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VI.
Ai venerandi confratelli Servi della Carità.
Da quest'alma città vi ricordo come per la divina Provvidenza la messe cresca continuamente nel campo che la bontà - 1381 -del Signore ci affida da coltivare.
Non bastano a tanto lavoro gli operai; cerchiamo di crescere in virtù intensiva, quanto siamo pochi di numero.
A tale riguardo mi preme esortarvi a considerare sempre più e sempre meglio la grazia che il Signore ne ha fatto col radunarci in comunità, per farci vicendevolmente un po' di bene, tanto più in tempi di tanta opportunità anche per venire in aiuto delle anime.
Dobbiamo pure ringraziare il Signore che ne abbia concesso a nostra protezione Pio X, il quale, benedicendoci le tante volte ed affidandoci la costruzione della chiesa di S. Giuseppe, si degnò mostrare di riporre in noi la sua augusta fiducia, perché avessimo a cooperare, secondo le nostre piccole forze, alla conservazione della fede in quest'alma città, nella quale da tanto tempo i nemici di Dio e della Chiesa adunano le proprie forze per operarvi i disastri del vizio e della incredulità.
Sta bene pertanto che noi abbiamo a crescere in virtù, quanto siamo poveri di ingegno, scarsi di numero.
A tale scopo dobbiamo, ripeto, intendere bene la grazia di trovarci congiunti come fratelli, per operare la santificazione nostra e delle anime.
Studiamoci a ben penetrare la grazia e la virtù dei voti religiosi, coi quali ci siamo in modo speciale consacrati al divino servizio.
Osserviamo il voto di povertà, augurandoci di ritenere ciascuno per proprio tesoro quello che più ne aiuta al distacco di noi e delle creature ed alla pratica della religiosa mortificazione.
Ogni confratello, mese per mese, dia esatto conto al superiore locale di quanto possa essergli pervenuto alle mani, sia per elemosina di sante Messe, sia per elemosina di predicazione o di sacre funzioni celebrate od assistite e non ne sottragga nulla senza il permesso del superiore medesimo.
La nascente congregazione poi curerà che ad ogni confratello nulla manchi del necessario, perché a nulla di temporaneo sia esso costretto a pensare per provvedersene.
In merito al voto di castità, ogni confratello si guardi da ogni specie di male e nessuno ardisca trovarsi fuor di casa dopo l'Avemaria della sera, se non per grande causa che deve essere riconosciuta dal superiore.
Si usi il maggior distacco possibile avendo a trattare con donne, sovrattutto se religiose.- 1382 -
In ogni tempo, in ogni luogo e in esercizio di qualsiasi ministero sacro, si osservi il noto adagio: sermo brevis et durus, adagio che, ripetuto dalla esperienza e dai sapienti, tornerà pure a noi tutti di vantaggio a corredo di virtù e di buon esempio.
Quanto poi al voto di obbedienza, dobbiamo studiare la forza delle divine parole che stabiliscono il più alto grado della perfezione religiosa nella perfetta sommissione della volontà propria alla volontà di Dio e quindi alla volontà dei superiori legittimi, giusta la osservazione: «Qui vos audit, me audit»19.
Sta scritto: «Ecce quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!» 20. Per godere di un tanto bene è necessario che noi, Servi della Carità, viviamo concordi come veri fratelli in Gesù Cristo e come degni suoi cooperatori nei ministeri della salute nostra e delle anime.
Però nella amministrazione delle cose temporali si adoperi tutta quella espansione di parole e di fatti, che meglio giovino allo sviluppo della piccola congregazione.
Nel regolamento dei beni morali di studio e d'esperienza, ciascuno ne faccia parte al fratello con godimento dell'animo, come fra amici avviene, i quali mettono in comune ogni bene sia di corpo che di mente.
«Circulus et calamus fecerunt me doctum», scrive S. Agostino; i Servi della Carità si faranno più sani nel corpo, più sapienti nella mente e soprattutto sani nel cuore, se potranno affiatarsi da veri fratelli e comunicarsi le proprie idee con semplicità ed affetto.
Tale vicendevole conferimento gioverà anche alla compilazione ed alla diffusione del periodico nostro La divina Provvidenza21 e a dare corpo consistente alle varie divozioni ed istituzioni che sono anima e sostegno dell'opera nostra, come la divozione al sacro Cuore di Gesù, la Confraternita di santa Maria della Provvidenza22, il Pane di S. Antonio23, - 1383 -i pii consorzi24 di Como, di Milano, di Roma, eccetera.
