Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1908

30. Da Roma a Londra.acapo. Anno XV, n. 10, ottobre 1908, pp. 147-152

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Da Roma a Londra
Anno XV, n. 10, ottobre 1908, pp. 147-152.
A Roma avevo avviate le pratiche per l’erezione della chiesa di san Giuseppe presso Porta Trionfale e mi preparava a tornarmene a Milano, quando il chiarissimo professore ingegnere Leonori mi invogliò a cambiare direzione. Lui, cavaliere di cappa e spada di sua Santità, architetto insigne che eresse più chiese e da ultimo una basilica al Cairo ed altari nelle cattedrali - 673 -di Londra e di Sidney, si disponeva a recarsi al Congresso eucaristico di Londra; perché non l’avrei seguito? Buttai il mio pensiero in Vaticano ed avutone tosto approvazione, con una commendatizia per l’eminentissimo card‹inale› legato Vincenzo Vannutelli, mi disposi alla partenza.
Feci tosto stampare in italiano, francese ed inglese parecchie migliaia di piccole circolari per far conoscere l’opera nostra 24 e, aggregato alla comitiva dei sacerdoti che accompagnavano a Londra il nostro cardinale arcivescovo, partii con essi. Sotto la direzione della compagnia Sommariva & Chiari, alle 15 [148] della vigilia della Natività della Madonna lasciammo Milano e il mattino successivo alle 7 toccavamo Parigi, lieti di aver molto pregato passando il Sempione per i poveri operai che vi avevano lasciata la vita.
A Parigi celebrammo la santa Messa, prendemmo posto negli alberghi assegnatici, poi sotto la guida intelligente e gentile dataci dal Sommariva ci avviammo alla visita della città, facendo anche una volata al Louvre. Nelle chiese e nei monumenti restai più ammirato della grandiosità che della finezza artistica, alla quale ci abituarono i nostri sommi italiani. Quanto a me, ecco che cosa mi accadde. Forse per vendicarsi del mio apprezzamento il cavallo, che era puro francese, nel portarmi su a Montmartre mi rovesciò due volte dalla vettura e per una terza volta mi rovesciò insieme alla vettura, senza tuttavia fracassarmi. Ne sia lode a Dio!
Il gran tempio del sacro Cuore e quello di Notre-Dame des Victoires, stipati di divoti, ci provavano la verità di quanto ci asseriva il parroco della Maddalena e ci veniva ripetendo il nostro cardinal Ferrari: in Parigi vi sono molti cattivi, è vero, ma vi sono altresì molti buoni. Questa città, come il fanciullo evangelico, non è morta ma dorme 25. In Parigi e in tutta la Francia si fa anche oggigiorno molto bene e Parigi, come il figlio della vedova, risorgerà a nuova vita e forse presto.
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Il giorno 9 alle 9 lasciammo Parigi ed al tocco eravamo a Calais. Qui ci toccò un acquazzone che poi divenne bufera quando, lasciato quell’ultimo lembo di Francia, attraversammo la Manica per recarci a Douvres, prima città d’Inghilterra. Il tragitto che di solito si fa in due ore ci tenne in ballo quattro lunghissime ore perché il mare era grosso, e quando dico in ballo, non uso una figura rettorica, perché davvero era impossibile starsene cheti sotto quell’ira di Dio. Chi se ne rimase in coperta poté in qualche modo evitare il mal di mare, sottoponendosi però ad un continuato dupplice battesimo di aspersione e di immersione, perché le onde ci passavano un metro sopra il capo, pur tenendoci ritti alla meglio, appoggiati a qualche albero. Con quei panni inzuppati a quel modo giungemmo a Londra e [149] buon per me che un venticello benefico si levò ad asciugarmeli addosso, ché non ne avevo da cambiare, e a Londra me la cavai con discreto onore.
Eccomi in Londra, la città del traffico, del moto, del denaro. Con rapidità fulminea vanno non pure le automobili, ma altresì le vetture incrociantesi con carri d’ogni specie. Eppure per dare sfogo al transito delle persone e delle merci c’è la Londra sotterranea. A mezzo di scale e d’ascensori si scende sotto terra una dozzina di metri ed ivi su otto binari si slanciano innumerevoli tram elettrici diretti al servizio delle colossali arterie della grande metropoli, la quale è attraversata dal Tamigi che mescola le sue acque con quelle del mare. Quel gran fiume è largo come il nostro lago di Como dove è meno largo. Epperò anche sotto il Tamigi corrono i tram elettrici e le vetture a cavalli, dentro un enorme tubo nel quale non mancano né la strada né l’aria.
Frequenti e grandiosi ponti sul Tamigi agevolano le comunicazioni e funzionano di continuo enormi ponti levatoi, che si alzano per lasciar passare i bastimenti che recano merci da tutte le parti del mondo, poi si abbassano di nuovo per servire al transito dei passeggeri e dei veicoli. Una quantità di battelli a vapore sono al servizio del passeggeri e nei vasti docks lavorano gente di ogni lingua e costume, quindi anche molti nostri italiani.
Lungo la circonvallazione della città corrono pure tram elettrici, che servono mirabilmente per accedere agl’immensi - 675 -negozi ove sono raccolte le merci delle colonie. Come ognuno sa, gl’inglesi estendono il loro dominio su quasi metà della terra e nelle colonie di loro proprietà hanno circa quattrocento milioni d’abitanti, quindi è facile indovinare quante varie e numerose sieno le produzioni loro. Pure in tram si può recarsi a visitare il parco di re Guglielmo, il Palazzo di Cristallo, il giardino zoologico e quello botanico dove sono raccolti animali, fiori e piante d’ogni paese.
Molti alberghi di Londra sono capaci di duemila persone e paiono quasi colline sporgenti dal mare, intorno alle quali fluttuano onde [150] viventi. I monumenti sacri e profani sono quasi sempre colossali, ma il gusto italiano non ci trova gran pascolo. Mons‹ignor› Maiocchi, rettore del Collegio Borromeo di Pavia, mi diceva che si è costituita in Inghilterra una società intenta a studiare la storia nostra e l’arte italiana per riformare ed abbellire la grande metropoli.
Alcune vie di Londra dove abitano i lords sono quasi tutte uguali; i palazzi altissimi vi sono decorati di colonne e di marmi ma, quello che è più singolare, le scalinate ed i marmi sono lavati con cura ogni mattina, sicché risplendono al sole per la massima lucentezza. La pulitezza delle vie, delle case, perfino degli alberghi è dovunque straordinaria.
La polizia funziona sempre in modo esemplare, quantunque i poliziotti sieno semplicemente soldati volontari. Gl’inglesi sono così amanti del proprio paese che nel momento del bisogno tutti sorgono a difendere la patria e si arruolano soldati senza esservi costretti. I policemen sanno appuntino chi entra e chi esce dalla città, come potrebbe sapersi in un piccolo centro. Se così non fosse, chi potrebbe garantire l’ordine? Sette milioni di persone vivono in Londra, eppure vi è il massimo ordine e la massima libertà. Eravamo duecento vesti nere e potevamo girare in lungo ed in largo, benevisi e rispettati.
Pensammo d’invitare a pranzo il nostro cardinale arcivescovo col suo seguito e monsignor Morganti arcivescovo di Ravenna, e il direttore del nostro albergo, un protestante purosangue, si disse lusingato ed onorato di ospitare vescovi e cardinali. Lieti e festosi furono i brindisi e gli evviva. Monsignor Maiocchi brindò dicendo: « Londra conserva ritratti e memorie - 676 -di san Carlo Borromeo. Verrà un giorno in cui Londra ricorderà con vanto la visita del cardinal A‹ndrea› C‹arlo› Ferrari e il glorioso Congresso eucaristico ».
Il Congresso è riuscito splendido ed efficace a detta di tutti. Per tre sere vi fu adunanza generale nell’immenso teatro Albert Hall. Pur troppo non capivo né l’inglese né il francese, le due lingue colle quali tennero i loro discorsi il cardinal Gibbons di Baltimora, il cardinal legato e altri alti dignitari e laici rinomati.
Si calcolarono a dodicimila i congressisti presenti. In tutti appariva [151] una fede viva e un cuor solo. Gli applausi erano rispettosi e brevi. Ai discorsi si alternavano le melodie di un grandioso organo e il cantico di inni popolari al Santissimo Sacramento. Le ore volavano e ci sentivamo imparadisati.
