Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1895

27. Le spigolatrici della Piccola Casa.acapo.Anno III, n. X, settembre 1895, pp. 292-293

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Le spigolatrici della Piccola Casa
Anno III, n. X, settembre 1895, pp. 292-293. Presentato al processo.
Le nostre spigolatrici si preparano anche nella prossima stagione autunnale a compiere, come nei decorsi anni, i proprii pellegrinaggi in cerca di un po’ di ben di Dio per i bisogni non pochi della Piccola Casa. La divina Providenza ci ha indirizzati per questa via e conviene obbedirle. L’arcivescovo di Torino conchiudeva nel congresso salesiano di Bologna così: « Il Cottolengo di Torino è uso semplicemente a pregare e non domandare. L’istituto Bosco prega e domanda. Guai se l’uno o l’altro deviasse dalla sua via ».
La Piccola Casa è nella via di pregare e di domandare. Prega per sé e per i suoi benefattori con quell’ardenza di affetto che da Dio supplica. Alla preghiera congiunge le opere di carità corporali e spirituali nella sua cerchia. Vorrebbe potere estendere la sua beneficenza a tutte le borgate e ad ogni singola famiglia di borgata presso le quali le nostre spigolatrici si presentano per raccogliere l’obolo del povero.
[293] Vengono dunque come spigolatrici. Domandano quelle spighe che dal mietitore si dimenticano nel campo, - 173 -voglio dire quello che ad altri può essere superfluo o, se non superfluo, quel tanto che anche il povero può disporre per altri più poveri di sé. Non rincresca a veruno la venuta delle nostre spigolatrici; vengono per condividere il pane della carità, a fin di meritare per sé un posto nel paradiso e per far meritare agli altri un più alto seggio di gloria nella beatitudine eterna. Prendiamo la cosa dal lato della fede e il Signore moltiplicherà sopra di noi le sue celesti benedizioni.
Recarsi ben anco alla porta dell’abituro per domandare la carità a chi è tuttavia meno agiato duole nell’animo. Ma la Piccola Casa ha dovuto impegnarsi in molte spese di costruzione a Como e si è messa ancora in gravi spese di acquisto nella casa di Sant’Ambrogio ‹ad Nemus› a Milano. Non si poteva farne a meno di queste spese, perché da una parte la Providenza vi ci spingeva, e dall’altra urgeva pure la necessità di aggiungere locali per il moltiplicarsi che facevano le domande dei bisognosi e per potere assegnare a questi un compartimento proprio.
La Piccola Casa di Como, essa sola distingue i suoi trecento ricoverati in quindici classi di persone di età e di condizioni differenti. Sarebbero necessarie quindici distinte costruzioni separate e congiunte per dare alla istituzione quell’ampiezza di armonia e di ordine che pure non solo da noi ma da più altri si desidererebbe.
Ed ora, grazie al cielo, il più delle spese maggiori di costruzioni si è compiuto. Rimangono debitucci a pagare, ma non aprirà la Providenza altresì il cuore a qualche ricco per una somma maggiore, come per monete piccole ha aperto fino ad ora il cuore di altri più ricchi di desiderii che di sostanze? La Piccola Casa compie in quest’anno il XXV anno dalla sua fondazione 48: ha sempre stentato, ma lo strettamente necessario mai le mancò. Così speriamo avvenga per lo avvenire e non ‹si› guardi alla piccolezza dei nostri meriti ed alle colpe nostre.
Non di meno se anche qualche ricco vorrà di proposito ricordarsi della Piccola Casa, questa prenderà animo a magnificare vie - 174 -più la bontà del Signore che dei ricchi e dei poveri si serve per estendere sulla famiglia cristiana i buoni effetti della sua santa Providenza.




p. 173
48
Il riferimento cronologico al 1870 è impreciso; cfr. nota 1 a p. 3.


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