Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
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44. Don Luigi Guanella in Calanca.acapo. Il San Bernardino, anno XXII, n. 41, 9 ottobre 1915, p. 2. Attribuito

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D‹on› Luigi Guanella in Calanca
Il San Bernardino, anno XXII, n. 41, 9 ottobre 1915, p. 2. Attribuito.
Pubblicato in LDP, novembre 1915, pp. 162-163.
Gli uomini grandi, gli uomini della vera carità, non se ne stanno mai inerti. Anche nei loro ben meritati riposi sanno impiegare le loro energie a pro’ dei fratelli. Così d‹on› Luigi, nei brevi giorni passati con noi. Penseranno forse i lettori che abbia gettate le fondamenta di un ospedale o di un ricovero? No, perché non vi è bisogno alcuno, ma conosciuti subito i veri bisogni della valle, ha cercato da parte sua di provvederci co’ suoi saggi consigli. Ben lo potrebbero affermare coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo. Innanzitutto volle essere informato delle condizioni morali e materiali di questi piccoli paesi e, non contento di questo, volle visitare personalmente tutti quelli ai quali poteva recarsi secondo le forze della sua tarda età. La sua quindi potrebbe a ragione chiamarsi una gita di beneficenza morale, o un pratico esercizio delle opere di misericordia spirituali. Noi vorremmo presentare e raccomandare a tutti i suoi illuminati consigli, ma come farlo con le nostre parole? Siccome però d‹on› Luigi ha brevemente espresso il suo cuore in uno scritto che ci ha lasciato, noi lo presenteremo a tutti i lettori, in particolare a quelli della valle, nella ferma fiducia che sappiano farne tesoro. Stava per lasciarci e d’un tratto, come è suo costume quando è mosso da una buona ispirazione, ci dice: « Prendi la penna e scrivi » 187.
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Arvigo, 14 agosto 1915.
Addio, valle Calanca.
Tu mi hai aperto le tue anguste porte e mi hai introdotto fra le gole e fra gli scogli, lungo il fiume che prende nome da te; mi hai fatto vedere le ricchezze delle tue boscaglie, la poesia dei tuoi verdi prati, tutti a ripido pendio, e mi hai aperto davanti allo sguardo i feraci pascoli de’ tuoi estesi monti; mi hai fatto gustare la taciturnità silenziosa della tua stagione estiva e mi hai aperta la mente a scorgere e ad ammirare in te la maestà di Dio che manifesta « in montibus » 188 la sublimità sua, la sua bontà, la sua provvidenza ammirabile.
Mi facesti gustare il sorriso de’ tuoi ameni paeselli; di Santa Maria, dove nel primo anno del secolo XX un pellegrinaggio lombardo-svizzero venne a piantarvi una grandiosa croce, simbolo e augurio di pace; di Castaneda, ricchissima nella produzione dei suoi prodotti; di Buseno, pomposo nei suoi castani; di Arvigo, capoluogo della valle, e per esso a Selma da cui potei conoscere Braggio e Landarenca che visitai col pensiero, e poi proseguire a Cauco, a Santa Domenica, ad Augio, fino a Rossa.
Rossa, che lo è di nome ma più in senso morale, perché nell’ospizio del v‹eneran›do cappuccino p‹adre› Amatore 189 si ammira, quasi colore di sole splendido, il ritratto di vari padri che vi dimorarono missionari dal 1600 incirca, riscaldando di fede e di amore quella terra, e tra i quali spicca p‹adre› Eugenio 190, dalla maestosa e fluente barba, che dalla umile missione passò alla sede del generalato dell’ordine cappuccinesco dopo di aver combattuto i moti antireligiosi rivoluzionari del 1800.
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Da questo fuoco e da questa fiamma di un cuore cappuccinesco si estese poi una fiamma di luce evangelica per tutta la valle e la rigenerò. Lo attestano i paeselli accennati che, poverissimi di popolazione, manifestarono la loro fede nell’erezione di molte cappelle anche in una parrocchia di poco più che cento abitanti, tanto bene vollero accompagnare con nuova divozione ogni breve passo a queste alture e attraverso balze spaventose alla vista, se non fossero rischiarate dal fuoco di amore patrio e più ancora dal chiarore di luce di paradiso.
Orribile e spaventosa la tua valle, o Calanca, al pellegrino che per la prima volta vi si introduce, ma tanto più cara per la tua varietà con cui ti manifesti monumento ammirabile di natura, monumento davanti al quale ammutoliscono e, vorrei dire, si nascondono tutti e singoli i più grandi monumenti dell’arte umana.
Addio, valle Calanca! Ti saluto col proposito di rivederti e col desiderio che altri periti e volonterosi mi accompagnino attraverso le solitudini autunnali, attraverso le montagne di nevi invernali e lunghesso l’amenità delle flore primaverili e dei foraggi aromatici di estate. Allora io ti vorrò ammirare nella varietà delle tue ricchezze nel regno dei minerali, dei vegetali e degli animali. Allora vorrò salutare un per uno e tutti insieme i tuoi industri abitatori e, se me lo permetterai, porger loro degli amichevoli avvisi per aggiungere virtù a virtù nell’ordine religioso, forza morale nei propositi fermi come il duro macigno ad un progresso civile ed economico.
Addio, valle Calanca! Fatti amare come tu meriti, e che i figli del tuo seno non siano facili a staccarsi da te e permettere che una madre gloriosa diminuisca ne’ suoi figliuoli e lasciare tramutarsi in un terreno sterile la tua ferace fecondità.
Non ti dico pertanto addio, ma arrivederci.


















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187
L’introduzione redazionale è presumibilmente dovuta al sacerdote Giovanni Battista Pozzi (1874-1936), che nel 1914 lasciò i Servi della Carità e fu incardinato nella diocesi di Coira assumendo la cura parrocchiale di Arvigo; egli firma l’articolo In memoria del servo di Dio don Luigi Guanella, LDP, febbraio-aprile 1918, pp. 13-18, nel quale riferisce della visita ricevuta dall’A. durante il suo ultimo soggiorno in Svizzera e ripete la circostanza della dettatura.


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188
Sal 87(86), 1.


189
Riferimento a fra Amatore da Riva di Chieri (1876-1954), parroco di Rossa dal 1900 al 1916.


190
Riferimento a fra Eugenio da Rumilly (1769-1843), missionario in Mesolcina per un biennio prima del 1814, quindi eletto definitore generale dell’ordine cappuccino nel 1833, procuratore nel 1836 e ministro generale nel 1838.


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