Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Corso sante missioni
Lettura del testo

CORSO DI SANTE MISSIONI (1875, 1881)

Meditazione XIII. Il paradiso!

«»

- 919 -
Meditazione XIII.
Il paradiso!
[III-50]Stefano vide con i proprii occhi le opere di Gesù Cristo redentore, udì le predicazioni degli apostoli e tosto si diede a seguire l’Evangelo del divin Salvatore.
Il Signore, per compensare il giovanetto Stefano, gli mandò dal cielo i doni dello Spirito Santo sicché gli apostoli, ordinato già diacono, gli imposero di provvedere ai bisogni degli orfani e delle vedove. In compiere questi uffici di pietà, Stefano vedeva la persona di Gesù e godevane sommamente nel cuore. Intanto, aiutato da Dio, faceva miracoli non pochi e questi accesero poi contro lui la rabbia dei cattivi.
Congiurarono adunque di ucciderlo e chiamatolo in disparte gli proposero una delle due: di rinunciare cioè alla fede [III-51] cristiana ovvero di morire sotto un nembo di sassi. Negò Stefano di fare oltraggio veruno al suo Dio, onde gli altri, trattolo lungi quanto è il breve tiro di una pietra, lo colmarono di sassate, lo ammaccarono in tutte le parti del corpo e lo lasciarono sepolto omai sotto una tempesta di sassi.
Stefano intanto pregava per loro e volgeva gli occhi al cielo, quando vide cosa di alta meraviglia. I cieli si spalancarono agli occhi suoi e osservò lassù Gesù, che stava alla destra dell’Eccelso. Stefano vide ed entrò: beato l’uomo al quale si manifestano così i cieli.
Cristiani, vi piace guardare il cielo? Ebbene volgete i sospiri del vostro cuore, che il Signore, se non vi farà vedere il bel paradiso agli occhi del corpo, ve lo mostrerà certamente cogli occhi della fede. Vi farà intendere che il bel paradiso è il ristoro dell’anima, il luogo di tutti i [III-52] godimenti dei quali lo spirito ed il corpo si beano in una felicità divina.
O Gesù, il bel paradiso ce lo avete meritato voi! In questo momento comprendo quanto gran bene è essere seguace del Redentore e figlio di voi, Salvatore divino. Perché lo so che dove è il Salvatore, ivi accanto starà il servo liberato, perché il figlio dimora presso il proprio padre.
- 920 - Vergine santissima, aiutateci a salire fin lassù! Angelo che ci dovete accompagnare a quel celeste soggiorno, fatecelo prima gustare, affinché noi ci risolviamo a rinunciare di cuore ad ogni terreno godimento.
Parte prima
Gesù povero viaggiava nelle città di Galilea e di Giudea. Nella città di Gerusalemme apparve coperto di obbrobrii e di ignominia [III-53] presso tutti i tribunali della capitale. Quando faceva la via del Calvario persino la vile canaglia gli sputava in volto, sulla croce apparve da capo a piedi coperto di sangue e nel cuore dimostrò di essere persino agonizzante. Finalmente discese nella tomba come un ignominioso, imprecato e maledetto da tutti.
Ma Gesù appena spuntò la luce del terzo giorno risuscitò glorioso e trionfante. Il corpo del Redentore fu impassibile e glorioso. I segni delle piaghe più profonde da lui patite apparvero luminose più che di raggi solari. Quel corpo benedetto rifiorì come un giglio soave di paradiso. Divenne agile nella persona, sicché in un istante si trovava e passava da un luogo all’altro assai distante. Era sottile sicché penetrava anche a finestre e porte chiuse per consolare i diletti suoi apostoli. Si trovava nel [III-54] medesimo tempo in questo luogo ed in altro, ed era presente in tutto a tutti .
Il luogo della sua tomba acquistò rinomanza in tutto il mondo e sopra il sepolcro non fu già scritto l’epitaffio: « Qui giace morto »194, ma fu scritto: « Cristo è risorto e non muore mai ». Intanto la mente di Gesù Cristo, la quale pochi giorni prima era oscurata da tante nebbie, ora è consolata dalla vista del mondo universo, il quale segue la voce del suo Evangelo. Il Cuore di Gesù, dapprima abbandonato da ogni consolazione, ora si trova circondato da milioni di martiri, i quali lo seguono a Gerusalemme ed al Calvario. Adesso la potenza di Gesù è - 921 -potenza divina, e dinanzi a Gesù piegano riverenti la fronte in cielo, sulla terra e negli abissi  195.
Nel cielo poi e nella terra si ode ripercuotere l’eco incessante degli « Osanna! » e gridano: « Viva in [III-55] eterno il nostro Re ».
Ma quale consolazione, o fratelli! L’eco di questo trionfo risponde anche per ciascuno di voi e replica: « Viva il suddito del Re sempiterno, vivano i figli dell’Altissimo, perché la gloria del padre è la gioia del figliuol diletto ». Ecco la nostra speranza, o cristiani!
