Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

Parte PRIMA

Capo I. DEL FINE DELL'ISTITUTO

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§ I. Del fine primario

§ II. Del fine secondario dei Servi della Carità

1230

§ III. Criteri per l'ammissione dei ricoverati nelle case dell'istituto

1234

§ IV. Dei fanciulli poveri

1236

§ V. Studio nell'accettazione dei fanciulli poveri

1237

§ VI. Studio

1239

§. VII. Dei giovanetti aspiranti all'istituto

§ VIII. Delle arti e mestieri

1240

§. IX. Del ricovero degli adulti

1241

§. X. Del Vitto

1242

§. XI. Delle pratiche religiose

1243

§. XII. Della disciplina

1244

§ XIII. Nei casi di malattia

1245
[- 1230 -]

Parte PRIMA

 

Capo I.

DEL FINE DELL'ISTITUTO

 

<< <   > >>§ I.

Del fine primario

 

[4]Il fine primario dell'istituto dei Servi della Carità è la santificazione dei propri membri.

Il mondo degli interessati si unisce in associazioni di commercio, di industria, di studio e di scienze, per avanzarsi nel cammino di un progresso umano; il mondo dei cristiani, che credono e che praticano, è giusto che si congiunga in associazioni di aiuto materiale e di sussidio morale e religioso, per la prosperità temporale e spirituale della società crescente.

La ragione lo vuole, la legge ecclesiastica incoraggia, la legge degli stati civili deve consentire.

Però, come in una associazione puramente civile si vuole che i membri sieno intenti e concordi[5] per assicurare la buona riuscita dei propri interessi materiali, così i membri di una associazione religiosa sono in gran dovere di impegnare seriamente le potenze della mente, del cuore e del corpo stesso per raggiungere, in grado pieno e sicuro, la prosperità propria, che è nella santificazione cristiana e religiosa.

La ragione, la fede, la pratica costante di venti secoli insegnano che ogni membro di un istituto, come ne ha il dovere per sé, così ha - 1231 -pure il diritto a pretendere che ogni membro, a seconda della capacità propria e della grazia che si vede avere da Dio, per il bene proprio e per il buon esempio ai confratelli, si adoperi con ogni sforzo per ottenere la santificazione dell'anima propria.

La santificazione poi dell'anima propria si ottiene da ciascun servo della Carità con seguire lo studio e la pratica del celebre discorso che proferì nostro Signore quando dal monte istruiva le turbe dicendo: «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli; beati i mondi di cuore perché costoro vedranno il Signore; e beati pure quelli che hanno fame e sete della giustizia, che è nel santo desiderio di compiere in tutto e sempre il volere di Dio, beati ancor questi perché saranno saziati nelle loro brame sante»3.[6] La dottrina dei Consigli evangelici, che è il compendio delle virtù esercitate da Gesù Cristo stesso, è divenuta la famosa dottrina dei veri savi e sapienti cristiani e la pratica di questa dottrina, pratica energica sino all'eroismo, pratica perseverante sino alla fine di vita, perfeziona i santi nella Chiesa di Gesù Cristo e li glorifica nel paradiso beato.

Conseguentemente, ogni buon servo della Carità deve gloriarsi dello studio e della professione dei voti religiosi come di onore sommo, deve aver cara la professione dei voti religiosi come il massimo dei tesori, deve praticarne la sostanza delle virtù con vera emulazione.

Ben si sa che la perfezione dei voti religiosi è come una scala di otto gradini e che vi si sale grado per grado, secondo le forze che uno ha e secondo la grazia che pure ha da Dio; ma si sa pure l'avviso che ne l'Apostolo quando, parlando ai cristiani di buona volontà, suggerisce l'agonizzare per amor della giustizia e lo sforzarsi con tutta possa per ottenere nella lotta della vita la corona della vittoria4. E parlando più praticamente, è assolutamente necessario che ogni servo della Carità entri con retta intenzione nell'istituto, che abbia le attitudini per osservarne le Regole e vi si applichi con buona - 1232 -volontà, lasciando poi[7] campo alla grazia del Signore di condurre le anime sino al perfezionamento.

