Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte terza LA CARITÀ COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Comandamento primo I Amate e poi fate quel che volete

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Parte terza

LA CARITÀ

COMANDAMENTI137 DELLA LEGGE DI DIO

Comandamento primo

I

Amate e poi fate quel che volete

  1. [157]Un mistero è il cuor nostro. Il cuore paventa di tutto e di tutti, pure non può stare senza amare. Quand'esso ama è contento, ma subito un affetto gli dice: "Quello che ami sarà poi il bene?". Allora il cristiano volge il guardo in alto e soggiunge a Dio: "Il mio cuore è irrequieto finché si riposi in voi". Carissima espansione di affetto! Vero, vero, il nostro cuore ci par grande della grandezza di Dio. Il cuor nostro, per quanto brami od operi, sempre gli rimane a desiderare - 346 -ovvero ad operare. Solo Dio accontenta il cuor nostro. Solo il Signore ci salva dai pericoli. Però che abbiamo a fare? Poniamo in atto quello di cui ci avverte sant'Agostino: "Amate e poi fate quel che volete". Fuori le trepidazioni, lontani tutti i timori. Amate Dio. Quando di cuore amiate [158]il Signore non peccherete più, tutte le opere vostre vi ritorneranno in giovamento per l'anima, in contento per il cuor vostro.

  2. Francesco d'Assisi diceva al cuor suo: "Ama il Signore". E in amare, provandone ineffabile consolazione, prendeva a scrivere lettere e diceva: "Prendo a scrivere a tutto il mondo, perché se tutti sapranno che Dio è buono subito l'ameranno". Quanto buono è il Signore! Egli è spirito perfettissimo, è l'Eccelso, eppure guarda a noi con affetto di immensa pietà. Guarda ai sapienti ed agli ignoranti, guarda ai ricchi ed ai tribolati. Con il suo occhio pietoso distingue i semplici, distingue i poveri ed i tribolati per saperli in modo speciale aiutare e difendere. Il Signore è l'Eterno il quale esiste da sé, né ha avuto origine o principio da alcuno. È in se stesso beato perché la felicità è di Dio, e la beatitudine del paradiso è l'essenza del Signor nostro. Pure ci ama. Noi creature di un , noi con tante afflizioni che ci opprimono, noi possiamo certamente guardare in alto e dire: "Io amo il Signore e son certo che il Signore ama me. Ei non mi abbandona se io non lo abbandono,[159] Iddio ha cominciato ad amarmi ancor prima che io fossi. Iddio benedetto mi ama da tutta la eternità". Eppure noi siamo peccatori e Dio è tre volte santo. Gli angeli celesti giubilano in esclamare: "Santo, santo, santo è il Signore Iddio degli eserciti"138. In dirlo guardano a quello splendore ineffabile che esce dal volto dell'Altissimo, ed eglino reputandosene al confronto vili e macchiati se ne coprono con l'ali il viso. E l'uomo al confronto dell'angelo chi è desso? Nel corpo un ammasso di putredine, nell'anima è un vulcano di immaginazioni spesso vane nella mente, nella memoria una ricordanza di miserie e di cadute,

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nel cuore è incostante e leggero come l'arida foglia che si dissecca. Che macchia orrenda fin dalla nascita, e dopo che è cresciuto avanzaticcio quanti aberramenti139 e quante cadute! Pure Iddio buono è qual padre amorevole il quale tanto più ama quanto più scorge misero il figlio e sciagurato.

  3. Appunto Iddio è il Padre nostro. Ci ha tratti con tanta bontà dal nulla all'essere. Ci ha dato il140 corpo, la vita e la potenza [160]per adoperargli in prodigi e per l'onor suo141. L'anima l'ha creata ricca di facoltà, potente in elevarsi, e le ha poi detto: "Tu sarai immortale quinc'innanzi come è immortale Dio medesimo". Potente! Dio non muore e l'anima non muore. Con il suo Creatore sarà l'anima in perpetuo. Con Dio sarà un lo stesso nostro corpo, ma dotato di gloriosa condizione. Intanto su questa terra Iddio buono fa nascere il sole che ci benefichi, e regola a seconda del nostro meglio le stagioni. La terra che abitiamo è come una mensa che Dio ci ha disposta. In essa ogni sorta di cibi non pur necessari ma dilettevoli. Ed all'anima qual cibo? Il cuor nostro sospira a Dio, Iddio dunque sarà perennemente l'alimento dell'anima nostra. Così è, così è. Il Signore con la sua grazia si fa presente a noi nel meditar pio e nel pregar divoto. Il Signore si fa presente con i lumi di fede, con i conforti di speranza. Si fa spesso ancor visibilmente intendere con gli affetti di carità. E quand'egli scorge che noi siamo peccatori, ci fa intendere chiara una voce al [161]cuore che dice: "Io ti perdono... Io ti perdono". Ed ei perdona. Noi ci accostiamo al tribunale della misericordia e ne partiamo giubilanti. Iddio perdona, Iddio perdona. Il Signore nel paradiso ha promesso che sarà in eterno la consolazione dell'anima nostra. Iddio renderà beato il cuor nostro. E intanto il Signore incomincia da conversare con noi quaggiù e unirsi con noi stessi cuore a cuore. Nol fa con maestà, perché chi potrebbe veder Dio e poi vivere ancora142?- 348 - Ma lo fa con amore infinito. Gesù, vero Dio e vero uomo, nel Santissimo Sacramento dell'altare è il vero cibo che nutre l'anima nostra, che conduce al monte santo del Signore.

