Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
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CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione XII. I genitori della famiglia sono padri che nutriscono, sono maestri che ammaestrano, sono ministri che santificano

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Meditazione XII.
I genitori della famiglia sono padri che
nutriscono, sono maestri che ammaestrano,
sono ministri che santificano
[III-33]Gran cose io ho a riferire in questo momento. È in mezzo di voi una parte di popolo la quale emerge come capo sopra gli altri.
Si trovano in mezzo a voi persone le quali sono costituite in alta dignità. A guisa di Mosè nel deserto, conducono una famiglia e la nutriscono. A guisa di Aronne, la educano e la santificano. Chi sono costoro? Sono i patriarchi nelle famiglie dell’antico popolo ebreo. Nel popolo cristiano poi sono i genitori che allevano i proprii figliuoli.
La parola è dunque diretta tutta a voi, padri e madri di famiglia. Voi siete i patriarchi nelle vostre case, siete padroni dai quali tutto dipende il ben [III-34] essere della famiglia, del paese, della società. Genitori, voi siete grandi al cospetto di Dio e degli uomini!
Volete sapere quanto siete stimabili? Vel dirò. Ricordatevi però che un personaggio è illustre nella sua dignità quanto esemplarmente eseguisce i particolari doveri verso il suo stato. Perciò nel momento che vi addito le parti dignitose della vostra qualità, accennerò anche alle parti del vostro dovere.
Voi siete padri e dovete nutrire i figli vostri, siete maestri e li dovete educare, siete poi a guisa di ministri o sacerdoti e per questo riguardo dovete colla preghiera e col buon esempio santificarli.
O Gesù, che nel Santissimo Sacramento dell’altare ci siete Padre, Maestro e Sacerdote sommo, noi ci accostiamo al vostro Cuore santissimo. Io, che devo parlare, vorrei intingere le labbra in quel sangue prezioso che uscì dal vostro cuore aperto, e questi [III-35] che ascoltano so bene che, a guisa di voi, buon pellicano Gesù, vorrebbero potere aprirsi il seno e all’esempio vostro donare il sangue e la vita per i diletti loro figliuoli.
- 913 - Glorioso san Giuseppe, che siete stato incaricato dal­l’Eterno di compiere gli uffici paterni verso Gesù, Verbo in­carnato, aiutateci voi sempre.
Vergine benedetta, che avete ricevuto da Dio la maternità di Gesù Cristo, aggiungete la vostra mediazione che tutto può e implorateci aiuto da Dio.
Parte prima
Il primo vostro onore, o genitori, incomincia dal momento che il Signore vi ha eletti a tale stato; incomincia fino dall’eternità, perché fin dai secoli eterni il Signore pensò a crear voi ed a destinarvi procreatori di esseri simili a voi.
[III-36] Quale onore è procreare un essere simile a sé! Come il Signore è Padre universale perché ha creato il tutto in cielo e sulla terra, regge e governa, così voi in certo modo partecipate di questa divina paternità, perché il Signore vi ha fatti padri, cioè genitori che procreano e che hanno l’istinto di conservare la vita ai proprii figliuoli.
La vostra dignità si accrebbe quando camminaste nel retto sentiero della virtù e che supplicando incessantemente il Signore, avete meritato che Dio parlandovi al cuore vi manifestasse chiaramente lo stato di vita a cui vi chiamava egli stesso.
Che dirò poi di quel giorno solenne e di quel più solenne momento in cui voi avete ricevuto da alto la benedizione nuziale? Allora un grande sacramento vi benedisse, e la Chiesa, che è la Sposa immacolata di Gesù Cristo, venne a ricevere il vostro [III-37] giuramento 186 ed a congratularsi con voi e dire: « Avete fatto cosa grande! Questo che avete compiuto figura l’unione stessa di Gesù colla sua Chiesa » 187.
Voi riceveste la divina benedizione. Questa benedizione consacrò i vostri affetti e benedisse le vostre persone. Iddio fece opere grandi in voi. E come al principio compié il miracolo di convertire in uomo vivente una statua di fango, così in - 914 -questo momento e per mezzo vostro compie il medesimo miracolo di pietà e di misericordia.
Voi siete diventati genitori. La Chiesa ritornò a rallegrarsi con voi. Or che farete per dimostrare la vostra riconoscenza alla Chiesa, ed a Dio la vostra gratitudine? Corrispondete con compiere esattamente i vostri doveri.
Il Creatore supremo conserva l’opera delle sue mani. Per questo ha benedetto le piante e gli animali, perché crescessero e si moltiplicassero pure su questa terra. [III-38] Le piante e gli animali obbedirono prontamente al comando del Signore.
Vedete come ancora adesso dopo più di seimila anni il fico, il gelso produce i suoi semi, e gli animali, come sono la pecorella, la gallina, non vedete come sono ansiosi pei loro nati? Provate a disturbare il nido dell’augelletto e lo sentirete gemere nell’aere per un lungo tempo. Provate a disturbare i figliuoletti dell’orsa nel loro letto e vedrete la madre avventarsi fierissima per prenderne tosto vendetta di sangue.
