Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1905
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1905)

Parte terza. DIREZIONE DELL'ISTITUTO

Sezione VIII. DEI SERVI DELLA CARITÀ LAICI

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§ I. DELLE DOTI DEI SERVI DELLA CARITÀ LAICI

§ II. PRIMA DELLA PROFESSIONE

1180

§ III. ANCORA PRIMA DELLA PROFESSIONE

1183

§ IV. DOPO LA PROFESSIONE

1184

§ V. AIUTI PER VALERSENE TENTAZIONI DA SUPERARE

1185
- 1180 -

<< <   > >>Sezione VIII.

DEI SERVI DELLA CARITÀ LAICI

 

Nel grande esercito della Chiesa i laici stanno ai sacerdoti come i soldati ai loro capitani.

Nell'istituto dei Servi della Carità sono dei sacerdoti e sono dei laici.

Fra di loro è la relazione come da soldati ai capitani.

Ne consegue però:

a) il sacerdote nell'organismo e nella natura dell'istituto ha stretto bisogno del concorso del religioso laico;

b) ed il laico alla sua volta del sacerdote, quasi di tralcio che per far frutto deve aderire alla vite;

c) [224]fra i due ordini di persone si deve rispetto vicendevole, carità fraterna.

<< <   > >>§ I.

DELLE DOTI DEI SERVI DELLA CARITÀ LAICI

 

1. Devono presentare segni non dubbi di vocazione allo stato religioso.

I segni sono specialmente i seguenti.

a) Intenzione retta di santificare se stessi, di lavorare per la gloria di Dio.

b) Spirito di pietà e divozione intensa alla Vergine immacolata.

c) Fermezza di proposito, specie nella pratica della virtù della castità.

d) Indole buona e pieghevole.

e) Salute corporale sufficiente.

f) Età dai quindici ai trentasei anni e per eccezione anche di un'età superiore.

Per eccezione si possono ascrivere anche dei vedovi, specie nei principi della congregazione.

2. Quanto alla mente, devono essere

a) di intelligenza sufficiente;

b) [225]di una capacità pratica per compiere i diversi uffici dell'istituto.- 1181 -

c) Si scelgano da ogni classe di persone, specie da contadini poveri e semplici, atti per edificare e pazienti per non venir meno agli uffici anche più penosi.

d) Portino in dote, se possibile, qualche centinaia di lire per le spese più urgenti del noviziato.

e) Portino pure un corredo personale.

3. Difetti si tollerano più facilmente,

a) perché meno istruiti;

b) perché importano minori pesi al confronto dei sacerdoti;

c) un buon cristiano ordinario diverrà nello istituto pure un buon religioso.

4. Ma è necessario a tanto uopo

a) spirito di pietà, frequenza ai santi Sacramenti;

b) vuolsi spirito di meditazione e di buone e sante letture;

c) si richiede pure una assistenza quasi di padre e di fratello da parte dei buoni sacerdoti dello stesso istituto.

<< <   > >>§ II.

PRIMA DELLA PROFESSIONE

 

[226]I Servi della Carità laici avanti la professione è bene siano accompagnati colle regole seguenti.

1. Si usi con loro molta dolcezza

a) nelle parole, ogni qualvolta convenga dirigere loro il discorso per insinuarli negli uffici dell'istituto;

b) si adoperi dolcezza e pazienza in accompagnarli a mano, quasi madre i propri figliuoletti.

c) Gli errori, le distrazioni, le ignoranze in cui possono cadere devono fornire argomento di correzione amena più che correzione magistrale, austera.

d) Si conceda loro tutta la confidenza maggiore possibile, purché la soverchia confidenza non faccia perdere la riverenza.

Benché un cuor buono e condiscendente deve pure - 1182 -saper tollerare anche talun difetto di cortesia, di rispetto, di gratitudine.

e) Qualunque atto meno prudente e meno caritativo, che ferisca la suscettibilità del cuore umano, è un danno per l'educazione e una leggera ferita per l'istituto.

f) [227]Non però bisogna scrupoleggiare; tanti fatti avvengono in buona fede, tanti malintesi accadono e da tante fantasie è guidato l'uomo, onde non raro avviene che appaiano muraglie di separazione quelle che non sono che muraglie di nebbia.

