Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte terza LA CARITÀ COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Settimo comandamento Non ruberai

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Settimo comandamento

Non ruberai194

  1. [228]L'avete appreso fino a principio. Quando la mamma vi sollevava sulle ginocchia e vi suggeriva: "Quello che è d'altri, nemmen desideralo". È scritto nei Comandamenti del Signore: "Non ruberai, non ruberai". È legge che è scritta nel cuore di tutti. Non è cuor d'uomo che non si senta avvertire: "Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso"195. Però chi l'intende? Il più degli uomini bramano l'altrui. Alcuni lo rapiscono altresì con avidità. I cristiani medesimi, che sono chiamati a perfezione, pure in poco o nel molto peccano ancor essi in questo. Pessima inclinazione! Dice il Signore per mezzo dell'apostolo Paolo: "La radice di tutti i mali è la cupidità, sì che quelli che l'appetiscono perdono la fede e si avvolgono in molti dolori"196. Vediamo ancor questo e voi scorgerete se convenga osservare il precetto del Signore che dice: "Non ruberai".

  [2292]. Il divin Salvatore venne al vertice della celebre montagna e parlò: "Beati i poveri di spirito, perché di questi è il regno dei cieli"197. Beati dunque i poveri! Questi non hanno argomento per insuperbire. Beati i poveri. Questi possono maggiormente che gli altri guardare all'alto con fede, con speranza, con amore. Il Neri, il Salesio, l'Assisi e gli altri poveri illustri di Cristo, oh come penetravano negli arcani celesti! Godevano poi come in un paradiso di delizie! Ma non è così per quelli che si attengono alle cose della terra. Come può vedere in alto la talpa che si aggira di continuo entro terra? Come può volare l'augello che è legato con filo al suolo? Misero l'uomo che potendo affrettarsi all'alto rimane

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con il cuore nel fango di quaggiù! Costui permette che nel suo cuore cresca una radice pessima, che poi non strapperà mai più. E gli darà la morte.

  <3.> Nella società dei cristiani scorgiamo fatti desolanti. Gente che si affida a tutte le arti per acquistare, che rubano manifestamente l'altrui. [230]Ha di quelli che per cavar monete fiammanti pesterebbero in un mortaio le ossa del povero. Lo scandalo comincia da alto, da chi governa, e viene al basso del popolo che è amministrato. I nostri vecchi, che vedono il generale pervertimento, gemono angosciosi e sclamano: "Poveri figli! Misera società! Non era così un tempo. Ove andiamo noi?". Intanto è un pervertimento generale nelle massime e nei principii. Credono che Dio è, ma non l'adorano. Confermano che è un paradiso per i buoni, un inferno per i cattivi, ma intanto né si danno cura per guadagnarsi il cielopena per scampare dall'inferno. Il loro cuore è tutto nel tesoro delle umane ricchezze. La loro attenzione è in piacere a quelli dai quali possono sperare un lucro di denaro. Per un impiego a danaro si mostrano protestanti coi protestanti, massonici con gli increduli, indifferenti con i vagabondi. Non si comunicano198 allo avvicendarsi delle grandi solennità dell'anno, non riconoscono i flagelli di Dio nei molteplici castighi che innondano. Sono ciechi che non veggono. [231]Sono cattivi che non vogliono intendere. E questo sì gran male perché accade? Viene dall'attacco che gli uomini hanno per i terreni godimenti. Un pugno d'oro è quello che ottiene. La moneta è regina alla quale tutto obbedisce. Però che dite? Con quanto orrore è da guardare ad un denaro che perfino è atto a far perdere la fede santissima199? Scorgetelo il demonio come si avvolge nel mondo. Insinua che tutti abbiano ad arricchire... che per far roba non bisogna guardare a scrupoli... che ognuno deve badare al suo tornaconto. Intanto viene innanzi con un vessillo sul quale è scritto: "Progresso, progresso- 384 -", e attenta l'iniquo a far percorrere una via che non è di progresso, ma di rovina. Volete però scongiurare il Satanasso dalla società? Scrivete: "Non rubare... Non desiderare tampoco la roba altrui200, perché chi guarda comincia a offendere altrui e disgusta Dio".

  4. Meschino chi attacca il cuore ad un pugno di fango. Francesco di Assisi e Giovan Colombini reputando pericoloso il mestiere del mercante, vi rinunciarono. Andrea Avellino e Alfonso de' Liguori reputando pericoloso il mestiere dell'avvocato vi rinunciarono tostamente. Il minor fratello di Bernardo, venuto a trovare i suoi nel chiostro, tolse a sciamare:[232] "Troppo bene avete provveduto a voi, e male a me. Avete tolto per voi la povertà che guida al paradiso, e me voleste lasciare in mezzo al fango di roba, che è pericoloso, per dannarmi?". Or voi non potete per caso constare201 questi esempi? Ebbene, restate al mondo ed all'impiego vostro, ma siate giusti. Siatelo, a costo di stentare nella povertà. Vergogna non è esser povero. Non è vergogna stendere la destra, ma è rossore che tutto deve ricoprire togliere l'altrui. La vedova che è tradita, il pupillo che è defraudato come non alzerebbe<ro> alte le strida al cielo? E quel povero popolo che si tratta come merce, non è come il sangue e la carne vostra? Udite e tremate. Acabbo, avarissimo re in Israello, agognava alla vigna della povera famiglia di Nabot e non trovando di potersene appropriare con diritto fece accusar Nabot, e così lo condannò come bestemmiatore e gli strappò il terreno ambito. Infelice Nabot! Desolati figliuoli! Ma venne il profeta Elia che intimò: "I cani che or lambiscono il sangue di Nabot, [233]quelli lambiranno il sangue tuo"202. Così avvenne. Entrando in guerra con il re degli assiri fu trucidato, con il sangue suo furono sparsi il cocchio e i cavalli. I cani vennero presto a lambire quel sangue. Noi guardiamo alla società, e rimaniamo attoniti nello scorgere che famiglie già potenti sono cadute in

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basso di fortuna, in precipizio di rovina. Ma aprite gli occhi. Le ingiustizie e le frodi, i soprusi e le rapine gridano ancora oggidì vendetta al Signore. Vero è l'adagio volgare: "La roba altrui è fiamma che divora la casa".