Il Signore, che conserva quest’istinto negli animali, ha gettato nel cuor dell’uomo il sentimento nobile della conservazione dei figli che gli sono nati.
Vedete un padre come s’affanna? Appena rivolge gli occhi sul figliuoletto, si sente commuovere il cuore e giura sul petto del bambino che morrà piuttosto lui anziché lasciar pericolare questo suo diletto.
[III-39] La madre poi si espande in una tenerezza di affetto che mai si potrebbe esprimere. Mostra coll’affetto che il figliuolo gli è suo perché non l’abbandona un istante, e abbracciandolo al seno lo stringe così da far vedere che volontieri tornerebbe a compenetrarlo, se fosse possibile, ed esprime le mille volte che vorrebbe poterlo ritornare in sangue proprio per vivere più intimamente della vita di lui.
Buon Dio, come siete grande nella vostra bontà! Non contento voi di amare immensamente, avete comunicata altrui sì degnamente questa gran potenza dell’amare. Genitori, amate pure, perché ve lo impone il Signore. Amate, amate, che con amare conservate alta la dignità che Dio vi ha conferita.
Il primo vostro affetto mostratelo in alimentare convenientemente la vostra prole. In questo usate diligenza, e se non - 915 -­sapete troppo chiaramente, cercate consiglio, sollecitate ammonizioni e fate che quel caro [III-40] deposito sia conservato per la gloria del Signore.
I genitori devono risparmiare per i propri figli. Non vedete come discende lieto nella tomba il genitore il quale col sudor della sua fronte ha saputo provveder l’alimento pel figlio, anche per gli anni della miseria? I figli si prostrano a baciare la tomba di tanto padre, e i vicini nonché i lontani onorano quella sepoltura come la memoria di un genitore grande.
Ma questo non è il tutto della dignità paterna. I genitori, oltre l’alimentare, educano i figli perché ne sono i maestri.
Il figlio di un grande imperatore, quando appena udì che era morto il proprio maestro, pianse dirottamente. Un cortigiano pareva deridere per le lagrime, ma il padre ne prese le difese dicendo: « Lasciate che il figliuol mio dimostri di essere virtuoso. Il maestro si deve amare come il padre, perché aiuta a nobilitare l’anima [III-41] del giovinetto ».
Ora la prima scuola dei vostri figliuoli vi viene da voi medesimi. Tocca alla madre inspirare pii sentimenti nel figlio, tocca al padre ispirargli l’amore delle virtù nobili; questo è in natura. Non vedete come la pecorina educa nel prato il suo agnello? Ecco come la gallina istruisce alla raspa i figliuoletti suoi. E l’aquila non tarda un momento ad educare i figli per un volo generoso.
Così per il medesimo precetto di natura i genitori sono i maestri dei loro figliuoli. Non vedete come la madre incomincia per tempo questo nobile ufficio? E se, per sventura, il genitore talvolta misconosca i principi santi della religione ovvero che ne maltratti le pratiche, si adopera con cura tutta provvidenziale perché il figliuoletto innocente non riceva da lui una scuola che sarebbe perniciosa, ma si procaccia [III-42] perché altri più sicuramente istruisca il figliuol suo.
Qui viene, benedetta, la Madre comune dei viventi in soccorso delle sue figlie, le madri di famiglia. Santa Chiesa, ricca di sapienza, generosa di cuore, s’abbraccia ai figli che desiderano la propria fortuna. Questa, che è la Sposa immacolata di Cristo, sente di continuo l’invito dello Sposo che dice: « Ricevi - 916 -questi figliuoli, che sono di me e tuoi; nutriscili per me, che io te ne darò poi ricompensa » 188.
Una medesima voce del paradiso parla al cuore dei genitori e dice loro: « Avete figliuoli? Ricordatevi che sono vostri, procurate che siano bene allevati ».
Questa voce celeste parla al cuore dei sacerdoti, che sono i ministri di Dio e della Chiesa e veri padri spirituali del popolo.
Questi rinunciano spesse volte alla patria ed ai parenti, rinunciano a se stessi, [III-43] che è prodigio di generosità maggiore, e poi si abbandonano a venir meno di stento tra i bambini come Giovanni Calasanzio il santo. Si riducono a morire estinti sopra i giovanetti come Giovanni Gersone. Altri muoiono strutti dalla fatica come san Gerolamo Emiliani, ed altri persino muoiono martiri come san Cassiano il quale, appunto per la causa di Gesù Cristo e per l’impegno del suo dovere, fu contento di morire straziato dai propri scolari.
Genitori, questi sono esempi da imitare! O se per educare i figli non vi sentite ‹disposti› 189 a sì forti sacrifizi, pensate almeno che più importa la santa educazione che le ricche sostanze, perché più vale la vita dell’anima che quella del corpo.
Teodosio, grande imperatore d’oriente, aveva due figli e li voleva 190 educare santamente. Venne dunque a Roma [III-44] e colà supplicò ai piedi del sommo pontefice, finché a maestro dei figli suoi ottenne un santo.