 Così facilmente permette il Signore per suoi alti fini, atti a correggere l'umana sensibilità e sentimentalità e ad ottenere che almeno il religioso si tenga fisso e sempre più fisso lo sguardo ai premi celesti.

2. Il religioso laico è pure da educare nella mente colle norme seguenti.

a) Si dia allo stesso ampia libertà di discorrere nell'ampiezza sull'ufficio che gli è assegnato, a fin di scorgere se vi ha attitudine.

Lo si provi pure anche in vari uffici, perché di tutti e di ognuno ne abbia almeno una conoscenza discreta.

Lo si induca poi a dimorare per ultimo in quell'ufficio più particolare a cui lo chiama la divina Provvidenza ed a perfezionarsi vieppiù in quello.

b) Intanto non bisogna trascurare di avviarlo ad una scuola di riassunto o di perfezionamento dello insegnamento elementare.

c) [228]Si curino come aiuto prezioso quelli che inclinano alla cura dei cronici e degli impotenti in genere e si prepari loro un corso di igiene e gli elementi di cura nelle malattie ordinarie e della vecchiaia in ispecie.

d) Altri inclineranno all'assistenza degli orfanelli e dei derelitti in genere.

L'educazione dell'adolescenza e della gioventù è cura delicatissima e non abbastanza curata.

Un libretto di metodo e uno svolgimento accurato del metodo preventivo in uso nelle scuole dell'apostolo della gioventù, don Giovanni Bosco, sarebbe un tesoretto nell'istituto, apportatore di bene grande.

e) Né mancheranno giovani religiosi che in modo speciale- 1183 - inclinano alle colonie agricole e questi sono pure da tenersi in pregio.

Un corso di studio teorico - pratico sui sistemi nuovi di coltivazione è indispensabile.

f) Sarebbe pure buon provvedimento che presso la casa di noviziato si coltivasse un campo esperimentale, utile allo svolgimento dell'arte agricola e opportuno non meno ai laici che agli ecclesiastici, ai quali parimente lo studio della natura e l'applicazione[229] ai campi aggiunge incremento alla pratica della virtù, al salutare impiego del tempo.

g) È ormai chiarito che la questione agraria dovunque, ma in ispecie in Italia, è causa di massima importanza, la più atta a risolvere la matassa contorta della questione operaia.

Scorta una via di salvezza nell'universale pericolo che ne circonda, perché non indirizzarsi ognuno a quella con ogni sforzo?.

<< <   > >>§ III.

ANCORA PRIMA DELLA PROFESSIONE

 

Abbiamo parlato del noviziato e abbiamo alluso in modo speciale al noviziato per gli ecclesiastici, i quali dovendo assumere massime responsabilità è troppo necessario che vi si preparino con industria diligente.

 Il noviziato è pure obbligatorio per i religiosi laici, i quali per quanto si può devon osservare le norme seguenti:

a) proporzionare la prova del noviziato alla loro capacità e al loro grado di cultura;

b) [230]temperare di molto la vita contemplativa con gli esercizi della vita attiva.

c) La prova pei laici essendo altra che quella pei sacerdoti, sarà bene che questi abbiano un compartimento separato di casa, tenendo per altro comune l'oratorio ed il refettorio.

d) Né pei religiosi laici è necessario la esattezza di disciplina, che si richiede pei sacerdoti ed ecclesiastici in genere.

e) Molto più se si tratta di religiosi laici nei quali l'ingegno solamente discreto è pari alla loro semplicità.- 1184 -

f) Ai principi dell'istituto si può tollerare che talvolta un laico in tutto o in parte compia il suo noviziato anche nelle case comuni.

g) E che lo incominci o lo compia nel modo migliore possibile, poiché le ristrettezze economiche della Casa di Provvidenza da una parte e dall'altra l'urgenza delle opere a farsi danno fiducia a credere che molto possa e voglia la Provvidenza divina, più che non la prudenza o la previdenza umana.

h) In favore dei laici e date circostanze difficili a superarsi, si potrà[231] pure di qualche poco accorciare il periodo dei dieci giorni di Esercizi a premettersi alla professione.

i) Dispongano anch'essi alla loro volta dei negozi o beni temporali secondo l'indirizzo dei superiori maggiori e come meglio.

<< <   > >>§ IV.

