Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte terza LA CARITÀ COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Quarto comandamento Non liberi, ma dipendenti

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Quarto comandamento

Non liberi, ma dipendenti

  1. [195]Dicono che l'uomo è nato libero, che deve dipendere da nessuno e crescere nella sua libertà. Appunto, appunto: abbiamo per patire la libertà, per morire la necessità. Nel resto poi siamo tutti dipendenti. Per questo che il bambino nasce col gemito in cuore, con il pianto sulle labbra. E mano a mano che passano i , egli stende le sue braccioline per dire: "Aiutatemi". Come ora, così in tutto il corso della vita l'uomo non è creato per essere libero, ma per essere dipendente. Per iscorgerlo basta aprire gli occhi. Vediamo in questo con la guida della ragione e della fede. Noi non siamo nati per essere liberi, ma per essere dipendenti.

  2. Il vero Figlio di Dio, il quale per essenza è libero perché è esente ab eterno da ogni paura di male, pure quando venne per dare esempio al mondo volle dipendere [196]in tutto e provossi ubbidiente dalla culla al Calvario. Quando poi si rivolse a Pietro per dirgli: "Tu non sarai più pescatore di pesci, ma di uomini"167, nello stesso momento gli impose l'obbligo di dipendere da tutti. Pietro fu dunque servo a tutti. Si prestava agli ebrei ed ai pagani per aiutarli nella salute dell'anima. Si mostrava ai seguaci del Salvatore per iscorgere in che ancora avrebbe potuto servirli. Per soccorrere a tutti venne ancor egli sul monte a dare la vita in croce per i suoi fratelli. I pontefici di poi seguivano le medesime vie di dipendenza- 366 -. Si chiamarono con nobile titolo servi dei servi del Signore. Oggidì il pontefice guarda ai molti milioni di cattolici della terra e si inchina per far loro del bene. In nome di Gesù dice bensì: "Io sono re dei re, il padre dei padri, il sacerdote sommo, Vicario del Salvatore al quale sia onore nel secolo dei secoli". Ma nello stesso tempo volge il guardo intorno a sé e ripete: "Io son servo inutile168. Nulla posso senza Dio. Per operare conviene che chiami in aiuto le membra dei fedeli, perché il capo non sta senza membra". [197]E come il pontefice, così i vescovi ed i sacerdoti e così gli stessi169 padri di famiglia tengono somigliante discorso. In dire misurano il peso che loro sovrasta, ne sentono il gravame, quasi giogo che atterra, e gridano: "Pietà di noi, che dobbiamo risponderealtamente al cospetto di Dio e della religione e della società".

  3. Siamo creati per ubbidire. Che direste se la mano o se il piede si rifiutassero a far quello che il capo suggerisce? E che sarebbe della società cristiana se le membra non volessero ubbidire alla testa, l'autorità che comanda? È ordine espresso di Dio: "Non è autorità fuori che da Dio"170. I regi comandano perché Dio dona loro potere e i legislatori per questo stesso impongono loro leggi. Se non fosse Dio dall'alto, chi vorrebbe ancora ubbidire ai precetti di un uomo?

  4. Per questo il Signore ha aggiunto nel quarto comandamento una promessa di speciale prosperità. Ha detto: "Obbedisci al padre ed alla madre, se vuoi vivere lungamente sopra questa terra"171. [198]Colui che obbedisce è certo d'avere da Dio copia di beni spirituali. Accresce la fede, ravviva la speranza, infiamma la carità. Dona di sé il meglio che possiede, la propria volontà, a Dio. Per questo il Signore, che non può esser secondo a veruno in generosità, compensa con dare all'anima molteplici benedizioni. E porge altresì copia di beni temporali, buona salute e buona fama, età longeva e

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prospera! Troppo gli sono cari gli ubbidienti. Essi offrono di sé esempio caro alla famiglia del popolo di Dio. Ma molti disobbediscono, e per questo ne vengono i castighi. Per la disobbedienza di uno la morte entrò nel mondo172. Ha di quelli che contristano perfino i genitori. Miseri quei che in ciò seguono l'esempio di Assalonne ribelle! Il delitto della rivoluzione è l'eccesso che attira sui popoli le maledizioni del Signore. Per la obbedienza poi di uno, la salvezza rientrò nel mondo173. Beati quelli che camminano sotto la guida angelica della obbedienza cristiana. Il personaggio obbediente canterà vittoria174 quaggiù. Dirà al punto di morte ed al [199]giudizio del Signore: "Ho vinto perché ho obbedito". Quando tutti gli altri staranno a guisa di sbalorditi, l'obbediente soggiungerà: "Ho fatto il voler vostro, o Gesù salvatore e padre, or che mi date di premio?".

