Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
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CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione X. La misericordia del Signore è la consolazione del cristiano

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Meditazione X.
La misericordia del Signore è
la consolazione del cristiano
[III-1]Movete pure i vostri cuori ad affetti di grande speranza, perché in questo momento sono a recarvi notizia di alta consolazione. Qual gioia anche per un fratello potere porgere ai diletti suoi un conforto salutare!
Ebbene, fratelli e figli di un medesimo genitore, affrettatevi che io voglio mostrarvi il cuore del comune nostro Padre Iddio. È un cuore pieno di tenerezza e di amore, è un cuore che perdona e che ama. Che cosa sarebbe di noi se Iddio non perdonasse? Ma il Signore è immenso nella misericordia.
Vediamolo, vediamolo, perché è un argomento di troppa consolazione.
- 898 - O buon Gesù, mostrateci il vostro cuore in quella che, discorrendo su e giù per balze [III-2] e per dirupi, andate in traccia della pecorella smarrita.
O buon Gesù, mostrateci le tenerezze del vostro cuore, quando come padre abbracciate il prodigo figliuolo.
Padre santissimo, diteci gli affetti vostri quando, già ago­nizzante sulla croce, pure dicevate all’eterno Padre: « È tanto l’amore ch’io porto ai figli miei, che volontieri vorrei ancora patire per essi ».
Ebbene, o caro Gesù e Padre, trionfate sopra i nostri cuori così cattivi e rinnovate il prodigio di misericordia con fare che tanti vostri figli peccatori divengano vostri veri amanti figli.
Parte prima
Grandissima è la pietà che un padre mostra al suo figliuolo. Se è tenero bambino di un giorno, lo guarda con due occhi di gran compiacenza. Se per sventura [III-3] cresce o storpio o comecchessia infermo, il genitore lo rimira con pietà tenerissima, e se avvenga che il figlio o non sappia ovvero non voglia corrispondere, il padre non cessa di amarlo sino alla fine perché gli è sempre figliuol suo.
Caro padre, sia tu benedetto, perché chi t’insegna ad amare così è sempre il Signore. Ma se un padre terreno che più o meno è sempre cattivo ama cotanto, quanto non amerà il Padre celeste che è santissimo 159... Udite, che il vostro stesso cuore ne giubilerà di gaudio altissimo.
Sappiatelo adunque che il nostro celeste Padre ci guarda di continuo perché non cadiamo. Pensa a ciascun di noi in particolare come se non avesse sollecitudine di altro. Fa come il sole che illumina e benefica ogni spiaggia di terra come tutte le altre parti del mondo, sicché Iddio è tutto intento a noi.
Ma se per disgrazia uno cade in [III-4] qualche spirituale rovina, allora pare che non possa godere nella sua beatitudine finché il peccatore si è ravveduto.
- 899 - Perciò incomincia a protestare il Signore che la sua volontà è di salvare tutti 160, e che per salvare ciascuno ne ha un desiderio vivissimo. Soggiunge altrove che egli è disceso dal cielo in terra non per cercare i giusti che sono già suoi, ma per aiutare i peccatori 161. Se non ne avesse una volontà così ferma, pensatelo voi se avrebbe fattogrande viaggio per venirci a ritrovare.
Poi adesso che è qui non cessa di stimolarci perché andiamo a lui. Fa continuamente sentire la sua voce e parla: « Su, su, apritemi la porta del vostro cuore: io entrerò con voi e voi abiterete con me, io stenderò una mensa e così cenerò con voi e voi cenerete con me in santa letizia » 162. Se non basta l’invito [III-5] d’una volta, lo replica più e più volte, continua anche per anni intieri, e per l’immensa brama che ha della conversion dei suoi figli persevera a battere ancora per lo spazio di lunghi anni.
