Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
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CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione VII. Il giudizio universale maestro del vivere cristiano

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Meditazione VII.
Il giudizio universale
maestro del vivere cristiano
[II-32]Giuseppe Benedetto Labre, figlio di poveri genitori di Borgogna, fin da fanciullo sentì in sé terribile il sentimento del giudizio universale. Un bel giorno si presenta ai genitori tremante a dire: « Io temo il giudizio del Signore 120. Lasciatemi partire, che io temo il giudizio del Signore ».
Venne dunque presso un pio sacerdote, suo zio, e si applicava allo studio ed all’orazione quasi tutto il giorno e la notte intiera, ma il suo cuore palpitava di timore. Anche venne per dire allo zio: « Io temo il giudizio del Signore. Lasciatemi partire anche da qui, giacché io temo il giudizio del Signore » e affrettatosi venne a domandare per pietà di essere ammesso presso la porta in qualche comunità [II-33] religiosa fra le più austere. Ma non fu esaudito, sicché il giovane Giuseppe, in­seguito sempre dal terrore dei divini giudizii, da Francia passò in Italia per implorare pietà nelle chiese dei maggiori santuari di questa nazione. Da Italia passò a supplicare di ottenere ­perdono sopra i luoghi consacrati dai sudori e dal sangue di Gesù nella Palestina. Di poi parve ritornare più calmo all’Italia, ma gli risuonava sempre cupa all’orecchio la tromba della finale risurrezione. Allora ripassò da Italia alla Svizzera ed alla ­Germania e finalmente a Roma, dove morì implorando mercé da Dio, steso sopra le gradinate dell’altare del Santissimo ­Sacramento.
Pio ix raccolse il corpo del meschinello, lo collocò sopra il santo altare e disse: « Chiunque vuol essere salvo e santo, imiti l’esempio di Giuseppe Benedetto, il quale imparò per tempo a temere i divini giudizi ».
Cristiani, i giudizii di Dio sono formidabili, ma il [II-34] ­giudizio che si farà alla fine dei secoli sarà formidabilissimo, - 876 -perché si vedrà tutta la potenza di Dio, tutta la severità di sua giustizia, tutta la grandezza della sua misericordia.
O Signore, noi siamo qui per essere da voi giudicati e tuttavia ci abbandoniamo a vivere come i giumenti, che si credono nati per essere liberi. Signore, conficcate nei nostri cuori il timore dei vostri giudizi e fate che ci arrestiamo alla vostra presenza come la preda ferita dal cacciatore nel mezzo del cuore.
Noi vogliamo essere salvi e perciò imploriamo di camminare alla vostra presenza 121, per scampare un giorno il rigore delle vostre sentenze, o Signore.
Parte prima
Immaginatevi una pecorella la quale, sbrancata dal suo ovile, corre carolando pei prati. Intanto nell’atmosfera si sono addensate le nubi minacciose e succedono lampi corruscanti, e i fulmini e le saette cadono con fragore e fanno rimbombare [II-35] le montagne circostanti. Poi l’acqua che scende a diluvio, poi insieme le procelle devastatrici e i nembi che schiantano le piante e le trasportano con rovina da luogo a luogo. La pecorina meschinella si sente tremare nel cuore, non sa dove posare il capo in sicuro e corre come una forsennata.
Quest’è, o fratelli, una immagine sbiadita della potenza che mostrerà un giorno il Signore verso la fin dei secoli. Allora di più accadranno disastri generali di guerre, di fami, di pestilenze. Poi la potenza di Dio si mostrerà nel muovere terribilmente i cuori dei viventi.
La lotta tra il bene ed il male ha cominciato tra Lucifero e gli angeli fedeli. Si mantenne perpetuamente sulla terra e si continuerà sino allora, ma alla fin dei secoli questa battaglia sarà fierissima.
