Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
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CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione II. Il cristiano che pecca mortalmente contrista il Signore altissimo e conculca il sangue di Gesù Cristo

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Meditazione II.
Il cristiano che pecca mortalmente contrista
il
Signore altissimo e conculca il sangue di
Gesù Cristo
[I-36]Assalonne, il primo rivoluzionario di questa terra, quando più che prima doveva conoscere ed amare Davide, il padre suo, incominciò a vederlo di mal occhio. In cuor suo non fece più stima de’ suoi ordinamenti e nelle conversazioni cogli amici si rideva di gusto delle minaccie del padre. Intanto di giorno s’occupava in dire del genitore ogni male e di notte, quando il raccoglimento era più solenne, Assalonne pensava a disfarsene. Finché apertamente la ruppe col padre.
Allora gli si presentò a mano armata dicendo: « Una del­le due ormai: io voglio il trono che voi occupate, ovvero la vita vostra. [I-37] Voglio che cada per lo strumento di que­sto ferro che ho in pugno ». Inorridì Davide e per intanto scongiurò il figlio, sperandone il ravvedimento. Ma all’indomani lo scellerato comparve accompagnato da gran turba di - 839 -­ribelli da lui sedotti e sforzò il re a scendere con lui in combattimento.
Non è a dire quanto ne patisse il cuore di Davide, ma sovratutto gli doleva per la rovina del figlio. Perciò supplicava tutti dicendo: « Io vi raccomando Assalonne, mio figliuolo » 56, e quando lo seppe sotto nella battaglia, Davide gemeva: « Assalonne, mio figlio! Mio figlio, Assalonne! » 57.
Cristiani, il primo rivoluzionario che dalla terra si levò contro Dio, sovrano e padre, fu lo stesso nostro padre Adamo. E posciaché lo sciagurato ne porse il miserabile esempio, l’eccesso dei figli rivoluzionarii continuò fino ad Assalonne e da Assalonne sin a noi.
Cristiani, ponete la vostra destra sul [I-38] vostro cuore e interrogate, e se una voce segreta vi risponde di sì, non tardate a piangere ed a pregare.
Sempiterno Iddio, or ch’io apro gli occhi e vedo voi, non mi par possibile che l’uomo, creatura delle vostre mani, possa avere il cuore di offendervi. Ma il mio cuore è un impasto di vizii, la mia mente è un ricettacolo di vanissime immaginazioni. Io sono figlio di madre peccatrice 58 ed il mal germe della colpa è quello che mi domina: sicché io non sono che un ammasso di miseria e peccato.
Ah come me ne duole! Guaritemi o Signore, perché il peccato per me è il male pessimo.
Parte prima
I pagani hanno intorno a sé certo quale spirito in furore che gli agita nella società cogli altri uomini, li conturba nella quiete della notte [I-39] e si fa trovare nei luoghi più segreti delle loro dimore. Lo chiamano il genio del male e ne fuggono come dal monarca più terribile di spavento.
- 840 - Gli stessi cristiani riconoscono certe maligne influenze sparse nell’universo, tendenti a fare ogni peggior danno. Lo chiamano spirito malefico e per scongiurarlo invocano la preghiera di santa Chiesa, sposa di Gesù Cristo.
Quest’è un tormento grande nel popolo cristiano, e deriva da quel male pessimo da cui il Signore ci insegnò a pregare 59 di esserne liberati quando, ammaestrando gli apostoli nella preghiera del Pater noster, conchiuse che suplicassero con dire: « Liberateci, o Signore, dal male » 60 ossia dal peccato, che è il solo male ed il complesso di ogni sciagura possibile.
Or non vi faccia meraviglia se il peccato entrando nel cuor dell’uomo vi opera mostruosità deformissime.
[I-40] Leggiamo nel santo Evangelo che quando il demonio poteva entrare nel corpo dell’uomo, li tiranneggiava in guisamiserabile che tutti dovevano averne il viso spaventato 61.
Ah se fosse possibile vedere il cuor dell’uomo che si è dato preda a Satanasso! È una bruttezza schifosissima. Il demonio ha convertito quel cuore in una schifezza infernale. Se voi lo vedeste, dovreste morire per lo spavento; se ne sentiste un flato di quel puzzo pestilenziale, ne rimarreste ammorbati. Se all’inferno non vi fosse altri che il cuore di un uomo macchiato di una sola colpa grave, quel cuore formerebbe da sé un orido inferno. E se in cielo potesse per un istante penetrare la malizia di un peccato grave, subito subito si spegnerebbe tanta gloria in volto ai beati, e il cielo si muterebbe esso stesso in un luogo di gran tormento. E come mai ciò?