Genitori, che esempio è questo mai per voi! Avete intorno non so qual numero di scuole e di maestri, spesso pericolosi, e voi non badate ad affidare in mano a chicchessia l’educazione de’ vostri figli. Voi che siete sì premurosi per una casa, per un podere, per uno stesso armento, ah!, perché usate ora minore cura per un vostro diletto?
Considerate ora che più alta ancora è la vostra dignità. I patriarchi antichi nelle proprie famiglie erano sacerdoti i quali offrivano all’Altissimo il sacrificio. Il santo re Giobbe in ogni mattina al levar del sole sorgeva sollecito e correva ad offrire - 917 -sacrifizio ­dicendo: « Mi affretto, mi affretto, perché chi mi assicura che qualche colpa segreta non occupi il cuore [III-45] a’ miei figli? » 191.
Il primo sacrificio che voi dovete offrire è quello delle vostre orazioni. Pregate incessantemente. Io lo credo benissimo che voi avrete cominciato a pregare di cuore dal momento che sentiste la voce la quale vi diceva: « Voi sarete genitori ». Ora continuate sino alla fine, perché il soave profumo delle vostre orazioni deve salire grato all’Altissimo. Voi dovete supplicare finché siate premiati in persona voi nel paradiso e che lassù siano pervenuti tutti i vostri figliuoli, in corona gloriosa intorno a voi.
Preme poi sommamente che alle preghiere incessanti uniate il buon esempio. I figlioli vivono di imitazione. Come sono i padri così sono i figli, e come le madri tali crescono le figlie. Anche ciò è in natura, e fra gli stessi animali i piccoli nati imitano precisamente l’istinto, i movimenti e gli atti dei proprii genitori. Credetelo: i figliuoli vivono di imitazione. [III-46] Quest’esempio lo ricevono sovratutto dal contegno dei genitori.
Luciano, non padre ma giovane purissimo, portava tal contegno di virtù e di divozione che tutti in rimirarlo rimanevano edificati. Molti pagani si convertivano, sicché era passato in motto popolare non dovere guardare alla persona di Luciano chi per caso non avesse bramato di farsi subito migliore. Ma un genitore ha ancora maggior attrattiva sopra l’animo dei figli, giacché questi da lui dipendono per le cose più necessarie alla vita. Però nella storia troviamo che i genitori riuscirono sempre a rendere i loro figliuoli tali quali li desideravano.
Basilio ed Emmelia, coniugi castissimi, bramavano tanto che i loro dieci figliuoli crescessero tutti santi e l’ottennero, perché tra di loro furono tre gran vescovi, tre gran dottori e Padri della Chiesa e [III-47] tre gran santi, che furono Basilio, Gregorio e Pietro da Sebaste. Macrina, la sorella, morì in concetto di santità, e gli altri sei parimenti.
Sofia, la madre di Clemente Ancirano, desiderava che il figliol suo fosse martire e già per tempo lo ammaestrava alle - 918 -virtù dei forti. Mabilia, madre del grande Edmondo di Cantuaria, e Bianca, la madre di Luigi di Francia, desideravano tanto che i loro figliuoli divenissero santi e l’ottennero.
E così non la finirei più, se più volessi soggiungere. Ma non posso dispensarmi dal farvi ancora un’osservazione prima di porre termine.
Parte seconda
Voi sarete ansiosi di ripetermi che già conoscete la gran dignità e gli obblighi egualmente gravi di genitori, ma che sventuratamente [III-48] non avete pensato per tempo a diportarvi da genitori perfettamente cristiani.
Ora che vi risponderò io? Non posso che sollecitarvi a fare subito quello che avete omesso fin qui, perché la vostra dignità e la responsabilità vostra non si fa minore perché avete lasciato di pensarvi per tempo.
Intanto, se avete figliuoli, affrettatevi almeno ad educarli siffattamente che siano un giorno più cauti e più fortunati che voi stessi. Ma finché vivete, potete voi medesimi riparare ad ogni opera o non fatta o male eseguita. Risolvetevi ad eseguire, ed intanto supplicate il cielo di aiuto.
Eterno Padre, dal quale procede ogni paternità 192, noi vi adoriamo nell’alto dei cieli.
Eterno Padre, immenso ed infinito nell’affetto di espandere le vostre benedizioni sopra le creature vostre, noi confidiamo [III-49] in voi.
Eterno Padre, beato essenzialmente nell’atto che partecipate la felicità dell’essere alle vostre creature, noi ci uniamo intimamente a voi, perché l’uomo terreno niente può colla potenza sua, niente ottiene colla sua volontà se non è aiutato dall’onnipotenza infinita e dall’amore immenso di Dio Padre.
Sia lodato Gesù Cristo 193




p. 913
186
Originale: sacramento; cfr. ed. 1934, p. 147.


187
Cfr. Ef 5, 32.


p. 916
188
Cfr. Es 2, 9.


189
Per l’integrazione cfr. ed. 1934, p. 152.


190
Originale: aveva un figlio e lo voleva.


p. 917
191
Cfr. Gb 1, 5.


p. 918
192
Cfr. Ef 3, 15.


193
Per i Riflessi autografi di Luigi Guanella cfr. p. >954.


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