Da una parte sarà l’Anticristo, che è detto per antonomasia [II-36] l’uomo del peccato. Questo satanico avrà con sé una - 877 -turba spaventosa di ministri d’iniquità, per aiutarlo nelle imprese di rovina universale.
Dall’altra parte sarà l’esercito dei buoni. I forti di Giuda ­saranno pronti a capitanarlo. Enoc ed Elia, apparendo gloriosi su questa terra, renderanno testimonianza del passato degli ­uomini. Intorno a questi s’attrupperà l’armata dei fedeli del ­Signore, e così il combattimento s’aprirà vivissimo. Vi sarà intanto grande commozione di spirito. I buoni colla vivezza di fede vedranno Iddio, colla speranza vedranno già il paradiso e colla forza d’una carità accesa parrà loro già di essere uniti alla carità del bene sommo.
Lo spirito dei tristi sarà parimenti eccitato. Questi saranno sì perversi da far cadere i medesimi giusti, se fosse possibile 122. [II-37] Sicché allora finalmente non si vedranno che due combattimenti manifesti, quello del sommo bene e quello del male pessimo. Saranno schierate le truppe dei servi del Signore con le falangi dei seguaci di Satana. Ma più forte si mostrerà la potenza del Signore quando commoverà più vivamente i cieli e la terra.
Quanto ai cieli, è scritto che il sole si scolorirà, che la luna non darà più luce e che le stelle, a guisa di attonite, rimarranno come estinte 123. Intanto appariranno nel cielo segni funestissimi d’una potenza ancor più gagliarda. A quei segni la terra s’aprirà in voragine e i monti o scossi dai terremoti o abbassati dai torrenti dei vulcani. Le acque del mare muggiranno, quelle dei fiumi usciranno dal loro alveo per desolare. Vi s’aggiungerà poi una oscurità fitta e palpabile. Le stesse fiere del deserto in vedere [II-38] quello sconvolgimento tremeranno come foglie sbattute dai venti e irrompendo dai loro confini scenderanno al piano e nelle città a confondersi con gli uomini, già troppo conquisi da spavento.
Gesù povero e paziente usciva da Gerusalemme e s’in­camminava colla sua croce al Calvario. Quando rivolto lo sguardo alla città disse tre volte: « Guai - 878 -a Gerusalemme! Guai a ­Gerusalemme! » 124. E il « Guai! » non tardò a venire. Seguirono anche allora segni precursori di grande spavento. Poi venne una guerra esterna di nemici ed una interna di fazioni cittadine, sicché o si mordevano come le belve od erano consegnati alla morte come le prede sotto l’arma dei cacciatori ­appassionati.
Vi si aggiunse ben presto una fame desolantissima. Le madri per disperazione dividevano per mezzo i loro bambini e se li mangiavano vivi vivi. [II-39] La peste come monarca degli spaventi faceva sì gran strage che nel solo spazio di due mesi stese cadaveri a terra quasi un milione di persone. Finché il ferro ed il fuoco romano vi entrò a spargere le ultime rovine.
La gran città fu eguagliata al suolo. Fu sparsa di sale in segno di maledizioni. Sopra vi fecero passare carri di campagna e centomila miserabili ebrei furono o trucidati ovvero trascinati come giumenti per innalzare trofei di gloria ai proprii vincitori e tiranni. Questa fu sì gran calamità di cui la peggiore non si vide mai.
Ma verso la fin dei secoli lo stesso divin Salvatore vilipeso ha promesso di volere mostrare la sua potenza. Agli spettacoli di terrore fin qui descritti succederà l’ultimo e più gran segnale di potenza divina, che sarà quel diluvio di fuoco che innonderà tutta la terra.
Allora finalmente sarà tutto consumato . [II-40] Morranno inesorabilmente uomini ed animali, e la terra con quel fuoco sarà una volta ripulita intieramente dalle sue maledizioni.
Qui viene innanzi Ezechiele profeta125 a mostrarci altro segno di divina potenza. Le ossa e le ceneri degli uomini nati da Adamo sino alla fine e confuse col fango di terra ovvero ­disciolte nelle acque del mare, allora per virtù divina si raccoglieranno. Quelle particelle minime sparse si raduneranno a formare un ammasso. Questo si disporrà come uno scheletro d’uomo, sopra vi si aggiungerà novellamente muscoli, ossia carni, nervi e pelle, e poi improvvisamente, ad un cenno del­l’Onnipotente, - 879 -si leveranno su per affrettarsi al giudizio di Dio. Quale potenza!
