Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1893

2. L'Epifania alla Piccola Casa nel 1893.acapo.Anno I, n. 3, febbraio 1893, pp. 18-19

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L’Epifania alla Piccola Casa nel 1893
Anno I, n. 3, febbraio 1893, pp. 18-19. Presentato al processo.
I Magi, scorta appena la stella e udita la divina ispirazione, dissero: « Andiamo e cerchiamo del salvatore Messia ». S’affrettarono con gioia e pervenuti alla culla del divino Infante gli offerivano in dono oro, incenso e mirra, e ponendosi poi colle ginocchia a terra lo adorarono.
Noi ammiriamo quei sacerdoti intrepidi i quali, appena ascoltata la voce del Signore, lasciano patria e parenti, ogni sostanza propria e insieme la speranza di possederne giammai e vanno incontro a pericoli di terra e di mare, di nemici e falsi amici, pericoli da parte degli uomini, pericoli da parte delle belve, e tuttavia marciano trionfanti delle difficoltà e col cuore ebbro di santa gioia. Nel loro cuore è l’oro della carità di Dio e del prossimo, è l’incenso di preghiera che acceso s’innalza al trono dello Altissimo, è la mirra della compunzione propria, del compatimento per le altrui miserie.
Oh come son belli i piedi dei sacerdoti che vengono evangelizzando la pace ed i beni celesti4 Nella solennità della Epifania del Signore, la Piccola Casa ebbe la felice ventura di ospitare tre illustri campioni, apostoli della dottrina del divin Salvatore, e sono un sac‹erdote› missionario per tredici anni fra i selvaggi dell’America del nord, dal 1854 a tutto il 1866.
Il sac‹erdote› d‹on› Giorgio Steinhauser sarebbe tuttavia apostolo di fatto, come lo è missionario di santo desiderio fino ad oggi in cui compie il suo settantesimo anno di vita e di poi, se una malattia fiera e prolissa di più anni non l’avesse costretto a rimpatriare. Il pio missionario onora di sua ospitalità la Piccola Casa, e si fa in essa aiutante voglioso. La Provvidenza lo ha inviato perché sia pietra di fondamento all’opera dei sacerdoti vecchi che egli, come tutti i dabbene, approva sopramodo.
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In questo argomento — e sia detto per incidenza — sacerdoti stimatissimi ne porgono pure caldissimo incoraggiamento; ne sieno rese loro vive azioni di grazie.
Intanto ritornando al nostro carissimo d‹on› Giorgio, avremmo argomento a riferire a comune edificazione le molte difficoltà incontrate che col divino aiuto poté superare, ma di questo avremo occasione di intesserne di tempo in tempo qualche aneddoto sul nostro periodico.
Porgiamo auguri e congratulazioni ardenti al sacerdote nostro Francesco Zaboglio. Questi con buono spirito di fede associossi alla provvida istituzione dello illustrissimo e reverendissimo nostro concittadino mons‹ignor› Scalabrini G‹iovanni› B‹attista›, vescovo di Piacenza. Ivi poi dispiegò tanta operosità e sì felice acume da meritare il grado di procuratore generale dell’opera. L’Istituto Colombo aduna chierici studenti per il corso teologico e raccoglie sacerdoti missionari per le diverse parti d’America. Ha pochi anni di esistenza e conta già oltre quaranta missionari intrepidi che vengono istituendo chiese e parrocchie nelle città degli Stati Uniti e altrove. Hanno pure dei laici che in qualità di catechisti e di inservienti si associano con buono spirito alle fatiche del missionario. Hanno parimenti le suoreMissionarie› del sacro Cuore, istituite nella città di Codogno, che seguono i missionari dell’Istituto Colombo per l’impianto di scuole, di asili, di oratori in aiuto della gioventù abbandonata.
Santissima opera! I nostri italiani che spesso da anni ed anni non vedono il volto di un sacerdote cattolico, allo incontrarsi nei missionari dell’Istituto Colombo ravvivano la speranza, ed entrando per le prime volte nelle chiese che questi giungono ad inaugurare, mescolano i cantici di lode con pianti dolcissimi di consolazione. E chi non s’affretta in soccorso di tanta opera? Il pontefice Leone benedice di gran cuore allo Istituto Colombo e di gran cuore benedirà a tutti ‹quelli› che gli vengono in aiuto di preghiera, di elemosina, di personale missionario.
La Piccola Casa della divina Provvidenza ebbe pure la grata sorpresa di ricevere nel medesimo giorno la visita del missionario salesiano d‹on› Luigi Lasagna, che al direttore della stessa Piccola Casa fu compagno a Torino e ad Alassio nei collegi del - 14 -venerando d‹on› Bosco. Il sacerdote Giovanni Bosco fu salutato da Alimonda cardinale quasi [19] incarnazione della Cristianità. Figlio di poveri contadini e perseguitato tanto, il d‹on› Bosco trionfò di tutti e di tutto col suo spirito di mitezza e di forza. La congregazione salesiana da lui fondata conta centinaia a centinaia i suoi sacerdoti e le suore, dette Figlie di Maria Ausiliatrice. Cinquecento faticano nelle lande americane in soccorso dei nostri italiani e per evangelizzare i selvaggi della Patagonia, ultima delle terre che rimaneva ad esplorare.
Il don Bosco, da santo cacciatore, veniva con un gruppetto di orfanelli raccolti cantando e suonando allo ingresso delle borgate di Piemonte, e raccoltisi intorno i garzoncelli delle piazze, scorgeva se in quelli erano dei chiamati e li associava a sé. Il r‹everendo› don Lasagna confessa che fu chiamato così. Monsignor Cagliero, il primo vescovo dei salesiani, fu chiamato in modo consimile. Sappiamo che ai 15 di gennaio l’illustre prelato missionario pontifica e predica nella chiesa di san Marco a Milano. I salesiani in quest’anno scorso, per onorare il centenario di Cristoforo Colombo e per aderire agli inviti del sommo pontefice, inviano allo incirca cento altri missionari nelle diverse regioni americane. La missione di d‹on› Bosco è però la più estesa che si conosca.
Ma quante spese per lo invio di tanti prodi? Hanno spese per il corredo, spese per il viaggio, spese per lo impianto di chiese e di missioni ed il più di queste spese deve venire dalle nazioni cattoliche di questo antico mondo. Oh, perché tutta Europa non si accende di santo entusiasmo e non pone almeno in parte le sostanze proprie ai piedi degli apostoli che nel mondo universale attendono per apportare la fede e la civiltà cristiana?
I santi Re Magi alla culla del divino Infante hanno portato l’oro della carità, l’incenso di adorazione, la mirra di compunzione. Con questi doni quei pii sovrani ottennero di partirne missionari e apostoli. « Lumen requirunt lumine, / Deum fatentur munere » 5.
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Offriamo anche noi i regali dei santi Re al divino Infante e con il lume della divina grazia otterremo il lume perfetto, il Salvatore. Abbiamo tanto bisogno che il lume di eterna verità si estenda ai nostri carissimi fratelli lontani, che non si perda infra i fratelli nostri vicini. Perché quando sotto ai nostri occhi si strappa il Crocefisso dalle scuole e si proibisce ai bambini di giugner le manine in atto di preghiera prima dello insegnamento, e quando a togliere infra noi l’inaudito attentato non si credono giovare supplicazioni, non proteste di personaggi cospicui, oh allora bisogna pur crederlo che la fede santissima sia per ispegnersi nel cuore di molti! Il Signore allontani da noi sì gran sciagura ed a sì grande intento tutti concordi porgiamo al divino Infante l’oro di una carità ardente, l’incenso di una profonda adorazione, la mirra di una mesta compunzione del cuore.




p. 12
4
Cfr. Is 52, 7.


p. 14
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« Con la luce [della stella] ricercano la Luce, / offrendo il dono lo riconoscono Dio » (Hostis Herodes impie, II, 3-4, inno del vespro dell’Epifania).


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