Secondo che insegna pure S. Tommaso, l'ingresso in religione, mentre è bene massimo, è tuttavia un bene che si concede anche ai meno perfetti, ma che non mancano del serio proposito di volersi migliorare e santificare davvero.

Ogni cristiano poi non può contentarsi di pensare e provvedere per se unicamente, ma deve pure pensare e provvedere al bene dei propri fratelli e, fra questi, ai più bisognosi di aiuto corporale e spirituale; perché, se tale è il precetto del Signore per tutti indistintamente i seguaci del divin Salvatore, è precetto tanto più caro e tanto più raccomandato ai figli più cari, i veri beniamini di nostro Signore, che sono tutti quelli i quali abbracciano la dottrina e la pratica dei Consigli evangelici.

Di qui ne consegue che i Servi della Carità debbono sentire vivo il dovere, comune il desiderio di venire in aiuto del corpo e dello spirito pur anche dei propri prossimi, fratelli propri, figli comuni nella famiglia del celeste Padre.

<< <   > >>§ II.

Del fine secondario dei Servi della Carità

 

[8]«Ama il Signore Iddio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le forze tue... questo è il primo e massimo precetto - disse Gesù Cristo a tutti quelli che avessero bramato seguirlo - Il secondo precetto poi è simile al primo: ama il prossimo tuo come te stesso.

In questi due precetti consiste tutta la legge e in questi sono i discorsi e le insinuazioni dei profeti tutti»5.

Ora i Servi della Carità si vogliono arricchire di virtù e d'amor santo per poterne poi distribuire in copia agli altri.

A quali altri ? In modo affatto speciale ai figli poveri del popolo, ai vecchi poveri del popolo.

 Con qual mezzo otterranno il nobile intento? Lo otterranno con seguire perfettamente - 1233 -le Costituzioni del proprio istituto Lo otterranno efficacemente con l'esercizio della vita apostolica, che è pure scopo e mezzo attissimo per la santificazione propria e del prossimo che ne circonda.

I Servi della Carità, se attenderanno con energia per aver cura dei figli poveri, dei vecchi poveri e precederanno e accompagneranno con l'esercizio della vita apostolica, faranno opera di alta gloria a Dio, di utile a sé, di vantaggio sociale.

[9]Per intendere questo basta ricordare gli insegnamenti primi di Gesù Cristo, dove insinua che i fanciulli gli son cari come gli angeli del cielo, che chi nutre un povero avrà mercede copiosa, che ogni qualsiasi specie di bene si faccia anche all'ultimo, o sia al più disgraziato dei propri fratelli, è come fatto a Gesù Cristo.

Però dirà Gesù Cristo ai morti nel giorno del finale giudizio: «Avevo fame, sete, ero mal vestito e senza alloggio e voi mi avete provvisto di tutto... orsù, le ricchezze mie sono ricchezze vostre, il paradiso mio è il paradiso vostro»6.

Ed i buoni Servi della Carità, che per lungo corso di anni e per tante volte in ogni giorno hanno soccorso con fede i poveri, questi buoni Servi della Carità, che ancor viventi non dicevano mai basta nelle opere di carità e di sacrificio, questi buoni Servi saliranno con Gesù Cristo in alto e possederanno quel regno, che il Signore nella sua infinita bontà ha loro preparato fin dal principio della creazione. Quale guadagno! Quanto trionfo!

Il mondo degli ingannati e degli ingannatori, che si pretendono padroni dei corpi e maestri dello spirito degli uomini, questi ingannati e questi ingannatori si vedranno passare loro dinanzi eserciti di servi e di serve della carità e[10] si domanderanno attoniti: «Chi sono costoro e fin dove ascendono?».