  4. Iddio è il Padre nostro. Un padre terreno provvede con generosità ai figli suoi, ci fa poi eredi della propria casa. Iddio nostro dona a tutti grazie abbondanti per la salute eterna. Dona aiuti assai abbondanti ai figli del suo popolo diletto, ma è sì buono che l'aiuto sufficiente nemmen lo lascia mancare ai figli ribelli, agli eretici, ai turchi, ai pagani che lo ingiuriano ovvero che non lo riconoscono. [162]Manda poi a tutti che l'invocano il Figliuol suo unigenito Gesù Cristo. Noi ci abbracciamo alla destra sua e poi saliamo. Oh come è bello ascendere al paradiso con la guida di Gesù Cristo che accompagna e che solleva! Il paradiso dei santi intanto s'apre all'ingresso dei giusti della terra. Oh, regno beato, come ci sollevi il cuore solo in rimirarti benché da lungi! Tu sei l'eredità che ci dona il Padre. Iddio è Padre che ci ha creati. È Padre perché ci ha redenti a mezzo di Gesù, Figlio unigenito. È Padre perché a mezzo dello stesso Verbo incarnato ci ha ammaestrati. È Padre perché in eredità ci ha assegnato il possesso beato del paradiso. Per tutte queste ragioni il cielo sarà la nostra eredità e mercede nel medesimo tempo.

  5. Il Signore disse un giorno a Mosè: "Conduci il popolo sul monte Sinai perché io vo' dargli la mia legge". E venne Mosè. Ma intanto al vertice del monte s'addensò un terrore di tremuoto, di folgori e di lampi che minacciavano tutto intorno. Venne Mosè solo ed egli godeane ineffabilmente nel cuor suo. Gli altri al piano tremavano. Ma il [163]Signore soggiunse: "Bene sta: apprenderanno quei laggiù ad obbedirmi". Intanto incominciò: "Amerai il Signore Iddio tuo, e non avrai altri dei avanti di me"143. E continuò fino al decimo comandamento. Descrisse poi i primi tre, che fanno per la gloria sua, sopra una tavola di pietra. Gli altri sette che sono soprat<t>utto a favor nostro, li scrisse sopra altra tavola e li

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consegnò a Mosè. Passarono anni, e il Figlio di Dio, Gesù Cristo, venne al monte Calvario. E stando affisso alla croce commosse per l'alta pietà cielo e terra. Quando scorse che perfin le pietre spezzavansi, allora con voce moriente confermò i suoi Comandamenti dicendo: "Il Signore l'amerete voi dunque? Amatelo. Amatelo".

  6. Apparve in un bel a Teresa un giovinetto che le disse: "Come vi chiamate voi?". "Mi chiamo Teresa di Gesù". E quelli soggiunse: "Io poi sono Gesù di Teresa". Allora Teresa in un eccesso di amore prendeva nella destra una torcia accesa e nella sinistra un secchio d'acqua e correva, correva. Domandaronle: "Che fate voi dunque?". E dessa: "Io vo' con questa torcia accendere [164]in cuore a tutti una fiamma del santo amor di Dio, e con questa acqua io voglio spegner le fiamme del peccato, gli ardori dell'inferno". Fratelli miei! Io vi colloco a mo' degli ebrei di fronte al Sinai fumante e poi vi dico: "Amate e fate quel che volete". Ah, se amate il Signore non sarà possibile che l'offendiate! Ma vi colloco più volentieri al Calvario, di fronte all'altare di Gesù moriente, e vi replico: "Amate e poi fate quel che volete". Qual figlio amante può guardare in volto al genitore che agonizza e poi iniquamente scapricciarsi?

Riflessi

  1. Amate Dio e poi fate quel che volete.

  2. Iddio spirito purissimo, Iddio che è ab eterno, ama noi miseri!

  3. E ci ha arricchito di doni perché fossimo atti a riamarlo.

  4. Iddio, qual padre amante, ci dona per il corpo il materiale alimento, per l'anima il cibo spirituale che è più proprio.

  5. [165]Dal Sinai e dal Calvario ci ha poi detto: "Amatemi! Amatemi!".

  6.  Noi amiamolo e poi facciamo ciò che ci aggrada. Chi ama Dio è salvo.

 

 





p. 345
137   Originale: Comandamento; cfr. ed. 1928, p. 179.



p. 346
138   Is 6, 3.



p. 347
139   Originale: abberramenti; cfr. ed. 1928, p. 183.



140   Originale: al.



141   Nell'ed. 1928, p. 184: «Ha dato al corpo la vita e la potenza per adoperarle in prò suo e per l'onore di lui».



142   Cfr. Es 33, 20.



p. 348
143   Es 20, 3.



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