Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
Lettura del testo

REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

PARTE SECONDA

Capo unico DEL GOVERNO E DELL'ORGANISMO DELL'ISTITUTO

«»

In questa pagina

Della direzione in generale

§ I. Del Capitolo generale

1315

§ II. Dei confratelli che hanno diritto al voto in Capitolo

1318

§ III. Elezioni da farsi in Capitolo: presidente, scrutatori, segretario del Capitolo

1320

§ IV. Della elezione e della rielezione del superiore generale

1321

§ V. Dell'elezione dei consiglieri generali, del segretario e dell'economo

§ V. Affari a trattarsi nel Capitolo

1323
[- 1315 -]

PARTE SECONDA

 

Capo unico

DEL GOVERNO E DELL'ORGANISMO DELL'ISTITUTO

 

<< <   > >>

Della direzione in generale

 

[154]Nell'uomo è naturalmente insito il principio della propria conservazione; è pure insito il principio della perpetuità; però non potendo l'uomo vivere per molti secoli, è da natura chiamato a sopravvivere nei discendenti.

Questo è pure conforme a quello che disse il Signore nella creazione di Adamo e di Eva: «Crescete e moltiplicatevi»53.

A più forte ragione il cristiano religioso sente l'impulso della grazia di vivere di una abbondanza di energia spirituale e, dovendo pure morire nel corpo, sente insuperabile desiderio di sopravvivere ne' figli o nei confratelli dell'istituto.

 In questo senso si confortava S. Alfonso: «Mi rallegra il pensiero che in morte sarò assistito dai miei buoni confratelli; mi rallegra il pensiero[155] che dopo morte i miei poveri confratelli pregheranno per l'anima mia e mi sollevo l'animo nelle amarezze, pensando che i miei buoni confratelli e figli spirituali, sperando nel Signore, faranno il bene e che il Signore li conforterà con speciale aiuto».

In conformità a che anche l'istituto dei Servi della Carità provvede per perpetuarsi a lungo periodo di tempo avvenire.

A tale scopo si richiede un corpo direttivo; il corpo- 1316 -direttivo è nell'ordine di natura, nell'ordine della grazia, nell'ordine canonico e nell'uso pratico nella Chiesa di Gesù Cristo.

Si danno tre circostanze particolari nelle quali l'istituto deve affrettarsi per eleggere il suo capo.

Il primo caso è nella circostanza di morte dello stesso superiore generale; il secondo caso è quando il superiore generale scade dal suo mandato dopo aver governato per anni sei secondo la Regola; il terzo caso è quando il superiore volesse ad ogni modo dimettersi o che fosse consigliato a dimettersene.

In ognuno di questi tre casi l'istituto deve sollecitare la nomina di altro superiore, perché la famiglia non può stare senza un capo e la famiglia religiosa spirituale, per tanti rispetti d'uomo e di qualità, ha pure bisogno di una direzione per non giacere membro di corpo senza capo.

<< <   > >>§ I.

Del Capitolo generale

 

[156]Un corpo direttivo è bene che si cambi di tanto in tanto, per ragioni dello stesso corpo direttivo e per ragione dei dipendenti.

Il corpo direttivo o Consiglio superiore di amministrazione è composto di uomini certamente prudenti e pii; ma, per quanto siano prudenti e pii, col tempo vanno soggetti anch'essi, come ogni creatura umana, a peripezie di corpo, di mente, di cuore: l'arco sempre teso si spezza.

Un corpo direttivo, per quanto prudente e pio, col lasso di tempo va soggetto ad indebolimento.

Naturalmente l'uomo dopo il lavoro alacre di più anni sente anche il bisogno di qualche riposo.

Per ragione poi dei dipendenti; questi sono uomini e per quanto siano uomini parimente pii e docili, sentono il bisogno della varietà.

Per questo non forse la Regola e la Chiesa determinano il periodo di tempo di una direzione religiosa, perché sia i superiori, sia i dipendenti non sentano e non provino, come incubo troppo grave, il pensiero di un peso di direzione sempre eguale e sempre lo stesso per un periodo di tempo troppo lungo.

