Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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VIENI MECO LA DOTTRINA CRISTIANA ESPOSTA CON ESEMPI IN QUARANTA DISCORSI FAMIGLIARI

Parte quarta I SANTI SACRAMENTI

L'Ordine sacro

II. Sacerdote ed altare

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II.

Sacerdote ed altare

  1. [329]Venite e vedete. L'uomo ramingo, desolato, s'aggira per la foresta e grida: "Il mio Dio dov'è?". Eleva corrucciosa la fronte all'alto e sclama: "Il peso delle colpe mi opprime. Ahi, ahi, <chi> mi solleva?". Meschinello! Volgi il

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guardo e vedi. Uno ha sentito i tuoi gemiti, il sacerdote del Signore, ed è accorso sollecito. Tu hai bisogno del sacerdote e dell'altare? Ebbene egli ti sarà e sacerdote e altare. Sull'altare del proprio petto, in mezzo al deserto o nella carcere delle persecuzioni, egli presenta l'offerta del pane e del vino. Sull'altare del proprio petto consacra la materia del Sacrificio. Ed eccoti Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, Gesù Cristo vittima per i peccati di tutto il mondo. Eccovi il sacerdote che è l'altare di questa vittima. Sacerdote ed altare, ecco il portento di fede e di amore che noi prendiamo a ponderare. Preghiamo Dio che ci illumini e ci commova. Scorgeremo considerazioni consolanti. Sacerdote ed altare son del Dio vivente e meritano [330]il nostro rispetto. Sacerdote ed altare sono scuola di virtù, meritano la nostra docilità; sacerdote ed altare sono fonte di consolazione e meritano l'affetto nostro.

  2. Il sacerdote e l'altare è del Dio vivente. Il sacerdote nel tempio santo è alter Christus, è come un altro Gesù Cristo. Scorgetelo in tutte le sue funzioni nella Chiesa. Allo ingresso egli benedice l'acqua di purificazione perché benedicendosi i fedeli scaccino le tentazioni e lavino268 le umane fragilità. Così si dispongono per assistere il sacerdote ed allo altare del Dio vivente. Al battistero, come già alle rive del Giordano, apre il paradiso sopra il capo dei neonati che aspirano alla fede di Gesù Cristo. Al tribunale di Confessione egli fa intendere a tutti i dolenti questa voce di conforto: "In nome di Gesù io perdono. Io perdono a tutti". Dal pergamo, quasi novello Salvatore che parla alle turbe269, fa intendere la sua voce e dice: "Chi vuol ascendere al paradiso si prenda una croce e poi che segua Gesù". Intanto orna delle immagini dei santi e delle sante del paradiso le muraglie del [331]tempio, e il Calvario dell'altare lo adorna con fiori che figurano ogni virtù santa e dice: "Fate come vi si rappresenta nel tempio santo". Ma il sacerdote sovra tutto mostra la sua dignità all'altare del Santissimo - 436 -Sacramento. In questo luogo il ministro di Dio rappresenta più da vicino Gesù Cristo. In questo luogo è il Calvario ed è la vittima santa, Gesù Cristo che si immola all'Eterno per la salvezza del mondo. Sacerdote ed altare del Dio vivente, è per noi come un'anticamera di paradiso. Ci prostriamo riverenti a tanta altezza, ne esultiamo in cuore e sclamiamo: "Vero, vero, non è popolofortunato come il popolo di Dio, perché qui abbiamo presente il sacerdote e l'altare del Dio vivente".

  3. Il sacerdote e l'altare sono scuola di virtù. Ammaestrano continuamente. Nel tempo di Avvento ci additano il Salvatore e predicano: "Fate penitenza, perché il Messia è prossimo ormai". E nelle feste di Natale, quando la stella di Giacobbe già è spuntata sopra Betlemme, allora è un giubilo indescrivibile. Sacerdote in bianca stola, e l'altare [332]nuotante in un mar di luce proferiscono: "È nato Gesù Cristo salvatore: venite, adoriamolo tutti". E ci porgono poi ad imitare la povertà di Gesù infante, la sua obbedienza, la sua umiltà profonda. Intanto ai giorni di gaudio succedono quelli di dolore. Nel tempo di Quaresima e nei giorni di Passione sacerdote ed altare si vestono a gramaglia di duolo profondissimo e con alto gemito invitano: "Piangete tutti, deplorate, ché il Giusto, il Santo l'hanno condotto sul Calvario in croce. Venite tutti, adoriamo Gesù confitto in croce e piangiamo i falli nostri". Ma dal Venerdì santo alla Pasqua di Risurrezione il passaggio è breve. Sacerdote ed altare allo spuntare del terzo ritornano ricolmi di ineffabile gioia. "È risorto -- sclamano -- È risorto. Alleluia, alleluia, venite, adoriamo il Signore. È risorto glorioso da morte". Sacerdote ed altare si adornano in color270 d'oro festosissimo, leggono sulla tomba del Salvatore l'epitaffio descritto dall'angelo e che dice: "Gesù è risorto". In scorgere, sacerdote ed altare additano la gloria di Gesù trionfatore. Ci mostrano il trionfo di Gesù [333]che ascende al cielo e ci fanno animo a sperare dicendo: "In alto i cuori nostri, sempre in alto i cuori nostri.

