Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte terza LA CARITÀ COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Quinto comandamento Indifferenza

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Quinto comandamento

Indifferenza

  1. [203]Il mondo vi porge un esempio affatto contrario a quello che ci il Signore. Dice il mondo: "Bisogna godere, bisogna mostrarsi". Iddio poi dice: "Sostieni e benefica, perdona ed ama". Sicché io vo' provarvi che noi abbiamo a cercare una cosa sola, la giustizia di Dio, il regno del paradiso. Il resto che vuolsi a conservare il corpo ce lo darà di sopra più Iddio. E per discorrere più breve diremo: "Una sola cosa è necessaria! Salvarsi l'anima". Quanto al resto di vita lunga o

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di vita breve, che importa? Che importa esser ricco o povero, sano od ammalato, in reputazione od in disistima presso agli uomini? Chi ci deve giudicare è Dio solo. Anzi, chi si ride del mondo e delle sue pretese vivrà più lieto. Chi sa mortificare i capricci del senso vive con maggior libertà. Proviamoci a dimostrare ancor questo che è fatto verissimo.

  2. [204]Il mondo dice: "Godi e mostrati". Il Vangelo poi ti esorta: "Soffri e taci". Godere! Chi vi i mezzi? Forse il mondo degli interessati? Godere! Il giumento del corpo presto si accostuma alle biade scelte. Ma chi vi conserverà le mense imbandite? Forse il mondo dei gaudenti? Mostrarsi! E chi vi sostiene nella lotta? Forse il mondo degli scioperati e degli egoisti? E quando nella crapula abbiate perduto l'onore della società, chi ve lo rende? Ovvero quando avete perduto il ben della salute, chi ve lo ridona? Guardate entro, vi aspetta una fossa: è vile, è disonorata. Si chiama la fossa dei viziosi. Voi scenderete laggiù per tempo, perché i disordini della gioventù strapazzano gli anni di una vecchiaia onorata. Il corpo dunque ad esser pasta dei vermi, e l'anima dove se ne andrà per sempre, la meschinella? Meglio è sostenere. Siamo sobrii anzitutto. Il gusto del senso in mangiare è di quell'istante in cui il cibo passa dalla bocca allo stomaco. Che importa che lo stomaco sia sazio di pane ordinario piuttosto che di pane addolcito? [205]Anzi niente nuoce più alla salute che la squisitezza ricercata nel cibo ovvero l'abbondanza nella copia soverchia. È scritto che più ne uccide la gola che la spada, e che la sobrietà prolunga i giorni e che conserva la salute del corpo. Gli antichi romani per lo spazio di seicento anni, o sia perfino a che si regolarono con morigeratezza, non sentirono il bisogno di medico o di medicine. Crescevano di corpo robusti e terribili nell'arte della guerra. Un giovine aspirante alla milizia si ammetteva quando con settanta libbre romane sulle spalle avesse percorso almeno settanta miglia di cammino. Ma perderono le forze del corpo e quelle dello spirito e caddero in ludibrio delle genti quando si abbandonarono alle mollezze del vivere, al lusso del vestire. I religiosi nostri o della trappa o della certosa seguono la loro vita apostolica, che vuol dire contentarsi di un pane per vivere, di una vestimenta per ricoprirsi- 371 -, e questi continuano a crescere nella robustezza del corpo, nella virtù dell'animo. Quando il mondo tolse a gridare che quella loro severità [206]era un'austerezza condannevole, eglino presentaronsi al pontefice per difendersene. Erano alcuni di numero ed i più giovani tra essi contavano quasi un secolo di vita. Avevano fatto a piedi il viaggio da Francia a Roma. Credetelo: la sobrietà prolunga i giorni di questa vita.

