Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1902

20. Il giorno di san Francesco d'Assisi del 1902 in Gerusalemme - Ripresa del diario di pellegrinaggio del nostro direttore.acapo. Anno IX, n. 11, novembre 1902, pp. 83-87

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Il giorno di san Francesco d’Assisi del 1902 in Gerusalemme
Ripresa del diario di pellegrinaggio del nostro direttore
Anno IX, n. 11, novembre 1902, pp. 83-87.
Quanto è grato al mio cuore in questo giorno ed in questo luogo rendere un tributo di lode e di ossequio ai religiosi francescani!
Il loro fondatore san Francesco, venuto in Egitto e in terra di Palestina per incontrare il martirio per Gesù Cristo, preparò la via ai suoi figli spirituali i quali per lo spazio di settecento anni hanno fatto ogni sforzo per difendere e tenere in onore i Luoghi Santi. In questo periodo tremila di essi sono morti, taluni di stento, altri per vessazioni, altri martirizzati. La Terra Santa doveva essere difesa da eroi e questi furono e sono i francescani, poveri della povertà di Gesù Cristo e di san Francesco, umili dell’umiltà di Gesù Cristo e di san Francesco, santo che più di tutti gli altri rassomigliò il divino modello per le circostanze della sua nascita, pel suo distacco dal mondo, per l’amore alla purezza, lo spirito di abnegazione, di raccoglimento, di preghiera e per le stimmate di cui lo onorò Gesù Cristo stesso.
Pieni di carità, e perciò tali da darsi al prossimo senza restrizione, alla vita apostolica, alla scuola, agli ospedali, all’insegnamento delle arti e delle industrie, i francescani fanno tutto pur di guadagnare anime a Dio. Noi non potremo giammai ristarci dal magnificare la grandezza d’animo, lo spirito essenzialmente cristiano dei francescani di Gerusalemme, di Giaffa, di Betlemme, di Nazaret, di Cafarnao, di Tiberiade, del Tabor. Vivono fra mille contraddizioni, eppure non si avviliscono mai. Ben due volte Betlemme e Nazaret, anche nel corrente anno, ebbero occasione di mostrare al mondo che nei pericoli e nelle persecuzioni e dinanzi alle minacce di morte i francescani sono sempre i degni imitatori del gran padre san Francesco. Essi colla loro virtù e la loro costanza ottennero quello che non poterono - 395 -conseguire i crociati stessi e, la mercé loro, la patria nostra vi è conosciuta e benedetta e la lingua italiana vi è insegnata e parlata.
La Palestina, quale mistero!... È terra deserta, squallida e bruciata, eppure desiderata da tutti. Qui i russi, gli inglesi, i francesi, con immenso sacrificio di danaro, di pensiero e di lavoro, piantano le loro colonie. Ho veduto la colonia prussiana a Caifa fondata in occasione della visita dell’imperatore Guglielmo. Che oasi ristoratrice in mezzo all’infocato deserto!... Nel percorso da Caifa a Gerusalemme si vedono alcune colonie. In Gerusalemme ho visitato la russa, importantissima colonia ricca dei più superbi palagi, giardini, passeggi.
I sionisti ebrei, che aspirano a costituirvi il loro regno, comperano piani sterminati e per poco vorrebbero comperare l’intiera Palestina; ma sopra gli ebrei pesano le minacce del divin Salvatore.
A quanta compassione muove Cafarnao, la seconda patria di Gesù Cristo! Ormai non ne rimane più vestigia. Un solo francescano vi sta a custodia della casa di san Pietro. Lungo la via fra Cafarnao e Tiberiade erano le città di Betsaida, di Corozain, di Metzel 37 e Magdalo, di cui non rimane più segno.
Ieri, venerdì 38, abbiamo assistito al pianto degli ebrei lunghesso le mura di Gerusalemme. Piangevano, pregavano, uomini, donne di ogni età e condizione e ben di cuore, e si mostravano convinti della venuta del Messia che ancora attendono e del regno che essi credono debba stabilire sulla terra. Quale mistero dopo duemila anni!...
E dopo duemila anni si trovano i medesimi costumi primitivi nel vestiario, nelle case, nelle abitudini. Sopra questo popolo e sopra questo suolo duemila anni di civiltà e di progresso non hanno lasciato nessuna traccia, vorrei anzi dire che vi hanno sempre più segnato il decadimento morale e materiale. I figli d’Israele sono sempre gli indomiti figli del deserto, che nessun potente poté mai soggiogare, si chiamasse pur esso - 396 -Napoleone I. Ci furono fatte osservare [84] le strategie del Bonaparte a Nazaret ed i campi da lui percorsi oltre Giaffa. Quivi pure il gigante temuto passò come folgore.