Per questo è che i Servi della Carità eleggono[157] a sei - 1317 -anni il superiore generale e i membri del Consiglio superiore.

Per queste disposizioni ne viene altresì allo intiero istituto il buon vantaggio di una emulazione maggiore, di una attitudine più estesa e di una praticità più energica nelle varie mansioni della stessa congregazione.

 Questi principi generali, che si espongono per la nomina del Consiglio superiore, valgono similmente come regola di criterio nella elezione e nella formazione dei Consigli inferiori delle diverse case dell'istituto.

I singoli membri dell'istituto naturalmente guardano al superiore come figli al padre e cercano di conoscere intimamente lo spirito di mente e di cuore del proprio superiore; ne seguono gli esempi, se ne mostrano docili e riverenti.

Soprattutto poi pregano di cuore, acciocché del cuore proprio e del cuore dei superiori se ne faccia uno solo, secondo la sapienza infinita e la bontà infinita del Cuore del divin Salvatore.

Quando una famiglia religiosa cerca di seguire questo spirito, allora non è più dubbio che, procedendo alla nomina dei membri del Consiglio superiore o del Consiglio subalterno, ogni difficoltà si appiani.

[158]Quando gli incaricati a convocare il Capitolo generale tre mesi prima oppure sei mesi prima, secondo che la Regola prescrive, daranno avviso della convocazione a membri dell'istituto, per la elezione del superiore generale e dei membri del Consiglio superiore, i dipendenti riceveranno questo come voce dell'angelo e con le ali ai piedi si affretteranno per compiere anche in questo i divini voleri, i divini voleri unicamente e non mai gli interessi dell'amor proprio.

In occasione di queste medesime elezioni si tratteranno più altri affari di momento in favore dell'istituto; è bene pertanto che i membri della congregazione siano partitamente informati anche di questo, che a tempo possano rispondere sulle domande che verranno loro proposte, che tutti, anche gli ultimi arrivati e non forse i più tardi di vedute secondo il mondo, ma che non forse sono maggiormente illuminati nelle vie del Signore, tutti dico, possano presentare schiarimenti e aiuto di mente e di cuore, quale frutto di loro esperienza e di virtù propria.- 1318 -

<< <   > >>§ II.

Dei confratelli che hanno diritto al voto in Capitolo

 

[159]«Io sono la vite - dice Gesù Cristo - e voi siete i tralci; chi rimane in me ed io in lui, costui fa molto frutto»54.

Il rappresentante di Gesù Cristo è il pontefice e dopo di lui e con lui i cardinali, i vescovi, i parroci, i sacerdoti, i quali sono uniti di mente e cuore al vicario di Gesù Cristo e quindi a Gesù Cristo stesso.

Allora il liquido, che forma la vita nel legno della vite, passa nei tralci; i tralci vivono dello stesso vigore della vite e così si rendono capaci di produrre frutti gustosi.

Nello istituto dei Servi della Carità è il superiore generale e sono i superiori immediati del Consiglio maggiore; sono i superiori delle case filiali coi propri consiglieri; sono poi i membri delle diverse famiglie che, uniti strettamente e congiunti col legno di vite maggiore, che è il superiore generale dell'istituto, vivono della vigoria di costui e del Consiglio che gli sta d'attorno, prendono sviluppo e producono frutti copiosi, che poi si imbandiscono a cibo spirituale delle anime ed anche a mensa corporale nei molteplici rami dell'istituto stesso.

[160]L'istituto è come una famiglia che ha il suo capo, il padre, le sue membra, i figli di maggiore età e di minore età; perché la famiglia prosperi è necessario che il capo di casa governi con bontà e prudenza e con pari docilità gli obbediscano le membra.

L'istituto è una scuola, nella quale il maestro od i maestri immettono nella mente degli allievi fiumi di sapere, nel loro cuore fiamme di ardore per operare.