  3. E come la sobrietà del vitto, così la sobrietà dell'animo prospera il cristiano quaggiù. Che importa che vi biasimino gli uomini quaggiù? Tacete, che è molto meglio. Chi vi deve giudicare è Dio. Lasciate che de' giusti suoi ne prenda il Signore in persona la protezione: è molto meglio. E voi non isfogate un senso di rabbia, non nutrite in cuor vostro un rancore. Quanto vi dorrebbe se in un eccesso di passione veniste a cagionare un'ingiuria qualsiasi al vostro prossimo! E voi stessi, quanto danno ne avreste in voi medesimi! Si legge nella storia che un Druso romano, non potendo vendicarsi di un avversario proprio, Quinto Cepione, si diede disperatamente la morte, sperando che questa [207]verrebbe attribuita al suo inimico e che così sarebbe punito con castigo supremo. Valentiniano in un eccesso di collera fece uccidere Ezio, il migliore de' suoi capitani, l'unico valevole a mantenergli il trono. Il re Mattia in un eccesso di rabbia si morse le labbra, tremò nella persona e cadde morto. Sciocchi, sciocchi quelli che annidano in seno la serpe dell'ira o di altra passione detestabile! Le passioni sono una febbre che cuoce le ossa, sono una putredine che penetra nelle midolla, sono un fuoco che strugge e consuma. E voi vorreste ancora accarezzare una passione vile? Il ciel vi guardi, il ciel vi guardi.

  4. Una cosa sola è necessaria, salvarsi l'anima. Che importa a noi del resto? Niente importa una vita o lunga o breve. Felice Saulle, felice Salomone, felice Sansone stesso se fossero morti giovani! Niente ci deve premere che la vita nostra si passi in salute ovvero in malattia. Guardate ai santi che sono in paradiso. Oh come sclamano con giubilo: "Beati i patimenti che ci hanno fatto meritare quest'alto [208]seggio di godimento"! E laggiù nell'inferno fremono i dannati, perché abusando della prosperità sonosi condannati a sì alto

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lutto. Niente ci deve importare che la vita nostra passi nell'onore o nel dispregio degli uomini. Che stoltezza dimorare intorno ad un fumo di gloria che appena sorto si dilegua! Ricordatelo sempre: noi abbiamo di merito sol quello che di bene possediamo al cospetto dell'Altissimo. Che importa a noi degli uomini? Forse che essi ci possono o condannare ovvero salvare?

  5. Meglio è tacere e perdonare. Dice il Signore che l'ira non opera la giustizia185, o sia la gloria di Dio. Chi agisce per ira sconvolge la sua mente, intorbida il suo cuore. L'uomo che opera con ira guasta il bene che vuol compiere. Com'è possibile che la saliva di una bocca avvelenata giovi altrui? Che un ragno morboso guarisca, che un cuor di fiele edifichi il prossimo a salute? Quando rara volta convenga adirarsi, uopo è non perdere mai la nobiltà dell'uomo e la maestà del cristiano. [209]Il divin Salvatore, venuto nel tempio, trovò che nel santuario si era fatto una piazza da mercato. Scacciò allora con zelo i venditori dal luogo santo, ma subito di poi le turbe gli vennero incontro ed egli stette ad ammaestrarle con la soavità propria dell'Uomo Dio.

  6. Che dite, o fratelli? Quando Dio disse, nel quinto comandamento: "Non ucciderai"186, intese dire: "Padrone della vita vostra sono io, l'Altissimo". Voi non la mutilate o la offendete senza alta ragione di maggior gloria a Dio e di salvezza spirituale. Vi è permesso nelle gravi sciagure supplicar Dio che dalla terra vi assuma nel paradiso dei santi. Dopo aver pregato dovete sostenere ed attendere. "Io sono l'Altissimo", dice il Signore. Chi osasse macchiarsi le mani nel sangue di un fratello, il Signore dalla persona di costui farà rendere ragione di una vita fatta spegnere con tanta ingiustizia. Noi prostesi ai piedi dell'Altissimo diciamo: "Vostra creatura sono, o Signore, salvatemi, salvatemi". Quando Dio ci salvi, che importa a noi del resto su questa terra?

 

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Riflessi

  1. [210]Indifferenza al patire od al godere.

  2. Il divin Salvatore ci dice: "Soffri e taci". Che ci vale di tanto vitto o di tanto vestito?

  3. Sovrat<t>utto freniamo le passioni bollenti di ira o di vendetta.

  4. Che importa che gli uomini ci abbiano in disistima quando ci apprezza Dio?

  5. Con l'ira non si fa il bene.

  6.  Il Signore dice all'uomo: "Il padron della vita sono io, tu non ucciderai!".





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185   Cfr. Pr 27, 4.



186   Es 20, 13.



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