Oh, aprite gli occhi; sono gli innocenti della roba d'altri, sono i mondi di cuore, innocenti e mondi che hanno sempre aborrite le falsità e le bugie..., questi son colmi delle benedizioni del Signore e ottengono piena misericordia da Dio salvatore7! E se questo è il trionfale passaggio di tutti i religiosi e - 1234 -le religiose che si occupano della gloria di Dio e della salute del popolo, questo stesso passaggio sarà in modo ancor più singolare spiccato nella persona di quei Servi della Carità che non a parole, ma a fatti hanno seguito l'esempio di colui che ha tracciato la via del ben fare col precedere anzitutto coll'esempio di carità e poi col farne susseguire la parola di dottrina santa.

In questo senso la istituzione dei Servi della Carità è salutata con gioia dai cristiani di fede; in questo senso la medesima istituzione può essere provvidenziale ai tempi nostri.

Oh, venga come incendio santo il fuoco della divina carità! Mandi il Signore lo spirito di sua divina carità e sarà rinnovato il mondo!

 L'ammirabile Pontefice che ci governa grida instancabilmente come l'Apostolo: «Bisogna instaurare omnia in Christo»8. Per ristaurare le persone e le opere si[11] deve compiere il desiderio del divin Cuore, che apparendo in figura di immenso fuoco grida: «Son venuto a portare nel mondo il fuoco della carità e che voglio io, se non che tal fuoco si accenda nel cuore degli uomini9.

Venga dal cielo la luce della verità e dissipi le tenebre dell'errore, discenda il fuoco della celeste carità e faccia cessare la peste del vizio.

I membri dell'istituto alla loro volta intendano ben questo e pongano mano ferma e destra instancabile nel promuovere il regno della carità.

<< <   > >>§ III.

Criteri per l'ammissione dei ricoverati nelle case dell'istituto

 

I criteri in parola sono propri dei direttori destinati all'ufficio di ricevimento; altri criteri riguardano la persona e le qualità dei ricoverandi; sono pure criteri riguardo alle persone raccomandanti.

Quelli che sono destinati dei Servi della Carità a ricevere le domande devono avere la retta intenzione di sedere quasi - 1235 -giudici della divina Provvidenza, per distinguere con retto discernimento[12] quali si possano e si debbano ammettere e quali no.

Si richiede perciò bontà di cuore e spirito di molta carità.

Ma non solo; più che bontà di cuore, si richiede lume prudente di discernimento.

Si hanno da preferire i più poveri e più abbandonati, ma che nel medesimo tempo dieno affidamento che si adatteranno all'indole dell'istituto, che profitteranno dello spirito della casa in pro per l'anima, che non saranno di probabile pericolo all'istituto, ben s'intende di pericolo fisico o morale.

Quanto ai ricoverandi, si dia preferenza a quelli che sono senza appoggio umano e che però si possono riputare e dirsi figli prediletti della divina Provvidenza.

Questi in modo speciale faranno discendere sulla casa le benedizioni del Signore.

Sono da preferire i fanciulli ai vecchi, perché per gli orfanelli ed abbandonati militano speciali ragioni.

Si deve seguire l'ordine della carità con preferire i vicini ai lontani, non forse i parenti agli estranei, benché sia pericoloso sempre circondarsi di cure per la carne e il sangue.

Riguardo alle persone che presentano e che raccomandano i ricoverandi, si devono preferire le raccomandazioni di persone ecclesiastiche o religiose, benché sia il caso di aprire ben gli occhi, perché cotali raccomandanti più si affidano[13] ai suggerimenti del cuore che alla discrezione della mente e cercano di appoggiare i bisogni dei raccomandati senza badare alle urgenze dell'istituto.

Conviene agire con prudenza e avvedutezza pari, quando chi raccomanda è persona di qualità e di ufficio particolare, verbigrazia capo di Comune, di congregazioni di carità10 e simili.

 Costoro sono specialmente incaricati di esercitare loro stessi la carità e non è conveniente che se ne sgravino in tutto o in parte al danno dell'istituto, che pure vive di Provvidenza e di carità.

Si adottino pure i principi di giustizia, che nessuno il quale possieda del proprio viva dello altrui.

I titoli di conoscenza personale ed anche i titoli di qualche benevolenza o di qualche benemerenza dell'istituto - 1236 -non devono far pesare troppo la bilancia a danno dell'istituto stesso.