Che se preveda giovare a ciò la mediazione di un angelo, lo manda sempre innanzi a sé perché anch’egli, battendo fortemente al cuore del peccatore, lo ecciti ad aprirgli.
Manda poi sempre Chiesa santa, la quale sulla croce del Calvario essendo uscita dal costato di Gesù Cristo, ne ricopiabene le tenerezze di Gesù che muore per perdonare. Perciò questa pia Madre fa intendere a tutti che vadano pure a Gesù, perché egli perdona.
Non importa che i peccati siano tanti, non importa che siano gravissimi, non importa che siano anche continuati per un lungo spazio di tempo, quando presentandosi a Gesù prometta di essergli poi fedele.
Dopo tante industrie divine, il Signore se vede che [III-6] il peccatore ancora ritarda, allora finalmente lo tratta come il prodigo. Permette che cada nella rete dei falsi amici e che questi lo ributtino , solo solo sopra uno scoglio deserto. Gli fa poi sentire gli stimoli della fame, gli ardori della sete, il terrore della solitudine, e per non perire di fame gli fa comparir una greggia di immondi animali, i quali scavando col grugno ­sotterra insegnano che se vuol prolungare una vita di stenti si - 900 -pasca pure come loro di ghiande amare. Nel medesimo tempo gli ritorna alla mente l’onore della casa del padre, le gioie che in quella godeva e le altre delizie che provava in assistere con i fratelli al convito ed alle conversazioni cogli amici della casa.
Che se finalmente il peccatore riconosce il suo misero stato di uomo coperto di piaghe cenciose 163, colle vesti che gli cadono a brani, curvo nella persona, macilente [III-7] nel viso e con i capelli che scendono a nascondere le lagrime degli occhi, allora Iddio comincia a goderne altamente e manda nel cuore del figlio stille di vivissima consolazione e speranza, perché almeno s’affretti a correre fra le braccia paterne.
Vedete misericordia del Signore? Se voi avete offeso un uomo egli non vi perdona se voi non siete i primi ad andargli incontro, ma Gesù viene pel primo perché il suo cuore è cuore di Padre celeste.
Nemmeno per perdonarvi richiede grandi condizioni. Non ricerca che una cosa sola, ed è sempre la stessa per tutti. Basta che il peccatore dica una volta come Davide: « Signore, ho peccato » 164. Basta che come il prodigo risolva fra sé: « Orsù, io me ne andrò ancora nella casa del padre mio » 165. Se il peccatore fa udire l’accento di questo discorso, subito è udito in cielo. Il Signore chiama gli angeli a rallegrarsene.
Egli stesso poi fa udire quaggiù la sua voce e [III-8] replica: « Ve l’ho detto ch’io non voglio la morte del peccatore, voglio piuttosto che si converta e che viva. La mia gioia è più grande per un peccatore che si converta che per novantanove giusti i quali rimangono fedeli nell’ovile » 166.
Anzi per far intendere che perdona di gran cuore, non muove una parola sola di lamento. Ma intuona di continuo discorsi di congratulazione. Poi chiama gli amici, invita i vicini ed intanto imbandisce una mensa copiosa, perché tutti si ristorino . Dice che tutti stiano allegri, perché il figliuolo 167 che prima - 901 -piangeva come perduto ora l’ha ritrovato 168. E additandolo assiso nel più onorevole luogo, dice: « Eccolo, eccolo il figliuol diletto », è rivestito delle più ricche vestimenta di casa perché la stola più preziosa scende dal suo petto.
Prosegue poi a rassicurare che i penitenti gli sono in modo particolare diletti. [III-9] Come Abele secondogenito fu posto innanzi a Caino, e Giacobbe ad Esaù, e Giuda e Davide ai loro fratelli, così protesta il Signore e mostra coll’esempio la consolazione che gli recano i peccatori pentiti.
