Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
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CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione V. Un brutto vizio è da detestare

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Meditazione V.
Un brutto vizio è da detestare
[II-1]Briacone 96 - Il filosofo Anacarsi era impegnato a correggere il vizio dei briaconi. Per riuscire in questo proposito descriveva con vivi colori la sconvenienza dell’ubriaco, che non sa reggersi sulle gambe e fa azioni di corpo più animalesche che ragionevoli; ponevasi poi a descrivere la imbecillità dell’ubriaco, per cui si rende scipito nei discorsi, stupido nel ragionamento e di un’anima così vile da degradare un bruto stesso. Con questo ingegno il filosofo otteneva spesso che i suoi cittadini si guardassero da tanto vizio, ovvero che se ne correggessero.
San Luigi - Nel Cristianesimo è pure un vizio il quale è detestabilissimo. Anzi è orrido tanto, che san Paolo medesimo vorrebbe che non si nominasse tampoco fra i cristiani 97, perché il solo [II-2] titolo vale una schifosità infernale. Noi non chiameremo per nome il vizio detestabile, ma lo classificheremo con dire che è per antonomasia il brutto vizio il quale rovina il corpo e dissesta le anime dei cristiani. O Vergine immacolata, Madre di purità, se fu momento in cui a noi è primo 98 bisogno del vostro soccorso, questo è certamente il momento in cui voi non ci dovete mancare. Glorioso san Luigi Gonzaga, san Stanislao Kostka, presentatevi voi a Maria e ditele che ci benedica. Chiamate con voi tutti i vergini del cielo e presentandovi a Maria ditele che accompagni a Gesù le persone di noi poveri meschinelli. Noi, creature di fango e impasto di miseria, vogliamo entrare nelle piaghe aperte di Gesù redentore, perché sappiamo che solamente le piaghe di Gesù possono guarire le miserie nostre.
- 862 - Parte prima
[II-3]Eva e la caduta - Sant’Efrem mentre ci descrive la caduta di Eva ci fa gelare di spavento. Ecco la donna sopra della quale sta la felicità o l’infelicità di tutto quanto il genere umano che da lei sarebbe disceso. La donna se ne sta seduta sui fiori del suo paradiso terrestre e scherza col serpente che s’attortiglia intorno ai rami intorno all’albero della scienza. Quand’ecco l’animale di mille colori snoda la sua lingua ad un linguaggio misterioso e conversa con Eva e la invita a pascersi pur liberamente del frutto proibito di quell’albero. Intanto il cielo volgeva lo sguardo su Eva, e gli angeli della pace coprendosi colle loro ali sclamavano: « Chissà se Eva ascolterà la voce del serpente infernale? ». La natura stavasi sospesa, come l’anima di chi dev’essere misurata sulla bilancia della giustizia. [II-4] Ma, ah, perché un fulmine non ha inaridito la destra di Eva! Perché un nembo non ha schiantato quell’albero! La sciagurata porse la mano al frutto e ne gustò, allora un’orribile confusione sorprese la colpevole. Ella barcollò e cadde mezza morta sul suolo, gridando: « Sono stata tratta dalla terra ed ora ritornerò nella terra ».
Castigo - Ma non bastò: in questo una colluvie di mali ine­narrabile venne a piombare su pel suo corpo, e un’altra colluvie maggiore di tormenti venne a sorprendere il suo spirito. Eva non è più la dominatrice della terra e degli animali, ma essa stessa è dall’una come oppressa e dagli altri schiacciata. Quest’è la miserabile immagine dell’anima che cade nella colpa di un brutto vizio.
