Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1902

14. San Gaetano e la Provvidenza.acapo. Anno IX, n. 8, agosto 1902, pp. 58-60

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San Gaetano e la Provvidenza
Anno IX, n. 8, agosto 1902, pp. 58-60.
Quando l’imperversare del protestantesimo, del mal costume e dell’indifferenza religiosa invadeva la società, si vide sorgere una eletta schiera di uomini egregi, di santi che come fari, come fuochi, come stelle si posero ad additare ai viatori il cammino della verità, della virtù, della fede. Questi tempi, in cui la fede va spegnendosi e niuno più ripone la propria fiducia nella divina Provvidenza, hanno pur troppo molti punti di riscontro con quelli.
Un uomo singolare, il fondatore della illustre congregazione dei teatini, san Gaetano Thiene, quasi forza di reazione della fede oltraggiata, si abbandonava totalmente alla Provvidenza divina ragionando così: « Quell’Iddio che mi è creatore e padre, ed io invoco di continuo: “Padre nostro che sei ne’ cieli...” 20, avrà cura di me. Lui che non lascia perire di fame l’augellino del bosco e gli procura il granello ed il nido, provvederà me, figlio suo, non solo di quanto è necessario all’anima mia immortale ma altresì di quanto mi abbisogna per la vita del corpo, purché io la impieghi in suo servizio ».
San Gaetano rinunciò per amor di Dio a tutti i beni terreni né volle mai stendere la mano ad elemosinare, parendo a lui che questa fosse una mancanza di fiducia nella divina Provvidenza alla quale si era totalmente abbandonato. Esso ed i suoi - 374 -figli, tanto i laici che i sacerdoti, lavoravano di continuo senza occuparsi del vitto e del vestito e il Signore innumerevoli volte provvide prodigiosamente alle necessità di Gaetano e di coloro che si erano ascritti alla sua sequela, e la storia che tutto registra ha scritto anche questo.
Il mondo, incredulo sempre, cercava di negare questi fatti, ma poi all’evidenza non potendo rifiutar fede, ne restava ammirato e stupito, e non furono poche le anime conquistate alla fede in Dio e nella sua Provvidenza costrette a dire: « Il sostegno della mia vita non lo cerco né lo trovo negli uomini, ma soltanto nel creatore degli uomini, nel governatore del cielo e della terra ». Raccogliamo noi pure la preziosa eredità della fede del santo che meritò di essere detto per antonomasia il Santo della Provvidenza, e curiamo che né i ladri né le tignole ci rapiscanoprezioso tesoro 21.
CarlAlberto chiedeva un giorno al venerabile Cottolengo: « Morto voi, ditemi, che ne sarà della Piccola Casa della divina Provvidenza? ». E Giuseppe Cottolengo con un sorriso di angelo e di profeta rispondeva: « Sarà di me come della guardia del vostro palazzo, o sire. Venuta l’ora di smontare la guardia stanca, un soldato fresco sottentrerà al primo e continuerà il servizio ». Alcuni anni appresso il Cottolengo si sentì chiamato a smontare la guardia, e benché avesse 100.000 lire di debito non se ne dava pensiero, poiché diceva che la guardia destinata a succedergli avrebbe ben presto provveduto a tutto. La parola del Cottolengo era profetica, ed infatti all’indomani della sua morte la [59] divina Provvidenza mandava al suo successore, il padre Luigi Anglesio, la somma necessaria per estinguere ogni debito della casa.
Il gran servo di Dio Giovanni Bosco, che speriamo pure di vedere fra non molto innalzato all’onor degli altari, confortava i suoi figli angustiati e piangenti, dicendo loro: « Quando la bontà di Dio mi avrà accolto in cielo, vi intercederò una quantità di grazie e voi aprirete più case dopo la mia morte che me vivente ». E soleva ripetere a’ suoi figli ed a’ suoi cooperatori la - 375 -raccomandazione di dare largamente sempre, perché l’elemosina anziché impoverire chi la fa, lo arricchisce e lo consola e benedice. Il fatto veniva poi a confermare le parole di don Bosco, al quale giunsero moltissime lettere che gli dicevano: « Dacché abbiamo preso ad aiutare le vostre opere, e le nostre liberalità impensierivano i nostri famigliari, i nostri interessi hanno preso a prosperare e dobbiamo riconoscere che la Provvidenza ci ha reso a cento doppi quanto abbiamo dato per amor suo ».
Un po’ di applicazione a noi - Taluno obietta che la Casa della divina Provvidenza non dovrebbe darsi tanto attorno a cercare aiuti, se davvero tutta e interamente si affida alla Provvidenza di Dio. Torna qui opportuno rispondere colle parole di quell’illustre prelato che è l’eminentissimo card‹inale› Svampa, arcivescovo di Bologna, il quale ebbe a dire: « Guai alle opere del Cottolengo se smettono l’indirizzo loro di pregare e tutto aspettare unicamente da Dio! Guai alle opere di d‹on› Bosco se stanno paghe della preghiera e non aggiungono alla preghiera anche lo stendere la mano per chiedere aiuti! Ogni opera segua lo spirito che Dio le ha infuso! » 22.
Obiezioni e critiche si sono fatte, si fanno e si faranno ancora alle opere della Casa della divina Provvidenza e a chi le ha fondate e le dirige, e quanto alla persona può darsi che in parte siano anche meritate. Tuttavia se queste opere che Dio benedice sono opere di Dio, è obbligo nostro difenderle senza meritare taccia di temerità o di presunzione.
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Il poco bene che si fa si cerca di farlo con retta intenzione, levando a Dio lo sguardo ed il cuore. L’esperienza di oltre trentacinque anni 23 ci conforta a sperare veritiere le previsioni del primo iniziatore di queste opere, il pio sacerdote don Carlo Coppini, il quale morendo nel 1881 diceva: « Verrà un altro che farà più di quello che ho fatto io per l’umile opera nostra ».
All’apparire del Cristianesimo rispose un filosofo ai pagani che ne erano sgomenti: « Se la religione nuova viene da Dio, nessuna forza umana varrà a schiacciarla; se invece la sua forza viene dagli uomini, cadrà da se stessa » 24. Vennero invece le persecuzioni e il martirio e la religione crebbe dal sangue e dalla strage ed invase la terra.
Noi confidiamo che il Signore non vorrà guardare alla fragilità dell’uomo che la conduce, sibbene alla infinita bontà sua che ha fondato e sostiene l’opera, e percorriamo lieti e fidenti il cammino a noi tracciato dalla divina Provvidenza. Ecco la ragione della nostra fiducia. Perché questa fiducia non verrà condivisa 25 dai nostri numerosi amici, anche da coloro [60] che tremano per noi e per le nostre opere? Viviamo noi pure come san Gaetano, il Cottolengo e don Bosco sulle braccia materne della Provvidenza infinita di Dio e con essi ne riceveremo di continuo incoraggiamenti ed aiuti.
Don Luigi Guanella