Alla donna adultera, la quale veniva accusata dai giudei, rispose con prendere le sue difese e dire: « Chi di voi è senza peccato, scagli la pietra contro di costei ». Vedendo poi che quelli ammutolivano, continuò Gesù alla penitente: « Nessuno ti ha condannato? Nemmeno io ti condanno. Orsù, va’ ch’io ti perdono, solamente ti raccomando di non peccar più per l’avvenire » 169.
Indi si mostra ansioso di guarire un tale che, coperto di lebbra, era a domandare pietà. Per mostrare poi che la sua amicizia che rinnova coi peccatori è amicizia vera, entra nella casa di Zaccheo, già usuraio scandaloso, e pranza con lui.
Nella casa [III-10] del fariseo riceve la peccatrice di Magdalo, la quale era impossessata da sette demoni. Gesù osserva con pietà le lagrime, ne ascolta con pazienza i discorsi e riceve con soddisfazione i doni che gli si offrono, e intanto non teme le dicerie dei farisei, passa sopra alla disapprovazione dell’apostolo Giuda e stendendo poi la sua destra parla alla donna: « Ti sono rimessi i peccati perché tu hai molto amato 170. Or sta’ tranquilla, perché sino alla fin del mondo tutti parleranno delle lagrime da te sparse e del perdono da me ricevuto ».
Finalmente il Signore continua la sua misericordia in eccitare nel cuore dei penitenti tali sensi di compunzione che in tutto appaiono degni figli dell’Altissimo. In quante lagrime si disfaceva la Maddalena sulla via del Calvario, in quanti sospiri - 902 -si effuse ai piedi della croce! E quando Gesù non fu trovato nel sepolcro nel terzo , chi non [III-11] ricorda con piacere quanto desiosa ne fu la Maddalena?
Verissimo è che Iddio più non bada al passato, ma più ama coloro che maggiormente lo amano al presente. Quanto ai peccati passati, più non sono. Egli li ha scancellati colla sua potenza infinita. Nella sua misericordia di Padre ha scagliate le colpe del figlio in fondo al mare, perché più non si rammemorino. Che se l’anima del peccatore dapprima era sozza, adesso diventerà bianca come la neve e così si dimostrerà in tutto degna del Padre, il quale ha steso il memoriale del perdono. Su questo proposito Iddio si mostra come un padre generoso, il quale più ama e più perdona quando le miserie del figliuolo sono maggiori.
Direte: dunque un peccatore, il quale abbia commessi tan­ti peccati mortali come le arene del mare, potrà ancora avere perdono?
Ma ne potete dubitare? Non sapete che al confronto della divina misericordia tutti i peccati degli uomini sono [III-12] co­me una scintilla di fuoco che gettata nel mare subito si spegne?
Quando Gesù disse a Pietro: « Qualsiasi colpa avrai perdonata su questa terra, sarà anche perdonata in cielo » 171, non ammise restrizione di sorta, e quando Pietro lo interrogò espressamente, il Maestro divino soggiunse: « Tel replico: non perdonare solamente sette volte, ma settanta volte sette i peccati al medesimo peccatore pentito 172, perché io sono venuto per perdonare a tutti e condannare nessuno ».
Soggiungerete: dunque un peccatore che ha perseverato sino alla più tarda vecchiaia nelle colpe, ora che è con un piede nella fossa e coll’altro già vicino all’inferno, costui può ancora ottenere misericordia?
Chi ve lo nega? La misericordia di Dio è infinita, e finché uno ha ancora un alito di vita può ancora mutare la dimora di un inferno di patimenti nel paradiso di godimento purissimo.
- 903 - [III-13] Sicché canta pure che la misericordia di Dio è grande, e che quanto a te non vuoi cessare fino alla fine di cantare le meraviglie della divina misericordia 173.
Né qui ho detto tutto. Sono altri misteri di divina misericordia che soggiungerò dopo breve momento.
Parte seconda