Due angioletti e due satanici - Voi vedete nella famiglia ­cristiana quel figlio e quella figlia che sono innocenti come la grazia, volgono in alto quelle loro fronti ingenue e sentonsi [II-5] salutare dagli angeli: « Ave, dolci nostri compagni ». Il cielo ­riguarda su quella casa, e perché sono due angioletti, perciò il Signore manda sovra tutti copiose benedizioni. Ma ecco che Satanasso, livido di rabbia, s’aggira per far cadere gli innocenti. Il satanico è entrato nell’anima di un giovanetto ovvero di una figlia cristiana, e li ha incaricati ad essere per lui ambedue ministri di corruzione. I procaci s’accostano come il serpente infernale vestiti di vaghi colori, con il collo scoperto, col volto impronto, e snodano discorsi seducentissimi, poi s’at­tortigliano - 863 -con maestria intorno all’albero della vanità e tutto adoperano per guadagnarsi dapprima il cuore e poi anche il corpo degl’innocenti. Intanto l’angelo custode che è destinato a curare quelle care anime rimane sospeso in forte trepidazione. Nel cielo volgono i santi lo sguardo a quell’anima e sclamano: « La meschinella [II-6] rimarrà nel suo posto di regina, ovvero cadrà schiava obbrobriosa? ». Ma la guerra del male contro il bene ha cominciato dal principio e continua per sempre. L’anima si lascia adescare dal dolce frutto della colpa e così cade. Spavento altissimo. Si coprono per mestizia gli angeli colle ali il volto e l’Onnipotente fissando lo sguardo nei caduti sentenzia: « Voi non siete più i miei eletti, ma siete avversari miei e condannati ». Intanto tutta quella amorevolezza di prima celestiale è convertita in un odio di maledizione. La destra dell’Altissimo non si innalza più per premiare, ma per castigare.
Macchia nell’anima e nel corpo - Il primo flagello che piom­ba sopra i colpevoli è una macchia di obbrobrio e di colpa e di pena che li ricopre tutti. Nello stesso corpo sono diventati pessimi. La lebbra che copriva Naaman siro è legger male al confronto della piaga di cui restano ferite tutte le carni del peccatore. [II-7] Spesso erompono in aperto fracidume. , in quei vermi, vengono a pascersi ogni genere di malattie. Queste fanno invecchiare l’uomo che non ha ancora raggiunto la mezza età. Collo sguardo torbido, colla fronte rugosa e curvi già nella persona, vanno annunziando che presto li riceverà la fossa, perché come una furia li perseguita la piaga di un ­peccato obbrobrioso. Ah se potessero parlare, le tombe di tanti cimiteri griderebbero smaniose che si guardino gli uomini, perché esse si sono aperte i venti, i trenta ed anche i cinquant’anni prima in conseguenza di quelle colpe ignominiose alle quali si abbandonarono gli imprudentissimi.
Stupidità della mente - Il secondo castigo è la stupidità di mente. Come è possibile che abiti la scienza in un corpo che è schiavo della colpa? Questa piccolezza di mente appare dai ­discorsi frivoli, dalle scurrilità detestabili, dalla inattitudine ad ogni [II-8] opera di bene. Non sono più abili al lavoro nella famiglia, non più atti allo studio, e per giunta vi si arroge una superbia insubordinata che li fa credere esseri sommi nella casa.
- 864 - Famiglia - Se il padre e la madre comandano, rispondono: « Fatelo voi », e inverso i fratelli si innalzano come rinoceronti e per farsi valere bestemmiano come turchi. Intanto ecco il disordine che nella casa ha già fissate salde le radici.
Capi di casa - Il male andare cresce quando un vizio detestabile sorprende gli stessi capi di casa. Allora il male è come di un incendio che devasta. Se poi si attacca ai genitori, questi crescono ogni giorno nella crudezza e vivono per essere l’un l’altro oggetto di maledizione continua. Terminasse almeno con essi il male, ma danno poi in luce figliuoli i quali, come i genitori piagati nel corpo, ricevono presto la malizia nell’anima, e così quei genitori cooperano [II-9] a popolare la terra di scellerati e l’inferno di dannati. Non mi fossero mai sfuggite dalle labbra parolespaventose. Ma che giova tacere, se i danni di un brutto vizio continuano a fare immensi guasti nel Cristianesimo? Per intenderne qualche cosa, conviene osservare in sé l’orridezza di un vizio vergognoso.