p. 373
20
Mt 6, 9.


p. 374
21
Cfr. Mt 6, 20.


p. 375
22
L’A. attribuisce a Domenico Svampa (1851-1907), arcivescovo di Bologna e presidente del congresso salesiano ivi tenuto nell’aprile 1895, la considerazione su Cottolengo e Bosco che in quella sede fu espressa dall’arcivescovo di Torino Davide Riccardi (1833-1897); cfr. Atti del Primo Congresso internazionale dei Cooperatori salesiani, Torino 1895, p. 61; l’episodio è correttamente riferito in Eco del Congresso salesiano, p. 147. L’imprecisione è invece ripetuta in Regolamento dei Servi della Carità (1910), pubblicato nel vol. IV, Scritti per le congregazioni, della presente collana, p. 1279, e ne Le vie della Provvidenza (1913-1914), pubblicato nel vol. VI, Scritti inediti e postumi, della stessa, p. 785.


p. 376
23
L’A. potrebbe riferirsi al 1865, quando il parroco Carlo Coppini iniziò a Pianello del Lario l’associazione delle Figlie di Maria immacolata; cfr. Leonardo Mazzucchi, Il parroco don Carlo Coppini (1827-1881), Como 1912, p. 80.


24
Cfr. At 5, 38-39.


25
Originale: divisa.


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