DOPO LA PROFESSIONE

 

1. I neoprofessi si ricevono in famiglia dai confratelli laici e dai confratelli sacerdoti, con quella gioia intima che è propria di fratelli che vivono di fede e di carità.

Si osservano in loro favore le norme seguenti.

a) Bisogna diportarsi da tutti così che i neoprofessi s'avvedano che la nuova famiglia è casa e famiglia propria di religione, più cara e più diletta che non la famiglia e la casa del sangue.

b) Tosto e per grado si ammettono negli uffici della casa, onde i giorni loro comincino ad essere pieni di opere buone.

c) [232]Si attende dolcemente ed energicamente che i lavori compiano affidandosi alla virtù di Dio piuttosto che a quella dell'uomo.

d) Per tempo sono da soffocare le tentazioni di gara, di emulazione disordinata, di preminenza.

2. Ma quelli che per virtù e per ingegno emergono sono - 1185 -certo da coltivare, onde si rendano atti ad uffici maggiori.

 I religiosi laici di capacità possono occupare posti importanti nello istituto

a) negli uffici di provveditore in genere;

b) negli uffici di assistenza disciplinare, ai cronici ed agli ammalati.

c) Sovrattutto i religiosi laici dell'istituto è bene che abbiano molta parte nella direzione e nell'assistenza delle colonie agricole, sotto la presidenza del sacerdote che generalmente non si lascerà mancare.

d) Si ripete qui che le colonie agricole sono volute dalle necessità dei tempi e dall'indole delle diverse classi di persone dell'istituto.

e) Niente però è da trascurare perché le colonie agricole si moltiplichino e prosperino.

f) [233]Ove sia uopo, per la direzione pratica e tecnica dei lavori agricoli, non rincresca salariare anche persona da fuori dello istituto, purché religiosa e atta al bisogno.

g) Si procuri con industria personale che si aggreghi alla casa.

<< <   > >>§ V.

AIUTI PER VALERSENE

TENTAZIONI DA SUPERARE

 

1. Fra i religiosi sacerdoti e laici dell'istituto dei Servi della Carità hanno seguenti aiuti

a) di indirizzo alla mente con l'esempio e con la dottrina;

b) di conforto al cuore coi buoni uffici di carità e di fratellanza;

c) di aiuto allo spirito mercé la preghiera e la comunione delle opere buone. «Dove sono due o tre congregati in mio nome, io sono nel mezzo di questi»31, dice Gesù Cristo.- 1186 -

d) Parimente ne hanno vantaggio nel corpo, potendosi ripromettere quello degli apostoli, i quali erano nihil habentes et omnia possidentes32... e quello di Gesù Cristo che dice: «Quaerite primum[234] regnum Dei et justitiam eius et haec omnia adicientur vobis»33.

Verrà dato quasi per giunta tutto ciò che è necessario al vitto, al vestito, allo alloggio tanto nei giorni della sanità come in quelli della malattia.

2. Sono però tentazioni da superare ed i sacerdoti religiosi devono guardarsi

a) da ogni vanto di autorità sopra i religiosi laici.

b) La superiorità è tutta nella virtù e nel merito.

c) Devono saper compatire le fragilità dei religiosi laici, le loro ignoranze, i loro difetti, senza rimproverarli con acrimonia.

d) Non essere molto loquaci; non è bene che siano troppo confidenti ed è peggior male che siano ostentati o mostrino ostentazione.

3. I laici religiosi alla loro volta non devono

a) pretendere di essere pari e di godersi in tutto trattamento pari ai sacerdoti religiosi.

b) Non siano pusilli a prendersi ammirazione di parole e di fatti in cui non è argomento di ammirazione veruna.

c) [235]Non si lascino dominare giammai da sensi di paura, di timore, di tremore, di confusione, perché tutto questo è dallo spirito cattivo.

d) Non si reputino religiosi per comandare e muovere opere di proprio talento.

Pensino che il servire a Dio è regnare e che è meglio obbedire che comandare.

e) La perfezione e la santità è tutta nello amore a Dio e al prossimo.

La carità fraterna è sempre caparra di felicità temporale ed eterna.





p. 1185
31 Mt 18, 20.



p. 1186
32 2 Cor 6, 10.



33 Mt 6, 33.



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