Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

27. Ripensando a Lourdes.acapo. Anno X, n. 10, ottobre 1903, pp. 73-78

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Ripensando a Lourdes
Anno X, n. 10, ottobre 1903, pp. 73-78. Presentato al processo.
Nella preghiera l’uomo conversa con Dio. Il Signore indica talvolta l’epoca, il luogo e il modo per conversare cogli uomini e far paghi i loro desideri. Evidentemente uno di questi luoghi privilegiati è Lourdes.
La Madonna intimò a Bernadette: « Di’ ai sacerdoti di edificare qui una cappella, perché da questo luogo voglio concedere molte grazie alla terra ». Il fatto confermò fin dal giorno dell’apparizione, e conferma tutt’oggi, la verità della promessa della Vergine con innumerevoli guarigioni di corpo e di spirito e coll’impulso sempre crescente che muove falangi di pellegrini dai luoghi più lontani alla grotta benedetta. E fra di essi vi sono moltissimi vescovi e personaggi distinti per ingegno, per pietà e per dignità i quali, senza tener conto dei sacrifici di tempo, di denaro e talvolta di salute, sono corsi a Lourdes dove si prega tanto bene, dove s’impara a pregare con una fiducia veemente alla quale Dio non sa resistere.
[74] Ivi un raggio celeste ed un fuoco sacro pare che in una volta illumini e riscaldi i cuori, talché ho inteso dire da più d’uno: « Anche chi torna da Lourdes senza ottenere grazie prodigiose non può tornarne se non migliorato, rafforzato nella fede, rischiarato ne’ suoi dubbi ». A Lourdes si prega in tutte le ore del giorno e della notte, senza interruzione, in chiesa e fuori. Uomini e donne pregano sovente prostesi al suolo ovvero colle braccia levate verso il cielo come Mosè sul monte, senza rispetti umani, portando al collo, esternamente assai spesso, gli abitini del Carmine e stringendo tra le mani ovvero ai fianchi il rosario benedetto.
Davanti a Gesù sacramentato v’ha chi prega a voce quasi alta, v’ha chi pare assorto in profonda meditazione, v’ha chi piange ed impetra, v’ha chi sorride e ringrazia. Genuflessi, seduti o camminando per le vie, tutti pregano. Dovunque si odono preci cantate e una musica religiosa riempie l’aria ed i - 469 -cuori. I confessionari sono affollati ed alla santa Mensa corrono a turbe i pellegrini con pietà edificante.
Qualche cosa al cuore ed alla fantasia l’illusione di trovarsi sui campi della Giudea e della Galilea, quando Gesù apparendo alle turbe le vivificava col suo spirito, le commoveva colla potenza soave della sua voce divina, le convertiva coll’efficacia de’ suoi miracoli. La visita di Terra Santa commove richiamando ad ogni passo avvenimenti che furono, ai quali si appoggia la nostra fede; a Lourdes invece è un succedersi di fatti che colpiscono gli occhi e lo spirito. è un passato che predica, insegna, intenerisce, perché Gesù passandovi sopra vi ha lasciato una traccia vivificante, indelebile. Qui, in questo lembo di terra benedetta, Gesù sacramentato passando semina grazie e miracoli come già un tempo, quando vestito d’umana carne scorreva le terre di Palestina illuminando ciechi, dando udito ai sordi, sanità ai malati, vita ai morti, consolazione agli afflitti, fede e coraggio agl’increduli, ai timidi ed agl’incerti.
Come in un gran porto di mare, a Genova, a Marsiglia, a Trieste, è uno scontrarsi di persone di tutti i ceti, di tutti i paesi, così a Lourdes sacerdoti, laici, religiosi di ogni lingua, censo e nazione affluiscono in cerca della salvezza propria e del risanamento domestico e sociale. Qui tutti si sentono fratelli ai piedi della Madre comune, la bianca Vergine dei Pirenei, e meglio che altrove qui si ripete: « Padre nostro... » e « Prega per noi ». L’uomo singolo si perde nella pluralità dei fratelli e l’anima gusta l’insegnamento di Cristo, il quale vuole che si implori non per sé soltanto ma per tutti quanti gli uomini la fede ed il pane.
Alla sera, dalle 10 alle 12, i francesi nella basilica superiore supplicano con alti gemiti: « Seigneur, secourez la France! », « Seigneur, n’abandonnez pas vos enfants! », « Seigneur, convertissez les pécheurs de tout le monde! », « Seigneur, donnez-nous la paix! ». Quelle preghiere, nelle quali si mescolano singhiozzi, richiamano i gemiti di Geremia che dolorosamente piangeva sui mali piombati sulla sua nazione.
