Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

13. I pii istituti.acapo. Anno X, n. 4, aprile 1903, pp. 28-31

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pii istituti
Anno X, n. 4, aprile 1903, pp. 28-31. Presentato al processo.
Nati presso la culla di Betlemme, cresciuti e corroborati con Maria, con Giovanni e colle pie donne appiè del Calvario, gli istituti pii rispondono alla divina chiamata fatta loro da Gesù dal monte delle Beatitudini. In essi e sovr’essi si ripercuote incessante l’amoroso grido di Gesù: « Beati i poveri... beati i mondi di cuore... Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua! » 12.
Gli istituti pii son divenuti, per la grazia, le oasi nel deserto della Palestina, le gemme che adornano la sposa del Salvatore la santa romana Chiesa, l’oggetto della tenerezza del Vicario di Cristo, le colonne e il presidio dei vescovi e di chiunque dirige le anime, i rappresentanti degli angeli che seguono i passi dell’immacolato Agnello. Il sommo Leone, proclamando san Giuseppe patrono speciale delle istituzioni pie di beneficenza, ci fa venerare in esse l’immagine della sacra Famiglia. Onoriamo adunque, difendiamo contro gli assalti nemici le case dove si raccolgono per amor di Dio i poveri, i malati, gli orfani, i derelitti, i scemi, tutti coloro che non possono vivere senza che la carità di Cristo non stenda loro la mano.
Non basta però onorare e difendere con parole queste case dove aleggia lo spirito del Signore; bisogna difenderle ed aiutarle con una generosa cooperazione, quale ci viene insegnata da Cristo stesso, dal suo Vicario il sommo pontefice, da’ suoi vescovi, dai parroci, dalla legge scritta dal Signore con caratteri indelebili nella nostra coscienza e nel santo Vangelo. « Ama il prossimo come te stesso » 13 è non un consiglio, ma un preciso comando ed include quello [29] appunto di dare pane e vesti a chi non ne ha.
Ora questo non riescefacilepossibile ad ognuno, mentre l’aiutare un istituto pio, ma povero, è concesso a - 434 -chiunque, spesso con sacrificio anche minimo. I rifiuti della mensa, del vestiario, del mobilio della casa e della bottega, ponno ancora essere usufruttuiti in un pio ricovero, dove tutto si adatta, si accomoda, si adopera.
Influenza degli istituti pii nelle famiglie - Gl’istituti pii fanno sentire la loro benefica influenza nelle famiglie donde vengono le religiose o i religiosi, poiché il fraticello o la suora lasciando la casa propria vi infondono però presto o tardi il fuoco sacro della fede e della carità cristiana: fuoco che santamente si propaga poi nelle famiglie conoscenti o vicine. Per tal modo, benedette da Dio, si sviluppano le vocazioni religiose, si spengono gli odi, si rappacificano le famiglie e vi si spande, colla pace, la prosperità e la grazia del Signore.
La parrocchia trova, nelle pie case come nei conventi, i sacerdoti ‹da› cui trovare aiuto per la predicazione, per l’apostolato cattolico in favore della gioventù, per l’impianto e la manutenzione di colonie agricole, di scuole, di oratori. Trova le suore per reggere con disinteresse gli asili infantili, le scuole professionali, per curare gli ammalati a domicilio e agli spedali. Per mezzo degl’istituti pii, se governati dallo spirito della santa madre Chiesa e sotto l’obbedienza dei superiori dalla Chiesa loro assegnati, si accresce e si propaga il fuoco sacro della fede e della carità.
Influenza nella società - Nella società come nelle famiglie e nelle parrocchie, così nelle città come nella campagna o su pei monti, gl’istituti pii esercitano la loro benefica influenza. Essi favoriscono le arti, l’agricoltura, le scuole, con reale vantaggio della pubblica moralità, perché hanno in se medesimi una grande potenza di diffusione.
Anche in momenti delle più terribili crisi sociali, agl’istituti pii si deve la conservazione della civiltà, il culto non interrotto delle scienze, delle arti, del vero progresso. Nella Rivoluzione francese, il cui tossico continua ad avvelenare le moltitudini, chi ha tenuto alto il vessillo della fede e della civiltà? Chi ha tenuto accesa la sacra face nelle rivoluzioni chinesi dei nostri giorni, nei torbidi irrompenti di continuo nella vecchia Europa e nella nuova America? Alla testa dell’ordine, quindi della pacificazione e della pace, sempre troviamo l’esercito religioso.
