Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1900

8. Indole ed estensione delle opere della Casa della divina Provvidenza.acapo. Anno VII bis, n. 4, aprile 1900, pp. 26-28

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Indole ed estensione delle opere della Casa della divina Provvidenza
Anno VII bis, n. 4, aprile 1900, pp. 26-28.
« Chi dona al povero, presta a Dio » 4.
La Casa della divina Provvidenza non ha programma determinato, o per meglio dire ne ha uno suo proprio, ed è di assicurarsi della necessità di un’opera per mettersi con impegno a cominciarla e proseguirla coll’aiuto di Dio e la cooperazione dei suoi benefattori, vincendo o lottando di continuo contro le difficoltà che sempre vi si frappongono. Non è forse programma infallibile del nemico del bene contrariare il bene ad oltranza?
Ora queste opere della pia casa sono opere di misericordia e come tali si dividono e si compongono di corporali 5 e spirituali, anzi spesso il bene fatto al corpo serve come di scala per giovare altresì all’anima.
La casa apre i propri battenti a quei poveretti che sono rifiutati negli altri ricoveri od ospizi appunto perché per essi non c’è aiuto altrove. Ora Gesù non ha dato il suo sangue divino anche per essi?
Siccome però non conviene che chi ha del proprio viva dell’altrui, perché sarebbe rubare ai veri indigenti, così si richiede che chi appena può, contribuisca qualche cosa pel proprio alimento, cercando anche aiuto all’uopo dai singoli benefattori; chi è in grado di mantenersi da sé, dia una [27] pensione proporzionata alle sue forze e chi ha poco dia poco, purché ognuno cerchi di non essere completamente di aggravio all’opera.
E qui bisogna notare quello che è già risaputo: la Casa della divina Provvidenza non ha altri fondi all’infuori di quelli che la divina Provvidenza viene offrendole di volta in volta, dunque non può rinunciare alla piccola contribuzione dei ricoverati.
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Giova accennare qui che molte istituzioni provinciali e comunali spendono somme cospicue per l’istruzione e la beneficenza ma, per essere queste affidate a persone mercenarie, il vantaggio riesce molto limitato e sovente problematico. Ora se codesti enti provinciali e comunali si valessero dell’opera di chi lavora unicamente per amor di Dio e per carità, certo impiegherebbero assai meglio il loro denaro e potrebbero istruire, assistere e beneficare molti più poveri, né avrebbero a lamentare dispersione di denaro e di forze.
La nostra casa — è utile ripeterlo cento volte — non è per nulla un convitto o una casa di educazione. Essa è un asilo pei poveri che altrove non trovano riparo. Qui si vitto, alloggio, educazione ed istruzione proporzionata alla condizione dei ricoverati, e l’opera nostra si presta volentieri in aiuto delle istituzioni provinciali e comunali, purché chiamata. Sarebbe opportuno alloggiare e mantenere signorilmente poverelli che, usciti da tuguri, dovranno poi rientrarvi? No! Qui si pretende dare al povero quel tanto che basti per toglierlo dall’indigenza, ma senza spostarlo dal suo stato; qui si procura che quel tanto sia condito dalla carità e dalla fede per infondere nei ricoverati, anche fisicamente, la forza e la robustezza che li rende spesso oggetto d’invidia ai facoltosi.
D’altronde la casa nostra intende allargare quanto più può le sue braccia per raccogliere un maggior numero di tapini, e questo riescirebbe impossibile se si trattassero troppo largamente i poverelli ivi raccolti.
Sapendo che ogni bene viene da Dio, la nostra casa implora ogni giorno, e più volte al giorno, il Signore ad inviarle il pane quotidiano, e la Provvidenza, larga sempre con chi interamente a lei si affida, non manca mai di aiutarla. Data poi l’opportunità, non si rifugge dallo stendere la mano al ricco senza però insistere indiscretamente, sapendo che il cuore degli uomini è nelle mani di Dio il quale ha detto: « Meglio è dare che ricevere 6. Chi ai poveri presta al Signore. Beato l’uomo che si - 287 -fa proprie le miserie del povero e dell’indigente, perché troverà sollievo nel giorno ultimo di sua vita 7 ».
La casa poi ha costume, finché le sue forze lo comportano, di provvedere immediatamente ai bisogni urgenti. Purtroppo è cosa che fa rabbrividire il ricordare anche solo taluno dei molteplici casi in cui l’infanzia, esposta a sevizie d’anima e di corpo, reclama non solo dalla carità cristiana, ma dallo spirito di semplice umanità di essere tolta senza indugio dal suo abbrutimento, forse dalla sua casa, per essere salvata, ricoverata e nutrita.
Oh benedetto colui che colla preghiera e col soccorso viene in aiuto a quest’opera di misericordia! Nel giorno del bisogno le consolazioni divine verranno a confortarlo! E per operar tanto bene, chi non sarà lieto di concorrere col suo denaro, colla sua intelligenza, col suo cuore?
Invocati i lumi da Dio, la Casa della divina Provvidenza estende le sue opere dove apparisce più stringente [28] il bisogno e dove la umana previdenza vede una speranza di riuscita. Non è forse scritto che tanto più devesi adoperare il credente per salvare le anime, quanto più rabbiosamente l’inferno s’adopera per rovinarle? Il caro e venerabile apostolo della carità d‹on› Giovanni Bosco soleva ripetere: « Io cesserò del fondare case quando non vi saranno più peccati da riparare ».
O benefattori e benefattrici della nostra casa, compatite tutto quanto è difettoso in noi e nelle nostre opere e veniteci in aiuto coll’obolo e col consiglio per migliorarle. Oh, per amor del cielo e di voi medesimi, non ci diminuite il vostro soccorso, memori del detto riferito più sopra: « Chi dona al povero, presta a Dio »! Nei prossimi numeri verremo comunicandovi le opere più pressanti che ci proponiamo in quest’anno, per prepararci degnamente a ricevere le indulgenze dell’anno santo ed iniziare il nuovo secolo che vorrà essere il secolo del divin Redentore, quindi della fede e della carità. Intanto nel congedarci vi lasciamo colle benedizioni del Signore e colla ferma speranza che, conosciuta da voi l’indole delle opere della nostra casa, la farete anche conoscere ai vostri amici e conoscenti. Per tal - 288 -modo — lo speriamo — verrà estesa, migliorata ed aumentata l’attività e l’efficacia nostra nello sterminato numero dei bisognosi d’ogni specie.
Il direttore




p. 285
4
Pr 19, 17; ripetuto nell’articolo.


5
Originale: si confondono in corporali.


p. 286
6
Cfr. At 20, 35.


p. 287
7
Cfr. Sal 41(40), 2; ripetuto nell’articolo.


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