Il pellegrinaggio italiano - Le preci pubbliche e private sono interrotte sovente da sermoni che a loro volta eccitano a pregare. I presidenti spirituali d’ogni pellegrinaggio raccolgono tre - 470 -volte al giorno i loro addetti per la recita d’una terza parte di rosario e ad ogni posta un oratore dalla tribuna fa una breve meditazione sul mistero, eccitando così nei pellegrini il fervore e agevolando loro l’acquisto delle indulgenze.
I direttori dei pellegrinaggi procurano alla propria schiera le maggiori comodità tanto durante il viaggio e nelle fermate più o meno brevi, quanto nel soggiorno che costituisce lo scopo del viaggio. Il pellegrinaggio italiano, grazie allo zelo e alle premure affettuose fino nei più minuti particolari del proprio presidente, monsignor Giacomo Radini Tedeschi, riescì a contentare anche i meno contentabili. Già nell’ultimo pellegrinaggio in Terra Santa sperimentammo il valore della sua assistenza vigile sempre e sempre opportuna e più volte lo udimmo lodare anche pubblicamente, ma qui non si può a meno di ripetere le lodi [75] del bravo conduttore, dell’apostolo e dell’oratore.
Fu universalmente lodata la pietà degl’italiani, ma ancora più l’armonia dei nostri canti, e il prevosto di Mariano Comense faceva sentire sopra tutte le altre la sua voce di baritono squisitamente religiosa e musicale. Dopo lo spettacolo toccante in cui furono insieme spettatori ed attori i trecento italiani in Gerusalemme facendo la Via Crucis sulle orme del Redentore (come intitolò il suo bel libro p‹adre› Fulgenzio Del Piano41, calcando cioè la terra dal pretorio di Pilato al Calvario ed al Sepolcro, come venti secoli addietro fece il nostro Salvatore e Maestro, lo spettacolo della Via Crucis fatta sul monte che sta a ridosso del santuario di Lourdes è altamente significativa e commovente.
Davvero in ogni tempo e in ogni guisa si verifica la parola del profeta che ogni lingua ed ogni popolo loda il Signore 42, ma a Lourdes questa preghiera incessante, senza intermissione, fa toccar con mano come tutti quanti gli uomini, i poveri non solo, ma i ricchi e i potenti, non trovino sulla terra la loro sede, - 471 -ma sospirino ed aspirino alla felicità che soltanto si trova nella bella patria nostra, il paradiso. A Lourdes i pellegrini hanno imparato a pregare. Voglia il Signore che ugualmente abbiano imparato a vivere riposati e fidenti nella volontà sua, anche quando questa volontà fa sentire il peso della croce.
Gli ammalati - La beata madre di Gesù, come il figlio suo, passò sulla terra benefacendo 43; anche adesso la Madonna converte i peccatori, rafforza gl’incerti, santifica i giusti, consola gli afflitti, guarisce i malati, richiama gli erranti.
Ancora ebreo, il Lasserre sul punto di perdere la vista sfidò la Vergine giurando: « Se la Madonna di Lourdes mi ridà il vedere, mi farò cristiano e proclamerò i suoi miracoli in modo che nessuno varrà a contrastarli ». Il Lasserre poco dopo guarito pubblicò, in un libro assai pregiato e letto avidamente da tutti, i prodigi della grotta benedetta 44.
La Croix de Lourdes, giornale che si stampa nel fabbricato che fiancheggia la piazza del santuario, è organo si potrebbe dire ufficiale delle grazie della Madonna. Sera e mattina i pellegrini cercavano nella Croix la descrizione dei miracoli cui avevano presenziato e ne risentivano commozione nuova.
Moltissimi erano gli ammalati; essi venivano dalla stazione al santuario sopra carri appositamente preparati per riceverli. Alcuni invece venivano sopra carrozzelle, altri entro letti ovvero in lettighe portate a spalla d’uomini. Quando in Lourdes si vedeva condurre gli ammalati alla grotta poi alle piscine, la mente correva al tempo lontano in cui i miseri infermi attendevano in Gerusalemme il moto delle acque della probatica piscina, per esservi immersi e uscirne guariti. Ivi gli infermi si lavano, e benché l’acqua non si muti di continuo e paia, come ebbe a dire lo Zola, che quelle vasche sieno fonte d’infezione, pure — e qui apparisce più eloquente il miracolopure di escono - 472 -guariti i malati. Come ridire il grido dei felici che liberi e sani vengono fuori dicendo: « Je suis guéri! »...