Il santo Giobbe, che molti secoli prima vide in ispirito i trionfi di Gesù redentore, si confortava nell’amarezza de’ suoi dolori e diceva: « Lo so che il mio Redentore vive e che alla fin dei giorni io risorgerò e che di nuovo rivestito di carne e di pelle rivedrò il mio Dio » 196. In dir questo, consolavasi ai patimenti.
Cristiani, ecco la nostra speranza: è la risurrezione di Gesù Cristo, è il bel paradiso che ci attende. Qual gioia lassù essere ricoperti della gloria di Dio! Non temete più l’ombra di un patimento solo, perché non è più luogo di sofferenze. [III-56] Gesù asciuga dagli occhi dei suoi figli ogni lacrima, sicché non sarà più né luttopiantodolore di sorta 197.
Che caro godimento è poter dire: « Sono qui e non vedrò più male di sorta! ». Ma sarebbe troppo poco premio questo per molti patimenti sofferti, perciò il Signore vi aggiunge godimenti ben alti.
Quanto al corpo, sono le beatitudini del corpo stesso di Gesù Cristo risuscitato da morte. I corpi risplenderanno come tante stelle nel firmamento, e luce più viva emetteranno quei corpi che nel patire sono stati più forti ovvero più pazienti. Poi saranno rivestiti delle doti dei corpi gloriosi, spazieranno cioè nel medesimo tempo da una parte all’altra del paradiso terrestre. Penetreranno ne’ luoghi di beatitudine più gioconda, e nel medesimo tempo si troveranno presenti a tutti i parenti, a tutti gli amici, a tutti i più cari che sono [III-57] nel paradiso. Poi - 922 -come non godrà la mente del cristiano in riflettere al bene delle virtù possedute su questa terra!
Il giusto rivestito della santa umiltà, Gesù Cristo 198 lo farà degno di sedere nel soglio più elevato del paradiso. Il cristiano adorno della purezza lo farà eguagliare di splendore la purità degli angeli. Il distacco poi dai beni di quaggiù, osservato sino all’ultimo, li farà meritevoli delle più ricche corone di paradiso.
Quanti atti di virtù esercita un cristiano nella vita sua? Supponete che in un giorno il cristiano si provi almeno cento volte in sospiri d’affetto a Dio, in atti di virtù carissima al Signore. Il fortunato quanti atti esercita in una settimana ed in un mese? Quanti in più anni? E nel corso di tutta la vita che forse longeva passa quaggiù in esercizi divotissimi di religione? Aggiungete la vista di paradiso, che ricrea la mente del beato.
E quel povero cuore [III-58] del cristiano, il quale dovette trangugiare tante amarezze, adesso in cielo godrà la beata compagnia degli angeli santi del Signore. Poi a congratularsi con lui verranno i santi patriarchi ed i profeti, gli apostoli del Signore, i suoi discepoli ed i martiri santi.
Poi prima che altri verrà Maria con un cuore materno a compiacersi coi figli che sono entrati nel luogo del riposo e della sicurezza celeste. Ah, un figlio gode assai quando, dopo un viaggio di fatiche e di pericoli, si può gettare nelle braccia materne! Un figlio poi che ha compiuto il viaggio da questa terra al cielo e che è riuscito illeso dai pericoli del demonio, del mondo e della carne, si collocherà accanto alla Madre divina per provare tutti i palpiti di quel cuore benedetto e provarne la soavità divina.
Questa gloria, già sì grande, si accrescerà alla vista di Dio, bene infinito. Oh la vista di Dio Altissimo, che ha creati i cieli e la terra!
[III-59] Si trovarono uomini che bramarono morire per trovare lo spirito di più filosofi rinomati. Uomini cristiani come Giuseppe da Copertino e Giuseppe 199 di Calasanzio solamente - 923 -in pensare a Dio levavansi non solo col cuore ma col corpo in alto e rimanevano sospesi in una estasi prodigiosa di amore.
Oh la vista di Dio! Catterina da Siena quando in un’estasi vide il Signore, ne provò tanto godimento che omai voleva morire per trovarsi vicina a Dio. Ma scorgendo di non essere esaudita, andava sclamando: « Signore, se io devo ancor vivere, fate che almeno soffra, acciocché venendo un giorno a voi possa almeno essere riempita di maggior gaudio ».
Ora il cristiano in cielo non solo vedrà il Signore e ne godrà perciò altamente, ma godrà più perché il Signore medesimo si adopererà per essere la gioia [III-60] beata dei figli suoi. Però Iddio loro ripete di continuo: « Ego ipse consolabor vos. Io, io stesso vi consolerò » 200.
Quando un sovrano si muove in persona per ordinare una letizia nel reale palazzo, i cortigiani hanno motivo a credere che sarà una gioia grandissima.
Ma se il Sovrano del cielo s’adopera per giocondare i fi­gli suoi, non pensate già che mente d’uomo terreno possa ­immaginare la grandezza di quella gioia, perché non è possibile. Nemmeno pensate che il cuore di un cristiano in via possa comprenderne la gioia, perché nemmeno questo è possibile.