Chiesa profanata - Figuratevi un sacrilego il quale, entrando in questa chiesa, insudiciasse le sacre mura e poi che spargesse per terra l’acqua lustrale e la battesimale per insozzarla, e progredendo mano mano, immaginatevi che, dando di piglio ai quadri e agli stendardi dei santi, alle immagini della Vergine e del Redentore, che ne facesse un ammasso di frantumi per darvi quandochessia il fuoco; che se il temerario osasse persino di accostarsi al santo altare e di porre la mano sacrilega sopra il tabernacolo del Signore, « Ah, sacrilego » gridereste ad una voce e rovesciandovi sopra di lui gli mostrereste che il profanatore è degno [II-10] di altissima disapprovazione.
Indegnazion delle anime sante - Le anime poi che più davvicino amano il Signore, io non so se lo zelo per la gloria di Dio li persuaderebbe a seguire piuttosto lo zelo di Finees e di Elia che lo spirito di Gesù Cristo, il quale persuadeva gli apostoli a sospendere di chiamare le fiamme vendicatrici sopra di Samaria. Ma non sapete, per l’appunto, che tempio di Dio è il vostro corpo? E che l’anima vostra è il santuario dello Spirito Santo99. - 865 -Or guai a chi permette che sia profanato il tempio vivo del ­proprio corpo, guai a chi sacrilego macchia il santuario del­l’anima propria con una colpa la quale contamini questa abitazione santa.
Trinità - Che ne dirà intanto il Padre che ha creata l’anima, il Figlio che l’ha redenta, lo Spirito Santo che l’ha santificata? E la Vergine benedetta in vedere così maltrattate le carni immacolate di Gesù, suo figliuolo divino, quanto gemerà inconsolabile? [II-11] Vi griderà la Benedetta che le rinnoviate piuttosto i tormenti del Calvario, ma non l’ignominia di vedere convertita la casa che è tempio vivo del Signore in uno stallone d’immondezze, e di convertire il santuario dello Spirito Santo in una abitazione satanica. Un cristiano il quale si sia reso degno 100 di tant’eccesso, che cosa può avere ancora di sano in sé?
Davide - Il santo re Davide, il quale una volta sola cadde in tale eccesso di colpa, confessa di essersi trovato in un labirinto di tutti i mali. Per vero il cristiano il quale con una enormità così fatta ha macchiata la propria coscienza, ha perduto per sempre nel corpo e nell’anima quello che costituisce la santità più eletta del cristiano e l’aureola dei santi.
Pene ai rapaci - Gran cosa è perdere un tesoro che non si riacquisterà mai più. Per questo è che le stesse leggi civili condannano per sino alla carcere di galera i rapaci i quali colla violenza strappano ciò che è meglio sia per il corpo che per l’anima. [II-12] Santa Chiesa deplora questo assassinio come delitto esecrando e rivolge contro gli autori iniqui le sue pene di scomunica e di dannazione. Percioché quando al cristiano gli è tolta quella virtù sostanziale che lo rende degno di Dio, egli resta come un tronco di cristiano, più morto che vivo, e più che uomo ragionevole rimane sasso freddo. Grande sventura fu quella della moglie di Lot, che da creatura vivente fu convertita in creatura di sale, ma questa che deploriamo è sciagura assai maggiore. Infatti una colpa abominevole che si è commessa una volta, la si replica una seconda ed una terza. Poi, come una massa di piombo che pesa sul cuore, preme ed opprime. Voi - 866 -fate le meraviglie perché nella società dei cristiani molti perdono la stessa fede, nonché ogni medesimo senso di ragione.
Gavazzi - Gavazzi, Pantaleo e poi ancora Desanctis, Achilli d’Inghilterra, Giacinto di [II-13] Parigi e più altri ingegni al tempo nostro, i quali splendevano già come luminari della Chiesa del Signore ed erano venerati come un’arca di sapienza, ah come sono caduti al fondo della miseria e della depravazione! Sono diventati, da apostoli di verità, missionari della bugia, e da dottori di consiglio, ministri di grand’iniquità! Chiesa santa li ha segnati per dito ed ha avvisati tutti i suoi figli che se ne guardassero come da lupi rapaci, da scomunicati e maledetti. E come pesò su quei capi augusti  101 sì grande castigo? Venne dopo una caduta obbrobriosa, replicata forse cento e le cento volte. Perocché una colpa di simil genere non è mai sola, ma è accompagnata da molte altre. Queste colpe moltiplicate pesano come un masso sul cuore ogni volta, sicché ne ristagnano ogni fonte di divina consolazione.