Poscia i malati vanno in chiesa, indi tornano sul piazzale e vengono disposti in due grandi file dove passerà Gesù sacramentato, fidenti di ottenere la guarigione od almeno la rassegnazione e la pazienza. Quante volte mi fermavo alla grotta, alle piscine, sui passaggi, per spiare nelle movenze, nelle contrazioni di tanti poveri infermi il recondito pensiero! Oh come quei miseri riescono per tutti l’oggetto più caro e pietoso del pellegrinaggio!
Talvolta gl’infermi erano accompagnati da sacerdoti ovvero da suore, ma più sovente erano giovanotti di umile condizione che sostenevano parenti od amici, con una carità paziente da toccare l’eroismo. Giovani vite balde e forti si sagrificavano in servizio di esseri deboli, quasi ne volessero portare le infermità, come fu detto di san Camillo de’ Lellis: « Per guadagnar gl’infermi, mi son fatto infermo io stesso per essi ». Intanto ognuno era portato a riflettere che le malattie staccano il cuore dalle mondanità ed avvicinano al Signore e incutono 45 un salutare timore [76] facendo pensare che ognuno ne potrebbe essere colpito.
Eppure non accade mai di vedere un movimento di disperazione in quei poveri infermi. Anzi la loro rassegnazione nei patimenti e la loro pace inalterabile è tale da far ciò riconoscere anche daglincreduli per un vero miracolo, miracolo anche maggiore della stessa guarigione. Alcuni ammalati, tornati due o tre anni alla grotta benedetta senza esservi stati guariti, ringraziavano la Madonna di aver loro concesso una dolcissima pace nel cuore e una rassegnazione piena di gioie, nella certezza che se la grazia è stata negata al corpo, è però stata largamente accordata all’anima con un aumento di fede e di amor di Dio. Il legno della croce a Lourdes lo si tocca con mano, è fuoco che accende nel cuore gli affetti santi.
Ma la Vergine, la quale sa che gli uomini essendo fatti non solo di anima ma anche di corpo hanno vero bisogno di aiuti - 473 -sensibili, accorda con molta larghezza anche le grazie temporali.
Nel primo giorno di nostra dimora a Lourdes abbiamo visto tutti noi cogli occhi nostri balzare dal letto un tisico all’ultimo grado e l’abbiamo udito gridare: « Seigneur, je suis guéri ». Poi nei giorni successivi noi stessi lo abbiamo veduto sano e forte servire gli altri ammalati. Era un giovane belga poverissimo, portato a Lourdes dalla carità de’ suoi conterranei. Ma quanta fede in lui e in essi! Abbiamo visto una fanciulletta di otto anni, rattratta dalla nascita, levarsi in piedi, gridare: « Je suis guérie! » e camminare speditamente. Una povera donna con una cancrena in un braccio ad un tratto gridò: « Je suis guérie! », scoperse il braccio, era guarita.
Ogni volta che si verifica una guarigione, un fremito di gioia passa come onda inebbriante sulle moltitudini, le quali escono spontanee a cantare il Magnificat o il Te Deum laudamus, mentre altri si affollano per vedere il favorito della Madonna, toccarlo, interrogarlo, ed altri ancora stretti in catena conducono il guarito al Bureau des Constatations. Ivi i medici, che precedentemente visitano ogni ammalato e ne stendono la diagnosi, esaminano se la guarigione sia vera o simulata, e solo dopo averne constatato la realtà dichiarano la grazia o il miracolo e lo affidano poi ai giornali.
D’ordinario le guarigioni avvengono quando passa il Santissimo Sacramento, col quale il sacerdote benedice ogni infermo in particolare. Al santuario di Lourdes si risponde magistralmente ai calunniatori che ci incolpano di adorare la Madonna. Invocato Gesù sacramentato in chiesa e nella Comunione, quando due volte al giorno gira sulla piazza come il pastor buono in cerca delle sue pecorelle, la Vergine si frappone mediatrice misericordiosa fra il Creatore e le creature invocando sovr’esse le grazie, ma intanto si riconosce che le grazie passate dalle mani e per le mani di Maria vengono da Dio sempre.
È stato detto e ripetuto che i miracoli a Lourdes sono tutti per i francesi e per gli stranieri d’altre nazioni, per gl’italiani no, e... pare davvero che sia così. Ma la causa? Perché noi preghiamo con una fede debole, mentre gli altri hanno supplicazioni che parrebbero, secondo la divina parola, atte a movere i - 474 -monti 46 ed a commovere il cuor di Gesù. Non altrimenti il gemito della cananea e la supplica confidente del centurione hanno sforzato Gesù a fare le grazie implorate.