Si ritenga buono il criterio del grave mutamento che avviene tuttodì in argomento dell'economia, per il maggior prezzo delle derrate e per i bisogni maggiori giusti o pretesi dei ricoverati.

In argomento a che, è pur da notare che non rara volta i più poveri sono i più esigenti e che i beneficati maggiormente sono pure i meno grati.

[14]Tanto si osserva non già per iscoraggiare menomamente nelle opere di bene, ma per amore di giustizia e di carità.

La Casa della divina Provvidenza deve porre in alto le mire sue e procurare che il ricovero si riempia di persone bisognose, tanto più care a Dio, perciò più atte a far piovere celesti beni.

Lo si ripeta: molta fede devono avere i Servi della Carità che, occupando la mansione del ricevimento dei beneficati, quasi tengono in mano propria le chiavi per aprire o per chiudere le porte agli inviati a nome della bontà e della carità del Signore.

<< <   > >>§ IV.

Dei fanciulli poveri

 

I fanciulli poveri a ricevere saranno dagli anni tre ai dodici anni circa, ossia sino a quella età in cui, ragionevolmente parlando, il fanciullo possa tuttavia conservare il candore del buon costume.

Intorno a ciò però sono pure da osservare circostanze varie di luogo, di famiglia, di capacità intellettuale.

Quello che importa è che non si ricevano cuori già guasti, capaci di gettare il contagio del male nel mezzo degli adolescenti compagni.[15] Per gli scorretti11 le Opere nostre non tengono tuttavia comparto adatto e conviene rimetterli a luoghi di cura più opportuna e utile.

Quanto allo stato di salute, sono sempre a preferire i malazzati e gli acciaccosi, non mai però i tisici per non spandere il contagio nella comunità.

Si ricevano gli storpi, - 1237 -gli sciancati e si fanno voti perché in tempo non lontano si possa disporre un compartimento per gli epilettici, pei quali il bisogno del ricovero è più specialmente sentito.

Son da preferire i fanciulli orfani di amendue i genitori o dell'uno dei due.

Non rara volta fanciulli tengono genitori meno atti e meno che esemplari e allora questi fanciulli si trovano in peggior stato che gli orfani stessi, i quali per essere tali possono più facilmente godere della pubblica beneficenza e della privata carità dei buoni cittadini.

 Non rara volta e per sopperire alle angustie del ricovero, si può ragionevolmente ricevere un fanciullo che è superiore in condizione ad altri più poveri, ma che di buon animo corrisponde un mensile copioso, onde il pio ricovero non solo non ne abbia danno, ma qualche vantaggio in pro dei fratellini più bisognosi.

<< <   > >>§ V.

Studio nell'accettazione dei fanciulli poveri

 

[16]Oltre alle osservazioni accennate, conviene avere altresì le seguenti precauzioni.

1) Informarsi dell'indole e del carattere dei genitori o tutori o rappresentanti e accertarsi dello stato economico degli stessi, per quanto si può, e della loro solvibilità per quel mensile che promettono.

2) Informarsi parimente dell'indole e del carattere del ricoverando e quanto possa promettere in buona riuscita.

3) Converrà parimente industriarsi perché dai Comuni, dalle congregazioni di carità12, dai privati si raccolgano delle cooperazioni atte a sollevare l'istituto dai più forti dispendi e per ottenere che il buon seme della carità si propaghi e che, come soffio benefico, si espanda a dissipare i miasmi dell'egoismo che inaridisce i cuori.

4) Parimente è da usare industria perché i fanciulli entrino con un corredo discreto di abiti personali e di lingerie da letto.

Sarà industria buona affidare a delle persone pie e - 1238 -caritatevoli la provvista di vestiario per un derelitto o per più derelitti, che assumerebbero[17] quasi figli propri per la carità di Cristo che li urga e li costringa.

5) Sono da accaparrarsi medici caritativi, medicine a buone condizioni e costituire nel ricovero un assortimento dei medicamenti più ovvii e permessi dai vigenti regolamenti sanitari.

