Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
Lettura del testo

Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

1. A Gesù adolescente.acapo. Anno X, n. 1, gennaio 1903, pp. 1-3

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A Gesù adolescente
Anno X, n. 1, gennaio 1903, pp. 1-3.
Il nostro direttore, solito la sera della vigilia di Natale a raccogliere intorno a sé i membri della Divina Provvidenza per attendere l’ora delle funzioni di mezzanotte, intrattenendoli in conversazione come amico con gli amici e padre coi figli, tolse quest’anno a descrivere loro i tratti più salienti del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Fermò sovrattutto il suo discorso sopra Gesù adolescente, perché parlava sovrattutto ad adolescenti.
Tolse dunque a dire:
Che ineffabile impressione trovarsi nel paese di Gesù!... E trovarvisi quasi per incanto!... Era notte fitta: dopo otto ore di faticoso viaggio venendo dal Carmelo e da Kaifa, superata una collina, ci trovammo all’imboccatura d’una piccola valle. Brillavano nell’oscurità gli scarsi lumi delle povere casette arabe ed a centinaia le luci degli istituti dei padri francescani, dei fatebenefratelli, dei salesiani e di varie famiglie di suore francesi. Erano gli splendori delle luminarie che questi religiosi, e gli stessi incaricati del governo turco, avevano organizzato all’ingresso della piccola città di Nazaret e sulle facciate dei principali santuari per onorare l’arrivo dell’eminentissimo cardinal Ferrari e del pellegrinaggio da lui condotto.
Che dolce sorpresa trovarsi nel paese di Gesù! Salutammo [2] con gran fede quel luogo venerando ripetendo ad alta voce il saluto dell’Angelus Domini. Di fretta ci radunammo tutti nel santuario che sorge dove il Verbo eterno « caro factum est » 1. Il - 414 -cardinale ci rivolse parole di gaudio e di tenerezza invitandoci a pregare, finché venuta l’ora di ritirarci ci raccogliemmo nella Casa Nova, ospizio dei padri francescani capace di oltre trecento pellegrini, ed ivi trovammo pronta una cena ristoratrice ed un letto per riposare le stanche membra. Non ci parve vero poter mangiare e dormire cogli agi degli usi europei, colà dove ancor tutto spira la povertà della sacra Famiglia.
La mattina per tempissimo, balzato dal letto, spalancai la finestra per osservare fra gli albori nascenti le case, le vie, la valle, i colli di Nazaret, e mi pareva sognare. Ma passando la mano sulla fronte dicevo a me stesso: « No, non sogno ed è vero, verissimo che questa è la patria terrena di Gesù e che Gesù per lo spazio di trent’anni visse in questo luogo, percorse queste vie e incallì le mani nella bottega del fabbro »... E attratto dalla fede m’indussi alla chiesa e dalla chiesa alla grotta dell’Angelus Domini, dove per tre mattine ho potuto celebrare il santo Sacrificio. Oh come mi pareva di celebrare con fervore! Come mi pareva che Gesù fanciullo dovesse ascoltare le mie umili supplicazioni per me, per i membri delle nostre case, per i giovanetti chiamati a crescere imitando il suo esempio!...
Visitammo pure la bottega di san Giuseppe, la fontana della Madonna, la sinagoga dove Gesù ammaestrava la gente del suo paese e la chiesa detta Mensa Christi, nella quale è un masso su cui posava il divin Salvatore prendendo cibo coi discepoli.
Alla refezione di mezzogiorno comparvero alla Casa Nova trenta orfanelli del collegio dei figli di don Bosco. Ci salutarono coi loro istrumenti musicali di fanfara e ci trasportarono, dirò così, per un momento nella nostra Italia. Quegli orfanelli delle diverse regioni della Palestina parlavano abbastanza bene l’italiano, che è la lingua della loro casa.
