Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1910

28. Il fratello del papa.acapo. Anno XVII, n. 6, giugno 1910, pp. 94-96

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Il fratello del papa
Anno XVII, n. 6, giugno 1910, pp. 94-96.
Il giorno dell’Ascensione avevo celebrato al santuario divotissimo delle Grazie e mi vi ero trattenuto a pregare e a curiosare. A mezzogiorno il sig‹nor› Angelo Sarto venne a prendermi per condurmi a desinare con lui e con la sua famiglia, modesta e alla buona al pari di lui.
Stabilito a Mantova da cinquant’anni, le vicende e l’elevazione al soglio pontificio del fratello non hanno punto modificate o alterate le sue abitudini, le quali continuano qui come mezzo secolo addietro nella nativa Riese.
L’uomo, semplice ma non volgare, si compiacque rallegrare la mensa cordiale col racconto della sua adolescenza, quando col fratello Beppe, ora papa, facevano a chi tocca a pascolare la mucca e a condur fuori l’asinello. E quando Beppe fu nominato vescovo, scriveva da Roma al fratello: « Povero me! Mi hanno fatto vescovo e non ho uno schejo, il becco d’un quattrino. Provvedimi tu qualche tenda, ma che più importa dammi la tua firma per un mutuo che mi serva a pagare la tassa di successione ».
Quando poi vescovo fu insediato nel suo palazzo a Mantova, in quei primi giorni al segretario, che gli era come figlio, diceva: « Hai fame? Anch’io ho fame. Fruga in cucina che un po’ di pane e [95] un goccio di vino ci devono essere ». Trovata quell’abbondanza, sedevano e mangiavano allegramente in quella povertà che nessuno avrebbe certo indovinata, perché avevano il cuor contento.
Quando Beppe passò patriarca a Venezia, gli accadeva sovente di levare dalla pentola il pollo per darlo ai poveri malati e, quando le sorelle se ne lagnavano, col suo riso bonario diceva: « Guardate, è stato quel gattone che l’ha rubato! Pigliatelo ».
« Un bel giorno ero qui seduto tranquillamenteprese a dire il sig‹nor› Angelo — quando mi vedo comparire qui in carrozze e landeaux conti e marchesi, i quali entrati in questa modesta casuccia mi vengono innanzi salutandomi: “Signor principe!”. Io trasecolo dalla meraviglia e penso che o a costoro - 758 -abbia dato di volta il cervello ovvero che prendano a canzonarmi. Ma loro con fare ossequente mi dicono che, mio fratello essendo creato papa, a me si competono titoli e ricchezze. Ed io allora ripenso alla mucca e all’asinello che mi disputavo con Beppe. Ringraziai e quei signori partirono convinti che la grandezza del fratello si sarebbe riversata anche su me. Ed io, a dirle il vero, trottai a Roma lesto lesto e, tra commosso e impensierito, abbracciai il nuovo Pio X e gli chiesi di trovarmi un posticino che mi desse un po’ di vita buona anche a me. Ma lui, ritornato per un momento il mio caro Beppe, mi rispose: “Va, va, Angelo caro, alla tua Mantova. Ivi ti troverai assai meglio che a Roma. Qui saresti un pesce fuor d’acqua”. Sorridente mi accomiatò invidiando me che potevo tornare al mio nido ».
Un giorno il Santo Padre, parlando con un visitatore, gli aveva detto che suo fratello Angelo aveva il misero stipendio di L. 300 all’anno in una collettoria postale, e quegli tosto riuscì a farlo elevare a L. 500. Quel rialzo di stipendio faceva ringalluzzire il sig‹nor› Angelo il quale, circondato da cinque figli della sua defunta figlia, ringrazia ancor oggi il Signore del suo benessere da disgradarne 27 un banchiere. Certo che l’imbarazzo non è piccolo, quando ad ogni bisogno privato o pubblico v’ha chi tende la mano a lui come fratello del sommo pontefice. Allora il fratello del sommo pontefice si gratta in testa, qualche soldo e confessa la sua povertà contenta del poco, anzi del pochissimo.
[96] Il sig‹nor› Angelo Sarto è un vero tesoro d’uomo ed è caro a tutti. Quanto a me, ho passato un’ora felice alla sua mensa, rallegrata dal suo sorriso bonario e dal suo motto arguto. Più volte a Roma si compiacque di salire a cassetta sulla mia vetturaccia. Un giorno, trovandomi insieme davanti al Santo Padre, il signor Angelo lo fece ridere dicendo che la mia cavalla dell’Apocalisse gli ricordava l’antica somara di Riese.
Si fa tanto parlare di socialismo e di eguaglianza e col pretesto di questi nomi reboanti si avanzano le più spaventose dottrine. La Chiesa sola, santamente inspirata, mette sul trono il figlio del popolo - 759 -quando esso veramente lo meriti. Si finisca una buona volta di gridare contro la Chiesa e si riconosca che soltanto la Chiesa di Cristo conosce e pratica la vera uguaglianza. Inchiniamoci.
Sac‹erdote› Luigi Guanella




p. 758
27
Nel significato di: superare al confronto; cfr. Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della lingua italiana, IV, Torino 1966, p. 678.


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