Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

Parte PRIMA

Capo IX. DELLA VIRTÙ E DEL VOTO DI CASTITÀ

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§ I. In che consiste la castità

§ II. Osservazioni pratiche

1280

§ III. Dei mezzi a conservare la castità

1282
[- 1280 -]

Capo IX.

DELLA VIRTÙ E DEL VOTO DI CASTITÀ

 

<< <   > >>§ I.

In che consiste la castità

 

[94]La castità è descritta in quelle parole del Vangelo: «Beati i mondi di cuore, perché vedranno il Signore»30. Il Signore è spirito purissimo, creatore del cielo e della terra, santificatore delle anime. Gli uomini sono un composto di anima e di corpo; l'anima spirituale e ragionevole informa il corpo e gli vita e il corpo s'intende che deve obbedire all'anima secondo ragione e secondo fede.

Il cristiano casto e puro deve essere puro nelle facoltà dell'anima e nei sensi del corpo.

Nella mente dev'essere puro - 1281 -e terso, come specchio che rifletta la santità di Dio.

Nell'occhio nemmeno un fuscellino si tollera e dalla mente bisogna[95] pure scacciare ogni pensiero meno che santo.

Il cuore del cristiano casto è a somiglianza del Cuore adorabile di Gesù Cristo.

Deve essere un cuore d'oro, puro, fervido di carità, come il sole che illumina e riscalda ogni cosa creata, anche le creature sucide, ma senza che egli nel suo splendore riceva dal sucidume una macchia qualsiasi.

Il cristiano casto nelle facoltà, nei sensi del corpo, deve essere come l'erba sensitiva che non vuol essere toccata; si deve conservare candido come la neve nei sensi dell'occhio, dell'orecchio, del gusto, del tatto, dell'odorato.

La candida e soffice neve non deve essere, perché conservi il suo candore, calpestata coi piedi, non bisogna nemmeno palparla colle mani.

Ogni persona cristiana santamente educata si diporta come giglio candido e odoroso, sempre in atto di ricreare la vista e rallegrare l'olfatto col suo profumo odoroso.

Eccola la virtù che per eccellenza è chiamata bella virtù, virtù che fa l'uomo somigliante all'angelo.

È la virtù di S. Luigi, che lo fa angelo di virtù, martire di penitenza; la bella virtù esposta da Gesù Cristo come dono di paradiso a tutti gli uomini della terra, da Gesù Cristo purità per essenza; eccola la bella virtù predicata e praticata dagli apostoli, cara a tutte le[96] anime fedeli e praticata da tutti quelli che poterono raggiungere la gloriosa palma del martire.

La virtù di castità si dice verginità nei cristiani che mai, dopo il Battesimo, con un peccato mortale, conosciuto per tale e pure voluto, hanno lacerata la veste battesimale d'innocenza.

Si chiama continenza in quei cristiani i quali ebbero la sciagura di lacerare più volte la battesimale stola, ma che ora se ne pentono e propongono fermamente di starsene in guardia.

 Nei cristiani, i quali sono passati al settimo sacramento e che, rimasti in vedovanza, non più vogliono intendersene di carne e di sangue, l'ottimo proposito si chiama virtù di castità.- 1282 -

<< <   > >>§ II.

Osservazioni pratiche

 

Nel caso pratico conviene qui fare tre osservazioni.

Vi sono dei religiosi, i quali nulla mai hanno conosciuto e nulla sanno delle miserie umane; vivono nell'innocenza e nell'ingenuità semplicemente.

Costoro sono singolarmente cari come gli angeli del Signore; nel paradiso canteranno[97] l'inno benedetto di gloria a Dio, riservato ai soli vergini.

Costoro si possono paragonare a certe gemme di prezzo inestimabile, che è però bene conservare nel loro astuccio e non esporre a vista di molti, perché per caso non siano rubate.

Di questi bisogna contentarsi, per lo più, che conversino coi celesti e sarebbe inopportuno e imprudente esporli a molteplici mansioni di carità, nelle quali la loro innocenza per sciagura potesse fare naufragio.