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Al paradiso! Al paradiso!". Che scuola, o fratelli. Che felicità per noi se vi attendiamo.

  4. Appunto, appunto. Sacerdote ed altare son per tutti fonte di ineffabile consolazione. Il mondo vi grida bensì carità, fraternità, eguaglianza, ma non gli credete di vantaggio. Non foste già troppo illusi fin qui? Ma la vostra consolazione crescerà a larga misura se vi accostate al sacerdote ed all'altare. Il cuore del sacerdote è a somiglianza del cuore di Gesù nel Santissimo Sacramento e dice: "Venite, che io vi voglio salvi tutti". La fraternità del sacerdote e dell'altare è vera fratellanza. Il sacerdote e l'altare sono per aiutarvi, sono per sacrificarsi per voi. Non scorgete il sacerdote offerire se stesso in spirito a Dio quando all'Eterno offre il Corpo ed il Sangue del Salvatore? Questa è vera fratellanza. Questa che aiuta <a> vincere il mondo, questa accompagna alla salvezza nel paradiso. [334]Presso al sacerdote e presso all'altare trovate quella eguaglianza che invano fuori il tempio santo vi promettono i mondani. Al cospetto del sacerdote tutti sono eguali. L'umile servetta sarà la prima a versare le proprie pene nel cuore sacerdotale, e intanto la padrona altera aspetterà. I poveri del popolo saranno i primi che si accostano al santo altare, i primi a sedere alla Mensa degli angeli. Nella Chiesa, con il sacerdote ai piedi del santo altare, tutti pregano ad un modo, tutti ricevono conforto eguale. Chi più ama, più è amato. Nel luogo santo finalmente troviamo l'eguaglianza dei figli di Dio.

  5. Voi dimorate pietosi al paro degli angeli presso al sacerdote e accanto all'altare del Dio vivente, e intanto i beffardi da fuori vi gridano: "Che fate entro?...". Rispondete: "Lasciateci in pace. Preghiamo per noi, preghiamo per voi, preghiamo per tutto il mondo". Continuano: "Avete bisogno di lavorare e non di pensar tanto". E voi soggiungete: "Siamo forse giumenti da essere condannati al lavoro in tutti i giorni dell'anno?. Abbiamo un'anima che ci preme nutrire". [335]Replicano i beffardi: "E quell'oro che recate all'altare?... Che gl'importa a Dio delle vostre ricchezze? Fatene la carità ai poverelli". Rispondete: "L'oro è del Signore. I poverelli presso a quell'oro e nella Chiesa ricevono le elemosine senza arrossire". Gli ipocriti ostentano pietà

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come Giuda. Lo stolto dolevasi che un unguento prezioso fosse dalla Maddalena sparso in capo al divin Salvatore, ma nota san Giovanni che il misero era un avaraccio ed un ladro. Hanno altresì alcuni che stanno all'ingresso della chiesa più a mo' di giudei che di cristiani, e poi che si vantano col dire: "Non sono un turco, io vado alla chiesa". Rispondete agl'illusi: "Piacesse al cielo che venendo state con divozione in chiesa come i turchi nella propria moschea... Ma voi né mostrate di credere al sacerdote né all'altare". Pietà, fratelli miei. Pietà per noi, pietà per tutti. Il sacerdote e l'altare cattolico è il sacerdote e l'altare del Dio vivente. Guai a chi non se ne cura. Guai tre volte a chi se ne ride.

Riflessi

  1. [336]Sacerdote ed altare.

  2. Il sacerdote e l'altare cattolico è il sacerdote e l'altare del Dio vivente. Meritano il nostro rispetto.

  3. Sono scuola di virtù e merita<no> la nostra docilità.

  4. Sono fonti di consolazione e meritano il nostro affetto.

  5. Guai a chi si ride del sacerdote e dell'altare del Dio vivente.





p. 435
268   Originale: scacciano le tentazioni e lavano; cfr. ed. 1928, p. 364. Nell'ed. 1883, p. 329: «scacciano le tentazioni e lavino».



269   Originale: teste; cfr. ed. 1928, p. 365.



p. 436
270   Originale: coro; cfr. ed. 1928, p. 367.



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