6) Raccomandatissima è pure la pratica di avere un infermiere che abbia compiuto un corso di studio di igiene e che altresì abbia saputo ottenere un diploma o certificato di esercizio come infermiere; i fanciulli hanno bisogno di cure quasi materne e bisogna accudir loro con squisitezza di cuore e con lume intelligente di ottimo gusto.

I bagni per cura di salute e di igiene son pur da suggerire in varie stagioni, specialmente nella estiva, quantunque non sia mai abbastanza raccomandata la sorveglianza per tutelare le leggi dell'onestà, tanto rigorose in ognuno, ma sovrattutto fra gli adolescenti.

7) Quanto al cibo, se ne curi la qualità, perché sia sano, e la quantità, perché sia a sufficienza, ma non mai soverchio; in questo è più facile cadere per difetto di golosità che per eccesso di sobrietà.

Si abbondi nel riposo perché gli adolescenti hanno bisogno di riposo.

8) [18]Nei casi di malattie leggere si ricorra ai rimedi ed alle cure della famiglia, ma quando sormonti la febbre non si trascuri il consiglio del medico.

Le cure di carità abbondino con i fanciulli malazzati o come che sia deformi nelle membra.

 Si tengano, per quanto si può, separati dai sani e si adoperi zelo perché per ogni ordine di sofferenti si nutrano sentimenti di fede e di carità viva, senza che dessi se ne avvedano; sarà questo tratto di esimia carità che vien apprezzato dagli angeli del cielo.

9) Le prime cure e le più diligenti si devono ai fanciulli che, lasciata la casa paterna, muovono i primi passi nell'ambito del ricovero; qui devono pertanto trovare chi loro faccia da padre amante e madre pietosa.

10) Nelle Case della Provvidenza deve regnare la sostanza della carità e non le semplici apparenze.

Nondimeno conviene adattarsi, fin dove è lecito e sino al limite della possibilità, - 1239 -che i fanciulli sieno ben vestiti, bene alloggiati, perché anche questo conferisce mirabilmente sia al buon nome dell'istituto, sia al contentamento dei cuori umani.

Oggigiorno anche questo è mezzo per attirare le beneficenze o per soddisfare alle moderne esigenze dei tempi.

11) [19]Sarebbe giovevole, anche per igiene, l'introdurre l'uso dei zoccoli di legno preparati in diverse forme per l'uso invernale ed estivo.

<< <   > >>§ VI.

Studio

 

I fanciulli poveri non rare volte sono di ingegno e di fermo proposito più che nol sieno i figli dei ricchi. Così il Signore compensa i suoi doni nelle persone e nelle famiglie; perciò è da curare nei fanciulli poveri lo sviluppo mentale, è da curare la cultura del cuore.

Si devono iniziare agli studi elementari, ad una educazione che sia propria della natura e della famiglia.

Gli studi delle classi elementari devono essere conformi ai regolamenti scolastici: aver di mira di fare degli orfanelli un giorno cittadini onorati, amanti della religione e della patria.

In via di eccezione si possono accordare le classi inferiori elementari di prima e seconda ad un personale delle suore di santa Maria della Provvidenza, purché se ne prendano tutte le precauzioni di luogo e di persone che sono opportune. L'adolescente sente maggiormente il bisogno della educazione materna ed è bene soddisfarlo,[20] ma non oltre l'età dai cinque ai dieci anni e previa la salvaguardia delle cure che si richiedono per il decoro della casa e la piena sicurezza.

Inutile notare che si devono preparare agli esami di proscioglimento e di maturità.

Si raccomandano le preparazioni mediante una gara d'emulazione da procurarsi con la pratica di esami bimestrali e semestrali.

Quando abbiano superati gli esami, si potranno applicare come si dirà nei paragrafi seguenti.- 1240 -

<< <   > >>§. VII.

Dei giovanetti aspiranti all'istituto

 

I giovanetti nostri del ricovero si devono considerare come allievi di un piccolo semenzaio per cavarne delle vocazioni in favore dei Servi della Carità, sia come sacerdoti, sia in qualità di laici.