Vi sono dei vergini cosiffatti, ma che conoscono anche le battaglie del mondo e che sanno camminare anche per le vie inzaccherate, ma senza imbrattare la candida veste battesimale.

Costoro possono essere tanto più cari al Signore, perché provati; sono certamente utili in vari ministeri della congregazione, perché soldati esperti più o meno.

Sono altri, pure religiosi, i quali hanno gustato il calice di Babilonia, ma ora se ne sono purificati e non è pericolo che ancora accostino le labbra ai calici avvelenati.

Il Saverio, apostolo delle Indie, domandava al suo superiore S. Ignazio che gli inviasse pure religiosi di questo genere, perché molto più sicuri nella battaglia del senso e più perseveranti nella pratica della virtù.

[98]I Servi della Carità devono certamente avvalersi di questi avvertimenti che sono semplicemente avvisi elementari di prudenza, meritevoli per altro di molto studio e di seria applicazione.

<< <   > >>§ III.

Dei mezzi a conservare la castità

 

I mezzi sono specialmente due: lo spirito di preghiera, - 1283 -per elevarsi continuamente al Signore, e lo spirito di mortificazione, con cui domare i sensi.

Si richiede spirito di preghiera. «Nessuno - dice l'Ecclesiastico - può essere continente se Dio non la grazia»31, ma è evidente che le grazie si ottengono col domandarle umilmente a Dio.

Bisogna pertanto che il servo della Carità sia uomo di preghiera vocale, di preghiera mentale, che sappia levarsi a Dio come l'uccello che si eleva nell'aria ad ogni vista di pericolo.

 Piaccia al Cielo che il servo della Carità impari a gemere come i pulcini della colomba, che anzi si elevi in alto come l'aquila! Alla virtù si arriva per mezzo d'una preghiera senza intermissione; e si frapponga fra l'uomo e Dio sovra tutto[99] la Vergine benedetta, madre di Gesù Cristo e madre nostra, S. Giuseppe benedetto, i santi patroni di ogni individuo e della congregazione, gli angeli medesimi, non meno che le anime benedette del purgatorio ed i giusti stessi della terra.

Tutti gli amici e i benefattori si devono chiamare in aiuto per gli interessi massimi della propria salute.

Si richiede in secondo luogo spirito di mortificazione.

Bisogna mortificare i pensieri della mente e gli affetti del cuore; questo solo è lavoro che richiede gli sforzi di tutta la vita di un cristiano.

Bisogna mortificare i sensi del corpo, per tenerli completamente soggetti allo spirito; anche questo è lavoro che accompagna gli sforzi della mente e del cuore per tutto il corso della vita.

La vita dell'uomo quaggiù è una milizia continua32. Non si può far tregua coi nemici, il mondo, la carne, il demonio, perché sono implacabili.

Il cristiano casto deve vivere vita angelica su questa terra; l'uomo angelico deve avere naturalmente delle ali buone e vigorose per librarsi in alto e porsi in salvo nelle alte atmosfere contro i dardi dei cacciatori insidiosi.

Per mezzo della mortificazione l'uomo si rende oggetto di ammirazione a Dio e agli uomini,[100] oggetto di terrore ai demoni infernali.

Costa fatica lo spirito di mortificazione, - 1284 -ma tiene nella sua destra la palma del martire.

Che importa il faticare, quando per mezzo della fatica uno possa assicurarsi un tesoro indefettibile? Quanto uno in argomento deve lavorare? Deve mortificarsi con tutte le forze dell'anima, con tutte le potenze del corpo.

Deve mortificarsi quanto il Signore gli di grazia e quanto l'individuo si sente di forza.

Deve sforzarsi ragionevolmente tanto quanto consiglia l'ubbidienza, tanto quanto, lo si ripeta, uno si sente di forza nell'animo, tanto quanto il superiore prudente suggerisce.

Non più e non meno.

Con quest'indirizzo, beato l'uomo il quale sa mortificare se stesso e combattere le tentazioni, perché, quando sarà esperimentato appieno, riceverà certamente la corona della vita !.





p. 1280
30 Mt 5, 8.



p. 1283
31 Cfr. Sap 8, 21.



32 Cfr. Gb 7, 1.



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