Non so esprimere a parole l’imponenza della processione improvvisata di ventimila fanciulli, i quali recando gli emblemi e i colori papali percorsero ordinati e devoti le vie principali per recarsi alla cattedrale cattolica di Westminster. Il cardinal legato andò loro incontro, raffigurando in qualche modo il divin Salvatore che abbraccia i pargoli.
Nella processione finale si dissero presenti centocinquantamila uomini nello spazio di forse tre chilometri. Il sottoscritto in grazia del suo illustre compagno di viaggio, l’ingegnere Leonori, poté penetrare nel palazzo arcivescovile e di ammirare l’imponente spettacolo.
I cattolici delle diverse parti d’Inghilterra, anzi del mondo, divisi a gruppi si seguivano compatti e raggianti, cantando inni eucaristici ognuno nella propria lingua. Prendevano parte alla processione venti vescovi e otto cardinali oltre al cardinal legato il quale, alto mezzo cubito più degli altri, si ergeva sopra tutti ed era acclamato con alti evviva al sommo pontefice ed a lui.
Per recarci a ricevere la benedizione dell’augustissimo Sacramento che il cardinal Vannutelli avrebbe impartito dalle tre logge esterne 26 della basilica, uscimmo dall’arcivescovado e ci appoggiammo alla cancellata d’una chiesa protestante d’onde si poteva assistere alla funzione. Il ministro di quella chiesa, veduto - 677 -un sacerdote cattolico, aperse i cancelli e ci invitò in sua casa. La cortesia di quel ministro sarà forse il principio della sua conversione? Lo voglia Iddio. Pei trionfi del Congresso eucaristico ottenga Gesù di richiamare alla vera fede l’illustre nazione inglese, che nel breve periodo corso da Pio IX a Pio X seppe compiererapidi e gloriosi passi verso l’unione colla sacra romana Chiesa.
Potemmo ammirare l’intraprendenza della ricchezza inglese la quale, per invogliare gli stranieri alla prossima Esposizione, spende [152] parecchi milioni per sollevare un immenso volume d’acqua e formarne poi cascate, laghi e fiumi artificiali, sui quali eleganti navicelle porteranno i visitatori alla piccola città di legno contenente i vari chioschi dell’Esposizione.
Il sacerdote Guanella lasciò parte del cuore a Londra e con esso affidò in parecchie migliaia di circolari notizie sulla chiesa erigenda di Roma e sulle opere tutte della Casa della divina Provvidenza. Le circolarine furono sparse tra i congressisti nella sala Albert Hall e nelle chiese di san Vincenzo e di san Pietro, dove fa capo la colonia italiana. Questa è assistita dai padri pallottini di Roma, i quali ci furono oltremodo cortesi ed amorevoli. Presso di questi padri risiedeva l’eminentissimo nostro cardinale, il quale rivolgeva sovente la parola agli italiani che vi accorrevano numerosi e divoti. Il nostro arcivescovo, per dare sfogo al suo apostolico zelo, volle nel fare ritorno visitare le colonie italiane nel Belgio e Lussemburgo, lasciando ovunque larga edificazione e mostrandosi col fatto vero successore del grande Borromeo.
Il ritorno fu felicissimo per tutti e anche la traversata della Manica fu senza le peripezie dell’andata. A Parigi sostammo un’altra giornata, indi ognuno se ne tornò alla propria casa ed al proprio lavoro.
Le Case della divina Provvidenza sperano molto dal Congresso eucaristico di Londra, al quale assistette il loro direttore. I Servi della Carità vollero al suo ritorno offrire al loro padre sacerdote Guanella un bellissimo calice d’argento, che esso gradì assai, quale promessa ed augurio che i suoi figli spirituali saranno sempre sacerdoti ed apostoli ferventi adoratori dell’eucaristico Sacramento.
Sac‹erdote› Luigi Guanella




p. 673
24
Cfr. Ai benevoli del Congresso eucaristico di Londra e del santo padre Pio X, pp. 973-974.


25
Mt 9, 24.


p. 676
26
Originale: estreme.


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