L'istituto è altresì quasi luogo di cura nel quale medici valenti, i superiori, devono sapere allevare e rinforzare le membra deboli dei propri dipendenti, non ancora destri nel maneggio delle case, non ancora robusti per sostenerne le gravi fatiche del giorno e del sole e del caldo soffocante.

Non tutti i tralci di vite sono egualmente vigorosi; non tutti i figli di famiglia di eguale età e forza; non tutti gli - 1319 -allievi di una scolaresca sono di eguale perfetto ingegno; nondimeno tutti, secondo le proprie capacità, partecipano e della vigoria della vite e dello affetto di famiglia, come dello insegnamento della scuola o delle cure di salute nell'infermità.

Pertanto quali saranno i membri dell'istituto che più da vicino sono chiamati per dirigere l'istituto medesimo? Saranno quelli che, come tralci, sono più vicini[161] al legno della vite e che più sono capaci di assorbire del vigore della stessa.

Nel linguaggio canonico meglio si distinguono di voce passiva e sono quelli i quali hanno il diritto di eleggere e di essere anche eletti.

Sono altresì i membri di voce semplicemente attiva, perché hanno diritto di dare il voto di elezione, ma eglino poi non possono essere eletti.

In generale sono membri di voce passiva i Servi della Carità congiunti come tralci robusti perpetuamente all'istituto, con voti detti perciò di perpetuità; sono membri di voce semplicemente attiva quei Servi della Carità i quali, quasi tralci novelli e coltivati ad esperimento, per intanto sono congiunti al legno di vite dell'istituto per mezzo dei voti semplicemente temporanei.

Nel caso pratico poi sono chiamati come tralci maggiori a provvedere alla successione del superiore generale e del relativo Consiglio i seguenti: 1) ogni e singolo membro del Consiglio superiore;

2) ogni superiore delle case filiali; però se la casa filiale avesse meno di sei membri, allora si congiunge alla casa più vicina e così manda il proprio rappresentante.

[162]Ma come la elezione del Consiglio superiore è atto di massima importanza per l'andamento e lo sviluppo dell'istituto, così è prescritto che al superiore locale sia aggiunto un altro membro della casa stessa, quello cioè che sarà nominato a maggioranza di voti.

Che se sortissero due a parità di voti, sarà nominato l'anziano di professione religiosa che, aggiunto al superiore locale, rappresenterà un'intiera casa.

Che se, piacendo al Signore, l'istituto dei Servi della Carità crescendo di numero si dovesse dividere per province, allora basta che intervenga il superiore provinciale con due aggiunti nominati come sopra.- 1320 -

 I cristiani sono chiamati a godere della libertà, di cui Gesù Cristo colla sua morte li ha donati, l'abolizione dalla schiavitù dei peccati e dei vizi.

La Chiesa, figlia del cielo e madre di tutti i viventi, educa i suoi figli a questa libertà di spirito.

Per eccellenza nelle congregazioni religiose, che sono gli orti ed i giardini eletti per coltivarvi le anime a santità, la Chiesa provvede con diligentissime cure perché i superiori e direttori di una famiglia religiosa siano nominati tali che tengano degnamente il luogo di Dio e conducano le persone loro confidate nel cammino della prosperità e pace, pace e prosperità che si acquistano[163] nell'esercizio della virtù e che si godono con gioia spirituale nell'amplesso della carità di Gesù Cristo.

Al congresso, ossia Capitolo, dell'istituto in sì solenne circostanza i Servi della Carità devono affrettarsi con gioia, con zelo e con allegrezza pari, perché vengono per prestare il maggior influsso possibile alla vita prospera dell'istituto.

Devono intervenire nel maggior numero possibile.

Se per qualsiasi ragione non fossero presenti almeno i due terzi, l'adunanza capitolare non potrebbe aver luogo e vigore.

<< <   > >>§ III.

Elezioni da farsi in Capitolo:

presidente, scrutatori, segretario del Capitolo

 

Una buona elezione del superiore generale e relativo Consiglio è cosa importante, come in una famiglia avere buon capo, in una scuola un buon maestro.

