglia povera; si impiega il medico della casa e i rimedi ordinari della stessa casa.
Si usano veglie notturne e conforti spirituali proporzionati allo spirito loro.
Le persone spirituali inferme si comunicano nei giorni di domenica, di mercoledì, di venerdì d'ogni settimana e secondo le circostanze anche più spesso.
Le persone intime della Piccola Casa si intende che non pretendano cure straordinarie, ma ricevano le malattie con piena rassegnazione e nelle cure loro usate non dimentichino i principi di abnegazione e di penitenza propri ad ammettersi fra le persone spirituali.
2. Si ritengono poi persone intime alla casa quelle che per professione religiosa, per ragione di vitalizio, appartengono, per giustizia e per carità insieme, come allo spirito così alle ragioni della Piccola Casa.
Quando evidentemente una cura di dispendio, non eccedente le forze della Piccola Casa, sia suggerita con grave fondamento di utilità dal medico, si potrà usare nella fiducia che la Provvidenza aiuti, purché le norme di povertà religiosa non siano lese.
3. Ovvero gli ammalati sono tra i semplici ricoverati e allora si trattano parimente con tutta carità e pazienza e secondo lo stato dei malati medesimi, avvertendo per altro che la carità cristiana inclina piuttosto ad abbondare che a mancare.
Certe cure minute e taluni piccoli doni offerti da carità industriosa spesse volte guadagnano i cuori e ottengono frutti mirabili.
4. Si danno altri ammalati pensionanti i quali corrispondono una diaria conveniente e con questi si adoperano cure proporzionate,[53] animate da carità insieme e da giustizia.
Gli infermi, naturalmente per effetto di malattia e talora per indole di carattere, vanno soggetti a molteplici incomodi di irritabilità, di volubilità, di mestizia e simili. In tal caso si usa loro carità grande.
Non si tollerano per altro le manifeste offese di Dio, di ingiurie, di bestemmie e tampoco di discorsi o - 131 -di atti poco modesti, a costo di licenziamento.
Un ammalato, quando diventa gravemente pericoloso, non è più da abbandonare nemmeno per un quarto d'ora né di giorno né di notte. Si provvede perché per tempo[54] sia munito dei santi Sacramenti e di tutti i conforti della santa Religione.
E quando un di noi sia chiamato al riposo del paradiso, i membri della Piccola Casa devono dar luogo a sentimenti più vivi di fede e reprimere tutti gli altri sentimenti che troppo sanno dell'umano.
I funerali si fanno a ciascuno con accompagnamento almeno di una rappresentanza della Piccola Casa. Si fanno poi più gravi e devoti per i membri intimi della casa. Per questi si applicano altresì tre sante Messe in suffragio e dalle suore e dai membri suddetti si fanno almeno tre sante Comunioni.
Protettore degli infermi è S. Giovanni di Dio12.
DELLA CURA CHE LE SUORE DEVONO AVERE PER I VECCHI DELLA PICCOLA CASA
[55]Vecchi sono quelli che per la loro tarda età, per la privazione di parenti e insieme di mezzi a vivere, appartengono alla Piccola Casa, per avere in questa un pane materiale nonché il pane spirituale necessario per disporsi al transito da questa vita.
Vecchi senza fede e senza voglia per acquistarla non si accettano, né accettati si tollerano nella Piccola Casa. Molto più se alla mancanza di fede aggiungono il malo esempio della bestemmia o di peggio. Nemmeno si costringe veruno a rimanere, quando non si senta di adattarsi all'indole della Piccola Casa.
[56]La Piccola Casa sarà ragionevole e prudente in ricevere ricoverati, ragionevole e prudente in accomiatarli.
Ai vecchi molto si deve concedere delle loro abitudini, ma una regola disciplinare, che li occupi a leggeri lavori ed a preghiere, farà tanto bene al corpo come alle anime loro.
Come nel quartierino degli infermi non assai aggravati deve sempre per turno risuonare la lode della preghiera, così in - 132 -questo quartiere dei vecchi.
Si ricordi che i vecchi ritornano bambini nelle facoltà di intelletto e di cuore.
Bisogna portare alto rispetto alla loro età ed agli atti puerili che venissero facendo.
Si regalino, di tempo in tempo[59] e come meglio, di piccoli doni mangerecci adatti alla età ed al gusto loro.
Protettore dei vecchioni sarà S. Paolo eremita13.