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Questo accorre sollecito a confortare i combattenti, a sorreggere i cadenti, a rialzare i caduti, a curare gli ammalati, sieno dessi scemi, contagiosi, dementi, e si compiacciono di assistere i lebbrosi tra le nevi ed i ghiacci come di curare gli appestati nei climi torridi. Gli istituti pii, oltre maestri, maestre ed infermieri, danno il loro contingente per confortare i carcerati, per convertire e richiamare gli erranti, per salvare dalla schiavitù e dalle barbarie innumerevoli anime. Se volgiamo indietro lo sguardo, troviamo che i benedettini hanno rifatto l’Europa dal disertamento dei barbari. Né v’ha chi ignori l’influenza [30] di quell’ordine preclaro negli studi, nelle arti e perfino nei mestieri e in ispecie nell’agricoltura. Chi ha dissodato l’agro romano, risanandolo a prezzo di una falange di vite giovani e forti, perite vittima dei miasmi che dianzi lo appestavano? I trappisti.
Anche ai nostri giorni la salvezza di una società, che tenta sfuggire all’autorità ed alle leggi nelle quali Dio l’ha costituita, è forse il campo riservato agli ordini religiosi ed agl’istituti pii. Aiutarli adunque ad estendere la loro benefica azione equivale a dar mano al risanamento sociale da tutti i saggi reclamato e sospirato.
Torniamo, torniamo alla vita semplice, sana dell’agricoltura, torniamo all’ordine, e colla coltivazione intensiva dei campi procuriamo alla cara Italia nostra un primato fecondo di prosperità economica e insieme morale e religiosa. Questo è l’intento precipuo che si propone la Casa della divina Provvidenza nella nuova colonia di Olonio San Salvatore. Chi vorrà rifiutarle un aiuto?
Come aiutare gli istituti pii? - Gli istituti pii sorgono, vivono e si sviluppano colla benedizione del Signore e della sua Chiesa, e noi dobbiamo secondarli colla pratica della virtù, pregando perché perseverino nello spirito col quale sono sorti, appoggiandoli, parlando bene di essi e sforzandoci di estendere la loro influenza.
Come san Francesco d’Assisi, san Domenico e il Carmelo hanno i loro 14 coadiutori negli ascritti al Terz’ordine, così noi - 436 -affigliamoci alle Opere della divina Provvidenza dando loro un aiuto d’opera o di denaro e favorendo il loro sviluppo. Non i soli sacerdoti debbono servire la buona causa, ma anche i buoni laici e le donne vi sono chiamati. Imitiamo il venerando d‹on› Bosco, i cui cooperatori si moltiplicano a centinaia di migliaia nelle varie regioni del mondo.
Le nostre Case hanno il Pio Consorzio delle dame a Sant’Ambrogio ad Nemus in Milano. Un Pio Consorzio congenere si è appena costituito in Como e conta già qualche centinaio tra signore e signori, che con alacrità aiutano moralmente e materialmente le due popolate e bisognose case di Como. Ne sia lodato il Signore! Dando il saluto al novello Pio Consorzio, chi dirige le Opere della divina Provvidenza offre per esso a Dio preci e sacrifici, colla testimonianza di una gratitudine che si ripercuoterà perennemente nel cuore de’ suoi ricoverati.
Voti e ascensioni - Le opere degl’istituti pii sono sicure e continue e sfidano i secoli, ma nei momenti di gravi penurie camminano con lentezza ove manchi loro la mano forte dell’aiuto popolare. Nel pericolo ogni cittadino dev’essere soldato, e nei nostri tempi ogni cristiano dev’essere un puntello ed un aiuto a sostenere la società che si sfascia.
Il sommo ponteficeLeone XIII›, Lumen de coelo, colle sue splendide encicliche ci traccia una via di condotta e ci insegna ad unirci per opporci all’ingerenza della fiumana devastatrice della fede e dell’ordine. Gli istituti pii, seguendo l’infallibile guida del Vaticano e de’ suoi rappresentanti, ci additano la via e ci invitano a cooperare all’opera di salvataggio. Perciò appunto questi istituti procurano di allargare il più possibile la loro sfera di azione, né si tengono paghi se non hanno procurato di estendere la loro influenza.
Valido e poderoso incremento a tutti gli istituti pii sarebbe un affiatamento fra di essi, per procurare di riempire meglio che sia possibile le lacune e rimediare più attivamente e razionalmente [31] alle miserie materiali e morali del popolo e della gioventù. Si sono fatti e si fanno congressi su ogni ramo di scienza e di arte. Perché non farne uno fra i direttori degl’istituti pii coll’intento di coordinare le forze ed estenderle?




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12
Mt 5, 3.8; 16, 24.


13
Mt 19, 19.


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14
Originale: ha i suoi.


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