Per essere scelti agli studi ecclesiastici di ginnasio devono i fanciulli essere di buona salute fisica, di un ingegno almeno discreto, di ottima condotta morale, di attitudine alla vita ecclesiastica.

Conviene che non solo a parole, ma anche a fatti manifestino[21] chiare le proprie intenzioni, che i tutori o genitori siano contenti e non solo, ma che con uno scritto, da conservarsi nell'archivio, manifestino la loro sincera volontà di dedicarsi al servizio dell'istituto.

Intanto non si dispensano dal corrispondere, ciascuno colle proprie forze, un mensile, perché gli studi non siano in tutto a carico dell'istituto e perché gli allievi con questo porgano segno più manifesto della loro sincera volontà.

Quando uno studente in progresso desse segni evidenti di non voler servire nell'istituto, allora si potrà rimandare ovvero, con carità e giustizia, raccomandarlo a quell'ordinario che per ventura si potesse di lui occupare.

Sarebbe una carità male intesa protrarre a lungo la decisione sopra una vocazione molto incerta.

Gli studi si fanno regolarmente nella casa principale di Como; si fanno per eccezione nella casa di S. Gaetano a Milano ovvero di Roveredo, finché non si apra l'adito a continuarli al fianco della chiesa erigenda in Roma13.

<< <   > >>§ VIII.

Delle arti e mestieri

 

L'indirizzo dell'istituto dei Servi della Carità si limita alla natura di istituto - ricovero.

Ma questo non impedisce che, - 1241 -come sia abbia a provvedere ad una istruzione religiosa e civile necessaria, così si abbia a provvedere[22] per dare il pane materiale della vita per mezzo del lavoro.

Il lavoro consiste specialmente nell'applicazione delle arti e mestieri e nelle colonie agricole.

Si prescelgono per le arti e mestieri quei fanciulli che dimostrano speciali attitudini; per le colonie generalmente si applicano gli scarsi di mente.

Fra le arti si scelgono le più comuni, del sarto, del calzolaio, del fabbro, del tipografo, del falegname.

Arti così fatte si alimentino tanto quanto sono necessarie ed opportune per dare il lavoro ai ricoverati e per un modestissimo guadagno all'istituto.

Non è punto conveniente entrare in aziende commerciali, le quali col tempo possono compromettere la natura e la continuazione dell'istituto.

Quanto alle colonie agricole, si osservino le medesime misure di prudenza e tanto più in quanto che le colonie agricole non esigono minori spese di dispendio per l'esatto sviluppo delle stesse.

 Si comincia sempre da campi esperimentali e si procede a mano a mano, con prudenza e con sicurezza pari.

<< <   > >>§. IX.

Del ricovero degli adulti

 

[23]I ricoverandi adulti possono essere scarsi di mente, scarsi delle forze fisiche, scarsi della salute corporale, scarsi della capacità di provvedersi il pane quotidiano della vita.

Sempre devono essere di buona condotta morale o per lo meno devono essere tali da lasciare credere non solo possibile, ma probabile la resipiscenza intorno a difetti passati.

Chi entrasse senza il proposito di seguire l'indirizzo religioso della casa è meglio che se ne stia fuori, perché si farebbe tanto più cattivo per sé e pericoloso per gli altri.

Non devono essere affetti da malattia fisica contagiosa.

Tra le malattie contagiose si annovera l'epilessia.

Non si ricevono quei malati di malattia acuta, perché sarebbe fuori dello scopo nostro.

Talora conducono cronici prossimi ormai - 1242 -alla morte e questi non è sempre prudenza e decenza il riceverli Sarà da suggerire caritatevolmente che vengano assegnati agli istituti spedalieri o che, come meglio, sian assistiti nelle case proprie.

[24]Conviene suggerire occupazione proficua a tutti quelli che in qualsiasi modo vi si possono applicare.

Possibilmente si occupano in lavori di giardinaggio e di colonia agricola.