Gesù ha detto: « Dove due o più persone pregheranno in mio nome, ivi io sarò in mezzo a loro » 47. Infatti a Lourdes, dove gente d’ogni età e d’ogni nazione unita in una fede prega con insistenza, una pioggia di grazie scende dal cielo su tutti i pellegrini, sani ed infermi. Ma pur troppo le grazie spirituali assai sovente non sono riconosciute e apprezzate perché noi, pellegrini ed esuli attaccati alla terra, non sappiamo quanto sia dolce slanciarsi nell’oceano beatifico dei cuori benedetti di Gesù e della madre sua.
« Qual vuol grazia e a lei non ricorre / sua desianza vuol volar senz’ale », lasciò scritto il sommo poeta 48. E noi ricorriamo in sanità e in malattia, in vita e in morte alla dolcissima Madre [77] nostra che sta ne’ cieli e le nostre speranze non andranno deluse.
Alla grotta di Lourdes - Madre amorosa e sapiente, la santa Chiesa, sposa di Gesù e madre nostra, educa noi suoi figli con sapienza e con amore. L’immacolata Madre nostra, che ci ha generati appiè della croce fra gli spasimi della morte del Figlio suo divino, ci educa parimente con amore e con sapienza e adopera tutte le industrie dell’arte, del culto e delle grazie per condurre le anime a Dio. Dalla grotta di Lourdes partono voci mistiche a richiamare gli erranti, a infondere la fede negl’increduli il cui costume non sia corrotto 49, e talora persino i più perversi ne tornano risanati non solo nel corpo, ma altresì e tanto più nell’anima.
Eppure il povero Zola ha riportato da Lourdes un’empietà maggiore... Esempio terribile codesto, il quale ci mostra che non possiamo pretendere che tutti i Paoli atterrati sulla via di Damasco si rialzino convertiti. Talvolta il Signore accorda le - 475 -sue grazie anche a chi le ricusa; tal altra, stomacato della pervicacia del peccatore, lo abbandona a se stesso. Povero Zola, tu hai bestemmiato Lourdes e la Madonna, e la tua morte fu orribile. Chi sa però che la Vergine ti abbia inseguito all’ultima ora e t’abbia salvato?
Se a molti ricchi e superbi furono negate le grazie, quanti piccoli ed abietti in faccia al mondo sono andati a pregare alla grotta benedetta e ne sono tornati colla grazia implorata! Non a caso sta scritto nel Vangelo: « Beati i puri di cuore »! 50
La basilica e il santuario - Quasi la mistica scala di Giacobbe, i tre grandiosi templi di Lourdes pare guidino le anime a Dio. In essi, come già nel tempio di Salomone, sono profusi tesori d’oro e d’argento, di pietre e di marmi preziosi, e un’arte delicata tutto dispone in guisa da uscirne un inno alla Vergine santa. Ogni pietra narra una grazia, e ogni grazia ripete ai cuori che colla Madonna basta volere e saper chiedere per ottenere anche più di quanto si desidera.
Gl’ingegni più eletti furono impiegati nell’erezione e nella decorazione delle tre chiese che costituiscono il santuario sul quale si converge lo sguardo e il sospiro della Cristianità. Tutto vi è sontuoso e grande: la mole dei templi, le torri, i sacri bronzi, gli altari, i mosaici, i vasi e gli arredi sacri, perfino la profusione dei ceri e lo scintillio dei fasci di luce elettrica che dentro e fuori irradiano quasi iride luminosa.
Una doppia gradinata esterna guida i devoti dalla prima alla terza chiesa, e scale e vie esterne ed interne conducono agli uffici del santuario ed al vasto fabbricato dove abitano i sacerdoti addetti alla basilica.
Per comodo degli ammalati e delle affollate processioni, vi sono pure amplissimi passaggi e vie su archi giganteschi che in doppio braccio conducono dalla chiesa del Rosario alla basilica, davanti alla quale si stendono piazze, giardini, boschetti e monumenti rischiarati anch’essi a luce elettrica.
Una via di fianco al santuario conduce processionalmente al Calvaire o Via Crucis, dove vi è pure una scala santa che si sale - 476 -in ginocchio, e vi si venerano le grotte della Maddalena e della Pietà. Un’altra via che costeggia il Gave riconduce i pellegrini e le intere processioni al santuario.
