Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1904

15. Il sommo pontefice e gli operai.acapo. Anno XI, n. 5, maggio 1904, pp. 59-60

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Il sommo pontefice e gli operai
Anno XI, n. 5, maggio 1904, pp. 59-60. Presentato al processo.
Il 15 maggio fu celebrato ovunque con gioia l’anniversario della magna charta colla quale Leone XIII gettò sprazzi di luce nel buio caliginoso della questione operaia, vogliamo dire colla bolla Rerum novarum.
Detto in essa che il lavoro nobilita l’uomo perché viene da Dio, il quale gli ha detto: « Guadagnerai il tuo pane col sudor della fronte » 21, dice altresì che il lavoro vale ad espiare i peccati commessi e preservare l’uomo da nuove cadute.
L’Uomo Dio condusse vita umile e laboriosa nella bottega di Nazareth. Imitiamolo.
La storia, grande maestra della vita, ci insegna che tutti gli uomini che emersero, in tutti i tempi, impiegarono tutte le loro forze di mente, di cuore, di corpo e non poltrirono mai nell’ozio. Uno impiega l’ingegno, l’altro le braccia, e ognuno contribuisce alla gran macchina [60] che muove il mondo e in essa nulla vi ha di vile, perché ognuno concorre all’opera provvidenziale che distribuisce le mansioni e vuole che dall’insieme di essa ne venga un tutto armonico.
Eppure v’ha chi tiene per insulto il titolo di contadino e crede ignobile l’uomo che rompe le zolle e dentro vi semina il - 518 -grano, il quale cresciuto più tardi diventerà poi pane e ricchezza. Eppure nelle nostre colte città, nella metropoli sulla quale convergono gli occhi ammirati non pure degl’italiani ma degli stranieri, vi hanno genitori sconsigliati che, pur nell’estremo della miseria, sdegnano porre in un benefico ricovero i propri figli tapini, quando li sappiano ivi destinati ai lavori campestri.
Non è forse il lavoro della terra il lavoro dei nostri primi padri, che si sentivano in esso nobilitati? Gli antichi patriarchi, e in tempi a noi più vicini i certosini, i benedettini, i trappisti, non solevano alternare gli studi profondi coi lavori manuali e pesanti della zappa, del martello e della pialla?
Cessino i pregiudizi sociali e si pensi che soltanto nel lavoro e pel lavoro l’uomo diventa il re della terra. Dalla terra viene ogni frutto e la natura è maestra di arte, di poesia e di vita; niuno spettacolo è più bello e vario di quello che ci viene da lei. Sublime ideale dell’arte è ricopiare la natura, e non vorrà essere arte nobilissima aiutare questa natura a fruttificare, a sfamare le masse?
Studiamo, ristudiamo ‹la› Rerum novarum, e accordando al contadino ed all’operaio l’estimazione e l’aiuto cui hanno diritto, aspettiamo la soluzione della gravissima questione che tiene sospese ed agitate tutte le genti.




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Gen 3, 19.


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