La ragione è che l’uomo [I-41] con un peccato grave si è rivoltato contro Dio. L’uomo in peccato mortale ha volto affatto le spalle a Dio, non lo considera come sovrano, non lo ama come padre, non lo teme come giudice e si ride perpetuamente di lui e intanto, incominciando una danza infernale, si unisce a Lucifero per accrescere la guerra a Dio.
- 841 - Però io non vi dico quanto il Signore ne rimanga offeso. Per intenderlo bisognerebbe comprendere chi sia l’uomo che pecca, chi il Signore che resta offeso.
Quanto al peccatore, tutti sanno che è un demonio incarnato; Iddio poi è l’Altissimo che riempie cielo e terra della ­gloria sua, è l’Eccelso tre volte santo, il quale nella santità eclissa infinitamente la luce del sole e nella misericordia è senza confine.
Ora quest’è l’eccesso della mostruosità, che l’uomo cioè abbia affatto l’ardire di offendere il suo Dio. [I-42] Né solo l’offende di nascosto, ma in palese. Il figlio che per sfogare qualche suo capriccio commette in segreto un fallo, pare che tuttavia possa più facilmente meritarsi una scusa, ma lo sciagurato il quale pecca sotto gli occhi del padre e che pro­testa di ridersi di lui, quel figlio conduce al colmo lo zelo del genitore.
Si racconta come un portento di superbia e di temerità quella di Faraone di Egitto, allorché Mosè essendo venuto umilmente a chiedergli in nome del Signore che lasciasse libero il popolo, rispose: « Chi è il Signore, al quale io debba obbedire? Non serviam » 62. Ma qui il peccatore, più protervo ancora, si unisce alla turba dei ribelli contro del Signore e grida come un forsennato: « Non vogliamo che costui regni sopra di noi 63. Non vogliamo che... ».
Sicché Iddio dall’alto dei cieli meraviglia a tanto segno di audacia e se ne [I-43] cruccia.
Quando un figlio sputa in faccia al padre o che con il calcagno gli prema sul collo, allora si dice che l’autorità del padre è tolta e che l’infelice genitore ormai è considerato per niente, sicché allo sciagurato non resta che di rimanere desolato.
Il peccatore con i suoi eccessi attenta a levare a Dio la sua autorità; vorrebbe potere annientare gli attributi di giustizia, di potenza, di maestà dell’Altissimo e premer sotto ai piedi il Signore del cielo.
- 842 - Grande Iddio! Come è che i cieli non si sconvolgono e che la terra a tanto eccesso non si apre le sue voraggini sotto ai piedi del peccatore? Perché dunque tanta smania di furore nell’uomo? Il perché è essere stato da Dio ricolmo di benefizii. Quest’è la storia degli ingrati: corrispondere con mostruose sconoscenze ai benefizii più grandi.
[I-44] Che cosa è che non avete ricevuto da Dio64.
Da Dio avete ricevuto tutto il bene di corpo, tutto il bene di sostanze che possedete. Nell’animo poi avete ricevuto pegni preziosissimi di grazia e di benedizioni.
Ma voi siete stati maligni come il ragno. Quest’insetto cambia in veleno nello stomaco ogni eccellente qualità di cibo che riceve. Voi, imitando questa rea qualità, convertite in veleno pessimo la grazia che Dio vi imparte, e così rinnovate nel mondo l’atroce spettacolo di gente la quale tanto più imbestialisce quanto più è favorita.
Aggiungete l’ingiuria maggiore, che nasce dal confronto che il peccatore fa mentre pecca. Quando Pilato rivolto agli ebrei disse loro: « Scegliete dei due qual vi piace meglio salvare », allora erano al confronto Gesù, Figliuol di Dio, e Barabba, ladrone famoso d’Egitto. Gli ebrei per tutta risposta gridarono: « Vogliamo salvo Barabba, e Gesù vogliamo che ascenda il Calvario » 65. [I-45] Gli ebrei si macchiarono di un delitto che dopo 1800 anni si mostra tuttavia orrendo e minaccioso.
Il peccatore nel suo eccesso d’iniquità mette al confronto Dio e Satanasso, e proferendosi poi a seguire Lucifero lascia che il Signore se ne rimanga pure solo, brutto e confuso.
E per fare a Dio maggior dispetto, s’incomincia tra il peccatore e Satanasso un trastullo diabolico. Lucifero invita il peccatore perché curvi il suo dorso e lasci passare sopra gli spiriti infernali come sopra la terra di una via publica. Il peccatore, per piacere al suo padrone che si è scelto, inchina il capo, abbassa la persona e si mette lungo la via, perché gli passino sopra i demoni.