Dintorni di Lourdes - Sul Pic du Jer 51, alto circa mille metri sul mare, una croce di ferro gigantesca (anch’essa illuminata a luce elettrica la notte) saluta incessantemente la bianca Vergine dei Pirenei. Come abbiamo già detto nel giornaletto di settembre 52, sul Pic du Jer e nella cittadella privilegiata vi sono diorami non privi d’interesse, che il pellegrino visita volontieri per non perdere nulla dell’attrazione del sito dove apparve l’Immacolata.
Il pellegrino ammirato rientra in Lourdes e entra in una casa d’umile aspetto sulla quale sta scritto: « Maison paternelle de Bernadette Soubirous ». Un uomo sulla quarantina, magro, basso, [78] alquanto curvo, senza barba, vi conduce cortesemente nella cameretta di Bernardina, che era sua sorella. Sulle pareti si vedono i ritratti di Bernardina e de’ suoi genitori, del parroco Peyramale e del vescovo di Tarbes.
Tutto in Lourdes, le chiese, le strade, le moltitudini in preghiera, tutto inspira fede e divozione.
I canti - Quasi preparazione della Chiesa militante verso la Chiesa trionfante, dove i beati cantano un perpetuo alleluia, i pellegrini a Lourdes sfogano la loro devozione cantando inni sacri a Gesù ed alla madre sua.
Gli inni della Chiesa sono cantati nella lingua latina liturgica tanto dai sacerdoti che dai fedeli, in un coro formato sovente da migliaia e migliaia di voci 53, e l’effetto è portentoso e scende al cuore come fosse una musica celeste. Gli inni popolari a Dio e alla Vergine sono invece cantati nelle diverse lingue europee e con metri speciali. Sono popoli interi che come un popolo solo e con un cuor solo cantano le glorie del Padre comune che sta ne’ cieli e della Madre che tutti i peccatori invocano fidenti: « Santa Maria, ora pro nobis ».
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Quando il Santissimo Sacramento esce processionalmente e, benedette collettivamente le moltitudini, benedice ad uno ad uno gl’infermi che ne aspettano il passaggio sulla via, formidabile si innalza un grido dalla folla per supplicare le grazie invocate. Quel grido, costituito da migliaia di fedeli imploranti e gementi, sale a Dio dicendo: « Parce Domine, parce popolo tuo, ne in aeternum irascaris nobis » 54. Rientrata in chiesa la processione, è un affollarsi dei pellegrini intorno ai fortunati guariti in quel giorno, e tutti poscia si preparano a risalutare Gesù e Maria al calar della notte.
La fiaccolata - Gesù, via, verità e vita 55, raffigurato nel roveto ardente, è inneggiato entusiasticamente nella processione aux flambeaux. Illuminate le tre chiese ed il campanile, i fedeli recando in mano una candela accesa accompagnano la processione, la quale uscendo dalla grotta percorre le vie e le gradinate intorno al santuario. Intanto si odono cantare le divote e popolari canzoni di sant’Alfonso de’ Liguori, in italiano ovvero tradotte nelle diverse lingue, finché la processione maestosa e imponente rientra nel gran piazzale.
Un coro di pellegrini cantori dalla gradinata intona il Simbolo costantinopolitano: « Credo in unum Deum » e le moltitudini ripetono il bellissimo canto liturgico. All’« Incarnatus » tutti si prostrano come un uomo solo. Quando si canta: « Carnis resurrectionem », pare che un pregusto di paradiso aleggi nei devoti, i quali poi con un impeto di fede cantano in coro: « Amen, amen ». Oh! Sia ripetuto in cielo quell’Amen e porti a tutti i cuori aumento di fede e cristiano coraggio per sostenere la lotta della verità contro l’errore, del bene contro il male!
Ricordi - Negl’innumerevoli negozi di oggetti sacri, ve n’hanno parecchi in Lourdes tenuti dagli ebrei i quali, nulla credendo né a Gesù né alla Madonna, speculano ugualmente sulla devozione dei cattolici. Per le vie si trovano sparsi foglietti - 478 -che mettono in guardia i pellegrini. Fra i negozi, primeggia quello posto nella casa di Bernadette e tenuto dal fratello di lei.
Ogni pellegrino si procura almeno un fiasco di latta colla immagine dell’apparizione e, riempitolo dell’acqua prodigiosa, lo porta seco come il più caro ricordo per sé e per i suoi. All’ufficio di spedizione si trovano casse già preparate con quante bottiglie si vogliono dell’acqua miracolosa, e chi appena può ne manda al proprio paese, per distribuirla poi ai parenti e agli amici ed a chiunque con sospiri cerca alla Madonna di Lourdes una grazia difficile. Per chi ha pellegrinato anche una volta sola alla grotta benedetta, l’acqua di Lourdes è ricordo, è dolcezza, è speranza.




