Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte prima <LA FEDE>

Undecimo articolo <del Simbolo>

III. Una consolazione dopo morte

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III.

Una consolazione dopo morte

  1. Vi do qui contezza di una consolazione che a primo dire vi parrà strana, ma che nel fatto è al tutto vera. La consolazione viene subito dopo la morte. Questa è che Dio ottimo, non scorgendoci abbastanza purificati per passare al cielo, ci porge benigno un bagno di purgatorio entro al quale

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ci possiamo mondare intieramente. Confortiamoci. [104]Un cristiano che esca di vita, come può subito passare al cospetto del Signore? Non molte sono le animepure che uscendo dal corpo meritino di essere subito portate al paradiso. Noi discenderemo dunque prima nel luogo di purificazione che si chiama purgatorio. avremo, non ha dubbio, a sostenere patimenti, ma insieme avremo molte e soavi consolazioni. E di queste vo' intrattenervi in questo momento. Ringraziamo Dio che in un luogo stesso di tormento egli non ometta di infonderci godimenti vivi.

  2. La prima consolazione dell'anima che esce dal corpo sarà l'intendere che è venuta in luogo di purificazione per disporsi ad ascendere all'alto. Figuratevi che il pontefice vi chiami alla sua presenza, e voi che conserviate tuttavia delle macchie in viso, del sudiciume sopra le vesti. Che cosa non dareste voi per ripulirvi prima di comparire dinanzi alla prima maestà di questa terra? E poi l'anima o potrebbe o vorrebbe ascendere dinanzi alla maestà dell'Altissimo, insieme con la corte dei beati, conservando sulla fronte [105]ancora una macchia benché piccola di peccato? Chi può stare dinanzi a Dio con un neo di colpa? Sicché l'anima del giusto che non abbastanza ha fatta penitenza de' suoi peccati in vita, e che non abbastanza ha detestate le sue colpe veniali, sarà da Dio invitata a discendere nel purgatorio. L'anima vi si affretta con giubilo e vi dimora con molta pena sì, ma non senza molte consolazioni nello stesso tempo. Si consolerà l'anima nell'intendere che finalmente è fuor da pericolo di commettere ancora una colpa qualsiasi. Ah!, l'enormità di un peccato benché leggero lo scorge in presente l'anima. Ma sapere che omai non ne commetterà più, questo la ricolma di ineffabile godimento. Dirà a sé stessa l'anima: "Non peccherò più dunque, il mio Dio che mi ha giudicata non lo perderò in eterno". Si stima quaggiù fortuna grande godere l'amicizia di un personaggio illustre. Ma le anime del purgatorio sono certamente amiche di Dio. Il Signore le ama ed esse sono dal Signore amate. Però benedicono quel [106]fuoco che le circonda, benedicon quella sete che le brucia nelle fauci, benedicono a Dio come l'anime elette delle Terese, delle Caterine,

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dei Salesii o dei Franceschi, che domandano a Dio: "Fateci degni, o Signore, di soffrire per mostrare che vi amiamo". Intanto le anime pie guardano al cielo e sospirano: "Bel paradiso! Presto sarai il nostro soggiorno, tu sei l'eredità che il Padre celeste ci ha assegnata fino dal principio del mondo"95. E guarderanno a Maria santissima. Vista consolantissima! Guarderanno ai santi ed agli angeli, e scorgendo che la gioia dei beati presto sarà il godimento loro, esulteranno come le spose di Cristo che omai sono alla vigilia delle nozze con lui. Esulteranno vieppiù in scorgere che Maria, che i santi, che gli angeli pregano Dio affinché solleciti il loro passaggio dalla fatica al riposo.

  Le anime benedette del purgatorio troveranno argomento di conforto in guardare questa medesima terra che hanno abbandonata. Qui un cimitero, luogo di terra santa dinanzi al quale nessun cristiano passa o [107]guarda senza commuoversi nel cuore, senza migliorar la propria virtù, senza dire con lagrima pietosa: "Riposate in pace, anime dilette". Poi schiere divote di vergini, santi e sante del Signore che entro a quel luogo di dormizione, quasi spiriti che vigilano sino alla finale risurrezione, sospirano di giorno e di notte per il riposo dei trapassati. Guardano alle chiese, e qui consolansi in vedere il ministro di Dio che offre santi sacrifici, che unisce preghiere a limosine, che pone mediatrice la sposa di Gesù Chiesa santa, a fin di supplicare con maggior efficacia. Ah, il cuor dei cristiani fervorosi come consola quelle anime! Il dabben cristiano solleva le anime sante con offerir a Dio i propri patimenti ed i meriti propri. Ha di quelli che per l'amor di queste anime si propongono di far ogni lavoro di bene per loro suffragio, di eleggere fra due beni sempre il migliore per eccitarsi a più pia compassione per sé e per quelle anime. Margherita da Cortona, in far la santa Comunione per quelle anime, vedeva spesso [108]turbe che lasciato il purgatorio volavano in alto. San Bernardo, quando celebrava la santa Messa, scorgeva di più una scala che dal cielo

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giungeva fino al purgatorio e Maria benedetta che su e giù per essa conduceva le anime al paradiso. Vivia, vergine e martire, con le sue preghiere e di voce e di cuore otteneva che il fratellino morto le apparisse tre volte appo una fonte per bere e poi che salisse glorioso all'alto.

  Rallegra le anime sante del purgatorio lo stesso intendere che noi pregando per esse ne abbiamo consolazione. Sì, la consolazione che proviamo testé, quella che avremo in morte, quella massima che ci attende al cielo, questa pone un colmo di affetto a quelle anime che amano con sì vivo affetto. Nelle Scritture Sante leggiamo che Resfa, povera madre di due figli ingiustamente appiccati, stava con un velo mestissimo inalberato sur una canna e sventolava perché i corvi non avessero a mangiar le carni dei figli estinti. Giuda Maccabeo, quando vide un campo seminato dei cadaveri de' [109]suoi prodi, caduti per Dio e per la patria, pianse e poi raccolse dodici mila dramme d'argento per mandarle96 ad offerir sacrificio al tempio. Pietosissimi esempi! Come ci commuovono! Ma commovono assai più le anime sante del purgatorio e le rallegrano. Queste volgono pietose il guardo a Dio, lo dirigono alla nostra volta e sclamano: "Signore, pietà di noi! Pietà pei nostri fratelli". Intanto si dolgono di contrizione pei loro falli, piangono di tenerezza per il gemito dei cuori nostri. Caro spettacolo! Può Dio non ascoltare quelle voci ed esaudire quei gemiti? Ascolta, ascolta: egli esaudisce. E questo è il colmo delle consolazioni che provano in sé le anime sante del purgatorio. Che vi pare pertanto? Benediciamo al Signore che ancor nel mezzo di molte tribolazioni consoliefficacemente i suoi.

Riflessi

  1. Una consolazione dopo morte.

  2. Molteplici capi di consolazione che sono nel purgatorio.

 

 





p. 319
95     Cfr. Mt 25, 34.



p. 320
96     Originale: drammi d'argento per mandarli; cfr. ed. 1928, p. 126.



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