QUARTIERE DELLE "BUONE FIGLIE"
Le "buone figlie" sono quelle che, per difetto di mente e per mancanza insieme di quella istruzione di cui per caso potevano nella prima età essere suscettibili, ora vivono in istato di innocenza battesimale perché incapaci di dolo.
Queste figlie, come i fanciulletti, si guadagnano con le benevolenze di leggeri; bisogna astenersi da qualsiasi trattamento brusco, compatirle nelle loro sciocchezze.
Le suore pongono attenzione[60] per istruirle e renderle capaci dei santi Sacramenti almeno una volta nell'anno e nel punto di morte.
Le "buone figlie" si chiamano così per il loro stato di innocenza, si amano da tutti con speciale dilezione, perché per loro non colpevoli il Signore accompagnerà sue benedizioni alla Piccola Casa.
Protettore celeste delle "buone figlie" sarà il venerabile Giuseppe Cottolengo.
DELLE PERSONE CRONICHE, CIECHE E SIMILI
Fra i ricoverati cronici, ciechi, sordi e simili conviene che le suore e tutti di casa adoperino carità e pazienza e si guardino dallo inquietarsi giammai per i difetti di questi meschinelli.
[61]Si eccitino alla maggior rassegnazione e si tengano occupati industriosamente in lavori di arte manuale e più particolarmente in esercizi di preghiera, finché nel loro - 133 -morale sieno altamente sollevati e col loro buon esempio di pazienza diano gloria al Signore.
Protettrice celeste di questa famiglia è S. Liduina14.
Fra le figlie povere del popolo talune di buona condotta, di ingegno e fra le più abbandonate, si assumono perché, pagando una tenue pensione, si applichino poi ad un'arte professionale comune, ovvero frequentino gli studi perché un giorno siano maestre esemplari nella Piccola Casa od ai loro paesi.
[62]Queste figlie stanno sotto la speciale assistenza di una suora che non le abbandona mai e le indirizza come allo studio così alle pie pratiche dello istituto con la miglior frequenza possibile.
Attende ai libri che leggono e le premunisce contro gli errori possibili ad essere innestati nelle loro menti. A tale scopo e come meglio una volta nel mese il direttore della Piccola Casa o chi per esso tiene loro una breve conferenza.
Protettrice celeste delle alunne maestre è S. Catterina d'Alessandria15.
DELLE SERVENTI
La famiglia delle serventi si divide in tre classi. La prima è di quelle figlie che si mettono a servizio, quasi a tirocinio, per meritarsi poi l'ascrizione in figlie della Piccola Casa, e queste si sorvegliano in modo diligente; per quanto si può Si richiamano in casa a sera per dormire e per partecipare al meglio degli esercizi di pietà nella Piccola Casa. Non mai poi si affidano altrimenti che in servizio di famiglie strettamente esemplari.- 134 -
[63]Altra classe è di quelle figlie che, non potendo in presente, sperano in futuro, almeno nella più tarda età, di appartenere alla Piccola Casa e di passare in questa gli ultimi giorni di vita e vi si dispongono con utilizzare le proprie economie.
Con queste serventi la Piccola Casa corrisponde parimente e le coltiva nel buono spirito e dona loro buoni consigli e di tempo in tempo le aduna in conferenza, quasi figlie della stessa Piccola Casa.
Si intende che queste due classi di serventi devono presentare a mano dei propri parroci e di persone autorevoli pieni attestati di buona condotta e di vocazione religiosa che apparisca almeno in embrione.
La terza classe è di quelle[64] figlie che si presentano semplicemente con attestato del parroco, che richiedono semplicemente un appoggio al servizio nelle famiglie per proprio conto.
Cotali figlie si collocano coscienziosamente al servizio come meglio; si invitano una volta nel mese almeno nei giorni festivi ad una conferenza speciale; se ne studiano gli andamenti per quanto si può.
Ma quando senza dipendenza dalla Piccola Casa mutano servizio, allora la stessa Piccola Casa si dichiara esonerata da qualsiasi responsabilità a loro riguardo.
Le serventi nella Piccola Casa occupano un quartierino loro proprio; una suora le assiste e non comunicano con i membri dello istituto.[65] Protettrice celeste delle serventi è S. Zita16, la vita della quale si dà loro nelle mani con un speciale regolamento di vita e con norme di condotta che possono studiare e praticare.