p. 470
41
Riferimento a Fulgenzio Del Piano, Sulle orme del Redentore. Memorie ed illustrazioni della Terra Santa, Milano 1903, 318 p.


42
Cfr. Sal 117(116), 1.


p. 471
43
At 10, 38.


44
Riferimento a Henri Lasserre, Notre-Dame de Lourdes, Parigi 1869, 468 p.; cfr. la scheda introduttiva a Un saluto alla Immacolata di Lourdes in ogni giorno del mese mariano (1887), pubblicato nel vol. I, Scritti per l’anno liturgico, della presente collana, p. 1044.


p. 472
45
Originale: incutevano.


p. 474
46
Cfr. Mt 21, 21.


47
Cfr. Mt 18, 20.


48
Cfr. Dante Alighieri, Divina commedia, Paradiso, XXXIII, 14-15.


49
Originale: rotto.


p. 475
50
Mt 5, 8.


p. 476
51
Originale: Pic d’Isère; ripetuto nel paragrafo.


52
Cfr. Verso Lourdes, pp. 465-466.


53
Originale: cuori.


p. 477
54
« Perdona, Signore, perdona il tuo popolo, non rimanere in eterno adirato con noi » (Parce, Domine; antifona penitenziale); cfr. Gl 2, 17.


55
Gv 14, 6.


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