Tanto può valere un buon capo come possono valere tutte le membra insieme congiunte; però si raccomanda sempre che da tutto l'istituto in complesso e dai singoli membri dell'istituto si rivolgano speciali preghiere al Datore dei lumi, come si è detto più volte.

I rappresentanti poi di un Capitolo generale devono[164] riassumere la personalità di tutti i membri della congregazione, devono essere illuminati per conoscere, devono essere forniti di ottimo criterio pratico per sapere indovinare le intenzioni dei singoli ed i desideri dell'istituto, per poter contentare tutti i singoli - 1321 -e tutto il corpo intiero del medesimo istituto.

Devono dunque recarsi colla retta intenzione di procurare in tutto e sempre la volontà di Dio ed il miglior profitto degli individui e della congregazione.

E siccome il Signore parla a chi dimora nella solitudine, così si raccomanda di portarsi al Capitolo generale con utile raccoglimento e non divagarsi in espansioni inutili e tanto meno procurare discussioni preliminari e parlari clamorosi e interessati, perché farebbero ai pugni colla buona riuscita in una adunanza, nella quale deve prevalere più la preghiera che la discussione, più la Provvidenza divina che la provvidenza umana, avendo detto lo stesso divin Salvatore: «Se due o più si uniscono in nome mio a pregare, io sarò nel mezzo di loro»55. Che se il Signore vi apponga la voce e la mano sua, questo giova soprattutto per appianare ogni difficoltà, per riuscire a felice meta, per accontentare i cuori di tutti.

[165]Preparazione al Capitolo è la disposizione del vicario, che nel frattempo tiene le veci del generale, la disposizione degli scrutatori, l'ufficio dei quali è di ricevere le schede, di confrontarle, di leggerle.

Si richiede la nomina di un segretario, perché rediga con diligenza gli atti del Capitolo.

<< <   > >>§ IV.

Della elezione e della rielezione

del superiore generale

 

Per essere buon direttore bisogna avere buona testa e buon cuore.

«Chi è prudente comandi, chi poi è pio preghi», dice l'adagio.

Si preferisce la prudenza alla pietà, ma amendue le virtù devono essere sorelle che vicendevolmente si aiutino.

I superiori si chiamano padri ed un padre deve avere buona testa per dirigere e buon cuore per provvedere ai propri figli.

Tanto si richiede in una famiglia di ordine naturale.

Con quanta maggior ragione si deve richiedere testa e cuore per - 1322 -dirigere una famiglia spirituale nell'arduo cammino dell'ordine morale, della vita spirituale!

 Virtù di mente e carità di cuore sono le virtù principali e come virtù principali e regine tengono poi al loro seguito altre virtù morali, atte[166] a formare un corteo di ottime qualità e un tesoro di virtù, intorno al quale poi tengono gli occhi fissi i membri dell'istituto e il cuore giulivo, a vista di una bontà che rallegra gli animi.

In questo senso personaggi illustrissimi nella storia ecclesiastica meritarono di essere salutati la consolazione di un popolo, la gioia di una intiera nazione.

Tali sono le doti che debbono rifulgere in un direttore qualsiasi, tanto più nel superiore generale, posto qual sole nel mezzo al firmamento della congregazione.

Il superiore generale deve avere almeno trentatré anni di età e cinque anni di professione religiosa.

Il superiore generale rimane in carica per lo spazio di sei anni, ossia per un periodo ragionevole di tempo nel quale un servo della Carità può conoscere minutamente l'istituto e provvedervi e nello sviluppo di esso impiegare con frutto le proprie energie fisiche, morali, spirituali.

Dopo un lavoro indefesso di sei anni, è bene che si raccolga per conferir ancor più intimamente con Dio, per avvantaggiare gli interessi della propria energia personale e disporsi a quel di meglio che la divina Provvidenza vorrà.

Nondimeno un superiore generale può bene essere rieletto, quando ciò richiedano circostanze[167] imperiose e insieme il migliore andamento dell'istituto.