Sarebbe per altro molto desiderabile di introdurre facili arti per costruzioni di sedie e canestri e interessarvi anche le persone dei ricoverati per una retribuzione incoraggiante.

Per gli altri incapaci al lavoro sarà carità fiorita indirizzarli allo spirito di preghiera e di buona lettura.

Sarà ottimo provvedimento una biblioteca popolare, amena, da ben custodire e distribuire fra i ricoverati.

<< <   > >>§. X.

Del Vitto

 

Il vitto deve essere a piena sufficienza in quanto alla quantità, ma come si è detto sopra si curi che non si introducano abusi.

Circa la qualità si preferiscano cibi cereali e leguminosi, perché più sani e più confacenti, nel medesimo tempo anche più economici.

Le esigenze dei tempi richiedono pure l'uso del vino, ma per quanto si può si elimini l'uso degli alcool e delle bevande fermentate, perché[25] meno igieniche.

 Vi si può supplire per quanto si può con dei surrogati per avventura di minor dispendio e maggiormente efficaci.

Si ammannisca e si porga il cibo con sentimenti di fede e di carità, conforme al trito proverbio che un piatto di buona cera è per lo meno un piatto a metà condito.

Si guardi dai difetti di parzialità, perché fra gente vecchia e di scarsa mente potrebbero ingenerare molti e non leggeri inconvenienti.

Parimente si abbia cura che le loro vestimenta siano decenti e pulite.- 1243 -

<< <   > >>§. XI.

Delle pratiche religiose

 

Le pratiche religiose in uso oggidì sono le seguenti: la santa Messa quotidiana; la visita del Santissimo Sacramento nel pomeriggio; la benedizione del Santissimo Sacramento alla sera; sante Comunioni quotidiane nel maggior numero e fervore possibile; ogni otto giorni comodità a tutti di ricevere i santi Sacramenti; nelle infermerie vaste la santa Messa quotidiana e festiva per quanto si può; nella prima domenica d'ogni mese l'Esercizio della buona morte14; nelle infermerie ogni giorno letture devote e preghiere speciali.

[26]La divina Parola si cerca di dispensare con abbondanza.

Un fervorino si fa in ogni giorno, al mattino dopo la santa Messa, ed un fervorino con richiamo alle Regole nell'accommiatare i fanciulli al riposo della notte.

Nei giorni festivi non si lascerà l'istruzione evangelica, catechistica generale e parziale nei diversi gruppi dei ricoverati.

Si segue la pratica dei discorsetti e fervorini nei mesi di S. Giuseppe, di maggio, del sacro Cuore, e di novene e tridui parecchi in preparazione alle principali solennità.

Il catechismo lo si imparte più volte alla settimana nelle scuole diurne e serali.

Allo studio della dottrina cristiana si fa seguire la pratica della santa Comunione e adorazione del Santissimo Sacramento e la pratica dell'adorazione perpetua in ogni martedì e in ogni venerdì della settimana.

Quest'uso di pratiche d'insegnamento religioso lo si alterni con l'uso del canto popolare e liturgico.

Si è poi pensato ad un manuale di pratiche divote da servire per tutte le case e di una raccolta di fervorini per ogni giorno dell'anno e per le diverse circostanze, secondo la pratica e lo indirizzo delle case dell'Opera salesiana.

Rimane ad avvertire che queste pratiche, le quali sono entrate spontaneamente nello spirito della casa,[27] vi si devono con molta spontaneità mantenere, evitando gli estremi di una pietà sforzata ovvero di una pietà rilassante.- 1244 -

 Pio costume è quello di procurare che una specie di adorazione perpetua diurna sia frequentata con l'aiuto del personale di buoni vecchi e cronici, che molto inclinano a pietà, e con personale innocente degli adolescenti, i quali caritatevolmente guidati gustano e coltivano il cibo soave della cristiana pietà.

Molto si deve fidare nelle orazioni fervide degli innocenti.

<< <   > >>§. XII.

Della disciplina

 

La disciplina deve essere quella di una famiglia cristiana ben regolata.

Bisogna conformarsi all'esemplare della Sacra Famiglia.