- 843 - Presso la corte di un re si coprono di mestizia le reali persone quando il figlio del sovrano, lasciata da parte la maestà del monarca, si confonde colla schiuma dei servitori più vili nella stalla. [I-46] Presso la corte celeste, che non si farà in vedere che i figli del Sovrano celeste vengono a confondersi con Satanasso nella stalla dei vizii abbominevoli!
Ne venisse almeno un pro grandissimo ai peccatori per tanto eccesso di tradimento, ma non ne viene utile di sorta, sibbene un danno gravissimo. Il profeta in considerarlo esce in questa forte esclamazione: « Stupite, o cieli, desolatevi porte del paradiso! Due gravi mali ha fatto il popolo: hanno abbandonato voi, fonte di acqua viva, e si sono scavate cisterne vuote, cisterne che non valgono a contenere acqua » 66.
Oh come è putrido il pozzo del vizio, e le acque di cisterna della iniquità come fanno rimanere desolata l’anima. Soggiunse il Salmista quando approvò che i peccatori in dannarsi s’affaticano e sudano a sangue, mentre i giusti lieti viaggiano allo acquisto del paradiso 67.
Nella Scrittura Santa si deplora come un caso [I-47] meritevole di alto lutto quello di quel figlio sciagurato che per avere, contro il severo divieto, gustato un poco di miele, gli toccò morire 68. I peccatori muoiono 69 e acquistano non il godimento di un momento, ma un tormento di tutta la vita, perché il peccato partorisce la morte 70 e i tormenti di essa.
Ora il peccatore vuole il male e lo vuole con sì grande ostinazione, che per offendere Dio non bada a rovinare se stesso.
Or che sarà di te? Io tremo di spavento. Molto più che qui non termina il confine della malizia del peccatore: la cattiveria pessima dell’iniquo si estende più oltre.
- 844 - Parte seconda
Qui s’accrescono i lamenti del tuo Signore. Figurati un padre che, dopo aver speso tanti sudori per donare al figlio la carriera di una profesione nobile, finalmente [I-48] s’avveda di avere speso il danaro per formare un vagabondo, un rompicollo, pruno fitto negli occhi di tutti. Infelicissimo padre!
Ma più ha il Signore argomento di dolersi del peccatore. L’Altissimo ha mandato il suo Unigenito sulla terra. Gesù ­Cristo per donarti un luogo di salvezza eterna ha passato 33 anni di stenti. Bagnato di sudore di sangue è salito sino al vertice del monte Calvario. Che cosa poteva fare di più il Signore per te?
Ma tu peggio che Giuda l’hai tradito, peggio che gli ebrei l’hai di nuovo crucifisso 71; né dire che Gesù più non volle, perché da parte sua il peccatore ha posta in opera tutta l’industria satanica per oltraggiarlo.
Povero Gesù! Egli nutre i suoi figli con la grazia dei santi Sacramenti, li esalta colla [I-49] dignità di figli di Dio e questi lo spreggiano, l’abbandonano, lo conculcano. Però non gli rimane che starsene desolato e lamentare: « Se a maltrattarmi fossero state le genti infedeli od anche gli ebrei, popolo mio ma popolo duro, pare che l’avrei sostenuto; ma tu, mio diletto, tu, mio confidente il quale prendevi con me saporiti sonni e sedevi alla celeste mia mensa!... » 72.
Ah peccatore, peccatore, io non so come tu tragga i giorni tuoi su questa terra. Il console Pisone, quando vestito colla divisa di reo dovette comparire dinanzi al Senato romano, concepì tale orrore che piuttosto bramò di strapparsi la vita.
Peccatore reissimo, strappa il tuo cuore dal petto e osservalo! Uh come è orrendo! Non ti pare di non doverlo almeno lavare? Premilo, fanne uscire le ree malignità: se l’infelice si lagna, tu schiaccialo [I-50] vieppiù, perché quanto fu maligno nel commettere il male, tanto ora dev’essere penitente in detestarlo - 845 -e fare il bene. Non è altro riparo. Bisogna fare tanto di bene quanto prima s’era commesso di male.
Lo so che a ciò si richiede un miracolo di grazia, ma se tu cominci a lacrimare, anche Iddio si moverà a compassione di te. Prostrati adunque colla faccia per terra, rivolgiti nell’abisso di tua miseria e piangi come un desolato: « Troppo tardi vi ho conosciuto, o Signore, troppo tardi prendo ad amarvi » 73.
O Gesù, se io non sapessi che la vostra misericordia è senza confine, misero, che sarebbe di me! Ma il vostro sangue è la speranza mia.
Madre di Gesù Cristo e Madre mia, Maria santissima, ottenetemi da Dio il perdono di tante colpe!
Santi e sante del paradiso che avete [I-51] per tempo riconosciuto ed amato il Signore, intercedete tutti per me.
Sia lodato Gesù Cristo
Riflessi 74
1. Assalonne si ribella al padre Davide.
2. Libera nos a malo 75. Pagani, lor spirito di demoni.