Nell'ordine poi spirituale, i confratelli si coadiuvino a vicenda, pregando gli uni per gli altri, edificandosi vicendevolmente, tollerandosi pazientemente nei difetti inseparabili sempre da qualsiasi consorzio di uomini, benché saviamente ordinati.
A questo riguardo si abbia non solo cura, ma si ritenga stretto dovere di coscienza il praticare ogni giorno in comune almeno mezz'ora di meditazione.
Si scelgono per questo le primizie della giornata, fissando la meditazione antecedentemente alla levata comune.
Parimente dopo il desinare si faccia da tutti la visita al Santissimo Sacramento ed alla Madonna nostra madre e si prosegua la lettura del Rodriguez25 o di altro libro devoto, specialmente di santi, perché l'anima ne abbia il suo ristoro, come il corpo fu rifocillato a mensa.
In occasione dei santi voti è stata distribuita ad ognuno copia del Kempis26 e di S. Alfonso sulla celebrazione del santo Sacrificio, sulla recita devota del divino Ufficio: valiamocene sempre.
Ai Servi della Carità è tanto raccomandato il divoto esercizio della Via crucis ogni giorno.
Qualora non sia sempre - 1384 -possibile compierla con tutte le sue devote preghiere, si recitino almeno i quattordici Pater delle stazioni colle relative invocazioni e in modo da assicurare anche il frutto delle indulgenze annesse. In ogni mese poi si eseguisca un giorno di ritiro in preparazione alla buona morte27, come usano con tanto utile proprio e con tanta edificazione delle anime gli stessi sacerdoti secolari. Il confratello don Aurelio Bacciarini28, che da me e da voi concordemente in occasione degli ultimi spirituali Esercizi fu eletto direttore spirituale dell'istituto, è specialmente incaricato di dirigere le pratiche di cui sopra e di curarne con tutto zelo l'adempimento.
Lo stesso confratello, come si è con soddisfazione accettato da tutti negli ultimi spirituali Esercizi, predicherà ogni mese l'Esercizio della buona morte ai propri confratelli, ai novizi, agli studenti ed artigiani ed altri ricoverati, specie nelle case di Como, di Milano e nella vicina di Roveredo.
Tutto ciò potrà fare anche per mezzo di cooperatori; ma non si lasci passare il novembre senza aprire e continuare tale pratica.
Questo è quanto in una delle prime lettere che vi indirizzo auguro a voi, confratelli, Servi della Carità; né solo auguro, ma parmi dover imporre e imporre seriamente.
E oltre a tutto questo, siate contenti che si imponga da ora innanzi che mese per mese mi sia riferito dal superiore di ogni casa e da ogni individuo della stessa se ed in quanto abbiano osservato quanto è prescritto, conforme al modulo seguente e come meglio:
1) se, celebrando la santa Messa, si è impiegato almeno un quarto d'ora di apparecchio ed un quarto d'ora di ringraziamento;
2) se il divino Ufficio si è recitato dinanzi al Santissimo Sacramento, per quanto si può ad orario di rubrica e con attenzione almeno ad sensum, benché altamente si raccomandi di recitarlo con attenzione ad verba;- 1385 -
3) se ognuno in ciascun ottiduo si accosta alla sacramentale Confessione e sarà bene indicare il nome del proprio confessore;
4) se in ogni mattina si è compiuta almeno mezz'ora di devota meditazione;
5) quale profitto si ponga nello studio e nella pratica del Regolamento del 190529.
Per le prossime feste, come felice augurio natalizio, vi sarà dato nelle mani il Regolamento nuovissimo30, affinché possediate una guida sicura per addivenire in tutto e per sempre Servi della Carità come ne vuole il Signore e come ne darà a ciascuno l'aiuto e la grazia.
Saluto ed auguro anche i buoni fratelli laici, ai quali prego da Dio la benedizione di moltiplicare nella virtù come nel numero; li raccomando ai loro fratelli maggiori, i sacerdoti, perché siano ad essi veri maestri di virtù ed esemplari di religiosa carità.
Raccomando poi a tutti ed ai singoli Servi della Carità l'amore e l'aiuto ai novizi in genere ed in particolar modo ai chierici, sia maggiori che minori, iniziati testé al decoro ed alla speranza della nascente congregazione.
I nostri doveri poi e le nostre attenzioni a tutti i singoli comparti dei nostri cari ricoverati ed ai diversi uffici che sono descritti nel Regolamento del 1905, pel buon andamento delle singole case.
Il Signore benedica a tutti voi e ne conceda di assaporare la verità della promessa che è contenuta nelle parole divine: «Pax multa diligentibus legem tuam»31.
Vi sono in Domino
affezionatissimo come fratello