Una borrasca orrenda venne a scaricarsi sopra il capo di Adamo ed Eva dopo che ebbero commesso quel loro gran peccato di disobbedienza. Allora il cielo si coprì d’orrore, la terra si coperse di alto lutto, gli animali fuggirono lontani dai peccatori ovvero si mostrarono 174 con due zanne armate, pronti a sbranare. Un grido di alta disapprovazione si fe’ udire nel cielo, e sulla terra un grido continuo si faceva udire: « Maledetto l’uomo che si è ribellato contro [III-14] l’Onnipotente ».
Intanto la terra si offriva a Dio per aprirsi in voragine e assorbire i colpevoli. I nembi, i venti, le procelle e le saette si esibivano 175 al Signore dicendo: « Noi siamo pronti al vostro servizio, e l’uomo ragionevole vi ha disprezzato; comandate, o Signore, e noi ci avventeremo per compiere le vostre vendette e darvi gloria ».
Ma il Signore nella sua misericordia rispose: « Acquetatevi, o creature: io non voglio la morte del peccatore, ma desidero che si converta e che viva 176 », e così impose silenzio a tutta la natura, che nel suo linguaggio riclamava giustizia contro ­l’onore di Dio vilipeso.
Ebbene questo grido della natura si replica tutte le volte e con più forza quando un peccatore cristiano per sua malizia cade in un grave peccato di ribellione. Ma il Signore vi mette subito al confronto [III-15] un miracolo di misericordia, e così fa tacere quella voce di vendicazione.
- 904 - Che più? La potenza stessa di Dio esclama che si mostri formidabile contro il vermiciattolo misero che osa contrastargli, e la giustizia del Signore come non sclama con più rigore? Schiera dinanzi i benefici della creazione, della conservazione e della redenzione medesima, e dall’altra parte pone in ordine miserando i dispregi, le indifferenze, le ingratitudini mostruose, e poi grida forte che si faccia giustizia, che non si risparmi oltre il procace che abusa dei doni del Signore per ingrandire la sua malizia.
Ma il Signore, allora, agli attributi di onnipotenza e di giustizia oppone l’attributo della misericordia. Gesù si trae 177 in mezzo la persona del Verbo incarnato, Gesù mostra i suoi patimenti, numera i viaggi e gli stenti sofferti, poi [III-16] presenta le sue piaghe aperte e grida con forza altissima: « Queste piaghe e questo sangue gridano alto che la misericordia deve vincerla sopra la potenza e la giustizia, perché il gran desiderio del Padre è che il figliuolo peccatore si converta e viva 178 ».
O Signore, siate sempre benedetto nelle vostre misericordie. Ci avete sopportati fin qui peccatori, questo è segno che ci volete ancora usare misericordia!
Ebbene, misericordia, o Signore, gridiamo a voi che ci usiate misericordia.
O Gesù, che nel Santissimo Sacramento dimorate giorno e notte allo scopo di benedire e di perdonare, benediteci intanto che siamo vivi alla vostra presenza. Perdonateci intanto che ­abbiamo ancora voce per dire: « Abbiamo peccato, o Signore ».
Vergine santissima, raccogliete queste nostre voci, presentatele a Gesù e ditegli che noi vogliamo essere suoi, per essere sicuri di cantare in eterno le misericordie del Signore 179.
Sia lodato Gesù Cristo 180




p. 898
159
Cfr. Mt 7, 11.


p. 899
160
Cfr. 1 Tm 2, 4.


161
Cfr. Mt 9, 13.


162
Cfr. Ap 3, 20.


p. 900
163
Nell’ed. 1934, p. 125: « cancrenose ».


164
Cfr. 2 Sam 12, 13.


165
Lc 15, 18.


166
Ez 33, 11; cfr. Lc 15, 7.


167
Originale: i figliuoli.


p. 901
168
Cfr. Lc 15, 24.


169
Gv 8, 7.10s.


170
Cfr. Lc 7, 47.


p. 902
171
Cfr. Mt 16, 19.


172
Cfr. Mt 18, 22.


p. 903
173
Cfr. Sal 89(88), 2.


174
Per l’integrazione cfr. ed. 1934, p. 130.


175
Originale: eseguivano; cfr. ed. 1934, p. 130.


176
Cfr. Ez 33, 11.


p. 904
177
Nell’ed. 1934, p. 131: « Allora si trae ».


178
Cfr. Ez 33, 11.


179
Cfr. Sal 89(88), 2.


180
Per i Riflessi autografi di Luigi Guanella cfr. pp. >952-953.


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