Che se si voglia rieleggere per la terza volta, allora si richiede il voto favorevole dei due terzi dei membri del Capitolo e si richiede altresì che la detta rielezione sia confermata dalla Santa Sede.

Il superiore generale può essere eletto al primo scrutinio ovvero al secondo ovvero al terzo.

 Che se nemmeno al terzo scrutinio riesca, allora la elezione è devoluta esclusivamente alla Santa Sede, trattandosi di elezione che avvenga nell'Europa.

Avvenuta l'elezione, il presidente verifica se sia avvenuta secondo le regole prescritte.

Solamente allora presenta il superiore al Capitolo, il quale alla sua volta e ben presto presenta i suoi sensi di ossequio, di auguri, di fede, i segni rispettosi di carità religiosa.- 1323 -

<< <   > >>§ V.

Dell'elezione dei consiglieri generali,

del segretario e dell'economo

 

I Servi della Carità che occupano l'ufficio di consigliere, di segretario e di economo sono come il grande Consiglio del superiore generale, ne sono sostegno valido e sono come uno solo collo stesso superiore, uno solo per dirigere l'istituto[168] con indirizzo unico, conforme, secondo le regole di ragione e di fede.

Si nomina allo stesso modo del superiore generale il consigliere primo, il quale è quasi vicesuperiore generale.

Si nominano di poi il secondo, il terzo ed il quarto consigliere, il segretario, l'economo.

Ma nella nomina di costoro non si procede oltre il terzo scrutinio.

Al terzo scrutinio rimangono nominati quelli che hanno ottenuto relativamente il maggior numero di voti.

I confratelli così eletti rimangono in ufficio sino al primo Capitolo che si farà.

Non si potrebbero poi deporre se non per gravi cause, riconosciute dalla Santa Sede.

I confratelli, i quali avranno ottenuto di compiere con animo tranquillo, con carità reciproca gli atti solenni di nomina dei propri superiori, avranno argomento di rallegrarsene nei loro cuori e di porgerne vive grazie all'Altissimo.

A questo punto il presidente del Capitolo ringrazi pure il Signore d'aver compiute le proprie mansioni e dia volenteroso il posto suo al superiore generale eletto.

<< <   > >>§ V.

Affari a trattarsi nel Capitolo

 

[169]Trovarsi insieme congiunti molti fratelli per un atto di tanta importanza, come è l'elezione dei superiori generali, è occasione favorevole per trattare cose importanti di ordine interno dell'istituto, ovvero trattande qualisiansi che riguardino lo sviluppo e l'accrescimento dell'istituto medesimo.

Cose a trattarsi nel Capitolo generale saranno il frutto di esperienza, raccolto negli anni dal Capitolo precedente; saranno disposizioni e fatti che riguardano taluni membri in ispecie della - 1324 -congregazione ovvero fatti particolari e generali e giudizi relativi a ponderarsi.

Il presidente del Capitolo dovrà raccogliere in elenco speciale le cose a trattarsi e presentarle alla Santa Sede per l'approvazione.

 Sarà pur del caso farne presentazione ai membri di voce passiva all'atto stesso della comunicazione del Capitolo, perché ne abbiano norma, e possano per tempo studiarne gli articoli proposti.

Gli articoli in discorso si discutono dai membri del Capitolo sotto la direzione del superiore generale.

Se il superiore fosse assente, lo si attenda perché presieda.

[170]Il periodo di continuazione del Capitolo non si può precisamente fissare.

Si abbia cura del tesoro prezioso che è il tempo.

I capitolari devono aver pieno di ardore il cuore per espandersi in lavoro di zelo, per soddisfare i giusti desideri dei propri confratelli e provvedere ai particolari bisogni dell'istituto.

Non è a trascurare lo studio della costituzione Conditae56 di Leone XIII in quella parte che riguarda gli istituti approvati e lodati dalla Santa Sede.





p. 1315
53 Gn 1, 28.



p. 1318
54 Gv 15, 5.



p. 1321
55 Mt 18, 20.



p. 1324
56 Cfr. nota 11 a p. 357.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma