Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1893

21. Preti, frati, monache inutili.acapo.Anno I, n. 9, agosto 1893, pp. 71-72

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Preti, frati, monache inutili
Anno I, n. 9, agosto 1893, pp. 71-72. Presentato al processo.
La Gazzetta del Clero del 23 luglio decorso reca quanto segue: « Un fanciullo salvato da un frate - A Lecco, l’altra sera, giungeva in porto il piroscafo Plinio. Le onde fortemente - 46 -agitate dalle sue ruote avvolsero e trassero nel lago un bambino di due anni, che se ne stava seduto sulla spiaggia in grande vicinanza delle acque mentre sua madre, certa Maria Colombo, lavava dei panni. Il bambino stava per annegare e la madre, alla vista orribile della disgrazia che le sovrastava, non aveva più forza di gridare aiuto e stava come inebetita. Fortunatamente un frate per nome Giuseppe Invernizzi da Monticello, che passava in quel momento sul posto, vista la scena pietosa si gettò vestito nel lago, e raggiunto ed afferrato il bambino lo consegnò alla madre, poi si recò in canonica per asciugarsi gli abiti. Il povero piccino tosto si riebbe dalla paura del pericolo scampato » 35.
Intorno a questo fatto ci piace notare che i giornali provinciali e di Lombardia e la stessa Gazzetta del Clero, dai quali ‹si› trasse notizia, errarono nella denominazione del nome di frate Giuseppe Invernizzi da Monticello. Il nome del nostro buon fraticello è un nome dai membri e dal direttore della P‹iccola› C‹asa› ben conosciuto, perché il buon religioso è oriundo da Pianello Lario, è figlioccio nel presbiterato suo [72] del direttore della Piccola Casa. Il vero nome del frate è Gabriele Dell’Era nel convento di Dongo.
E del padre Gabriele si potrebbe qui notare più cose che rivelano in lui coraggio virile, pietà divota, zelo apostolico. Mercé la sua forza di volontà, da povero contadino divenne sacerdote e poi missionario apostolico nella Albania, dove le prove di intrepidezza simili a quelle che diede testé a Lecco per lui son divenute prove di combattimento in ogni della sua vita. Solo e mal difeso in una stamberga di abitazione sopra un picco di monte altissimo, Toplana, a distanza di 24 ore da Scutari, ei deve come il buon pastore, su per gioghi e giù per valli e attraverso a torrenti, venire in traccia delle sue pecorelle dilette, che trova sfornite di lana, ed egli poverissimo fra tutti le deve coprire e difendere; pecorelle zotiche e selvaggie ch’egli deve aiutare alla santità della vita dei seguaci del divin Salvatore.
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Dopo ciò lo dica ognuno di senno e di lealtà se non è infamia chiamare inutili preti, frati e monache. Sarebbe meglio che si allargasse la destra in pro di questi intrepidi che spogliati di tutto, che imprecati, non perdono la natura dell’agnello, non cessano di lambire la mano di chi li viene percuotendo. I preti, i frati e le monache sono sempre le immagini del divino Agnello che si immola per la salvezza universale.




p. 46
35
La Gazzetta del Clero, anno XVII, n. 28, 23 luglio 1893, pp. 220-221.


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