Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1893

40. I nostri pellegrini a Roma e per l'Italia.acapo.Anno I, n. 13-1, dicembre 1893, p. 106

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I nostri pellegrini a Roma e per l’Italia
Anno I, n. 13-1, dicembre 1893, p. 106. Presentato al processo.
Che volete? Un pellegrinaggio a Roma e attraverso l’Italia fa bene all’animo. Vedere quattromila pellegrini da Lombardia e da Venezia commoversi alla semplice voce di invito di due sacerdoti, i monsignori Spigardi di Casalbuttano e Mander di Treviso, questo ci fa credere che i lombardi ed i veneti ancora conservano viva la facella della fede.
Vedere centinaia e centinaia di sacerdoti, il più delle volte parroci, che si fanno capo-gruppi dei pellegrinanti e questi che pendono con affetto di figli dalla voce loro ad ogni passo del lungo cammino, questo evidentemente fa scorgere che nel Lombardo e nel Veneto sono buoni pastori e pecorine fedeli.
Vedere poi sacerdoti e fedeli, nobili e plebei, che al comparire del Vicario di Gesù Cristo si eclissano come le stelle dinanzi al sole e che si sciolgono quali in pianti di tenerezza quali in esclamazioni di giubilo, e dinanzi al venerando vegliardo che mai non invecchia dimenticano le miserie della vita e sentonsi come imparadisati, questo è tal conforto che lo stesso Leone XIII protesta scendergli vivo al cuor ed animarlo sempre più alla speranza pel rinsavimento di questa povera società.
E poi i pellegrini che escono dal maestoso San Pietro, quasi apostoli dal cenacolo, corrono a sfogare i proprii affetti dinanzi agli altri santuarii più celebri del mondo, e che sempre hanno sulle labbra il nome del grande pontefice e nel cuore il fervore di rendersi poi nei loro paesi missionari a diffondere il buon fermento del vero cattolico, questo stesso è pure argomento di fiducia assai.
Che volete? Il pellegrino nostro impara a pensar bene anche di tutta questa Italia che per lungo e per largo ha attraversato, perché al pellegrino non venne recato uno sfregio qualsiasi da veruno, ma ben fu colmo di benevolenza e di rispetto dovunque e sempre, quand’anche il pellegrino al cospetto - 73 -di chicchessia facesse ampia professione di fede mercé delle preghiere e dei cantici che innalzava allo avvicinarsi delle borgate e delle città.
Insomma, che volete? Pare al pellegrino di poter conchiudere così: facciamoci coraggio, il bene forse è più che non si creda. Facciamoci coraggio, moltiplichiamo le preghiere, moltiplichiamo le opere buone. Facciamoci coraggio: lavoriamo con l’indirizzo che il Santo Padre ci ha ripetuto ancor testé; cementiamoci nella unione di carità santa e la salvezza come della Chiesa, così della società può accadere che sia più vicina che altri per avventura non creda.



















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