Quanti peccati? - Suppongasi che un ignominioso, fra peccati di pensieri, d’opera, commetta almeno [II-14] dieci peccati ogni . Quanti ne viene commettendo in una settimana, quanti in un mese, quanti in un anno? E quanti in trenta ovvero sessanta anni di vita? Se ogni peccato è un colpo mortale, che può rimanere ancora di sano in un cristiano? Vel dissi già che in lui rimane spento ogni senso di vita religiosa.
Solennità - Si succedono ogni giorno gli avvisi delle divine ispirazioni e ogni mese le feste del Signore, ed in ogni anno i tempi di gaudio, di lutto, di gloria per la Cristianità. Ma tutto è senza frutto per il peccatore scellerato. Questi non si riscote a segni di gaudio, non si commove ai gemiti di dolore, e in quella che i suoi fratelli sollevano le ali della speranza verso il cielo. Lo sciagurato rimane profondamente attaccato al suo fango di terra. Ha dunque perduta la fede, ha perduta la religione, ha smarrito ogni senso di consolazione; confessatelo voi stessi se non sia a piangere sopra il peccatore [II-15] come le madri di Rama piangevano inconsolabili perché i loro figli più non erano vivi 102.
- 867 - Domanderete: per un peccatore così fatto dunque non vi è più speranza di sorta? La religione cristiana, che è figlia del cielo ed è la Sposa del Verbo incarnato, uscita dal costato aperto di Gesù Cristo, non chiude mai la fonte della speranza, ma per goderegran bene, bisogna pure meritarselo. Tuttavia, se vi è qualche conforto a somministrare a sì gran sciagurato, vediamolo dopo breve respiro.
Parte seconda
Il peccatore sprofondato negli abissi dell’iniquità, se vuole di nuovo gustare i conforti della religione, deve risolversi a fare penitenza. Non vi è via di mezzo: o inferno o penitenza.
Bisogna che facciano penitenza gli occhi, le orecchie, la lingua e gli altri sensi del corpo, per diletti iniqui che ci procacciarono.
[II-16] Bisogna che facciano penitenza la memoria, l’intelletto, la volontà, con obbligarli ad occuparsi circa riflessioni che non siano già più di peccati ma di virtù.
La penitenza si deve fare con tenere continuamente eser­citato il corpo nella fatica del lavoro e lo spirito in quella ­dell’orazione. Giova sovratutto immergersi nell’eccellenza di quell’orazione che è nel ricevimento dei santi Sacramenti.
Poi in cielo è una Vergine Madre che assiste, sono tanti fratelli, i santi, che ci soccorono: ma qual è quel peccatore il quale, avendo tuttavia appoggivalidi, pure se ne valga? Ha perduto la luce di fede, il senso di ragione, il sentimento del cuore.
Ah, che per risuscitare un peccatore così fatto appena basta la preghiera di tutti i santi del cielo e le mediazioni dei giusti della terra! Sicché, fratelli miei, se vi preme per la salvezza dell’anima vostra, fuggite il peccato, fuggite il peccato!
Sia lodato Gesù Cristo 103




p. 861
96
Nell’originale questa e le successive espressioni in corsivo della Meditazione sono autografe di Luigi Guanella, riportate ai margini dei corrispondenti capoversi per suddividere il testo ed intitolarne le varie parti.


97
Cfr. Ef 5, 3.


98
Nell’ed. 1934, p. 64: « se sempre noi abbiamo ».


p. 864
99
Cfr. 1 Cor 6, 19; 3, 16.


p. 865
100
Nell’ed. 1934, p. 70: « reo ».


p. 866
101
Nell’ed. 1934, p. 72: « capi già augusti ».


102
Cfr. Ger 31, 15.


p. 867
103
Per i Riflessi autografi di Luigi Guanella cfr. pp. >947-948.


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