Piuttosto vi soggiungerò qui che i godimenti dei santi in cielo sono altresì grandi perché sono godimenti eterni. Su questa terra un viandante crede di aver incontrata una fortuna quando abbia trovato di posare comodo il capo in una notte, e che abbia trovato garbatezza di albergatori, compagni generosi ed una letizia famigliare [III-61] in tutta la casa.
Ma se voi potete posare il corpo stanco nel paradiso, come avete inteso troverete ristori ineffabili per il corpo e per lo spirito non solo, ma troverete godimenti che sono grandi perché sono eterni.
Gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni quando sul Taborre si videro alla presenza di Gesù che dal suo corpo faceva trasparire raggi luminosi della divinità, furono riempiuti di tal - 924 -gaudio che facevali esclamare: « Che gran bella cosa per noi ad essere qui » 201, e non avrebbero mai più voluto staccarsi da quel godimento. I santi nel cielo non solo esclameranno così lieti, ma, mentre giubilano godranno di gaudio ineffabile sapendo che quella felicità purissima non mai sarà intorbidata da un timore di sorta. Perciò sclameranno in coro di giubilo: « Noi siamo beati e lo saremo per sempre ».
Pensatelo or voi, cristiani carissimi. [III-62] Per i pochi patimenti che si soffrono quaggiù, sarebbe già un grande compenso il potere gustare per cinquanta, per cento anni le gioie del paradiso.
Ma passeranno cinquanta e poi cento secoli di anni e poi altri cento ed altri milion di secoli di godimento, e poi la gioia del paradiso sarà sempre pura, sempre crescente, perché lassù l’inno di giubilo che intuona l’anima testé arrivata si continua per i secoli eterni.
Vi pare pertanto che la gloria del paradiso meriti tutta la nostra attenzione? Anzi, se mi attendete ancora per breve ora, vi verrò ancora dicendo che noi quaggiù non dobbiamo far altro che riguardare al paradiso per assicurare il possesso beato.
Parte seconda
Maria, vergine immacolata fin dal primo istante del suo concepimento per singolar [III-63] grazia di Dio, meritò fin dal suo concepimento di conoscere Iddio e di amarlo. Tenne poi sempre gli occhi rivolti all’Altissimo, fino al momento in cui ella divenne madre del Salvatore. Allora i suoi affetti divennero accesi e si accrebbero mano mano, finché Gesù salendo in cielo Maria nemmeno allora lo perdé di vista un istante, ma sospirando con affetti più vivi del cuore ottenne poi che gli angeli nell’anima e nel corpo la portassero in paradiso al godimento di Dio.
- 925 - Imelda, giovinetta decenne, in una solennità di Giovedì santo vedendo le compagne che si accostavano alla santa Eucaristia, la fanciulla innocente tanto con affetto rimirava Gesù e lo desiderava, che il Signore non poté che fare un miracolo per lei. Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento, nascosto entro le specie del pane eucaristico, staccossi dall’altare, si elevò nell’aere e venne a posarsi sulla lingua di Imelda. La giovinetta [III-64] non poté contenere la sua gioia e prese a sfogarsi con Gesù. Ma le tenerezze sue erano grandi, il cuore di Imelda si divise fra mezzo e l’anima dell’innocente venne a posare in paradiso nella beatitudine di Dio.
Fratelli, vi piacciono queste ascensioni beate? Se il vostro cuore sospira con affetto al paradiso, sfogatevi pure con accenti tenerissimi verso la patria celeste, e l’otterrete. Il viandante che tiene l’occhio fisso al paese suo e che vi s’incammina direttamente, presto lo raggiunge.
Ah, se non perdete mai di vista il paradiso e Dio, non sarà possibile che commettiate un solo peccato, grande o piccolo. Se ricordate che Dio vi vede e vi assiste dappertutto, non sarà possibile che non corriate direttamente a lui con esercitare ogni opera di bene.
O Gesù, che nel Santissimo Sacramento distinguete già i vostri figliuoli che sono eletti alla gloria, fateci sentire a tutti la potenza della voce vostra. [III-65] Dite a noi tutti: « Seguitemi » come lo diceste a Matteo e fate che come quell’apostolo vi seguitiamo dappertutto.
Maria santissima, accompagnateci a Gesù. Angeli nostri tutelari, aiutateci a camminare. O cielo, o paradiso, quando noi vi vedremo? O Signore nostro Iddio, quando fisseremo i nostri sguardi nel vostro volto che beatifica i santi, quando, o Signore, quando?
Sia lodato Gesù Cristo 202




p. 920
194
Rm 6, 9.


p. 921
195
Cfr. Fil 2, 10.


196
Gb 19, 25s.


197
Cfr. Ap 7, 17; Ap 21, 4.


p. 922
198
Originale: umiltà di Gesù Cristo.


199
Originale: Giovanni.


p. 923
200
Is 51, 12.


p. 924
201
Mt 17, 4.


p. 925
202
Per i Riflessi autografi di Luigi Guanella cfr. p. >955.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2016 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma