Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1910

4. Udienza particolare.acapo. Anno XVII, n. 2, febbraio 1910, pp. 21-24

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4
Udienza particolare
Anno XVII, n. 2, febbraio 1910, pp. 21-24. Presentato al processo.
Autografo, Archivio Storico Guanelliano, Como (V, 4).
Sabato 29 gennaio d‹on› Luigi Guanella recavasi in Vaticano a ringraziare monsignor Pescini del dono splendido, annunciatogli a nome del Santo Padre, d’una statua artistica di - 728 -Giovanna d’Arco per la pesca che si terrà in Chiavenna a favore della chiesa di san Gaudenzio a Vicosoprano, inaugurata già quest’estate in commemorazione del duplice giubileo del Santo Padre.
Mentre monsignore licenziava il Guanella dandogli l’appuntamento per l’indomani per condurlo ai piedi del sommo pontefice, entra Aristide Leonori, architetto della chiesa di san Giuseppe, amico benefattore della casa e cavaliere di servizio del Santo Padre. Leonori, prendendo pel braccio il povero don Guanella, se lo conduce addirittura senza dir motto nella sala delle udienze e lo mette in coda ad un pellegrinaggio spagnolo capitanato dal cardinale Vives y Tutó e ad un gruppo di tedeschi ed inglesi.
Il Guanella riusciva primo della fila e il Santo Padre vedendolo fece atto di meraviglia, ma poi finito il suo giro fe’ qualche passo indietro e, voltosi a lui invitandolo paternamente, gli disse accennando anche colla mano: « Dentro, venite dentro! », e senz’altro lo condusse in privata particolarissima udienza, chiamando insieme il cavalier Leonori.
[22] Il povero prete nella commozione grande ratteneva il fiato e fu primo il pontefice a dire: « Che avete a dirmi? Che le fondamenta di San Giuseppe guardano in su ad aspettare la Provvidenza? ».
« Sì, Padre Santo, — rispose l’altro — le fondamenta aspettano davvero la Provvidenza da tutti e magari anche da vostra Santità ».
Sorridendo Pio X replicò: « Ma la Provvidenza non viene da Dio? ».
« Sì, Padre Santo, e le Opere della divina Provvidenza tutto ebbero ed hanno da Dio, quindi noi e gli amici nostri non abbiamo speranza all’infuori di Dio ».
« Dunque — torna a dire il papa — voi non lo volete l’aiuto? ».
« Sì, Padre Santo, l’aiuto di vostra Santità è appunto quello che noi vogliamo perché voi rappresentate Dio stesso, ma tuttavia si sperava molto nella vendita del vasto terreno di Monte Mario ».
« Lo so, lo so, ma per ora non vi pensate ché non è il momento - 729 -adatto. Quel terreno aumenta di prezzo giorno e notte e bisogna lasciarlo ad aspettare. Intanto non fate debiti e ricorrete alla fonte di ... — e qui l’accennò — e se potrete attingere acqua di argento, io vi unirò un altro rigagnolo e la chiesa di san Giuseppe verrà su e si aprirà al culto ».
Indi continuò dicendo della necessità della chiesa in quel rione di cinquantamila abitanti. Non a torto diceva un eminentissimo che tanto vale aiutar la fede in Roma quanto nell’Africa, perché nella capitale della Cristianità la fede è pericolosamente insidiata.
Interrogato da sua Santità se aveva altro da dirgli, don Guanella gli narrò come nel tribunale ordinario di Como era iniziata la causa di venerabilità della serva di Dio Caterina Guanella.
Il Santo Padre, celiando con bontà tutta paterna, disse che abbiamo bisogno non solo di santi in cielo ma più di santi che camminino e lavorino sulla terra; poi cambiando tono e assumendo un’aria autorevole soggiunse dopo breve pausa: « Sì, sì, fate dei santi, fatene molti che vi aiuteranno ».
Il Guanella disse altresì che le due diocesi di Como e di Lugano si uniscono per glorificare il servo di Dio Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio martirizzato a Thusis durante la Riforma protestante; disse ancora che probabilmente si avanzeranno presto le [23] pratiche per suor Chiara Bosatta, sorella della superiora generale delle Figlie di santa Maria ‹della Provvidenza›.
« E chi ve l’ha detto che costoro son santi? » uscì a chiedere a bruciapelo il pontefice, e sentito che il Guanella ne era stato confortato dal rev‹erendissi›mo consultore padre Benedetti, il quale ne aveva esaminati i documenti, poscia altresì dall’em‹inentissimo› cardinale Ferrata, il quale si era offerto come ponente ad honorem nelle varie cause, ripigliò: « Bene, bene, allora camminate sicuro e a gonfie vele, e il Signore benedica voi, i vostri santi, tutte le opere vostre e quanti vi aiutano in esse. Benedico altresì gli scrittori ed i lettori tutti del vostro periodico, che talvolta mi passa tra le mani ».
Indi, parlato di molte altre cose, chiese al Guanella se con tanti pensieri trovasse il sonno la notte, e questi ridendo rispose: « Sì, sì, dormo anche troppo in casa e fuori, e m’accade - 730 -perfino a Milano che il tram che dovrebbe lasciarmi in piazza del Duomo mi conduca poi oltre Porta Ticinese, e che in treno invece di scendere a Lodi mi svegli invece a Piacenza ».
« E allora? ».
« E allora mogio mogio e riposato torno indietro, e acqua in bocca per non farmi canzonare ».
« Ma con tanti pensieri che vi opprimono? ».
« Fino a mezzanotte ci penso io, dopo lascio ci pensi Iddio ».
Sua Santità rise di gusto, benedisse di nuovo, e il povero prete nella confusione gioconda uscendo sentì appena chiedere al cav‹aliere› Leonori, che lo accompagnava, chi fosse quel prete montanaro e domandargli di farglielo conoscere.
Il giorno appresso don Guanella fu presentato ad un venerando colonnello inglese che gli offriva tutto il suo appoggio per una eventuale fondazione a Londra. Una contessa altrettanto ricca quanto pia gli offerse pure aiuto per un’altra fondazione a Genova.
Il m‹olto› r‹everendo› don Luigi Orione, vicario generale dell’arcivescovo a Messina, si strinse a don Guanella supplicandolo a correre in soccorso di quella sventurata città, dove più che settantamila persone sono nelle maggiori necessità spirituali e temporali.
Monsignor Ghali, vicario generale di Alessandria d’Egitto, solleciterebbe [24] pure una fondazione delle Opere della divina Provvidenza nel suo paese.
Ma ahimè! La messe è copiosa ma gli operai sono pochi. I Servi della Carità, le Figlie di santa Maria ‹della Provvidenza›, gli amici tutti delle opere nostre supplichino ardentemente il padron della messe di volerci inviare molti ed abili lavoratori 5.
Ci tenga conto il Signore dei buoni desideri e intanto preghiamo e speriamo che altri faccia dopo di noi quello che a noi non è concesso.




p. 730
5
Cfr. Mt 9, 37-38.


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