Qualche considerazione - La Palestina è terra unica ed è terra di tutti. Qui emergono tutte le religioni, qui le aspirazioni di tutti i governi europei e di tutto il mondo, eppure è tanto povera! Se avesse adottato la civiltà europea forse non sarebbe così; ciò non di meno, da questi popoli primitivi poveri e semplici possiamo raccogliere grandi ammaestramenti: la sobrietà, la resistenza e la rassegnazione.
A quest’oriente umiliato, afflitto, incallito alle sofferenze, cui è sospesa sul capo la scimitarra, fa penoso contrasto l’occidente che si pasce nelle mollezze e sperpera forze e ricchezze in opere vane. Siano encomiati i governi cristiani d’Europa che vi portano l’opera d’incivilimento. Gerusalemme mercé loro si è ingrandita mirabilmente, la sua circonvallazione è tutta a ville ed a grandi istituti di beneficenza. La beneficenza vi si sparge a larga mano da tutte le religioni, ma i cattolici emergono sovra tutti. Ne viene però di conseguenza che i nostri religiosi si reputano obbligati a dare, e la riconoscenza è ben poca. Aggiungasi che la Palestina non nulla; tutto vi si deve portare, quindi bisogna dare e non ricevere. La carità francescana fa prodigi con tutto il cuore e con somma prudenza, ma ha bisogno di aiuto.
Pellegrinaggi - I pellegrinaggi aiutano la civiltà cristiana e ne incoraggiano le opere. I russi ogni anno alla Pasqua vengono in numero di 12 o 14 mila, sussidiati anche dal governo. Spendono da L. 50 a 60 e percorrono a piedi la Palestina, contenti di un pane biscotto e di un the che portano con loro. Non badano a tempo ed a stenti e sono ammirabili nella loro fede. Giovedì 39, giunto qui, potei vegliare al santo Sepolcro e ieri venerdì celebrarvi la santa Messa. Sopraggiunse una carovana russa che perseverò in canti mesti, monotoni e pietosi fino alle 11,30 di notte. Commovente spettacolo di pietà!...
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Pellegrini francesi vengono in carovane con una spesa minima di L. 300. Noi italiani essendo più vicini potremmo spendere anche meno. Sarebbe consolante che l’Italia, che nel Medio evo si gloria di vedere tanti suoi figli fregiarsi il petto della croce, l’Italia che ebbe floride le sue repubbliche pel commercio coll’oriente, s’impegnasse a rialzare quel popolo avvilito che è pur esso nostro fratello. Abbiamo trovato a Betlemme una buona contadina romana che percorre a piedi la Terra Santa da Giaffa a Gerusalemme, disposta a continuare fino al Mar Morto. Taluni contadini e contadine bellunesi che sono con noi fanno altrettanto. Mirabile esempio di pietà e di sacrificio!...
Penso che un pellegrinaggio indetto secondo la condizione e la fede dei nostri contadini ed operai alquanto agiati troverebbe adesione anche fra noi. Potrebbe così il nostro pellegrinaggio, guidato dall’eminentissimo card‹inale› arcivescovo, segnare il principio di una lunga serie che consoliderebbe la fede tra noi e la propagherebbe in quelle regioni.
Ai pellegrinaggi dovrebbero tener dietro le colonie. Si passano ore ed ore a cavallo od in vettura senza trovare un villaggio. Questi arabi alle prime pioggie di novembre seminano un po’ di grano, lo raccolgono in aprile o maggio e non si curano d’altro. La casa dell’arabo è uno stanzone solo, in cui è un metro di spazio per la cucina, un metro per il forno in cui cuociono il pane ed unico arredamento sono stuoie distese per coricarsi la notte. I beduini poi vivono vagabondi e dove che sia accampano le loro tende. Al fianco dell’arabo è necessaria la colonia europea. Il Rohrbacher nota che ai tempi di Salomone il regno d’Israele era ricco, popolato, potente come la Francia ne’ suoi tempi migliori.
Il nostro pellegrinaggio prega: chi ne dubita?... Siamo in centoventi sacerdoti e oltre cento laici, uomini la massima parte; ve ne ha di qualificati: conti, marchesi ecc‹etera›. Tra i sacerdoti non pochi monsignori; l’amabilità è generale ed il buon accordo perfetto. Le [85] fatiche dei viaggi sono di ogni , il caldo è eccessivo e non mancano sofferenze, ma si sopportano non solo con rassegnazione, ma quasi senza darsene conto, elettrizzati da pio entusiasmo e noi siamo felici quando - 398 -alla sera estenuati ci corichiamo per un riposo più o meno breve.