  5. Il comando del Signore è questo: "Non ruberai". Avete per caso già offeso il prossimo più di una volta? Restituite. È scritto altresì: "O restituzione o dannazione". La dannazione viene per sempre nello inferno, quando il peccato di ingiustizia è grave. Viene nel purgatorio temporariamente, quando la ingiustizia è mancanza di un fallo leggiero. Siete obbligati a lavorare nella casa o nel campo per pattuita mercede? Siate giusti [234]e non permettete che il prossimo, vedendo203, non abbia a dolersi di voi. O avrete trovato oggetto che è d'altri? Restituitelo parimenti. Il prossimo si racconsolerà e vi avrà poi sempre come amico diletto. Impedite il danno quando siate in grado di poterlo impedire e non commettete iniquità, in persona propria o di chicchessia. Forseché i giudici del popolo od il preside loro non furono affatto rei della condanna del Salvatore?

  6. Or ditemi in fede vostra. Se sapeste che in casa cova il fuoco, non cerchereste <di> spegnerlo? O quando sappiate che sotto alle vostre coltri cova una serpe, vi adagiereste sopra in riposo tranquillo? Il ciel vi guardi che dormiate sopra la ingiustizia di roba altrui. Oh, che fiamma al cuore, che serpe ai fianchi! Che tormento maggiore a strappare da voi o quella fiamma o quelle serpi. Il fuoco della roba altrui come calore è passato nel sangue del vostro sangue. Che terrore a cavarsene quel sangue! La roba altrui è il veleno di serpe che già è penetrato nella midolla dell'osso, ah che male [235]a strapparne quel veleno mortifero. Pure una delle due: o restituzione o dannazione. Ingordi sciaguratissimi! Eccoli in un lago di pena mentre vivono. Eccoli in un mar di tormento quando se ne muoiono. Aggiungete le sollecitudini che sempre cagiona la roba del mondo, le cure in amministrarla, i timori in perderla, i furori in vedersela strappare. Che pazzia è piantare in cuore

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una radice di male pessimo. Maledetta avarizia, la quale in produrre mali non ha confine di sorta!

  7. Però che ha a fare colui che ha roba altrui a restituire, ovvero che in cuore sentesi questa cupidigia estrema di lucro materiale? Conviene che adoperi molto sforzo. Deve con il lavoro della mente persuadersi che pazzia stoltissima è cambiare le cose della terra con quelle del cielo. Deve con il cuore sforzarsi a stancarne mano a mano l'affetto. E per riuscire in ciò, deve mano a mano porgere elemosine, mano a mano fare opere pie, poco a poco presentare a Dio un tesoro di merito, atto a meritargli la divina grazia. Chi fa così ancor si salva. Ma ve lo confesso che molti si [236]trovano che punto non lo fanno. Fatelo almen tutti voi. Di poi non ricadete più mai in questa ignominia. Iddio buono vi conceda pur vita lunga, ve la conceda prospera. Oh, se arrivando agli ottanta, ai novant'anni potreste ciascun dire: "Il Signore me l'ha comandato: Non ruberai. Vi ho atteso. Sul periodo di tanti anni né in molto o in poco io204 ho defraudato l'altrui"! Credetelo. Se in morte non vi rimorderà <di> colpe di furto e di ingiustizia, vi troverete bene. Vi troverete meglio se205 nemmeno vi rimorderà <di> colpe di cupidigia soverchia o di interesse fuor misura per questo fango di terra che calpestiamo.

Riflessi

  1. Non ruberai.

  2. Chi aderisce alla terra non può vedere in cielo.

  3. Qual disordine negli interessati avidi e quanta cecità! Perdono la fede.

  4. Come può Dio non castigare?

  5. Oh come spesso dai più si strappa la roba e per ciò il sangue del prossimo!

  6.  E gli interessati non si avvedono di tanto lor male.

  7.   Spegnete il fuoco della cupidigia, o siete morti.

 

 





p. 382
194   Es 20, 15.

195   Cfr. Tb 4, 15.



196   1 Tm 6, 10.



197   Mt 5, 3.



p. 383
198   Originale: comunicavano; cfr. ed. 1928, p. 256.



199   Nell'originale manca il brano Un pugno d'oro [...] la fede santissima?, ripreso dall'ed. 1883, pp. 230-231.



p. 384
200   Es 20, 17.



201   Nell'ed. 1928, p. 258: «imitare».



202   Cfr. 1 Re 21, 19.



p. 385
203   Originale: venendo; cfr. ed. 1883, p. 233.



p. 386
204   Originale: vi; cfr. ed. 1883, p. 235.



205   Originale: bene, meglio; cfr. ed. 1883, p. 236.



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