Qui poi incominceranno le parti della giustizia divina!
Un uomo che quaggiù è caduto nelle mani della giustizia umana e che deve passare dalla carcere al tribunale, è certamente tribulato assai. Ma qui si può sempre [II-41] sperare protezione degli amici, aiuto del denaro e favori nel giudice, e poi si può appellarsi da tribunale in tribunale.
Ma niente di ciò si può mantenere 126 presso il tribunale della giustizia divina, perché chi giudica è Dio. Non è bisogno di più prove o di molte testimonianze, perché mentre gli uomini si presentano nella gran valle del giudizio, ciascuno reca scritto nella fronte la marca di premio o di riprovazione, e nel corpo glorioso o reprobo sono scritte a carattere indelebile le virtù ovvero i vizii di ciascuno.
Si vedrà allora di due compagni assidui nell’amicizia ma differenti nel costume, l’uno ricoperto della veste di santità, l’altro di quella di ignominia.
Adesso si trova uomini e cristiani i quali assai non distinguono tra il bene ed il mal operare, e nel mondo spesso non si distingue il buono dal cattivo, ma si vedrà benissimo allora, perché il giusto avrà un [II-42] corpo rivestito della gloria dei santi, sarà lucente come un sole e rifulgerà più che le stelle nel firmamento. Sarà agile al movimento, sottile nel penetrare più che la luce e l’elettro.
Di fronte sarà il corpo dei dannati, orrendo nella forma, putrido nella sostanza, ricoperto dell’infamia del peccato: sarà un corpo di dannazione, destinato ad ardere come tizzone nel fuoco infernale.
Ma il momento solenne sarà quando Gesù, sopra di una nube candida ed appoggiato al legno glorioso della croce, scenderà per giudicare i vivi ed i morti. Dinanzi a quel giudizio dovrà ciascuno rendere conto dei fatti della vita sua. Dal primo uso della ragione sino alla fine, dovrà rendere conto di ogni minuto e di ogni ora spesa. Dovrà rendere conto di ogni giorno, - 880 -di ogni settimana, di ogni mese e di ciascun anno che avrà passato quaggiù. Che gran conto per chi non avrà mai assestato i propri conti con Dio!
[II-43]Dovrete rendere conto di tutti i pensieri e le parole e le opere fatte. Dinanzi si schiarerà il quadro dei dieci Comandamenti del Signore e quello dei Precetti della Chiesa. Si aprirà il libro della propria coscienza, ossia delle intenzioni che si ebbero nell’operare. Che più?
Si protesta il Signore che scruterà Gerusalemme per mezzo di lucerne 127 nelle stesse opere buone. Giacché il bene che entra in paradiso dev’essere senza difetto. A molti, perché sembra loro di fare un po’ di bene, pare che allora andranno salvi ma non lo saranno punto, perché quello stesso bene che si eseguì con tante imperfezioni si troverà che, pesato nelle bilance della divina giustizia, più è il male commesso che lo stesso bene eseguito.
Però i giusti in vedere tanto rigore di giudizio tremeranno essi stessi, perché appena parrà loro possibile di potere essere salvi.
[II-44]Gesù Cristo in Gerusalemme fu condannato 128 da un tribunale all’altro, accusato dalla plebe, condannato da falsi testimoni e giudicato reo di morte da giudici iniqui. Ma egli, quando la prima volta fu condannato dal giudizio di Caifasso, lo disse ad alta voce: « Io sono veramente il messia Figlio di Dio 129. Or quanto a voi, verrà tempo che tutti tremerete dinanzi al mio cospetto ».
Intanto Gesù contenne il suo zelo sino a quel giorno estremo, ma allora si sfogherà tutto in terrore di giustizia divina.