Lasciata la mensa e risalutato il santuario dell’Angelus Domini, volli, a malgrado dell’ora caldissima, visitare gli allievi del mio venerando don Bosco nella loro residenza a cavaliere dei colli che racchiudono Nazaret. Che dolce spettacolo! La vista si estende sui luoghi di Terra Santa che destano i più soavi ricordi. La casa-collegio degli orfanelli è un assieme di vaste capanne, o meglio un gruppo di tettoie riparate in qualche modo - 415 -e ripartite ad uso di cucina, refettorio, dormitorio e oratorio. Gli orfanelli mi accolsero come in trionfo. Essi vollero servirmi del loro vino, mi accompagnarono alla visita dei locali e mi raccontarono con enfasi dei lavori da loro eseguiti di giorno, di sera e perfino di notte per innalzare la loro casa. Parlarono con entusiasmo del proprio direttore che, fatto un giro nella Francia, aveva raccolto una somma per iniziare altra casa più sicura e più ampia. E da un certo punto mi mostrarono a qualche distanza un fabbricato costrutto con massi trasportati dai cammelli, sul loro groppone, da un colle lontano coperto con pietre scavate all’ingiro. Intorno al nuovo fabbricato è un vasto terreno che coltivato costituirà una risorsa per l’opera degli orfanelli di Terra Santa. In fronte all’antico ed al nuovo collegio è scritto: « A Gesù adolescente ». Quei fanciulli mi parvero assai buoni. E come potrebbero non esserlo, trovandosi nel paese stesso di Gesù, respirando, vorrei dire, coll’aria gli stessi esempi da lui lasciati?...
Ma voi, voi miei figliuoli, che il Signore ha qui radunato, vorrete esser da meno di quelli, voi che fra breve momento non respirerete già solo l’aria altra volta respirata da Gesù, ma che Gesù stesso accoglierete nel vostro petto? Il grande privilegio accordatoci da sua Santità di celebrare anche nelle chiese delle nostre case di Como e di Milano le sante Messe nella notte di Natale, e quello che le nostre suore, i nostri ricoverati possono comunicarsi all’ora in cui il divin Bambino comparve sulla terra acceso del desiderio della salute nostra, è ben più grande di quello di vivere nel paese di Gesù. Voi comunicandovi vivrete con lui, vivrete dell’istessa sua vita, voi sarete una cosa sola con Gesù pargoletto, con [3] Gesù adolescente, con quel Gesù che ebbe a dire: « Lasciate che i fanciulli vengano a me » 2. Oh, com’egli in questa notte di paradiso ascolterà le vostre preghiere, leggerà nei vostri cuori!...
Orsù, sono le 11,30; portiamoci con fede alla chiesa come alla capanna di Betlem; vi accompagni la benedizione particolare data a me da sua Santità Leone XIII anche per tutti i miei - 416 -confratelli, per i benefattori delle nostre case, per le suore, per tutti i miei figli. Vi accompagnino le benedizioni di uomini santi ed eminenti che ebbi a conoscere nel mio pellegrinaggio e che diedero a me larga prova di benevolenza interessandosi della nostra opera ed encomiandola. Ve ne nominerò alcuni. S‹ua› e‹ccellenza› monsignor arcivescovo di Atene, il padre rettore del collegio-università di Beyrouth, l’eccellentissimo patriarca di Damasco ed il suo vescovo suffraganeo, l’arcivescovo di Galilea e l’illustrissimo e rev‹erendissi›mo patriarca di Gerusalemme, nostro connazionale di Ravenna già da trentacinque anni missionario in Palestina, e il rev‹erendissi›mo padre custode dei francescani in Terra Santa, tutto il fiore della Chiesa d’oriente.
Infine vi accompagni ancora la benedizione paterna di s‹ua› e‹minenza› il nostro cardinale arcivescovo, di s‹ua› e‹ccellenza› il vescovo di Como e quella degli altri vescovi eccellentissimi che si degnano assistere e proteggere le venti Case dalla divina Provvidenza aperte in diverse diocesi d’Italia e della Svizzera.
Tutte queste benedizioni dispongano la vostra anima a ben ricevere Gesù. Ch’egli, sotto le eucaristiche specie, scenda nel vostro cuore come giulivo il divino Infante scese visibilmente nelle braccia di sant’Antonio benedetto.
Così sia. Sia lodato Gesù Cristo.
Il direttore




p. 413
1
Gv 1, 14.


p. 415
2
Mt 19, 14.


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