I superiori non devono far pesare per quanto si può l'autorità del comando.

I dipendenti devono ubbidire per principio di fede e non per forza, quasi schiavi.

Chi comanda pensi che comanda in nome di Gesù Cristo umile e dolce di cuore; chi ubbidisce pensi che ubbidire ai superiori è come ubbidire a Dio stesso. I superiori[28] sono i rappresentanti di Dio; i poveri sono i beniamini della Provvidenza, i veri signori e padroni, perché le Opere sono istituite non tanto per chi comanda quanto per chi ubbidisce e i benefattori porgono il loro appoggio in aiuto ai derelitti miserabili.

Perché tra i superiori ed inferiori non avvengano alterchi e regni sovrana la concordia, bisogna che anzitutto sovrana regni la carità. Solamente a queste condizioni uno può trovarsi bene tra le opere della Casa della divina Provvidenza. A dire dei superiori, è molto meglio abbondare di pietà e di misericordia che peccare di rigore e di giustizia. Molto più che si ha a trattare con persone che non sempre e perfettamente possono rispondere dei propri atti. Se sono fanciulli, questi mancano di esperienza; se sono vecchi, perciò appunto sono divenuti quasi fanciulli, deboli delle forze fisiche, fragili nelle facoltà mentali e permalosi e stizzosi nelle omai infiacchite forze del cuore. Bisogna dunque guardare agli individui ed al complesso delle persone nelle case ugualmente - 1245 -con cuore generoso: le Case della divina Provvidenza nessuno pretende che siano regolate con disciplina militare e che in esse regni sovrano l'estremo punto di una civiltà, che a stento s'attaglierebbe alla pratica di istituzioni che passano per la maggiore.

[29]Se qualche cosa in più bisogna di tempo in tempo concedere, si rifletta che un miserabile, per quanto pezzente nelle vie e mal riparato di notte, pure gode di una libertà che gli è tanto cara.

Si badi pertanto a compensare in qualche modo la libertà ed a permettere, nell'ambito della casa e giusta le Regole della stessa, quella maggior libertà e maggiori atti che la ragione possa permettere.

<< <   > >>§ XIII.

Nei casi di malattia

 

Nei casi di malattia bisogna tosto osservare se la malattia sia reale o piuttosto ideale, se si tratti di leggero incomodo ovvero di sintomi che possono avere conseguenze gravi. Segnale di malattia è il grado di febbre: allora bisogna osservare il precetto di chiamare il medico per la necessità15.

Agli ammalati si usino tutte quelle cure di carità e di sacrificio, che sono conformi ad un luogo di ricovero e ad una casa di Provvidenza.

Sovrattutto si abbia cura del bene spirituale degli individui.

Non si tardi a sollecitare il sacramento della Confessione; più tardi poi e secondo le circostanze ricevano gli altri sacramenti.

[30]Quando un ammalato è grave, si preghi nelle orazioni della comunità e quando è agli estremi di vita si usino tutte le cure che la Chiesa, madre santa e pia, consiglia.

Si visitino spesse volte dal sacerdote o dai sacerdoti designati e tosto dopo morte si aggiungano le preci di suffragio nella comunità e si applichi presto almeno una santa Messa.

Si ricordino pure ai parenti del defunto i doveri di giustizia e di carità di aggiungere e di continuare più larghi suffragi.





p. 1231
3 Cfr. Mt 5, 3.8.6.



4 Cfr. 1 Cor 9, 25.



p. 1232
5 Cfr. Mt 22, 37-40.



p. 1233
6 Cfr. Mt 25, 31-40.



7 Cfr. Sal 23, 5.



p. 1234
8 Ef 1, 10.



9 Cfr. Lc 12, 49.



p. 1235
10 Cfr. nota 14 a p. 438.



p. 1236
11 Sono i ragazzi raccolti nei riformatori.



p. 1237
12 Cfr. nota 14 a p. 438.



p. 1240
13 Cfr. nota 1.



p. 1243
14 Cfr. nota 1 a p. 65.



p. 1245
15 Cfr. Sir 38, 1.



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