I reprobi in vedere grideranno ai monti che cadano sopra di loro 130, pregheranno la terra che si apra in voragine e scagliando le unghie negli occhi se li vorrebbero strappare per - 881 -non vedere Dio giudice supremo. Ma non potranno nascondersi, nemmeno gioverà strapparsi i capegli per disperazione. Iddio, come li giudica con un atto di potenza infinita, così li condanna con un atto di giustizia divina e così finalmente li maledirà per il fuoco eterno dell’inferno.
[II-45] Ma qui non termina il trionfo di Dio vilipeso. La sua gloria sarà massima colla misericordia che adopera ai giusti suoi.
Parte seconda
Uno spettacolo tenerissimo di pietà è quello del padre che circondato dall’eletta dei figli suoi li conduce per essere premiati.
Gesù, Iddio e Padre nostro, in quel giorno di grande comparsa sarà circondato da tutti i suoi figli eletti. Lo circonderanno in coro di gran gloria gli angeli del cielo, sederanno accanto a Gesù come figli più diletti i suoi apostoli. Questi, che sono stati a lui più fedeli, saranno testimoni più onorati nel giudicare gli altri.
Qual gloria sarà quella di Pietro apostolo, di Paolo, vaso di elezione, e degli altri discepoli i quali hanno data la vita per Gesù Cristo! Che gloria è quella di tutti i martiri del Signore, i vergini saranno ricoperti col manto dell’innocenza, i confessori vestiranno la corazza [II-46] di fortezza e tutti i santi e le sante che hanno seguito Gesù rifulgeranno come figli di un gran monarca.
A questi Gesù rivolgerà lo sguardo di tal tenerezza che li farà giocondare di gaudio celeste, dirà tali parole che cagioneranno a loro una beatitudine eterna.
Stendendo le sue braccia divine dirà: « Venite, o benedetti dal Padre mio, possedete il regno che vi è stato preparato fin dalla costituzione del mondo » 131. Che gioia essere da Dio chiamati, che godimento essere da lui benedetti, che letizia essere - 882 -immersi nell’amore dell’Altissimo e godere un bene che Dio ­dispose con immenso amore fino ab eterno!
S’affretteranno dunque tutti i giusti in seno al Padre ed elevandosi leggieri da terra prenderanno le mosse verso il bel paradiso. Verranno a posare lassù e Dio rivolgendo un invito di felicità perpetua dirà: « Ecco, ecco, io sono il Signore Iddio vostro e voglio essere la vostra consolazione io stesso, [II-47] io sarò il vostro gaudio eterno » 132. Gli eletti allora grideranno: « Amen, amen » ed il coro degli angeli ripeterà: « Alleluia, alleluia », e tutti insieme sclameranno con gioia di paradiso: « Benedizione e chiarezza e ringraziamento, onore, virtù e gloria al Signore Iddio nostro » 133.
O Gesù, che in quel giorno mostraste 134 la vostra pietà al buon ladrone convertito, usatela, ve ne prego, usatela anche a noi tutti... Voi che avete chiamato il prodigo e che come pastore amante avete percorso tutti i dirupi per ritrovare la pecorella sbrancata, abbiate pietà di noi. Noi vogliamo essere salvi! Noi vogliamo essere salvi!
Angeli che assisterete al nostro giudizio, santi apostoli che ci giudicherete con Gesù, interponete per tempo la vostra mediazione a nostro pro e fate che tutti perveniamo alla destra di Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo 135




p. 875
120
Cfr. Sal 119(118), 120.


p. 876
121
Cfr. Sal 116(114-115), 9.


p. 877
122
Cfr. Mt 24, 24.


123
Cfr. Mt 24, 29.


p. 878
124
Cfr. Mt 23, 37.


125
Cfr. Ez 37, 1-14.


p. 879
126
Nell’ed. 1934, p. 92: « di ciò ci si può aspettare ».


p. 880
127
Cfr. Sof 1, 12.


128
Nell’ed. 1934, p. 94: « rinviato ».


129
Cfr. Mc 14, 62.


130
Cfr. Lc 23, 30.


p. 881
131
Mt 25, 34.


p. 882
132
Cfr. Is 66, 13.


133
Ap 7, 12. Nell’originale segue l’autografo di Luigi Guanella: « Nolite judicare [Mt 7, 1] etc. Un monaco », apposto nella porzione di riga libera prima del capoverso successivo.


134
Originale: mostrerete; cfr. ed. 1934, p. 96.


135
Per i Riflessi autografi di Luigi Guanella cfr. pp. >949-950.


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