p. 839
56
Cfr. 2 Sam 18, 5.


57
Cfr. 2 Sam 19, 1.


58
Cfr. Sal 51(50), 7.


p. 840
59
Cfr. Lc 11, 1.


60
Mt 6, 13.


61
Originale: spavento. Nell’ed. 1934, p. 30: « tutti ne avevano il più vivo spavento ».


p. 841
62
Cfr. Es 5, 2; Ger 2, 20.


63
Lc 19, 14.


p. 842
64
Cfr. 1 Cor 4, 7.


65
Cfr. Mt 27, 21-23.


p. 843
66
Ger 2, 12s.


67
Probabile riferimento a Is 40, 31.


68
Il testo si riferisce in modo impreciso all’episodio narrato in 1 Sam 14, 24-46, dove Gionata è messo a morte per aver inconsapevolmente contravvenuto ad un divieto imposto dal padre Saul, ma è salvato dal popolo.


69
Cfr. Ez 18, 20.


70
Gc 1, 15.


p. 844
71
Cfr. Eb 6, 6.


72
Cfr. Sal 55(54), 13-15.


p. 845
73
Cfr. Aurelio Agostino, Confessioni, x, 27.


74
Il testo dei Riflessi è autografo di Luigi Guanella; cfr. inoltre pp. >944-945.


75
Mt 6, 13.


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