Ospitalità dei francescani - I francescani ci trattano con squisita carità e nulla ci lasciano mancare e siamo con loro come in famiglia. I vasti loro ricoveri, ch’essi chiamano Casa Nova, a Nazaret, a Giaffa, a Gerusalemme, a Betlemme, sono alberghi modesti sì ma nei quali nulla manca.
Istituzioni religiose - In seguito ai francescani sono venute molte altre congregazioni, sopra tutto francesi. A Nazaret, cittadina di diecimila abitanti con tremila cattolici, vi sono numerose congregazioni femminili ed anche maschili, fra cui i fatebenefratelli, i salesiani, i Fratelli delle scuole cristiane. A Gerusalemme poi le case religiose si moltiplicano, ché naturalmente tutti vi aspirano.
Ho visitato l’istituzione del cardinal Lavigerie, che ha quattrocento religiosi per la missione dei negri, e il gran seminario fondato da papa Leone per la missione dei greci scismatici. Quivi è un magnifico museo biblico che sorge dov’era già la casa di Gioachino ed Anna, che sebbene di Seffori qui pure avevano casa, e qui nacque Maria vergine. In questa casa è pure la piscina probatica sopra la quale furono erette due chiese l’una sopra l’altra, ma ora non ne restano che le rovine. La piscina misura ottanta metri di lunghezza per quaranta di larghezza.
Ho celebrato stamane all’orto del Getsemani, che io vorrei figurato anche nelle nostre chiese, e con questo intento ho condotto sul luogo il bravo scenografo Rovescalli. Abbiamo fatto il santo esercizio della Via Crucis percorrendo la Via Dolorosa fino al Calvario.
Ho pure visitato la casa delle terziarie francescane, quasi tutte milanesi. Esse educano sessanta orfanelle delle varie parrocchie latine di Terra Santa. Quanta carità in quella casa! È l’unica istituzione femminile italiana in Gerusalemme, mentre le terziarie sono molto diffuse in Egitto. Sia ancora una volta data lode al serafico padre che anche a mezzo di queste umili figlie diffonde la civiltà cristiana in queste regioni. Del Terz’ordine di san Francesco papa Leone scrisse che basterebbe un esercito di terziarie ferventi per edificare la Chiesa e salvare il - 399 -mondo. Oh, vengano i terziari d’Italia e d’Europa! Aiutino l’opera dei francescani e il mondo tutto sentirà l’influsso santo della carità del Poverello d’Assisi e del suo ordine serafico.
Notizie particolari - Oggi il rev‹erendissi›mo padre custode dei Luoghi Santi, nella basilica del santo Sepolcro, rivolgeva parole affettuosissime al nostro em‹inentissi›mo cardinale arcivescovo, che assiso in trono e circondato dai consoli europei, dai rappresentanti turchi, con a destra il patriarca di Gerusalemme ed a sinistra il vescovo suffraganeo, gremita la basilica, rispondeva al saluto con voce altamente commossa. Celebrati i santi vesperi nella chiesa del Salvatore dei padri francescani e inteso il panegirico del santo pronunciato dal padre Agostino di Massa Carrara, discorso che fece dire ai pellegrini che esso solo avrebbe bastato a compensare il sacrificio del lungo viaggio, eravamo andati all’incontro dell’em‹inentissi›mo cardinale che reduce dall’escursione di Samaria entrava per la Porta Nuova, la porta di Giaffa. I numerosi pellegrini cantando inni sacri, le rappresentanze degli istituti, i consoli europei formavano devoto, ordinato, nobile corteo. La processione attraversò molte vie della città, le moltitudini indigene formavano siepe lungo le vie percorse, e allo sbocco delle vie secondarie, come in anfiteatro, alte muraglie di gente attendevano il passaggio del principe della Chiesa, il quale commosso benediceva a destra ed a sinistra.
Era giunto spossato dalla escursione in Samaria la quale offre disagi, stenti e pericoli non lievi. Monsignor Radini [86] cadde da cavallo e restò colpito ad un occhio, ma per fortuna leggermente. Altri pure cadendo furono salvi per miracolo da peggiori sciagure.
Appena partiti noi da Tiberiade si sviluppò il colera. Tiberiade ora è guardata da cordone militare. Il colera è pur grave in Egitto. Per cagione di questo, prudentemente non si effettuerà l’escursione al Mar Morto. Nel ritorno visiteremo Malta e Palermo e saremo a Napoli il 20.
Io potrò essere a casa il 25 corrente e godo sempre perfetta salute. Domani farò invio di una cassa nella quale è gran copia di ricordi pei nostri amici. Sono oggetti di divozione, fiori di - 400 -Nazaret, di Gerusalemme, di Betlemme. Ho potuto avvicinare il patriarca di Gerusalemme e di Damasco e monsignor arcivescovo di Galilea ed altri personaggi dai quali ebbi importanti e varie informazioni.