  5. Povero padre! Povera madre! Hanno stentato tanto per noi e tante cure ci prestarono. Ah!, se è un figlio il quale mostrisi ingrato ai genitori, costui si consegni ai deserti fra le fiere, che non è più degno a stare con il consorzio degli uomini. Guai al figlio che constrista il cuore del padre. Tre volte guai al figlio che fa gemere il cuor della madre! Se una madre vinta dall'angoscia pronuncierà sopra al figlio parole di maledizione, la meschinella farà sì che Dio mandi il castigo. Povero capo di famiglia, povero vecchio175 della casa. I tuoi bianchi capelli inspirano la venerazione. La vita che s'accascia nelle membra nostre, che tu sei venuto meno in faticare176 in pro de' tuoi, ma se or ti toccasse mangiare un pane nero, ammollito nelle lacrime de' tuoi occhi, queste prenuncierebbero che un castigo dal cielo ricadrà sopra agli ingrati. [200]Povero maestro che tanto ha usato e di studio e di pazienza - 368 -per instillarmi177 la vita dell'anima, la scienza che guida al cielo, la sapienza che distingue i misteri delle cose, che sarebbe178 di me ingrato se or, scorgendoti quasi mendico, io non ti soccorressi179? E come al maestro, con più forte ragione dobbiamo la nostra riconoscenza al sacerdote che ci pasce con i santi Sacramenti, con ragione opportunissima dobbiamo la nostra soggezione al vescovo che ci dirige, al pontefice che ci governa. Dobbiamo obbedire alle potestà civili. Dobbiamo obbedire perfino quando gli imperatori fossero discoli180. Il Signore manda i governi tirannici per castigo ai popoli cattivi. Ma se questi si ravvedono, il Signore strappa al tiranno la spada e l'infrange.

  6. Intanto tre cose voglionsi mostrare all'autorità dall'ossequio181 nostro. Vuol rispetto, soccorso, amore. Dobbiamo rispettare i superiori, perché Gesù Cristo ha parlato con molta chiarezza: "Chi ascolta il superiore, ascolta me stesso. Chi poi disprezza il superiore, disprezza la pupilla dell'occhio mio"182. [201]Al superiore dobbiamo prestare la buon'opera dei nostri servigi. Siamo come le membra al capo. Misero quel capo se abbisognando di cibo lo cercasse invano alle mani che possono con facilità fornirlo. E poi dobbiamo al superiore gli affetti del cuor nostro. Il superiore comanda per l'amor del Signore e di noi. Convien che noi gli obbediamo con affetto, per amore di Dio stesso e per dilezione al superiore che ci guida.

  7. Gli uomini di Stato e di economia smarriscono la mente in rintracciare fonti di prosperità alle nazioni. Una è la fonte vera e questa non falla, è non solo ricca, ma inesauribile. Ottenete che i popoli obbediscano, i figli che obbediscano ai parenti, i sudditi al proprio superiore. Avverrà questo ammirabile fatto, che gli obbedienti faranno migliore chi comanda; il

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superiore, alla sua volta, farà più prospero il suddito con sollevare il peso dell'autorità. La carità, dono celeste, si accresce in cuore183 agli uomini e con essa ogni bene necessario allo spirito ed al corpo. Non crediatelo dunque mai di essere nati liberi, ma ricordatelo che siete creati per essere dipendenti.

Riflessi

  1. [202]Non liberi, ma dipendenti.

  2. Gesù Cristo obbedì fino alla morte di croce184.

  3. Chi obbidisce al superiore, obbidisce a Dio.

  4. Il cristiano obbediente è prosperato.

  5. Giusto è che gli si obbedisca al superiore che si sacrifica per noi.

  6.  Al superiore vuolsi rispetto, soccorso e dilezione.

  7.   In questo consiste la tranquillità del popolo e la prosperità delle famiglie.





p. 365
167   Cfr. Lc 5, 10.



p. 366
168   Cfr. Lc 17, 10.



169   Originale: il pontefice, con i vescovi ed i sacerdoti e con gli stessi.



170   Rm 13, 1.



171   Es 20, 12.



p. 367
172   Cfr. Rm 5, 18.



173   Cfr. Rm 5, 19.



174   Pr 21, 28.



175   Nell'ed. 1883, p. 200: «povero o vecchio».



176   Nell'ed. 1928, pp. 224-225: «La vita, che scorre gagliarda nelle membra nostre, in te sei [probabilmente: è] venuta declinando per faticare».



p. 368
177   Originale: instillarti; cfr. ed. 1883, p. 200.



178   Originale: conobbe; cfr. ed. 1928, p. 225.



179   Originale: mendico, ei ti soccorresse?; cfr. ed. 1928, p. 225. Nell'ed. 1883, p. 201: «mendico, ei non ti soccorresse?».



180   Cfr. 1 Pt 2, 18.



181   Originale: l'ossequio; cfr. ed. 1928, p. 225.



182   Cfr. Lc 10, 16.



p. 369
183   Originale: celeste, accresce il cuore.



184   Cfr. Fil 2, 8.



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