Ieri verso l’ora del tramonto abbiamo attraversato la valle di Giosafat, girato tutt’intorno al monte Moria ed al Sion; il sole cadente accresceva l’imponenza ed il fascino del panorama. La muta valle di Giosafat, colle sue tombe di patriarchi e di re, quali memorie rievoca e quali sentimenti suscita in noi!...
Ieri sera ancora in vettura mi recai a Betlemme. Visitai la tomba di Rachele, i luoghi che ricordano il profeta Elia, i santi Magi, la sacra Famiglia. A Betlemme i cari padri ci accolsero col solito buon cuore. Questa mattina dalle 2 alle 5, unico tempo disponibile per celebrare, tutti i sacerdoti qui convenuti offrirono il santo Sacrificio sull’unico altare della grotta ed io pregai per me, per i membri delle case, per tutti i benefattori in generale e per ciascuno in particolare. Molti cattolici arabi accorsero divotamente ad assistere alla celebrazione dei divini misteri ed a partecipare della Mensa eucaristica.
Visitai le grotte di san Giuseppe, di san Gerolamo, di santa Eustochio e di altri santi Padri. Visitai minutamente e con grande interesse l’istituto salesiano che raccoglie centoventi orfanelli interni ed altrettanti alunni esterni. Mirabili quei salesiani che in più luoghi della Palestina impiantano floridi istituti! Vi trovai antichi amici e passai un’ora di vero contento.
Appendice
La miseria della Palestina è dovuta in gran parte al mal governo ed al nessun prestigio che l’autorità esercita sul popolo. Il povero agricoltore lavora senza impegno il suo campicello perché sa che, prima ch’egli abbia raccolto, l’incaricato del governo viene a riscuotere una tassa arbitraria, giacché l’impiegato non retribuito regolarmente si rifà estorcendo al tributario quanto più può. Questo induce molti arabi ad emigrare in America. La viabilità, la conduttura dell’acqua, le altre spese pel servizio pubblico e pel miglioramento del paese non si fanno perché il governo non dispone di fondi, e se si fa qualche cosa è caricando di nuovi balzelli il popolo.
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Qui si può proprio dire che col danaro tutto si ottiene e senza danaro nulla. Lo stesso sultano si fa servo dei Rothschild e di altre potenze dell’oro, siano esse di qualunque nazionalità. Nessun ordinamento morale, nessuna scuola, nessuna protezione, nessuna istituzione benefica! Ogni prestigio è quindi destituito e in qualunque vertenza ciascuno si aggiusta come può.
I turchi ricchi sono nulla credenti e framassoni, ma esatti nelle cerimonie d’uso per non dar scandalo al popolo, il quale in genere è eminentemente religioso.
Gli armeni scismatici certo non sono teneri pei cattolici, ma non li odiano forse e sono d’altronde ben costumati. I greci scismatici odiano cordialmente i cattolici latini.
Santuari - In Gerusalemme, in Betlemme, in Nazaret i santuari antichi e le chiese nuove sono ad ogni passo. Gli antichi datano da Costantino il Grande e da sant’Elena. Ridotti in mucchi di rovine dal Corano e da Solimano, furono in gran parte riedificati dalla pietà dei crociati. Furono ancora devastati e restaurati, ma a costo di sommi sacrifici e con gran stento.
Quando i cattolici comperano un terreno [87] che racchiuda qualche sacra memoria, devono farlo alla chetichella, e se si tratta di rovistarlo per rinvenire reliquie per noi preziose devono farlo segretamente, se no i turchi pensano a tesori sepolti ed abusivamente ritolgono il terreno ben acquistato. Così i grandi ruderi del Tabor, di Nazaret ed alcuni della stessa Gerusalemme restano ruderi, quantunque col denaro e col protettorato delle varie nazioni si faccia molto. Fra i monumenti del Cristianesimo più fedelmente conservati sono la grotta del Getsemani e quella di Betlemme. Il tempio del santo Sepolcro è un assieme di molti edifici sacri e profani, con annesse le abitazioni dei nostri francescani, dei sacerdoti cattolici cofti e dei religiosi greco-scismatici e armeno-scismatici. Tutti vantano e fanno valere i propri diritti: è un’accozzaglia di gente d’ogni lingua, d’ogni nazione, d’ogni rito e non si sa qual più ammirare, se la misericordia di Dio o le miserie dell’egoismo umano.
È l’ora della partenza, Dio ci aiuti tutti!
Don Luigi Guanella




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Toponimo non reperito.


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Riferimento al 3 ottobre 1902.


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Riferimento al 2 ottobre 1902.


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